Sintesi Elementi di Linguistica italiana con prof sergio PDF

Title Sintesi Elementi di Linguistica italiana con prof sergio
Course Linguistica italiana
Institution Università degli Studi di Milano
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1 – L'italiano contemporaneo e le sue varietàL'italiano e la variazione linguisticaLe varietà dell'italiano contemporaneo dipendono da cinque parametri fondamentali che intervengono e si intrecciano in ogni produzione linguistica, essi sono designati dal prefisso di origine greca “dia” (attraverso) ...


Description

1 – L'italiano contemporaneo e le sue varietà L'italiano e la variazione linguistica Le varietà dell'italiano contemporaneo dipendono da cinque parametri fondamentali che intervengono e si intrecciano in ogni produzione linguistica, essi sono designati dal prefisso di origine greca “dia” (attraverso) e sono: 1. Diamesia (mezzo): indica il mutamento della lingua secondo il mezzo fisico impegnato, essa individua in prima approssimazione la le due fondamentali varietà: scritto e parlato. Da una parte lo scritto impone una maggiore rigidità nella sua costruzione, mentre il parlato si avvale di mezzi più prosodici (intonazione, velocità diesecuzione, pause) e di tratti paralinguistici; 2. Diastratia (strato): indica la variazione della lingua secondo lo stato sociale (o socio-economico) di chi usa la lingua. La sua variazione investe da una parte i ceti più alti, mentre dall'altra i ceti medio-bassi spingendosi fino ai parlanti con competenza attiva del dialetto, ma non è necessariamente sempre così. Anche il sesso e l'età contribuiscono a questa variazione. 3. Diafasia (fase): indica le varietà della lingua individuate dalla situazione comunicativa, dalle funzioni e dalla finalità del discorso. Ai due estremi di questo parametro troviamo le situazioni comunicative di maggior impegno e dall'altra parte quelle più informali. Si fanno rientrare in essa anche i sottocodici tecnicoscientifici e quelli meno specializzati di sport, moda, mezzi di trasporto e così via; 4. Diacronia (tempo): indica la variazione linguistica legata alla dimensione cronologica, si possono vedere con essa come le generazioni più anziane usino termini ed abitudini linguistiche diverse da quelle più moderne portatrici al contrario di usi innovativi; 5. Diatopia (spazio): indica la variazione determinata dalla dimensione spaziale. In Italia un classico esempio sono le differenze regionali di parlato anche se essi si esprimono in italiano standard; Lingua, dialetti, italiani regionali Dal punto di vista scientifico tra lingua e dialetto non esiste alcuna differenza, esso possiede un proprio lessico e delle proprie regole. Il dialetto è però usato in un'area più circoscritta e la sua codificazione descrittiva è meno raffinata rispetto ad una lingua vera e propria, anche per la sua evoluzione storica che lo ha visto a lungo come un simbolo di arretratezza, un ostacolo all'avanzamento sociale ed economico della nazione e dell'italiano stesso. L'Italia si divide in tre grandi aree delimitate da due fasce di isoglosse: • La prima (La Spezia, Rimini) segna il confine meridionale dei dialetti del nord;

