Letteratura italiana contemporanea I -Cecilia Bello PDF

Title Letteratura italiana contemporanea I -Cecilia Bello
Course Contemporary Italian Literature
Institution Sapienza - Università di Roma
Pages 24
File Size 575.3 KB
File Type PDF
Total Downloads 50
Total Views 127

Summary

avanguardia e canone, appunti sulla maggior parte degli autori ed approfondimento di sanguineti sulla poesia del 900...


Description

CONTESTO STORICO: ETA' GIOLITTIANA L'età giolittiana iniziò nel 1903 e portò alla formazionee della società di massa in Italia; in Germania nel 1904 si sviluppò l'Espressionismo (ideologia di Nietzsche Bergson; i temi trattati erano la civiltà delle macchine e la città mostruosa ed il personaggio principale è di solito un uomo degradato) a livello stilistico dominava la paratassi, la rapidità e la simultaneità. a causa dei grandi cambiamenti della seconda rivoluzione industriale; nel resto d'Europa nacque una nuova borghesia imperialista con grandi centri industiali basati sulla libera concorrenza e nuovi mercati grazie alle conquiste coloniali, tutto questo portò ad una profonda alterazione dell'esistenza ed alla diffusione di nuovi centri di riflessione: esempio lampante è Baudelaire che descrisse le strade di Parigi, lo shock della vita metropolitana e l'assordante presenza della folla: folla di cui l'artista diventa, suo malgrado, parte integrante a causa della massificazione e della borghesizzazione del suo ruolo, l'intellettuale infatti deve adattarsi per riuscire a vendere il suo lavoro; per questo motivo l'artista tende ad identificari con figure di emarginati, da qui nace l'idea del "poeta maledetto"; tutto questo in Italia prese piede attraverso la Scapigliatura: in cui a figura del poeta-vate entra in crisi perché non aderisce più alle esigenze della società (a differenza del Naturalismo francese o il Verismo italiano in cui lo scrittore non è solamente spinto dalle passsioni, ma diventa un vero e proprio scienziato che mette in pratica un metodo di ricerca). La cosiddetta "Perdita d'aureola" (che prende il nome dall'omonima poesia di Baudelaire) portò allo sviluppo di due atteggiamenti opposti da parte degli intellettuali del tempo: da una parte nacquero posizioni democratiche e rivoluzionarie di resistenza alla caduta dell'aura, come con Carducci che mirava al recupero di mansioni con valore filologico ed educativo per combattere la massificazione; dall'altra ci fu un tentativo di recupero degli antichi privilegi ed un senso di disprezzo per le masse, come con D'Annunzio, sostenitore dell'estetismo, che si offriva al consumo della massa ma manteneva un atteggiamento di superiorità. In Italia le prime forme di avanguardia furono la Scapigliatura ed il Verismo; la Scapigliatura riprendeva la tradizione di "Boheme" ed includeva: Boito, Tarchetti, Dossi, Camerana e Cagna, tutti uniti da un forte stato di protesta e ribellione giovanile che vedeva il lettore come un nemico ed il mercato come un'insidia. Dal 1877 al 1878 Capuana. Sacchetti, Verga e Cameroni lavorarono sul progetto di un romanzo ispirato al Naturalismo francese, che in Italia si diffuso come Verismo dato che per primo fu Verga realizzare quel progetto con "Rosso Malpelo" del 1889. Nel 1884 Verlaine pubblicò "I poeti maledetti" che ne 1886 divenne il manifesto del Simbolismo: il poeta rinunciava alla mediazione razionale, affermanddo che la verità potesse essere descritta solamente attraverso le allusioni, teoria sostenuta da Rimbaud il quale affermava che la poesia fosse un'arte fonosimbolica. In questo periodo il linguaggio poetico diventa specifico ed autoriflessivo: basato su percezioni sensoriali date dalla natura che culminavano in soluzioni mistiche/paniche; caratterizzanti nel linguaggio poetico di questo periodo furono: metafora, sinestesia ed analogia. Altra innovazione formale fu il verso libero: usato da Lucini, per il quale esso doveva

