Letteratura italiana I PDF

Title Letteratura italiana I
Course Letteratura italiana
Institution Università degli Studi di Trento
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Letteratura italiana I - Alessandra di Ricco Appunti lezione 06/11/2018 [Esame Scritto: domande generali su Parini + domanda di contenuto testuale e parafrasi + domanda sulla storiografia letteraria (da Tasso a Leopardi) a parte]! Opere maggiori di Parini: poemetto “I giorni” e le “odi”. “Alcune poesie di ripano eupilino” (anagramma del suo cognome, ossia Parino. Eupilino significa nato presso il lago di Eupili, lago di Pusiano vicino a Posisio). Fu accolto a Milano dall’Accademia dei trasformati, rilanciata grazie all’opera di Imbonati. " Parini nasce vicino a Posisio, vicino alla Brianza. Egli non ha un’origine cittadina ma campagnola. Non ha neppure un’origine nobile (figlio di un comerciante di seta). Riesce a studiare grazie alla zia, in cambio di diventare prete, cosa che poi farà. Cio costituiva un “luogo comune” in quel periodo. Si fa prete nel 1754 e ciò era l’unica manera per poter studiare per chi non aveva le possibilità economiche. E’ di origini campagnole e plebee, vive nella campagna brianzola, molto diversa da quella che circonda Milano. In Brianza non ci sono pianure che danno la possibilità della creazione di un latifondo. Ci sono invece piccoli proprietari terrieri. “la vita rustica” vede un’idealizzazione dei contadini brianzoli, soddisfatti e contenti della loro condizione sociale. Essi erano costretti a lavorare nelle risaie, e ciò viene elogiato nella “salubrità dell’aria”. L’origine campagnola è fondamentale per questo autore e caratterizza tutto il suo operato. Parini deve inserirsi nell’ambiente sociale milanese, passando dalla campagna alla città. Questa sarà, dopo essere diventato sacerdote, l’assunzione dell’incarico di istitutore nelle famiglie nobili milanesi (fam. Imbonati diventando precettore di Carlo Imbonati - dedicatario dell’opera di Manzoni). Inizialmente vive a Milano in una condizione non ai vertici della gerarchia sociale. Il fatto di essere istitutore nelle famiglie nobili sottolinea il fatto di essersi adeguato ad una condizione di semi-servitù presso le famiglie nobili. Grazie a questo incarico Parini può rappresentare da una prospettiva differente la vita della nobiltà (vedasi “Il giovin signore”). Dal 1754 (assunto da fam. Serbelloni) agli anni 60 Parini esercita questo mestiere. Nel 1762 lascia la fam. Serbelloni profondamente cresciuto dopo questa esperienza. Nel 1763 pubblica “Il mattino”, descrive le varie azioni che compie il Giovin Signore; nel 1765 “il mezzogiorno” ma non pubblicherà mai “la sera”. Continuerà per anni a lavorare su questo poemetto lasciandolo però incompiuto. Piano piano inizia a profilarsi una divisione della materia differente da quella originaria. La divisione cambia in quattro “Mattino/Meriggio/Vespro/Notte”. La partizione in quattro viene adottata anche da altri autori dell’epoca. Nel 1969 Dante Isella raccoglie filologicamente la versione definitiva delle quattro parti del giorno, nonostante alcune parti siano rimaste incomplete e frammentarie. Dal 1768 inizia a diventare un personaggio pubblico; il governo di Milano gli da degli incarichi 1