• La seconda (Ancona, Roma) fa da limite tra le parlate centrali e quelle del mezzogiorno;I centrali in particolare hanno una maggiore conservazione delle basi latine e nel caso del toscano una maggiore somiglianza con la lingua madre. Casi a se sono rappresentati da Sardo e Friulano che appaiono come fenomeni designati da due codici autonomi. I dialetti italianizzati sono il risultato dell'influsso dell'italiano sulla parlate locali in una reazione di superstrato. Nascono quindi parole nuove, dialettali per tratti fonetici ma introdotte a partire dalla lingua per designare nuovi referenti, spesso sostituendo parole originali di uno specifico dialetto . Con dialetto regionale definiamo invece quella varietà di italiano (sopratutto parlato, ma anche scritto) che mostra a tutti i livelli del codice, caratteristiche peculiari di una determinata area geografica. Ruolo molto importante, nella nostra storia linguistica, riveste la parlata toscana che data la sua centralità ed a importanti personalità nel due e trecento ha fatto da culla a quella che era la lingua scritta e letteraria per eccellenza ed è diventata oggi il nostro italiano. A differenza dei dialetti italianizzati, l'italiano regionale si è sviluppato nelle varie aree geografiche subendo l'influenza delle dominazioni antecedenti a quella romana in un determinato territorio. Questa varietà si sente sopratutto a livello di parlato,ma affiora anche nella scrittura ed è percepibile ad ogni livello di diafasia, viceversa si riconduce soltanto ai livelli più bassi della scala diastratica. Concetto ancora diverso è quello espresso dalle minoranze linguistiche, ne possiamo individuare di diversi tipi, vediamo le principali raggruppate per area geografica: • Le parlate provenzali, delle regioni confinanti con la Francia; • I dialetti franco-provenzali concentrati sopratutto nella Valle d'Aosta, ma presenti anche nel Torinese; • Le parlate ladine , nelle valli a nord del Trentino; • Le parlate bavaro-tirolesi, parlate dalla minoranza tedescofona dell'Alto Adige; • I dialetti sloveni, parlati nelle regioni nord-orientali; • Il croato, parlato in alcuni centri del Molise; • Le parlate albanesi , presenti nell'Italia Meridionale e molto radicate in Calabria; • I dialetti di origine greca, nella Puglia Salentina; • Il catalano, parlato sopratutto in Sardegna, nella provincia di Sassari; In più vi sono le minoranze zingare come i dialetti dei rom nell'Italia meridionale e quelle dei sinti nell'Italia settentrionale. Dal punto di vista linguistico distinguiamo le parlate neolatine (provenzale, catalano, latino) da quella provenienti da altri ceppi (germanico, slavo, greco, albanese). Di fatto oggi la conquista dell'italiano risulta molto più semplice ai parlanti di lingue neolatine, che imparano (seppur con alcune

interferenze) velocemente la nostra lingua, a differenza di altri parlanti provenienti da sistemi tipologicamente diversi. L'italiano parlato La varietà linguistica italiana che più ha subito evoluzione nel corso del tempo è quella dell'oralità, vista come colloquio totalmente libero tra due interlocutori. La grammatica non è diversa o separata da quella della lingua standard, ma ha una serie di particolarità che la rendono dinamica come conseguenza al continuo rinnovo delle moderne comunicazioni. Il parlato predilige andamenti che adottano strutture diverse rispetto all'ordine non marcato (SVO) per mettere a fuoco un determinato elemento attraverso la sua collocazione in prima sede, in posizione di tema, vi sono quattro diversi modi di tematizzare un elemento della frase: • Dislocazione a sinistra: l'elemento viene anticipato e posto in evidenza venendo poi richiamato da pronomi personali, in maniera anaforica. Vi può essere il caso particolare del tema sospeso, in cui l'elemento in questione è del tutto esterno alla frase dal punto di vista sintattico ed intonativo; • Dislocazione a destra: essa è meno frequente e contrassegna un carattere di maggiore informalità diafasica,l'elemento viene spostato a destra ed anticipato da un pronome cataforico); • Frase scissa: si isola a sinistra l'informazione nuova in una frase costruita dal verbo essere, seguita da una frase relativa introdotta per lo più da “che”; • C'è presentativo: spezza l'informazione in due momenti distinti e più semplice, la prima frase costituita dal c'è presentativo ed un'altra relativa che porta l'informazione;La sintassi del verbo nel parlato inoltre si avvale di forme che possono variare in termini di diafasia per indicare una situazione svoltasi in momenti diversi da quello presente. Per quanto riguarda il passato: • Imperfetto fantastico: evoca un accadimento immaginario del passato, una possibilità che non si è poi avverata; • Imperfetto ipotetico: che sostituisce il congiuntivo imperfetto ed il condizionale nelle frasi; • Imperfetto potenziale: esprime una forma di supposizione; • Imperfetto ludico: esprime il linguaggio dei giochi per bambini; • Imperfetto di modestia: vuole rendere meno categorico il tenore di una richiesta che invece è attuale; Per quanto riguarda il futuro, sembra soffrire di una grossa contrazione in quanto viene sempre più spesso sostituito dal presente con costrutti che si avvalgono di indicatori temporali (avverbi) per indicare la collocazione temporale della frase. Inoltre esiste anche l'imperfetto epistemico che richiama in previsione del futuro