seguire le emozioni del poeta; da D'Annunzio, Corazzini e Carducci, nelle Odi barbare in cui aveva utilizzato una metrica nuova su imitazione di quella latina, ma con una parziale libertà metrica. La poetica del Simbolismo in Italia si diffuse grazie a Pascoli, D'Annunzio e Lucini: Pascoli, con la poetica del fanciullino, restò in parte legato alla tradizione; D'Annunzio attraverso il panismo e l'estetismo; Lucini invece sfuggì all'analisi critica e si concentrò sulla manifestazione della vita interiore attraverso un'interpretazione in chiave anarchica e libertaria, comune a Rimbaud. Il Decadentismo invece prese piede sia come forma di civiltà che di cultura, il suo manifesto fu "Controcorrente" di Huysmann del 1884; era basato sul culto della bellezza e dell'arte e mantenne un legame con la cultura classica. In questo periodo ci fu anche la diffusione di massa del romanzo, il quale divenne espressione del mondo laico e quotidiano e condizionò anche altri generi come la lirica e la narrativa che assunsero un linguaggio più quotidiano; ma nel Novecento ci fu un ritorno alla novellistica in prosa con Verga, Capuana, De Roberto, D'Annunzio e Pirandello. PASCOLI Appartenne, anche se non consapevolmente, al filone del Simbolismo decadente; egli aspirava al ruolo di vate e tendeva al sublime cercandolo nel quotidiano; la sua psicologia era centrata sul bisogno di protezione ed isolamento. Nacque in provincia di Forlì nel 1855; nel 1867 suo padre fu ucciso; frequentò la Facoltà di Lettere dell'Università di Bologna, divenne professore ed insegnò grammatica greca e latina a Bologna, poi a Messina, Pisa ed infine tornò a Bologna dove ereditò la cattedra di Carducci; morì a Bologna nel 1912. Utilizzò la "democrazia linguistica": un linguaggio basso che però aveva sempre qualcosa di raro e prezioso che sfiorava l'estetismo. Anche la sua poetica del Fanciullino presenta questa duplicità: da un lato il fanciullino è presente in ogni uomo, dall'altro solo il poeta può scorgere il significato delle piccole cose. "Il fanciullino" fu pubblicato sulla rivista: "Il Marzocco"; esso è un discorso programmatico sul poeta e sulla poesia; il fanciullino vede ciò che passa inosservato e rovescia le proporzioni classiche (dalla cosa più piccola alla più grande). Il simbolismo pascoliano mira a valorizzare il particolare grazie all'uso di termini tecnici puntuali, onomatopee e fonosimbolismi. Pascoli vedeva anche una funzione civile nell'arte come mezzo di consolazione e di pacificazione delle tensioni civili. La poetica del "Fanciullino" è il filo conduttore tra "Myricae", "Poemetti" e "Canti di Castelvecchio" i quali presentano la stessa tendenza lirico-simbolica e narrativa. La prima edizione di "Myricae" risale al 1891, la quinta al 1900 e dai venti iniziali era arrivata a contenere 156 componimenti; una delle sue caratteristiche principali è la frammentarietà, la quale si lega all'impressionismo: il testo è un susseguirsi di impressioni soggettive, staccate tra loro, e di particolari oggettivi. Nel 1897 furono pubblicati i "Poemetti", che nel 1904 presero il nome di "Primi

poemetti" e nel 1909 furono pubblicati i "Nuovi poemetti"; erano basati sulla ricerca di superare il frammentismo di "Myricae" per creare disegni più costruiti con una tendenza narrativa e con l'introduzione di testi più lunghi. Qui Pascoli contrappone la bontà naturale e la poesia: la bontà naturale si esprime con la vita umile, la poesia invece è il rifugio dei valori cancellati dalla civiltà industriale, utilizza la terzina dantesca ed attua delle sperimentazioni sul piano linguistico con l'uso di termini dialettali e del plurilinguismo. I "Canti di Castelvecchio" furono pubblicati nel 1903, nella sua struttura agisconoc due motivi: quello naturalistico del trascorrere delle stagioni e quello familiare per la tragedia della morte del padre; i due motivi si intrecciano in modo tale che il ciclo delle stagioni alluda all'ordine naturale, mentre la morte del padre si sottrae all'ordine naturale; il tema della morte si afferma con forza perturbane e minacciosa dietro ogni aspetto della vita. I "Canti di Castelvecchio" non presentano frammentarietà di "Myricae", ma hanno una liricità più distesa e riprende il tema della ricordanza e del rapporto uomo-natura dei "Canti" di Leopardi. I "Poemi conviviali" e la poesia latina rappresentano la concezione pascoliana della poesia come una lingua morta, la quale era l'unica a poter affrontare temi eterni come la vita e la morte, sul mondo antico vengono catapultate la sensibilità e le ansie moderne su cui prò prevale un senso di vanità di tutte le cose. "Odi e inni" furono pubblicati nel 1906 e vedevano il prevalere della poesia impegnata poiché essa rappresentava una missione sociale.

