Elementi di filologia della letteratura italiana PDF

Title Elementi di filologia della letteratura italiana
Course Elementi di filologia della letteratura italiana
Institution Sapienza - Università di Roma
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Elementi di Filologia della Letteratura Italiana Marco Grimaldi, anno 2019/2020 “Prima lezione di filologia” di A. Varvaro è una introduzione generale alla filologia e contiene un’osservazione particolarmente interessante riguarda la parola filologia e come questo termine venga utilizzato nelle diverse lingue moderne e come è stato utilizzato il più delle volte nel lessico italiano, con delle riflessioni interessanti sulla specificità nel vocabolario italiano del termine filologia. Varvaro parte da una definizione data da Kant che dava una definizione di filologia molto generale, molto utile però e forse una delle più stimolanti: la filologia che comprende in sé una conoscenza critica dei libri e delle lingue. Una definizione quindi estremamente comprensiva e non strettamente tecnica. Varvaro continua esaminando alcuni vocabolari di lingue moderne e si sofferma su uno in particolare che è il Trésor de la langue francaise dove troviamo questa definizione: lo studio sia per quanto riguarda il contenuto che per l’espressione dei documenti, soprattutto scritti, che utilizzano una qualsiasi lingua, con la precisazione che l’oggetto specifico della filologia non è solo la lingua, filologia che mira innanzitutto a fissare, interpretare i testi; e questo studio preliminare conduce la filologia ad occuparsi anche della storia letteraria, dei costumi, delle tradizioni, ecc. Quindi una definizione estremamente larga che ha una precisazione che è più particolare: la filologia può essere lo studio scientifico di una lingua. Ci sono vari piani:  

Filologia come studio di una lingua, di una tradizione linguistica; Filologia come disciplina che vuole fissare, interpretare e commentare i testi.

Poi Varvaro cita l’Oxford English Dictionary dove ci sono 3 accezioni:   

L’amore del sapere e della letteratura (molto vicina alla base etimologica di filologia); Il settore della conoscenza che ha a che fare con gli aspetti critici, storici, linguistici e interpretativi della letteratura; Disciplina letteraria o classica;

Poi arriva all’italiano perché Varvaro nota come nei vocabolari italiani si pone l’accento soprattutto sugli aspetti tecnici, sulla filologia come disciplina e cita il grande dizionario della lingua italiana il Battaglia che dice:  

Disciplina che mediante la critica testuale si propone di ricostruire e interpretare correttamente testi e documenti letterari; Dottrina che studia l’origine e la struttura di una lingua.

Quindi filologia come linguistica. Varvaro indaga anche altri dizionari tra i quali il Devotori che si limita alla prima delle definizioni che abbiamo visto e dice: disciplina relativa alla ricostruzione e alla corretta interpretazione dei documenti letterari di una determinata cultura. In tutte queste definizioni ad essere interessante è l’accento posto, soprattutto dalle definizioni italiane, sul concetto di RICOSTRUZIONE: cioè la filologia, in senso più tecnico, è una disciplina che si prefigge lo scopo di ricostruire i testi letterari. Noi sappiamo che la filologia, in quanto

