Società ed economia M. Granovetter PDF

Title Società ed economia M. Granovetter
Course Sociologia economica
Institution Università degli Studi Gabriele d'Annunzio - Chieti e Pescara
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SOCIETÀ ED ECONOMIA Capitolo 1: Introduzione: il problema della spiegazione in sociologia economica La portata di questo lavoro Possiamo distinguere tre livelli di fenomeni economici: 1. Agire economico individuale: riconducibile alle situazioni nelle quali a un bisogno o a un complesso di bisogni si contrappone, per il suo soddisfacimento, una scarsa disponibilità di mezzi e di azioni possibili; a tal fine è naturalmente decisivo, per un agire razionale rispetto a uno scopo, che tale scarsità sia soggettivamente presupposta e che l’agire sia orientato in conformità. Per cui l’economia è la scienza che studia la condotta umana come una relazione tra scopi e mezzi scarsi applicabili a usi alternativi, l’unica differenza è l’insistenza di Weber sull’orientamento soggettivo dell’attore nella relazione tra mezzi e fini; 2. Pattern di azioni che generano esiti extra-individuali, come nel caso degli esiti economici; 3. Istituzioni economiche: si differenziano dagli esiti in due modi: le istituzioni hanno generalmente a che fare con complessi più ampi di azione e gli individui finiscono per vederle come il modo in cui le cose dovrebbero essere fatte. Questa tripartizione corrisponde alla distinzione tra quelli che sono i livelli di analisi micro, meso e macro. La natura umana, le ipotesi nulle e i livelli di analisi: per un superamento del riduzionismo Spesso le scienze sociali che si occupano di temi economici sono gravate dall’influenza latente di ipotesi nulle, cui si ricorre in modo implicito. Queste sono presupposti generali in materia di comportamento umano e di organizzazione sociale, che da molti ricercatori vengono visti come una premessa ovvia e indispensabile per poter studiare un determinato fenomeno sociale. Le ipotesi nulle solitamente contengono assunzioni circa la natura umana. Le ipotesi nulle degli economisti differiscono molto da quelle dei sociologi: per i primi gli individui sono guidati da influenze sociali, cioè dalle loro cerchie sociali, dalle norme sociali e dalle ideologia, dalla classe sociale e da istituzioni sociali basate su complessi sociali come la religione, l’economia o la politica; i secondi sostengono lo stereotipo dell’homo oeconomicus, calcolatore razionale per il quale i modelli basati sugli interessi razionali e su calcoli espliciti o impliciti hanno la precedenza rispetto a quelli che invocano i fattori sociali. Funzionalismo, culturalismo e storia L’istituzione della responsabilità limitata si potrebbe spiegare con il fatto che, in assenza di una soluzione, sarebbe scarsa la propensione ad avviare una qualsiasi iniziativa imprenditoriale di un certo peso a fronte del rischio di perdita totale dei propri beni personali in caso di fallimento. La possibilità di separare le risorse dell’individuo dalle risorse dell’azienda rappresenterebbe quindi la soluzione di questo problema, rendendo più agevole l’imprenditorialità. La questione non si esaurisce tanto facilmente, anche perché la pratica della responsabilità limitata può essere ricondotta all’esigenza di favorire una determinata costellazione di interessi, piuttosto che al desiderio di migliorare l’imprenditorialità. Se si spiega la comparsa di un’istituzione economica in funzione del problema per il quale deve esser stata concepita, si sceglie implicitamente di rimanere all’interno di una statica comparata dell’equilibrio raggiunto, anziché considerare la dinamica evolutiva in virtù della quale, nel corso del tempo, si è creata quell’istituzione. Secondo Granovetter l’agire economico e le istituzioni sono per lo più il risultato di una varietà di obiettivi perseguiti all’interno di reticoli complessi di attore e che, senza una comprensione della sequenza storica e dei reticoli comprendenti gli attori più significativi, tali esiti possono essere facilmente fraintesi. La spiegazione di carattere funzionalista dovrebbe includere una disamina dei fattori di risoluzione del problema e delle modalità in cui questa soluzione sarebbe avvenuta. D’altra parte, una volta accertate le circostanze in cui tale soluzione può darsi, si