pubblici, tra cui spicca l’affidamento della redazione della “Gazzetta di Milano”; la gazzetta dava notizie di carattere letterario e divulgativo che si espandevano in tutta Europa; inoltre aveva l’incarico di revisore dei testi da rappresentare in teatro. Successivamente diventa professore nelle scuole pubbliche per nomina governativa (vs. Istitutore privato nelle case dei nobili in precedenza). Nel 1773 diventa professore di principi generali di belle lettere applicate alle belle arti nel Ginnasio di Brera. Fino alla morte la sua figura viene riconosciuta ufficialmente dal governo di Milano e assume il ruolo di appartenente al governo nell’ambito dell’istituzione scolastica. In queste vesti svolge molti incarichi tra cui il compito di stabilire il soggetto di certe realizzazioni pittoriche; nell’ambito delle istituzioni scolastiche nel 1791 viene nominato sovrintendente delle scuole di Brera; nello stesso anno Agostino Gambarelli, suo “discepolo” da alle stampe la sua edizione di Odi. Parini diventa un punto di riferimento, molto apprezzato per la sua partecipazione a livello governativo/istituzionale e sociale. I governi sono di tipo dispotico/illuminato e caratterizzano le città dell’epoca. Durante le campagne napoleoniche nel triennio giacobino (1796-99), le truppe francesi arrivano in Italia, si fondano le repubbliche come la Cisalpina, filo-francesi. Anche i francesi quando scendono a Milano lo coinvolgono nel loro assetto politico, riconoscono in lui un progressista e lo inseriscono nei ranghi delle nuove forme di governo. Entra nella municipalità democratica, si occupa della sovrintendenza della beneficienza, del culto e dell’istruzione a fianco di Pietro Verri (massimo esponente dell’illuminismo lombardo). Dopo l’istituzione della repubblica Cisalpina partecipa alla riforma dei teatri nazionali. Il teatro era uno strumento fondamentale per parlare con un gran numero di persone. Al ritorno degli austriaci Parini muore, precisamente il 15 agosto del 1799. Si delinea quindi la sua personalità: era un uomo retto, che non si piega ai potenti, che non bussa alle porte dei potenti, che mantiene la sua natura di uomo che non si piega, che non cerca la ricchezza, che disdegna l’arricchimento, uomo ricco della propria cultura. Intorno alla sua figura si costruisce un mito dopo la sua morte; le caratteristiche della sua persona si sposano con l’immagine del poeta civile impegnato per la propria patria, per l’italianità. (stessa immagine che Foscolo ci rimanda con l’Ortis e i Sepolcri). Francesco Reina entra in possesso dei manoscritti di Parini e inizia la sua pubblicazione (1801-1804). Ma lo stesso Reina compie errori filologici. !

Appunti lezione 07/11/2018! Parafrasa i primi versi del canzoniere di Petrarca, definendo i suoi versi (Parini) come rozzi. Poesia indirizzata a temi di rilevanza civile. La sua prima raccolta gli serve da passaporto per entrare nell’ambiente milanese. " Riprende il tema dell’invocazione al sonno, tema molto stato nella poesia classica.

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Esso ha un momento significativo nel sonetto “O sogno placido” di Dellacasa. Parini riprende questa tematica in un sonetto. ! XLI.! O Sonno placido, che con liev’orme Vai per le tenebre movendo l’ali, E intorno a i miseri lassi mortali Giri coll’agili tue varie forme;!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 4 Là dove Fillide secura dorme Stesa su candidi molli guanciali Vanno, e un’imagine carca di mali In mente pignile trista e deforme.!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 8 Tanto a me simili quell’ombra inventa, E al color pallido che in me si spande, Ch’ella, destandosi, pietà ne senta.!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 11 Se tu concedimi favor sì grande, Con man vo’ porgerti tacita e lenta Due di papaveri fresche ghirlande.!!!!&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&& 14!

Ritmo particolare, falecio, ben adattato alla tematica del sonetto, perchè sembra quasi voler cullare nel sonno il lettore, invita al sonno. L’immagine del sonno è un’immagine immaginata a livello neoclassico come una personificazione; sonno che cammina con passo felpato, che ha le ali e che si aggira sul corpo di colui che sa per addormentarsi e lo accompagna al sonno. Con passo lievi, lenti, il sonno muove le ali attraverso il buio, e giri con le tue forme agili intorno agli addormentati con i sogni che ti accompagnano. Vai dove Fillide (la sua innamorata, tipico nome pastorale della tradizione bucolica) dorme su candidi e morbidi guanciale e falle vedere in sogno un’immagine che somigli alla tristezza, dal momento che lei non ricambia il suo amore. Il poeta gli darà un regalo in compenso, una ghirlanda di papaveri, riferimento all’oppio, simbolo del sonno. Immagini fatte di sapienza letteraria, che lo faranno poi entrare nella società dei trasformati. Parini raccolse le proprie rime in gioventù e più tardi quando già era diventato famoso. ! CXXXIX.! Ecco la reggia, ecco de’ prischi incassi Le tombe insanguinate, ecco le genti Di tre parti dell’orbe intorno a i massi Ancor di scelerato oro lucenti.!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 4 Tu, America, piagnendo gl’innocenti Occhi sull’arco tuo spezzato abbassi; Tu sudi, Affrica serva: e co i tormenti Sovr’ambe minacciando Europa stassi.!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 8 Ma la vostra tiranna ecco attraversa Il mar con sue rapine; ed ecco io veggio Vostri demòni da le triste prore!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 11 Discender seco; ed ecco in sen si versa Col rapito venen rabbia e furore E guerra e morte. Or qual di voi sta peggio?!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 14