disciplina tecnica che mira alla ricostruzione, si può occupare anche di testi contemporanei di oggi. Questa definizione ristretta, tecnica di filologia fa sì che spesso nella prassi filologica italiana si parli di filologia in quanto ectopica, parola che vuol dire “dar fuori, pubblicare”, e con ectopica si intende la critica dei testi che mira alla preparazione di edizioni critiche. La filologia nella sua visione più ampia (Kant) e quella più tecnica vanno entrambe tenute presenti, non esiste l’uno senza l’altro. Quindi la filologia intesa come studio della lingua è fondamentale così come filologia intesa come studio dei libri è funzionale al lavoro filologico e preliminare al lavoro tecnico filologico: per potere studiare Dante o Petrarca è necessario sia conoscere la grammatica storica che il contesto storico. Fissare un testo, ricostruirlo significa anche sempre interpretarlo in diversi livelli e questa operazione di interpretazione dovrebbe essere accompagnata da un’operazione come quella del commento al testo che può essere implicito o esplicito. Quindi l’atto di costruzione di un testo non è disgiunto da quello di interpretazione. Un aspetto centrale che veniva ricordato da alcune di queste definizioni è l’idea che all’interno della filologia non sia compresa solo quella che stiamo chiamando ectopica e buona critica del testo, ma anche quella che si chiama la storia della tradizione questo è un elemento importantissimo soprattutto degli studi filologici moderni. C’è un’epoca nella quale la filologia è soprattutto ricostruzione e una nella quale diventa ricostruzione e studio della storia delle tradizioni; un punto di svolta fondamentale è costituito da uno dei classici degli studi filologici ovvero un volume del filologo classico Giorgio Pasquali che si intitola “Storia della tradizione e critica del testo”, un libro che nasce originariamente come recezione de “La Critica del testo” di Mass, questo è un punti di svolta importante dopo il quale ci si rende conto che per fare filologia nel senso di ricostruzione è necessario anche lo studio della storia della tradizione, cioè rendersi conto delle dinamiche di circolazione dei testi dal momento in cui escono dalla penna dell’autore fino al momento in cui giungono a noi. Spesso queste dinamiche sono estremamente interessanti e sono indispensabili per gli studi filologici.

CONCETTI GENERALI. Filologia della copia: filologia che riguarda essenzialmente i manoscritti; un manoscritto è scritto a mano e non necessariamente è stato scritto da un solo copista né è stato realizzato in un solo momento e, soprattutto, solo una parte limitata di manoscritti, per l’arco cronologico che ci riguarda, contiene un solo autore, una sola opera o una sola tipologia di opere, la modalità più frequente nel periodo tra la scrittura volgare e l’invenzione della stampa è quella di testimoni miscellanei (raccolgono più opere, più autori o più tipologie) ed è anche estremamente frequente che questi manoscritti siano realizzati da più copisti. Le ragioni sono molto varie innanzitutto le modalità di produzione dei testimoni manoscritti nel Medioevo possono essere molto diversificate, abbiamo il singolo copista che lavora da solo nel suo scrittoio ed è un copista per passione, ma ciò che è diffuso è che i manoscritti siano realizzati in delle vere e proprie botteghe spesso organizzate intorno ad associazioni o centri culturali di un certo calibro. Il problema della serie è cruciale perché la produzione in serie di manoscritti prevede che siano attivi numerosi copisti e le dinamiche stesse della produzione seriale fanno sì che per realizzare un unico manoscritto vengano adottate delle strategie specifiche, in particolare è la modalità che

prevede la copia in serie di un certo numero di opere procedendo per fascicoli: i copisti lavorano su singoli fascicoli che vengono poi legati insieme. Questo moltiplica e rende più frequente la dissimilazione degli errori, perché un manoscritto che non è d’autore arriva già contenendo degli errori di copia e nel momento in cui viene sfascicolato ed un copista copia un determinato fascicolo necessariamente commetterà qualche errore che si aggiungerà a quelli che già c’erano e che, salvo correzioni, passerà al copista successivo. Questo però velocizza molto il lavoro e quando si parla di manoscritti si deve distinguere sulla base del supporto, ma anche sulla base del contenuto perché possiamo avere manoscritti che contengono una sola opera o più opere; i manoscritti possono essere definiti miscellanei anche nel caso delle opere letterarie, ci possono essere delle scelte. I manoscritti possono anche essere compositi: un’ulteriore precisazione nel momento in cui il manoscritto, così come ci è giunto oggi, non sia stato realizzato tutto in un solo momento e che derivi dall’aggregazione di materiali diversi che possono essere poi stati fascicolati in un momento successivo.