presupposti, conoscenze o credenze precedenti. L'uso dei pronomi è inquinato dall'acquisto ormai accettabile anche nella scrittura di lui, lei e loro come pronomi tonici di terza persona con funzione di soggetto, analogo discorso per l'uso di “gli” con valore dativo. Inoltre si usa spesso “gli” per esprimere il dativo singolare femminile ed il “te” con funzione di soggetto. Inoltre il parlato fa molto uso dei segnali discorsivi , che non aggiungono nulla al significato e contenuto delle proposizioni ma che hanno un ruolo primario nel funzionamento dell'iterazione verbale e nell'organizzazione del testo, nascono per lo più dalle difficoltà di pianificare il discorso ed hanno il compito di permettere di riprendere e correggere gli enunciati dopo false partenze o errori. Il lessico dell'italiano parlato non è molto diverso a quello dell'italiano scritto. La differenza sta nel fatto che nel parlato vi sono diversi meccanismi di selezione che privilegiano il lessico dei registri più informali. Inoltre per ragioni di tonalità e significato nascono varie forme adatte alle diverse esigenze, come il diminutivo per esprimere affetto, o come per l'accentuazione espressiva si ricorre ai raddoppiamenti. Ricorrono in particolare nel parlato più giovane, i troncamenti affettivi delle parole. Dal punto di vista fonologico vi sono tratti che cadono sopratutto nel quadro della variazione diatopica come i fenomeni di metatesi o la tendenza alla ritrattazione dell'accento sulla terzultima sillaba in una fitta serie di voci. Vi sono anche forme di aferesi sillabica, che tendono ad erodere la prima sillaba delle parole. Tecnicamente tutti questi tratti sono percepibili da tutti noi senza alcuna difficoltà, quantomeno nel parlato colloquiale. Il parlato di radio e televisione ha avuto ed ha tutt'ora importanza centrale nello sviluppo della lingua contemporanea, per il semplice fatto di riuscire a raggiungere indifferentemente tutti i gradi della diastratia, da non confondere con l'uso del telefono caratterizzato da una diseguaglianza dovuta al fatto che il canale comunicativo è sempre governato da una sola delle due parti. Il linguaggio televisivo si pone come espressione scritta dell'atto della produzione ma orale per il punto divista della ricezione, tendendo a creare frasi dal periodo semplice con una larga preferenza allo stile nominale. Oggi in oltresi è passati dai conduttori degli anni 70 che seguivano corsi di dizione a quelli moderni in cui si denotano tratti della pronuncia nativa, ma si pone sempre come diffusione di un italiano privo di marcatezza regionale. L'italiano popolare Esso si colloca ai gradini più bassi della scala diastratica, si tratta dell'espressione linguistica propria degli incolti (gli analfabeti) che sono in numero sempre più decrescente. Nella scrittura sono continue, ad esempio, le incertezze grafiche: • punteggiatura incoerente o del tutto assente;