Dell’orbe significa dell’America e dell’Europa; oro del quale gli incas sono stati privati (oro scelerato). Si riferisce ai continenti; l’America che ha subito la conquista piange e abbassa gli occhi sul suo arco spezzato (iconografia degli Amerindi + personificazione dello stato); l’Africa suda, ossia riferimento alla schiavitù e alla 3

tratta degli schiavi, e con i tormenti l’Europa si presenta come schiavista. L’Europa impone sotto le proprie vessazioni gli altri due stati. Il poeta vede i demoni dell’Europa scendere in mare insieme alle navi che vanno a catturare gli schiavi e a importarli. l’oro, l’argento e l’arricchimento portano cupidigia nelle menti degli europei; vengono importate anche malattie che si diffondono con l’importazione di cibi, risorse e schiavi. Dunque Parini si chiede chi stia peggio, se il continente conquistato o il conquistatore. La vena poetica di Parini contempla anche altri temi. Nel sonetto seguente che fu composto per una occasione accademica di tipo scientifico. Il tema datogli era quello del corpo umano, quindi prettamente scientifico. Egli affronta e descrive in questo sonetto il concepimento. Il verme di cui si parla è lo spermatozoo. ! XC.! Nel maschio umor più puro un verme sta Che poi che, uscito, in altra stanza entrò, In un cert’uovo ad albergar se ’n va Che, solo, in vita mantener lo può.!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 4 Quindi la madre in alimento dà Del sangue a lui che in lei soverchio errò; Sì ch’uom perfetto in nove lune egli ha Onde portar le brache al mondo o no.!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 8 Ma stanco alfin di star rinchiuso più, Squarcia il mantel che sino allor vestì, Poi ch’è rivolto con la testa in giù.!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 11 Nicchia la madre; ed ei con mani e piè S’aiuta infin che il primo varco aprì. Così nasce il villano, il papa e il re.

Lo spermatozoo incontra l’ovulo nella donna. Questo essere ha le brache o meno. L’uovo fecondato diventa feto e piano piano squarcia il mantello protettivo, ossia la placenta ed esce a testa in giù piangendo e aiutandosi con le mani e i piedi. In questo modo nascono sia i villani, i papi e i re, ossia tutti nascono nella stessa maniera e senza alcuna differenziazione. Il sonetto ha per protagonista Giambattista Casti, poeta all’epoca molto rinomato, autore di novelle galanti, di tema erotico e quasi pornografico. Lo descrive come uomo amorale ma apprezzato nelle corti di Vienna ad esempio. Parini lo descrive cosi:! XCIII.! Un prete, brutto, vecchio e puzzolente, Dal mal venereo tutto roso e guasto, E che, per bizzarria dell’accidente, Dal nome del casato è detto casto;!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 4 Un che ha scritto novelle in cui si sente Dell’infame Aretin tutto l’impasto, Ed un poema, sporco impertinente Contro la Donna dell’Impero vasto;!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 8 Che, sebbene senz’ugola è rimaso, Attorno va, recitator molesto Oscenamente parlando col naso;!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 11 Che da gli occhi, dal volto, e fin dal gesto, Spira l’empia lussuria ond’egli è invaso Qual satiro procace e disonesto;!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 14 Sì, questo mostro, questo,

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È la delizia de’ terrestri numi. Oh che razza di tempi e di costumi!!!!!

