Letteratura Italiana - Sintesi PDF

Title Letteratura Italiana - Sintesi
Course Letteratura italiana
Institution Università del Salento
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Dal 200 al 900 autori e contesto generale ...


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Le origini e il duecento Introduzione: Le origini della lingua e della letteratura italiana hanno le loro radici nel complesso tessuto della letteratura romanza, nella quale già a partire dal IX sec. avviene il passaggio dal latino alle formazioni linguistico-culturali dei volgari (le singole lingue nazionali). La letteratura franco-provenzale, assai fiorente nei secc. XII e XIII, è un modello per i letterati italiani: anche la prima scuola poetica italiana (la "scuola siciliana") trova nel modello cortese e trobadorico il riferimento principale. La lezione della scuola siciliana passa in Toscana attraverso l'opera di Guittone, per poi essere superata dalla novità di fine secolo, il dolce stilnovo. Intanto, specie a Nord, è largamente diffusa una letteratura didattica (Bonvesin de la Riva) e giullaresca, mentre ancora in Toscana si diffonde l'esempio della poesia comico-realista (Cecco Angiolieri). La prosa senza dubbio fatica a liberarsi dal peso del latino e non esprime ancora grandi lavori: le opere di Brunetto Latini o Bono Giamboni, i volgarizzamenti o la brillantezza del Novellino sono solo i precursori della grande produzione del Trecento. La letteratura italiana nasce in ritardo rispetto ad altre letterature europee, per la forza di conservazione del latino come lingua dotta. Le sue origini risentono inoltre dell'influenza delle letterature francesi e della vitalità linguistica della società comunale.

La nascita del volgare: Il latino volgare, cioè nella forma non colta, evolvette gradualmente dando origine alle forme neolatine, fra le quali l'italiano. I primi documenti in volgare italiano sono: l'Indovinello veronese, il più antico, datato fra i secc. VIII e IX, rinvenuto nel 1924 in un codice della biblioteca capitolare di Verona; i Placiti campani (di Capua, Sessa Aurunca e Teano), datati 960-963 e costituiti da testimonianze rese davanti a un giudice e inserite nel verbale notarile scritto in latino; l'Iscrizione di San Clemente (XI sec.) e il Ritmo di Travale(testimonianza resa in un processo del 1158). I primi documenti letterari del nostro volgare sono il Ritmo laurenziano, un testo giullaresco databile fra il 1151 e il 1157, e, verso la fine del sec. XII, il Ritmo cassinese e il Ritmo di Sant'Alessio. Il più bello di tutti sarà il Cantico di Frate Sole, o Cantico delle creature, composto da san Francesco d'Assisi probabilmente intorno al 1225.

L’influenza franco-provenzale: Nei secoli XI e XII la Francia era il centro della civiltà europea: francesi sono i più antichi documenti letterari in una lingua romanza (come la Sequenza di Santa Eulalia, della fine del sec. IX; la Vita di Sant'Alessio, della prima metà del sec. XI). La letteratura italiana delle origini risentì molto dell'influenza francese, che si esprimeva nei suoi due ambiti linguistici, d'oïl e d'oc. A Nord, la letteratura di lingua d'öil era essenzialmente epica (le cosiddette "canzoni di gesta"), come la Chanson de Roland (databile a prima del 1100); da questa, intorno a metà XII sec., sarebbero nati il "romanzo cortese", di cui fu maestro indiscusso Chrétien de Troyes (circa 11301185), i lais, piccoli racconti in versi di un episodio amoroso, e il celebre romanzo Tristano e Isotta, nelle due redazioni dell'anglo-normanno Thomas e del normanno Béroul. A Sud, cioè in Provenza, si sviluppò invece la letteratura d'oc, che diede l'avvio a un'ampia produzione di poesia d'amore dei trovatori. Il massimo splendore fu raggiunto fra il 1140 e il 1150, con i poeti Arnaut Daniel, Jaufré Rudel, Bernart de Ventadorn, che furono un riferimento essenziale per la scuola lirica siciliana. Verso la fine del sec. XII si affermarono anche i fabliaux, brevi racconti in versi crudamente realistici e satirici, e la poesia allegorica, che trovò la massima espressione nel Roman de la Rose (Romanzo della rosa), scritto per la prima parte da Guillaume de Lorris (tra il 1225 e il 1240) e concluso in seguito (circa 1280) da Jean de Meung. Fra i vari trovatori italiani che scrissero in provenzale è Sordello da Goito (m. 1269), famoso per il Compianto in morte di Ser Blacatz (1236).