Originale: manoscritto d’autore che può essere o meno posseduto e che, in teoria, testimonia l’ultima volontà dell’autore. L’originale può essere posseduto oppure può essere solo ipotizzato, ma che sia esistito è scontato. Per tutti i testi in cui l’originale non è posseduto è un’ipotesi. Non necessariamente è esistito un solo originale: questo accade quando si ipotizza per esempio che di una stessa opera ci siano state più redazioni di autore, in quel caso gli originali che possediamo o meno sono almeno due. Alcuni studiosi parlano di “originale in movimento” per intendere un originale, che di solito non possediamo o che ipotizziamo, che di fatto di muove, evolve nel tempo. Non necessariamente l’originale è quello scelto per la pubblicazione: esempio Convivio di Dante che è un’opera che nello stato in cui la conosciamo è sicuramente incompleta e molto probabilmente (questo o sappiamo da una serie di caratteristiche di copie che ci sono giunte che sono piene di errori, quasi tutti di archetipo) l’archetipo era pieno di errori perché tutti i manoscritti del Convivio hanno centinai di errori uguali; questo vuol dire che l’archetipo era particolarmente pieno di errori e che ragionevolmente anche l’originale era pieno di lacune. L’originale del Convivio probabilmente era rimasto incompleto tra le carte di Dante e che qualcuno poi ha disposto le prime copie molto probabilmente indipendentemente dalla volontà di Dante.

Autografo: scritto di mano dall’autore. Idiografo: la copia realizzata tendenzialmente da copisti professionisti, controllata dall’autore. Copisti: vanno studiati come vanno studiate le opere letterarie, vanno studiati facendo attenzione alle molte sfaccettature: ai contesti, alle abitudini scrittorie, alla cultura, perché ciò che si desume dalle copie è anche la cultura del singolo copista e giudicarla fa parte del lavoro del filologo. Molto spesso dove non si riesce a selezionare una lezione da mettere a testo attraverso procedure più o meno meccaniche, devono intervenire altri criteri di giudizio e uno di questi è anche la valutazione della cultura del copista. Copia: ci sono due modi di vedere le copie: uno dal punto di vista del filologo che è essenzialmente interessato a ricostruire l’originale, dal suo punto di vista quindi le copie sono tutte delle alterazioni, delle trasformazioni rispetto all’originale in quanto chiunque copia fa degli