Lo descrive come un autore di novelle in cui si sente il tema della pornografia e il tema tartaro, il quale beffeggia la zarina Caterina II di Russia. Egli non aveva l’ugola e parlava attraverso il naso producendo suoni sgradevoli. Egli mostra tutta la sua lussuria, assomiglia a un satiro procace e disonesto. Questo mostro è la delizia dei principi di tutta Europa. " Descrizione dell’evento biblico nel quale i filistei si impossessarono dell’arca santa che costruivano i sacerdoti ebrei. Egli attribuisce ai francesi la parte dei filistei, coloro che avevano depredato gli italiani ed esalta attraverso la figura di Davide (che li sconfisse) gli austro-russi, ossia coloro che liberarono Milano. Auspicia che il popolo milanese non debba più sopportare il governo dei francesi. ! 1771 in occasione delle nozze dell’arciduca Ferdinando e dell’imperatrice Maria Ricciarda d’Este Parini scrive questo libretto per musica, musicata da un Mozart quindicenne. Troviamo anche un Parini come poeta versatile, in grado di scrivere anche un libretto per musica, dal titolo “Ascanio in alba”. ! “La colombiade” è la traduzione di un’opera a cui furono chiamati a collaborare undici poeti dell’accademia dei trasformati. Il tema è quello dei conquistadores, della malvagità di Pizarro e Cortés. Grazie anche a questa traduzione Parini riprende questa tematica a lui molto cara. ! Il libro delle “Odi” viene pubblicato nel 1791 dal suo studente Gambarelli e raccoglie odi composte in vari momenti della sua vita che trattano di aspetti diversi. Alcune opere riflettono in maniera importante l’aspetto dell’epoca illuminista. Nel 1795 fu fatta un’altra edizione curata da Giuseppe Bernardoni, dove vengono aggiunte altre tre odi tipicamente di impianto neoclassico. ! Questa ode è scritta in un momento coevo all’epoca del caffè dei fratelli Verri (1765) e tratta il tema del vaiolo, ossia della vaccinazione. Titolo originale “L’innesto del vaiuolo”. Si sottolinea l’importanza di coloro che combattevano per l’importanza delle vaccinazioni. Questa malattia colpiva soprattutto i bambini. La pratica della vaccinazione incontrava ostacoli contro coloro che non credevano nel progresso scientifico e che si atteggiavano come difensori dell’antico e paurosi nei confronti della modernità. Questa battaglia viene considerata di tipo illuministico. Parini ne fa un argomento più generale, ossia mette in rilievo come le novità in campo scientifico siano sempre le idee ardite che aprono nuove prospettive all’umanità che vengono sempre ostacolate da una umanità attaccata ai propri pregiudizi. Mette in scena un personaggio a lui caro, ossia Cristoforo Colombo, l’uomo che con la sua impresa aveva voluto sperimentare la sua idea scientifica la circumnavigazione del mondo. ! O Genovese ove ne vai? qual raggio! Brilla di speme su le audaci antenne? [non temi le ali non ancora esperite degli ignoti venti]! Non temi oimè le penne! Non anco esperte degli ignoti venti?! Qual ti affida coraggio [qual’è il coraggio che hai?]! 5! All’intentato piano!

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De lo immenso oceano?! Senti le beffe dell’Europa, senti [senti come l’Europa deride le tue idee, speranze che

riponi in questa tua impresa]

Come deride i tuoi sperati eventi.! Ma tu il vulgo dispregia. Erra chi dice,! 10! Che natura ponesse all’uom confine! Di vaste acque marine,! Se gli diè mente onde lor freno imporre:! E dall’alta pendice! Insegnolli a guidare! 15! I gran tronchi sul mare,! E in poderoso canape raccorre! I venti, onde su l’acque ardito scorre.! Così l’eroe nocchier pensa, ed abbatte! I paventati d’Ercole pilastri;! 20! Saluta novelli astri;! E di nuove tempeste ode il ruggito.! Veggon le stupefatte! Genti dell’orbe ascoso! Lo stranier portentoso.! 25! Ei riede; e mostra i suoi tesori ardito! All’Europa, che il beffa ancor sul lito.! Più dell’oro, bicetti, all’Uomo è cara [Bicetti porta un tesoro costituito di speranza di vivere

a lungo senza vedersi troncata la vita dal vaiolo e di preservare la bellezza] Questa del viver suo lunga speranza:! Più dell’oro possanza! 30! Sopra gli animi umani ha la bellezza.! E pur la turba ignara! Or condanna il cimento,! Or resiste all’evento! Di chi ’l doppio tesor le reca; e sprezza [doppio tesoro = vita lunga e preservazione della

bellezza = attaccamento al vecchio, ai pregiudizi, rifiuto del nuovo e del progresso. Il vaccino era destinato soprattutto ai bambini] 35! I novi mondi al prisco mondo avvezza.! Come biada orgogliosa in campo estivo,! Cresce di santi abbracciamenti il frutto.! Ringiovanisce tutto! Nell’aspetto de’ figli il caro padre;! 40! E dentro al cor giulivo! Contemplando la speme! De le sue ore estreme,! Già cultori apparecchia artieri e squadre!