La scuola siciliana:La scuola poetica siciliana, sorta attorno al 1230 negli ambienti che gravitavano attorno all'imperatore e re di Sicilia Federico II di Svevia, produsse la prima

lirica in volgare italiano. La sua attività durò circa un trentennio e si concluse con la fine, nella battaglia di Benevento (1266), di Manfredi, figlio di Federico e quindi con lo sgretolamento dell'ambiente di raffinata cultura che era stato tanto propizio al sorgere della scuola stessa. Nella sua corte a Palermo si raccolsero le figure più rappresentative dell'epoca e si svilupparono numerosi interessi culturali: venne dato un notevole impulso alle conoscenze tecnicoscientifiche e agli studi di magia (per opera principalmente di Michele Scoto), alla letteratura filosofica araba, alla letteratura greco-bizantina, alla poesia tedesca (soprattutto alla lirica cortese d'amore del Minnesang) e alla poesia provenzale in lingua d'oc. Proprio da questa tradizione ebbe origine la "scuola siciliana", come fu definita da Dante nel De vulgari eloquentia. TEMI: Dominante in assoluto nei poeti siciliani la tematica d'amore sia dal punto di vista teorico (cos'è amore, come si manifesta, quali sono i suoi effetti), sia come omaggio "feudale" verso la donna amata, con la quale il poeta cerca di stabilire una comunicazione attraverso immagini e segnali che essa sola sa cogliere. Le forme tipiche di questa poesia sono la canzone, modellata sulla canso provenzale: essa è l'espressione "alta" della poesia siciliana ed è utilizzata soprattutto per composizioni di carattere teorico e dottrinale; la canzonetta, costituita da strofe di versi brevi, viene impiegata per testi più narrativi, come invocazioni d'amore, lamenti per l'amata lontana, manifestazioni della propria gioia e del proprio dolore; il sonetto è creazione autonoma e specifica della scuola ed è diventato il componimento lirico breve per eccellenza della poesia italiana. Il poeta sicuramente più significativo fu Iacopo da Lentini (circa 1210 - circa 1260), riconosciuto da Dante (Purgatorio, canto XXIV) come fondatore della scuola siciliana e al quale è probabilmente attribuita l'invenzione del sonetto. Scrisse uno dei più cospicui canzonieri dell'epoca, composto da circa 30 poesie, in cui una consumata perizia retorica è al servizio di una fervida originalità inventiva. I temi più frequenti della sua lirica sono la contemplazione della bellezza, la creazione nel cuore di un'immagine della donna, verso la quale si indirizza il suo amore, il dono di sé fatto dall'innamorato all'amata.

Poesia prestilnovista:I temi e l'elaborazione formale che avevano caratterizzato la scuola siciliana si trapiantarono in Toscana, nella realtà politica e culturale dei liberi Comuni, nei quali lo spirito borghese prevaleva sulle tradizioni aristocratiche e feudali. Da questo incontro nacque la scuola siculo-toscana, in cui accanto ai temi d'amore trovarono largo spazio e importanza i temi politici. Accanto a questa si svilupparono, in Umbria e in Toscana, forme di poesia giocosa e realistica. Nell'Italia settentrionale si espresse un'interessante letteratura in volgare con fini soprattutto didattici, ma affiancata da esperienze popolari e giullaresche prodotte da cantori girovaghi. Di altro, più elevato spessore la produzione lirica religiosa di Francesco d'Assisi e Iacopone da Todi.