GABRIELE D'ANNUNZIO Nacque a Pescara nel 1863; la sua produzione dal 1891 al 1893 fu condizionata da Nietzsche e Wagner, prese parte alla guerra schierandosi tra gli interventisti. Fu un membro della corrente dell'Estetismo il quale si basava sul valore assoluto dell'arte e sul tentativo di vivere secondo criteri estetici. D'Annunzio sfruttò i meccanismo dell'industria culturale a proprio vantaggio; inoltre egli incentrò il culto della Bellezza sull'esaltazione del potere della parola. In "Canto novo" e "Terra vergine" c'è la scoperta della vitalità panica in cui dominano temi naturali, infatti nel paesaggio il soggetto riconquista la sua autenticità a prescindere dalla civiltà e dalla storia. Nel 1889 pubblicò: "Il piacere" in cui il suo alter ego Andrea Sperelli condivide la sua visione sul valore assoluto dell'arte ed incarna la "malattia della volontà" per la sua incapacità di decidere, l'opera si apre con un ampio flashback dal ritmo suadente con numerosi rimandi ad altre opere e con rimandi alla vita privata di d'Annunzio come la sua relazione con Barbara Leoni; Roma diventa teatro della sua affermazione sociale e della sua vita mondana e circondata dal lusso, attraverso una prospettiva barocca, ad incrinare questo equilibrio perfetto di piaceri arriva il rimpianto per aver perso l'amore di Elena Muti che lo porta a riconoscere la sua aridità esistenziale, viene ferito in un duello e mandato in convalescenza nella residenza estiva di sua

cugina dove ritrova la perduta serenità interiore, ma la pace viene turbata dall'arrivo di un'altra ospite di sua cugina: Maria Ferres, che ha tratti completamente opposti a quelli di Elena Muti: tutto questo porterà ad un'ambivalenza di Sperelli nei confronti di entrambe per poi concludere l'opera con il fallimento del protagonista e del suo progetto di esteta. In questo romanzo si fondono la tradizione naturalistica del romanzo di ambiente, Sperelli viene infatti definito scenografo facendo della sua casa un museo in cui prevale il rapporto tra artificio e realtà in cui gli oggetti diventano il riflesso del suo stato d'animo, e la tendenza decadente della narrativa lirico-evolutiva. Il linguaggio utilizzato è basato sulla prosa poetica fluida, agile e senza ritmo; fa un uso poco consueto del participio presente adattandolo a delle proposizioni relative ed inoltre l'uso di ripetizioni crea un'idea di accumulo anche se in realtà il romanzo è povero di avvenimenti. Nella seconda parte c'è un cambiamentto di punto di vista perché si tratta del "Giornale" di Maria Ferres in cui racconta del suo graduale innamoramento di Sperelli; nell'intero romanzo si nota la concezione di d'Annunzio della differenza tra classi, condivisa anche da Sperelli, con una visione antipopulista e anti-democratica. Dal 1893 inizia a trattare tematiche della bontà, dell'interiorità e del bisogno di protezione rendendo così più profonda la poesia come ad esempio: il "Poema paradisiaco" che approfondisce il tema del ricordo utilizzando un lessico più diretto ma non meno raffinato ed anche gli endecasillabi sciolti. Nel 1899 iniziò a dare corpo al progetto delle "Laudi" che avrebbero dovuto contenere 7 libri di cui un quinto incompleto e gli ultimi due completamente abbandonati: Maia, Elettra, Alcyone, Merope, Asterope, Taipete e Celeno; i quali prendeva il nome dalle stelle più luminose delle Pleiadi; il tema unificante era quello del viaggio che ha al centro la Grecia del mito ed una natura primitiva. "Maia" è un poema in quattrocento strofe di ventuno versi, il sottotitolo "Laus vitae" fa riferimento alla lode alla vita del superuomo, legata all'istinto ed in comunione con la natura; si apre con la celebrazione di Ulisse, il corrispettivo del superuomo, e poi sono descritti tre viaggi: nella Grecia antica, nella Cappella Sistina e nel deserto. L'Alcyone è una raccolta di 88 liriche ordinate secondo un criterio logico e non cronologico; in esso vi è una tregua del superuomo con un atteggiamento di dominio trasferito dalla società alla natura, entra in gioco infatti il tema del panismo e l'io sparisce dissolvendosi nella natura. In seguito produsse anche una raccolta di frammenti chiamata: "Notturno": un’opera molto diversa dalle sue solite, un’opera in cui la scrittura è di tipo prosastico ma con moduli paratattici molto coincisi, una scrittura nata dal buio. La storia di quest’opera ci riporta al d’Annunzio combattente nella I guerra mondiale, e in uno di questi combattimenti egli ebbe una grave ferita che gli provocò la perdita di un occhio. Perciò è stato in convalescenza a lungo al buio. Ciò accadde nei primi mesi del 1916. Il notturno fonda le sue radici proprio in questo episodio di grave ferita. E in un momento in cui d’Annunzio non può scrivere poiché non vede ma viene assistito dalla figlia Renata che egli la chiama “la sirenetta”. Il buio che è la causa della creazione di quest’opera viene inteso sia come buio reale ma anche come buio metaforico; presenta una scrittura molto fredda e allo stesso