• insicurezza nell'uso delle maiuscole; • uso errato di h, di q; • oscillazioni nella rappresentazione delle palatali; • segmentazioni erronee, ecc; Nella sintassi invece sono molto frequenti le incertezze nell'uso delle preposizioni e l'ampiezza d'uso del che polivalente. Inoltre, soprattutto nei gradini più bassi, gli studiosi hanno sottolineato il fiorire dei malapropismi: storpiature erronee di voci che sono ricondotte ad altre più note. Si tratta di un italiano imperfettamente acquisito da chi ha per madrelingua il dialetto. Tale estensione è comunque da considerarsi positiva in quanto anche gli strati sociali più bassi tendono a voler sviluppare la lingua nazionale a scapito di una tradizione grammaticale retorica e spesso formalistica. I gerghi IL GERGO Altrettanto o ancora più lontano dallo standard, rispetto all'italiano si colloca la varietà del gergo, un'etichetta che accomuna realtà tra di loro molto diverse. Esso è la lingua propria di alcuni gruppi di persone ai margini della società, che ne fanno uso all'interno della loro cerchia, con la finalità primaria di promuovere il senso di appartenenza al gruppo. Parametro fondamentale per individuare il gergo è quello diastratico, essendo per lo più una lingua esclusivamente parlata. I tratti più rilevanti di un gergo sono da ricercarsi nel lessico che si forma su basi dialettali. Accanto ai gerghi più storici, trovano posto quelli che potremmo definire transitori , ovvero che hanno origine dalla convivenza temporanea in ambienti di segregazione più o meno coatta, come il carcere, il collegio o una caserma. Molte voci gerganti sono addirittura entrate nel lessico dell'italiano comune, ma per lo più ai registri più bassi dell'asse diafasico. L'italiano burocratico Una varietà molto prossima allo standard è quella dell'italiano burocratico, ma che si differenzia da esso per l'uso di un registro molto più formale e colto, le espressioni sono volte ad informare i cittadini in quanto utenti di servizi e a indirizzarne normativamente il comportamento. Lo sforzo di nobilitazione espressivo risponde ai modelli del sottocodice della lingua giuridica., sopratutto dal punto di vista lessicale abbondano i sinonimi pretenziosi e del tutto peregrini (si utilizza molto il serbatoio latino). Predominano inoltre le subordinazioni ad alta complessità in conseguenza ad una strutturazione del testo che anticipa molto spesso le motivazioni dei provvedimenti introdotte da subordinate implicite participiali, per relegare in posizione finale le decisioni prese di fatto.

Anche i cittadini più istruiti incontrano di fatto serie difficoltà a comprendere questi testi, ai quali si addebita un alto grado di incomprensibilità e del quale si invoca una semplificazione delle sue oscurità espressive. Esso si colloca molto in alto nella scala diastratica e dalla parte della scrittura in quella diafasica, si classifica come una varietà dell'italiano contemporaneo che assolve funzioni bene precise. Le lingue speciali Questo termine è in concorrenza con altre espressioni come quella di linguaggi settoriali o lingue tecniche, professionali,ecc. In queste lingue speciali si accomunano spesso linguaggi tecnico-scientifici, delle discipline umanistiche, dei mass media, della pubblicità e tanti altri ancora. La loro caratteristica più pertinente consiste nel riferimento ad un argomento specialistico, ma alla specificità del canale di trasmissione, tale confine è delineato sopratutto dalla considerazione che il lessico delle lingue speciali tende alla monosemia, ovvero all'uso di parole uguale per esprimere concetti diversi a seconda della branca che la sta utilizzando. Entrano in questo campo, anche i linguaggi relativi a quelle attività umane non classificate di norma come scientifiche, che pure presentano un grado più o meno elevato di specializzazione, sopratutto lessicale: lo sport, la moda, il turismo, i trasporti, la gastronomia ed altri. La variazione diafasica della lingue speciali è circoscritta verso il basso (informalità) per le scienze più sistematiche e codificata verso l'alto (formalità) per quelle discipline che non cataloghiamo nell'ambito delle discipline scientifiche. Il lessico di queste lingue è caratterizzato dalla monosemia derivante dal contesto di utilizzo. La corrispondenza tra parola e significato è di norma biunivoca: i significanti delle lingue speciali hanno un solo significato, ed al tempo stesso i significati sono rappresentati da un unico significante. Questo accade per via di una precisione denotativa di una puntualizzazione semantica per la quale i referenti devono essere individuati in modo esatto e non passibile di ambiguità e soprattutto per le lingue più specialistiche una neutralità emotiva che comporta l'esclusione di valori connotativi per alcune voci. Di conseguenza il lessico delle lingue speciali sarà riluttante alla sinonimia, tranne che per determinati rami umanistici o della medicina farmaceutica (questo sopratutto per venire incontro ai consumatori). La costituzione del lessico inoltre si avvale di alcune significative preferenze come il ricorso ai codici stranieri, al registro latino (sopratutto in ambito giuridico e medico). Sono in via di espansione anche l'uso di sigle, quasi sempre di circolazione internazionale, l'uso di affissi di origine greca e latina per indicare la formazione di una determinata famiglia di parole e l'inserimento di eponimi, ovvero voci che indicano un prodotto, una teoria, un fenomeno attraverso il nome dello studioso che a quel prodotto o teoria ha legato il suo nome.