errori, per questo motivo le copie vanno sottoposte ad una critica per cercare di capire in che modo e secondo quali linee queste alterazioni si sono tradotte. Un’altra prospettiva è quella del linguista e anche quella del paleografo e del che deve studiare le copie per quello che sono indipendentemente dal grado di alterazione rispetto all’originale. Questo è importante soprattutto dal piano linguistico perché prima che l’italiana raggiunga un livello di grammaticalizzazione è più frequente che i copisti trascrivano i testi volgari adattandoli alle proprie consuetudini grafiche e fonetiche; anche copisti che sono particolarmente rispettosi della sostanza del testo possono riscrivere ampliamente il testo adattandolo alle proprie abitudini linguistiche. Questo processo di adattamento è ancora più clamoroso dove ci siano chiaramente differenze linguistiche più spiccate: caso della trascrizione dei testi dei poeti della scuola siciliana all’interno dei testimoni toscani. Questa è la ragione per cui la copia deve essere valutata anche nelle sue caratteristiche specifiche e non solo allontanamento dall’originale, ma deve essere valutata in tutte le sue componenti perché spesso ci dà la misura o di trasformazioni linguistiche in atto oppure può aiutarci a fare la storia del fiorentino per esempio. Antigrafo: materialmente l’antigrafo è il testimone (copia) a partire dalla quale il copista realizza la copia che sta scrivendo. Il problema è che non è detto che l’antigrafo sia unico, un copista può realizzare la propria opera attingendo a più antigrafi e il problema, dal punto di vista del filologo, è che non sempre questo cambio di antigrafo è visibile. Il filologo può notare questo cambio di antigrafo dopo aver copiato un testo e averlo confrontato con altre copie disponibili dello stesso testo. Avvolte il cambio di antigrafo è palese o dichiarato. Un altro caso che si verifica con una certa frequenza è che l’antigrafo non è di per sé una copia uniforme, cioè si può ipotizzare che l’antigrafo contenesse già di per sé delle varianti. Oppure ci possono essere tracce di manoscritti che contenevano anche annotazioni e alle volte queste possono essere delle chiose marginali ai versi oppure possono essere fraintese dal copista e essere considerate parte del verso. Testimone: senso comprensivo, cioè quando si parla di tutte le testimonianze sia manoscritte sia a stampa. È un termine dell’ectodica. Spesso si parlerà di stampe che hanno il valore di testimone: per esempio con la Vita Nova abbiamo circa 40 testimoni manoscritti e un buon numero di stampe, i manoscritti ci interessano di per sé ma ci interessano anche le stampe, di queste però bisogna verificare è se queste stampe siano state ricavate a partire dai manoscritti che noi possediamo; nel caso in cui si verifichi che una stampa sia la trascrizione di un manoscritto che già possediamo allora possiamo escluderla. Spesso anche i manoscritti sono copiati gli uni dagli altri. Il caso della Vita Nova è uno di quei casi in cui ci accorgiamo che una parte molto ampia della tradizione manoscritta dipende di fatto da un singolo manoscritto e quindi quella parte della tradizione la i può eliminare dal lavoro filologico in quanto descritta. In alcuni casi, ritornando alle stampe, non possediamo il manoscritto da cui la stampa è stata tratta oppure non siamo sicuri su quale sia il manoscritto e quindi in quel caso non possiamo escludere quella stampa dal lavoro filologico e quindi quella stampa avrà il valore di testimone. Noi interroghiamo i testimoni e di loro dobbiamo valutare l’affidabilità, la coerenza rispetto agli altri e dobbiamo confrontarli con tutti gli altri testimoni, in fondo è questa la principale innovazioni della filologia moderna rispetto alle filologie antiche e cioè l’idea che per accingersi all’edizione di un testo si debba prima di tutto studiare l’insieme dei testimoni che crea quella che chiamiamo la tradizione di un testo che va studiata sincronicamente ma anche diacronicamente. Non ci si può limitare al codice migliore, più bello, più antico, ma bisogna procedere ad una esamina e ad una indagine esaustiva di tutti i testimoni di un’opera e al confronto di tutti i testimoni è una caratteristica della tradizione filologica moderna. Ci sono questi due momenti: il momento in cui ci