tempo molto patetica. Vengono ricordati alcuni episodi di guerra ma con uno stile molto pacato, ritmato, pieno di pause, con periodi brevissimi (paratassi). Sono presenti brani dedicati alla morte del suo amico Giuseppe Miraglia, in cui c’è una sorta di sdoppiamento, in cui d’Annunzio si immedesima in quel corpo morto.

EUGENIO MONTALE Il primo Montale cerca una forma di riscatto nella letteratura, si avvicina al Simbolismo francese, subendo l'influenza di Verlaine, del crepuscolarismo, dell'ottica vociana e lacerbiana, ma anche da Sbarbaro, da cui trarrà la poetica dello scarto (del detrito,del residuo), da Svevo per il tema dell'attitudine e da Cecchi e "La Ronda" per l'esigenza del distacco. Di questa fase fa parte la raccolta: "Ossi di seppia" del 1925 che presenta diverse tendenze poetiche: Avanguardia crepuscolare ed espressionista, Simbolismo francese e italiano e Antiavanguardia; si presenta come un “romanzo di formazione”, inoltre all’interno della terra, simbolo dei limiti della condizione umana, sembra possibile una sorta di miracolo laico, attraverso incontri rivelatori o epifania: ad esempio l'odore dei limoni. L’opera Ossi di seppia è composta da una premessa (In limine), quattro sezioni, e chiude con un testo giovanile “Riviere”: prima sezione “Movimenti”, giocata sull’opposizione mare-terra, natura-città, infanzia-maturità, in cui i primi tre termini sono opposti ai secondi tre termini; seconda sezione “Ossi di seppia”, qui troviamo il motivo dello scarto, del contrasto uomo e natura in cui il riscatto dalla debolezza e dalla depressione è possibile solo attraverso la chiaroveggenza e la lucida indifferenza, questo porta ad un messaggio negativo; terza sezione “Mediterraneo”, poemetto suddiviso in nove movimenti. I primi cantano il mare come patria sognata e paese incorrotto; gli ultimi registrano il distacco da esso; quarta sezione “Meriggi e ombre”, in cui l’io lirico accetta il proprio destino di sconfitto e di discesa verso il nulla, chiedendo di poter proseguire questa discesa con dignità, inoltrevi è la presenza di una figura femminile Arletta, presentata come morta, che non assume una funzione salvifica ma di protezione e assistenza morale. Nelle “Le occasioni” (1939) troviamo una poesia aristocratica di derivazione ermetica associata ad una poesia che tende all’allegoria influenzata dal modello dantesco e dal poeta Elliot con la sua teoria del correlativo oggettivo (“una serie di oggetti, una situazione, una catena di eventi” che hanno la funzione di evocare una “emozione particolare”. ), nella quale fa la sua comparsa una delle donne amate da

Montale chiamata con lo pseudonimo di Clizia, donna salvifica, quindi rivisitazione della donna angelo. La salvezza non è una salvezza religiosa, non è ciò che Dante vedeva per donna salvifica, è una salvezza di ordine storico. La donna amata da Montale era di origine ebrea e fu costretta a lasciare l'Italia nel 28 a causa delle leggi razziali: è per Montale l'immagine della sua impossibile salvezza nella storia. Montale poi sposerà Drusilla Tanzi che comparirà in alcune poesie ma aveva una relazione anche con Irma Brandeis. Anche “Occasioni” è diviso in quattro sezioni: Prima sezione: figure di donne, Gerti,