Dolce Stilnovo: La scuola poetica definita da Dante "dolce stilnovo" è la più omogenea e ricca espressione culturale della fine del Duecento. Per la profondità di contenuti e per la qualità del linguaggio poetico lo stilnovo risultò il punto di riferimento delle successive più alte elaborazioni della poesia italiana. Se a Guido Guinizelli si deve il primo impulso alla riflessione teorica e al rinnovamento del linguaggio poetico, è soprattutto l'esperienza dello stilnovo fiorentino, rappresentato da Guido Cavalcanti e da Dante, il centro della nuova scuola. GUIDO GUINIZZELLI: L'ambiente dotto di Bologna offrì al giudice Guido Guinizelli (circa 1235-1276) della fazione dei Lambertazzi una ricca formazione di tipo filosofico, grazie alla quale il poeta rinnovò gli stereotipi della tradizione lirica e trasformò i modi della poesia. Di questo cambiamento è testimonianza la canzone Al cor gentil rempaira sempre Amore, considerata il manifesto teorico dello stilnovo. Essa si apre con l'enunciazione programmatica dell'identità tra amore e "cor gentile". Poi, mediante una rigorosa concatenazione razionale, in un crescendo di argomenti arricchiti da immagini tratte dal mondo sensibile, che preparano la visione celeste delle ultime due stanze, il poeta si sforza di definire amore, gentilezza e la

particolare funzione salvifica della "bella donna". La concezione dell'Amore, nel suo valore assoluto, è rigorosamente aristocratica, ma la gentilezza non appartiene alla nobiltà di sangue, bensì a chi possiede determinate qualità d'animo, che il poeta indica con il termine "coraggio" di origine provenzale. Accanto a queste componenti, fondamentale è l'uso di un linguaggio dolce, definito da Dante come prerogativa essenziale dello stilnovo guinizelliano. Esso mira, attraverso una selezione severa del lessico e un rigoroso controllo stilistico, a rendere nel dettato poetico il sentimento interiore provocato dall'amore. Di Guinizelli sono pervenuti cinque canzoni e quindici sonetti, tramandati da due canzonieri: alcuni di questi testi esprimono anche altra ispirazione stilistica, assumendo toni comico-realistici della contemporanea poesia borghese toscana. GUIDO CAVALCANTI: Il tema largamente dominante del suo canzoniere è Amore, inteso come passione irrazionale che allontana l'uomo dalla conoscenza e dalla felicità speculativa, conducendolo a una "morte" che è a un tempo morale e fisica. I trattati di medicina medievale (derivati da testi arabi) ritenevano che la "malattia d'amore" (l'amor heroicus) potesse avere anche esito mortale. Nutrito di letture filosofiche e in contatto con gli ambienti averroisti di Bologna, Cavalcanti procede nei suoi testi a un'indagine sull'origine, la natura e gli effetti che la passione amorosa produce nell'uomo: programmatica in tal senso è la sua canzone dottrinale Donna me prega. Provenienti dagli ambiti della "filosofia naturale" (fisica, astrologia, medicina e "psicologia" nel senso di "scienza dell'anima") e applicate alla passione amorosa, le sue ampie metafore (quali la battaglia d'amore, con ferite, "sbigottimenti", intervento degli spiriti vitali, paure, fughe, distruzione e morte) prendono vita in un linguaggio drammatico e lirico che lascia nel lettore un senso di malinconia e fatalità. L'enfasi drammatica della poesia di Cavalcanti è però stemperata e controbilanciata da un senso di stupore malinconico nei confronti di un realtà interiore che sempre trascende il soggetto e la sua sofferenza. Nei suoi testi ciò si realizza con sapienti tecniche, quali la distanza dell'io poetico dal proprio discorso, l'ironia implicita nei frequenti diminutivi, un lessico concettuale e filosofico arduo, un sistema di immagini e paragoni.

Il Trecento Introduzione: Il Trecento è il secolo aureo della nostra letteratura. Dante, Petrarca e Boccaccio fondano l'idea stessa di letteratura italiana. Essi concepiscono la poesia come conoscenza e come espressione di una lingua nitida, luminosa, comunicativa, che sarà capace di unificare una nazione divisa in diverse regioni geografico-culturali. Con Dante arriva ai vertici l'esperienza medievale della lirica e della poesia allegorica e didattica; con Boccaccio si fortifica la nostra tradizione novellistica (che trova un'ulteriore sintesi in Sacchetti) e, in qualche misura, la stessa tradizione cronachista. Petrarca è il simbolo del nuovo intellettuale: sebbene il circolo classicistico degli scrittori che usano il latino guardi ancora all'esperienza duecentesca, Petrarca pone le basi di quella nuova educazione letteraria che si chiamerà "umanesimo". A lato, ma come un esempio altissimo di ricerca letteraria e spirituale, troviamo l'opera dei cosiddetti scrittori religiosi, soprattutto Cavalca, Passavanti, santa Caterina da Siena e la tradizione francescana dei Fioretti.