si rende conto che bisogna procedere ad una esamina esaustiva e il momento in cui si capisce che è più utile ragionare sugli errori che sulle analogie. Questi testimoni vanno sempre collocati nei loro contesti. Tradizione: è l’insieme dei testimoni e delle vicende del testo che noi leggiamo attraverso i testimoni. Convenzionalmente si parla di tradizione diretta e indiretta, questo è molto più frequente per le opere classiche. La tradizione indiretta è l’insieme delle testimonianze di una determinata opera attraverso altre opere; la tradizione diretta è invece quella dei testimoni che presentano direttamente il testo che ci interessa. La distinzione vale sia per le opere classiche che per quelle moderne come per esempio la Commedia. Un’altra distinzione, introdotta negli studi filologici da Varvaro, è la distinzione tra tradizione attiva e tradizione quiescenti; cioè tra tradizioni che tendono a rielaborare il testo, modificarlo da vari punti di vista e tradizioni quiescenti meno attive, che rispettano il testo e tendono a lasciarlo immutato. In prima approssimazione si può dire che le approssimazioni dei testi classici tendono ad essere quiescenti e le tradizioni dei testi volgari tendono ad essere più attive; di fatto però ciò di cui ci rende conto, studiando soprattutto le tradizioni volgari, è che si dà spesso il caso di tradizioni che hanno delle zone più attive e delle zone più quiescenti. Questo dipende soprattutto da due fattori; l’autorevolezza dell’opera e, al contempo, il livello di cultura dei copisti stessi, considerato anche che lo statuto dell’autore era differente rispetto a quello a cui siamo abituati noi e il grado di intervento possibile dei copisti rispetto ai testi che copiavano poteva essere molto variabile. Ci sono tipologie testuali che vengono considerate particolarmente deboli e meno legate al concetto di autore che vengono considerate opere aperte, cioè disposte alle rielaborazioni (es: tradizioni romanzesche). Queste opere sono quindi spesso soggette ad ampie rielaborazioni da parte dei copisti che in quel caso si sovrappongono, si mescolano agi autori; quindi un’altra circostanza di cui tenere conto è che alle volte i copisti sono anche autori in qualche modo, le due cose possono sovrapporsi anche se l’opera è riconducibile a un personaggio definito. Naturalmente questo accade molto meno spesso per i testi classici proprio per lo statuto di autore. Recentio: parola centrale nel metodo Lachmaniano; per recentio, secondo Mars, si intende tutta la fase preliminare del lavoro filologico che comprende: l’individuazione dei testimoni, la collazione e anche le procedure che mirano a stabilire i rapporti reciproci tra tutti i testimoni. Il primo momento, che prevede la raccolta dei testimoni, è assolutamente centrale perché da quello dipende il valore dell’edizione critica e non è un lavoro semplice, molto dipende dai cataloghi che si consultano, molto dal lavoro degli studiosi precedenti; questa prima parte è più interessante perché può aprire ad esperienze inattese. 

Collazione: confronto sistematico, punto per punto, sulla base o per luoghi selezionati a secondo dell’opera, di tutti i testimoni dell’opera in questione. La collazione può essere sistematica se per esempio bisogna farla di una canzone di un poeta siciliano della quale sono noti soltanto 3 testimoni e quindi l’operazione consisterà nel confrontare sistematicamente i testimoni alla ricerca degli errori e in generale delle analogie, delle differenze tra questi stessi testimoni. Per le tipologie testuali come la Commedia o per i grandi testi in prosa in assenza dell’autografo bisogna fare una collazione di tutto il testo moltiplicato per molte decine di testimoni; in questi casi solitamente si tende ad effettuare delle collazioni spaziali, cioè si scelgono con criterio dei luoghi selezionati del testo e la collazione viene effettuata solo su quei luoghi. Un’operazione di selezioni di luoghi molto celebre riguarda il testo della Commedia perché, prima di realizzare una collazione completa, una delle soluzioni proposte dagli studiosi era quella di procedere ad una





collazione per loci selecti e la società dantesca italiana, tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, redige una lista di alcune centinaia di luoghi della Commedia considerati più soggetti a possibili errori o quelli per i quali, dopo una collazione integrale di alcuni manoscritti selezionati, ci si rendeva conto che erano luoghi nei quali i vari composti più spesso cadevano in fraintendimento. Quindi una collazione parziale dell’insieme della tradizione. Il lavoro di collazione e l’individuazione degli errori, sia quelli poligenetici (di copia) sia quelli monogenetici e in particolare quelli guida servono a raggruppare i manoscritti in famiglie o gruppi, quindi servono ad ipotizzare che uno o più manoscritti dipendano dalla stessa fonte. Questo è un altro dei metodi centrali del metodo Lachmaniano. Stemma comitum/stemma dei codici/albero genealogico dei testimoni: a questo porta l’operazione di classificazione dei testimoni sulla base innanzitutto degli errori. L’immagine è quella degli alberi genealogici delle famiglie e lo scopo è quello di riuscire ad individuare una capostipite di tutti i testimoni e individuare anche le varie famiglie che si sono formate nel corso della storia della tradizione. Archetipo: il punto d’origine di questa tradizione, di questa famiglia dell’albero genealogico non è di solito l’originale ma è appunto l’archetipo. È il punto d’origine di tutto l’albero genealogico. Il problema è soprattutto i...


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