Liuba, Dora Markus, e immagini di paesaggi. Seconda sezione: Mottetti, è presenta un’alternanza tra toni diversi, inoltre troviamo la presenza di Clizia già angelificata. Terza sezione: poema unitario, come in “Ossi di Seppia”, qui si conclude una presa di distanza dal mito foscoliano dell’umanesimo e della religione delle lettere, poiché incapace di fronteggiare la “bufera” della guerra. Quarta sezione: raccoglie poesia complesse, in cui domina l’immagine dell’interno, della casa e dello studio, in opposizione a un esterno minaccioso. Nella “Bufera e altro” (1956) troviamo un registro elevato ed anche delle esigenze più realistiche e immediate; Montale vedeva nella sua figura di poeta un possibilità di cogliere i tratti che lo avvicinassero agli altri uomini ma in particolare avrebbe potuto indicare una possibilità di salvezza. Montale si scagliava contro il fascismo e contro la massificazione della società. La bufera e un'immagine metaforica della guerra appena trascorsa e per la ricostruzione che subito dopo si dovrà avviare. A questa raccolta appartengono testi importanti come L’anguilla un testo che contiene una speranza per l'umanità quindi non è soltanto un testo che parla del dramma personale e collettivo della storia. In questo libro compare un'altra donna amata da Montale, la poetessa Maria Luisa Spaziani, chiamata con lo pseudonimo di volpe ad indicare l'aspetto molto sensuale ed animale in collegamento con la natura. La struttura si presenta in maniera lineare, cronologica, eccezione fatta per “Intermezzo” e “Flashes e dediche”. Troviamo, come abbiamo accennato in precedenza, il contrasto tra Beatrice, simbolo di valori intellettuali e morali e l'anti-Beatrice, simbolo della dimensione terrena dell’esistenza e dell’istinto. Il pessimismo finale è dato dalla crisi della speranza nell’ “ incarnazione”: il valore non si fa carne, Clizia è costretta ad abbandonare gli uomini e a fuggire nell’oltrecielo. Nella parte centrale del libro, inoltre, entra in crisi l’allegorismo cristiano, nella sezione intitolata “Silvae”. I valori etici e religiosi di Clizia sono ormai anacronistici nel periodo del dopoguerra, l’unica salvezza è nel mondo degli istinti e dell’eros, nella vita concreta, simboleggiata dall’anti-Beatrice Volpe, donna concreta e passionale. Il quarto Montale è diversissimo soprattutto da quello delle Occasioni che aveva una sezione chiamata Montetti di particolare complessità enigmatica del testo. Con Satura cambia tutto, la poesia di Montale diventa affabile, parla del quotidiano scrive diversi testi importanti dedicati a Drusilla Tanzi chiamata la mosca perché aveva grossi problemi di vista ed usava degli occhiali particolarmente spessi. In “Satura” (1971) prevale un tono satirico e diaristico, è composta da due sezioni: Xenia (doni per gli ospiti in parola greca) e Satura; Satura lanx era un piatto di primizie che i romani offrivano alle divinità, piatto di frutta prelibata portata in dono e conteneva cose eterogenee e diverse. Quindi il genere della Satura, (Quintiliano voleva che la satira fosse un genere tutto latino) è un genere misto che a volte è stato usato in senso un po' per veicolare degli attacchi, delle polemiche, delle critiche. Nel caso di Montale non si parla tanto di attacchi piuttosto di una eterogeneità dei temi e degli argomenti. GIAMPIETRO LUCINI

Lucini è un anarchico, un uomo lontano da qualsiasi tipo di compromesso, un uomo di grande moralità, lontano dal dannunzianesimo è dal futurismo, o meglio ha avuto un momento di tangenza con il futurismo ma poi ne ha preso le distanze. Possedeva un forte individualismo estetico ed una grande cultura simbolista come si può notare dalle sue prime due raccolte poetiche: "Il libro delle Figurazioni Ideali" 1894 ed "Il libro delle Imagini Terrene" 1898. Pubblica nel 1974 Revolverate in cui pratica una feroce satira antiborghes...


Similar Free PDFs