Dante Alighieri: Nacque nel 1265 a Firenze in una famiglia appartenente alla piccola nobiltà guelfa fiorentina.Nel 1274, ancora bambino, incontra per la prima volta Beatrice (Bice di Folco Portinari), che amerà di amore sublimato secondo i canoni dello stilnovo fino alla sua morte, nel 1290. Gli anni '80 e i primi anni '90 lo videro occupato nelle prime esperienze poetiche; di

sicura attribuzione sono almeno una cinquantina di Rime di vario metro, alcune appartenenti a questi anni, altre composte successivamente, che risentono della Scuola siciliana, di Guittone, di G. Guinizelli e G. Cavalcanti. Nel 1290 la morte di Beatrice provocò in Dante una profonda crisi religiosa, da cui fu indotto a rigorosi studi filosofici e teologici, che completarono la sua giovanile formazione retorica intrapresa sotto la guida di Brunetto Latini. Fra il 1292 e il 1293 compose la Vita nuova, in cui raccolse 31 liriche inserite in un contesto narrativo: la realtà storica della donna amata, Bice di Folco Portinari, è sottoposta a un processo d'idealizzazione da cui nascerà la miracolosa Beatrice destinata poi a guidare il pellegrino Dante nel viaggio della Commedia. Dopo la spaccatura della parte guelfa tra Bianchi (fautori d'una politica di autonomia) e Neri (legati strettamente alla politica del papato e capeggiati dai Donati, la famiglia di sua moglie), Dante si schierò dalla parte dei Bianchi, in cui primeggiava la consorteria dei Cerchi. Mentre era a Roma per un'ambasciata presso Bonifacio VIII, nel novembre del 1301, i Neri coadiuvati dal legato papale Carlo di Valois conquistarono la Signoria. Accusato dai suoi avversari al potere di baratteria(corruzione), Dante rifiutò sdegnato di giustificarsi e fu condannato a morte in contumacia nel marzo del 1302. Lo attendevano una ventina d'anni di esilio segnati da un'intensissima attività intellettuale. Abbandonata attorno al 1304 la causa dei Bianchi, intenzionati a rientrare a Firenze con le armi, e sempre sperando in un'amnistia, Dante iniziò una vita di vagabondaggio. Nuovo fervore di speranza gli venne in occasione della discesa in Italia nel 1310 del nuovo imperatore, Arrigo VII di Lussemburgo, dal quale si attendeva il ristabilimento d'un ordine supremo basato su un accordo tra autorità imperiale e papale. Di grande interesse sono le epistole con cui il poeta partecipò alla vicenda, esaltando la figura e il ruolo di Arrigo e fulminando i fiorentini che a lui avevano osato opporsi. Il sogno di giustizia e concordia universale e quello d'un onorevole ritorno in patria furono vanificati dalla morte improvvisa dell'imperatore nel 1313. Nel maggio del 1315 rifiutò di avvantaggiarsi di un'amnistia che aveva per condizione un'ammissione di colpa. Nel novembre dello stesso anno la Signoria fiorentina confermava la condanna a morte per lui e per i suoi figli. Tra la comparsa sulla scena italiana di Arrigo VII e la sua morte, Dante venne chiarendo le proprie persuasioni politiche in un trattato in lingua latina sulla Monarchia. Dopo la conferma della condanna Dante soggiornò presso Cangrande della Scala a Verona. Attorno a questi anni (1319-20) si colloca anche la composizione delle due Egloghe latine indirizzate a Giovanni del Virgilio. Forse nello stesso 1320 avvenne l'ultimo trasferimento della vita dell'esule: a Ravenna presso Guido Novello da Polenta. In questa città, di ritorno da Venezia dove si era recato come ambasciatore per conto del suo ospite, si spense per malattia nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321 e fu sepolto in un'arca adiacente la chiesa di San Pier Maggiore, più tardi dedicata a san Francesco. OPERE MINORI: La "Vita nuova" Composta intorno al 1293, a un paio d'anni dalla morte di Beatrice, è la prima opera organica di Dante, narrazione "fervida e passionata" del suo amore per Beatrice . È anche il primo romanzo autobiograficodella nostra letteratura e si compone di 25 sonetti, 4 canzoni, una stanza e una ballata, intercalati da pagine di prosa che narrano la storia di questo amore. Il "libro de la memoria" è povero di avvenimenti: qualche incontro, qualche episodio di scarso valore concreto, ma quello che conta è la storia dei moti interiori, che superano la visione "cortese" dell'amore, propria dello stilnovo e di Cavalcanti, verso una concezione idealizzata in senso cristiano, mezzo di contemplazione e di visione mistica. La Vita nuovacontiene alcune delle liriche più alte e famose di Dante, come il sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare, oppure Donne che avete intelletto d'amore. Il "Convivio" La stesura dell'opera, progettata con velleità enciclopediche in 15 trattati a commento di 14 canzoni, risale agli anni 1304-07. Tre gli argomenti principali: l'ordinamento