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A la patria d’eroi famosa madre.! 45! Crescete o pargoletti: un dì sarete! Tu forte appoggio de le patrie mura,! E tu soave cura,! E lusinghevol’ esca ai casti cori. [sarai oggetto di desiderio per i cuori casti, sarai

destinata ad un matrimonio felice tu femmina. Queste speranze dei padri verso i figli sono spezzate dalla falce del vaiolo che uccide i giovani] Ma, oh dio, qual falce miete! 50! De la ridente messe! Le sì dolci promesse?! O quai d’atroce grandine furori [la grandine è paragonata al vaiolo che deturpa l’aspetto

degli ammalati] Ne sfregiano il bel verde e i primi fiori?! Fra le tenere membra orribil siede! 55! Tacito seme: e d’improvviso il desta! Una furia funesta! De la stirpe degli uomini flagello. [il vaiolo viene visto come il flagello della vita degli

uomini] Urta al di dentro, e fiede! Con lièvito mortale;! 60! E la macchina frale! O al tutto abbatte, o le rapisce il bello, [se si sopravvive alla malattia essa si porta con sé la

bellezza] Quasi a statua d’eroe rival scarpello.! Tutti la furia indomita vorace! Tutti una volta assale ai più verd’anni:! 65! E le strida e gli affanni! Dai tugurj conduce a’ regj tetti; [la malattia colpisce tutti senza alcuna distinzione, anche

nelle classi alte ci si voleva preservare da questa malattia] E con la man rapace! Ne le tombe condensa! Prole d’uomini immensa.! 70! Sfugge taluno è vero ai guardi infetti; [qualcuno sfugge al contagio ma costui si ricordi che

non è affatto scampato al pericolo e che gli può capitare anche qualcosa di peggio]

Ma palpitando peggior fato aspetti.! Oh miseri! che val di medic’ arte [contro questa malattia non bastano nè i farmaci nè le

cure mediche come gli interventi] Nè studj oprar nè farmachi nè mani?! Tutti i sudor son vani! 75! Quando il morbo nemico è su la porta;!

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E vigor gli comparte [il corpo umano spaventato dal timore della malattia si indebolisce, abbassa le proprie difese e il virus di conseguenza acquisisce ancora più forza. L’unico rimedio alla malattia è la prevenzione] De la sorpresa salma! La non perfetta calma.! Oh debil’ arte, oh mal secura scorta,! 80! Che il male attendi, e no ’l previeni accorta!! Già non l’attende in orïente il folto! Popol che noi chiamiam barbaro e rude; [ritenere le altre popolazioni come barbare e

inferiori a noi europei; riferito alle popolazioni orientali, popolazioni molto folte fatte di tanti abitanti. Essi non aspettano la malattia come facciamo noi, ma con il vaccino si creano quegli anticorpi in grado di attaccare il virus] Ma sagace delude! Il fiero inevitabile demòne.! 85! Poichè il buon punto ha colto [hanno trovato la maniera di combattere il virus/mostro con

il vaccino] Onde il mostro conquida,! Coraggioso lo sfida;! E lo astrigne ad usar ne la tenzone [iniezione del virus stesso attenuato nel corpo in modo

che lo stesso non possa più attaccare, sia inerme. Ciò serve a combattere la malattia poichè nel tuo corpo hai già il virus attenuato] L’armi, che ottuse tra le man gli pone.! 90! Del regnante velen spontaneo elegge! Quel ch’è men tristo; e macolar ne suole! La ben amata prole, [lessico di retaggio petrarchesco con aggiunte di parole

appartenenti al registro specifico scientifico; ciò significava avere l’abilità di saper scrivere non solo poesia pastorali d’amore ma anche di argomenti più svariati e a volte più complessi. Men tristo = meno pericoloso. Macolar = iniettare. Ben amata prole = bambini. In questo modo i bambini sono protetti da qualsiasi recidiva, la prendono solo i maniera attenuata.] C...


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