Molto frequente è inoltre il travaso terminologico da un settore all'altro per esprimere meglio determinati concetti, come ad esempio avviene tra il trasporto aereo che ha mutuato parte del suo lessico da quello della marineria. In termini sintattici in questi linguaggi si è osservato che le parole si ripetono a distanza molto più breve di quanto avvenga altrove, caratteristica che si comprende per la natura nomenclatrice del linguaggio scientifico, inoltre vi è un processo di cancellazione del verbo che viene sostituito da locuzioni preposizionali, mentre tra i modi dei verbi è predominante l'indicativo, tipico della constatazione, mentre il congiuntivo appare ma sopratutto nei linguaggi giuridici ed amministrativi;il condizionale viene invece usato per avanzare teorie non condivise da tutti o congetture che attendono conferma, la neutralità scientifica porta spesso all'uso di forme impersonali. L'italiano standard Per lingua standard si intende un'espressione dotata di una sostanziale stabilità, garantita dalla codificazione grammaticale,depositata nei vocabolari e capace di piegarsi alla produzione di qualsiasi tipo testuale a qualunque altezza diafasica; in quanto l'italiano standard ha una funzione unificatrice ed al tempo stesso separatrice, in grado di simboleggiare un'identità nazionale diversa da altre. Bisogna ammettere che per la stragrande maggioranza degli italiani, la lingua standard è un'entità del tutto virtuale: se guardiamo l'oralità viene fuori che esso è posseduto da una cerchia di parlanti assai ristretta, un' élite di intellettuali o meglio una stretta cerchia di gruppi professionali specifici; lo standard nel parlato non è di fatto patrimonio nativo di alcun cittadino italiano. Dal punto di vista diamesicamente opposto, ovvero quello della scrittura, l'italiano standard è conseguito da settori molto più ampi della popolazione, acquisito durante la scuola inferiore. Ciò significa che esiste un italiano comune seppur in parziale contraddizione con quello standard che viene quindi identificato come modello di riferimento per l'insegnamento scolastico ma con maggiore attenzione alla scrittura. Linee di Tendenza e neo-standard Una lingua standard è identificata come stabile, ma non immobile: in quanto strumento di comunicazione tra uomini è sensibile alla variazione societaria. Vi sono sopratutto alcuni tratti che vale la pena analizzare: • per i pronomi l'uso di lui, lei e loro in funzione di soggetto, di gli come dativo plurale e di lo come neutro; • l'uso di costrutti preposizionali con il partitivo; • per la sintassi della frase e del periodo l'uso di imperfetti modali (ipotetico, ludico, ecc.) e del presente pro-futuro;

Tutte queste evoluzioni nel loro complesso definiscono un “italiano dell'uso medio” diverso dallo standard tradizionale ed ormai assimilabile nel parlato e negli scritti di media formalità senza essere interferito da varietà geografiche. Questo prende il nome di italiano neo-standard, che trova la sua culla negli usi parlati più che in quelli scritti. Tutto questo è stato causato soprattutto dal cambiamento della nostra lingua negli ultimi decenni: vi è una circolazione molto più diffusa, rispetto al passato dell'italiano orale, pur segnato ancora oggi dalle diversità diatopiche.

2 – Le strutture dell'italiano Fonologia e grafia Un suono o, con termine più recente fono, è definibile come la minima entità fonicoacustica della lingua. Un fonema è la minima entità linguistica con valore distintivo, non dotata di significato in sé, ma capace di distinguere due parole dal punto di vista semantico, ovvero dal loro significato; le coppie di parole distinguibili per fonemi vengono chiamate coppie minime. I segni grafici che riproducono i foni ed i fonemi sono le lettere o i grafemi, il cui insieme costituisce il sistema alfabetico; un insieme di uno o più fonemi può inoltre costruire ele...


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