dei cieli, la natura della filosofia e infine quella della nobiltà, da intendersi non come distinzione di nascita, ma come eccellenza intellettuale e morale. Centro propulsivo ideale del discorso non sarà più Beatrice ma la "donna gentile" già apparsa nella Vita nuova in atto compassionevole nei confronti del poeta dopo la morte dell'amata, e che si rivela, qui nel Convivio, descrizione allegorica della Filosofia. L'esaltazione del sapere filosofico rappresenta un fondamentale punto d'arrivo in vista dell'avventura poeticospeculativa della Commedia. Il "De vulgari eloquentia" Iniziato attorno al 1304 e lasciato interrotto nel 1305, il De vulgari eloquentia è dedicato alla teoria linguistica, un interesse che compare, ma soltanto marginalmente, anche nelle disquisizioni del Convivio. Contrariamente a quanto asserito nel Convivio, nel De vulgari eloquentia è il volgare a essere proposto come superiore rispetto al latino, lingua artificiale. Scopo primario di Dante è l'identificazione d'un volgare unitario che abbia tutte le caratteristiche per affermarsi come lingua della più alta comunicazione artistica. Esso non potrà coincidere con alcuna delle parlate regionali, essendo come una pantera "che fa sentire il suo profumo ovunque e non si manifesta in nessun luogo". Dovrà essere "illustre", "cardinale", "aulico" e "curiale", ovvero risplendente sugli altri volgari, capace di farli rivolgere attorno a sé, ben regolato e caratterizzato da altissimo decoro ed eleganza. Il "De monarchia"Scritto dopo la morte di Arrigo VII, il grande e appassionato trattato politico di Dante si articola in 3 libri. Il primo libro argomenta che una monarchia universale è necessaria per il raggiungimento dei più alti ideali dell'uomo; il secondo specifica che essa dovrà essere romana, essendo la Roma d'oggi erede dell'impero che, voluto da un disegno divino, creò le condizioni ideali per l'avvento del Cristo; il terzo e ultimo illumina i rispettivi ambiti d'azione del pontefice e dell'imperatore. Principio fondamentale è che il potere imperiale non deriva da quello papale, ma direttamente da Dio. Così come pertiene al papa il mandato divino di condurre l'umanità alla beatitudine eterna, sarà dell'imperatore quello di facilitare agli uomini il raggiungimento della felicità terrena. Sono obiettivi che le due massime autorità dovranno perseguire in piena autonomia. DIVINA COMMEDIA: Pensato semplicemente come Commedia da Dante, il titolo assunse ufficialmente l'attributo "divina" per iniziativa di Ludovico Dolce, curatore di un'edizione stampata a Venezia dal Giolito nel 1555. Secondo Dante (De vulgari eloquentia, Epistola a Cangrande) il concetto di commedia è collegato a un genere di vicenda orribile negli inizi e felicemente conclusa, nonché a uno stile medio-umile, rispetto a quello elevato della tragedia. La stesura, avviata probabilmente negli anni 1306-07, impegnò il poeta per il resto della sua vita. Il poema si articola in 3 cantiche: l'Inferno (34 canti, ovvero 33 più uno d'introduzione generale), il Purgatorio e il Paradiso (33 canti ciascuno), per un totale di 100 canti, composti da 14.233 versi endecasillabi riuniti in terzine incatenate (schema ABA BCB CDC DED...). Esso è concepito come il resoconto d'un viaggio di sette giorni nei regni d'oltretomba intrapreso dal poeta per risolvere una crisi che lo ha colto a metà de...


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