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comprenderà anche in quali casi essa non sorgerebbe affatto. Ciò significa che la soluzione non può comparire in tutti i contesti in cui il problema viene a presentarsi, ma solo in alcuni. Per la spiegazione del pattern non basterà conoscere il problema che essa risolve, ma anche le condizioni necessarie perché questa soluzione possa emergere. Le spiegazioni di carattere funzionalista spesso godono di una certa verosimiglianza perché fra istituzioni economiche e ambiente economico di riferimento vi è una corrispondenza apparentemente perfetta. Ciò può dipendere, in realtà, dalla possibilità che siano state le istituzioni a modificare il proprio ambiente in modo da creare una maggiore compatibilità. Se è vero che un particolare ambiente economico tende a caratterizzare un particolare tipo di configurazione istituzionale, è anche vero che tale caratterizzazione può avvenire in base a una gamma di opzioni assai più ampia di quanto non possiamo immaginare e comprendere quindi una certa molteplicità di equilibri istituzionali stabili. È interessante notare, tuttavia, che i fautori dell’individualismo metodologico tendono a sostenere le spiegazioni funzionaliste: ciò che più li attrae in questa prospettiva, forse, è il fatto che possono esimersi in tal modo dalla necessità di più precise ricostruzioni storiche circa l’evoluzione dell’agire e delle istituzioni. La posizione culturalista non discende dalla logica economica, ma spiega piuttosto certi esiti o istituzioni sostenendo che il gruppo che li ha prodotti è caratterizzato da credenze, valori o tratti culturali che lo predispongono verso il comportamento osservato. Questo modo di considerare la cultura come un fattore influente sul comportamento individuale è statico e meccanico: una volta che conosciamo la collocazione sociale di un individuo ben socializzato, tutto ciò che ne deriva in termini di comportamento è automatico. Gli attori individuali sono destituiti della capacità di agire. La concezione iper- e ipo-socializzata dell’agire umano La rappresentazione sociologica degli attori come individui essenzialmente determinati dal proprio ambiente sociale è stata caratterizzata criticamente da Wrong, nei termini di una concezione ipersocializzata dell’uomo: l’idea cioè che gli individui siano talmente suscettibili alle opinioni altri e quindi conformi al dettato di norme e valori sviluppati consensualmente, interiorizzati nel processo di socializzazione, che l’obbedienza non è un fardello, ma una reazione inconsapevole e automatica. La maggior parte di quel che secondo Parsons era definibile come utilitarismo o positivismo ha a che fare con l’economia classica e neoclassica. Le fondamenta teoriche di questa prospettiva sono di impostazione riduzionista e di genere ipo-socializzate, dal momento che in esse viene ipoteticamente rifiutato ogni possibile impatto della struttura oppure delle relazioni sociali sulla produzione sulla distribuzione e sul consumo dei beni. Le relazioni sociali, nella prospettiva degli economisti classici, vengono evocate soltanto come ostacolo al funzionamento dei mercati. L’apparente contrasto fra le diverse prospettive iper-socializzate e quella che potremmo chiamare la descrizione ipo-socializzata maschera un’ironia teorica cruciale: alla base di entrambe le impostazioni si trova la medesima concezione dell’agire umano inteso come prodotto di attori atomizzati. Nella versione ipo-socializzata, l’atomizzazione deriva dal ristretto perseguimento del proprio interesse; in quella iper-socializzata, essa viene ricollegata a pattern di comportamento interiorizzati e poco influenzati dalle relazioni sociali in corso. Un’analisi davvero utile dell’interazione umana e dell’agire economico ci impone di evitare l’atomizzazione implicita delle due prospettive. Gli attori non si comportano né decidono come atomi avulsi dal contesto sociale né aderiscono ad un copione già scritto. I loro tentativi di compiere azioni diretta a uno scopo, al contrario, sono incorporati in sistemi concreti e durevoli di relazioni sociali. I reticoli sociali e il radicamento I reticoli sociali svolgono un ruolo di mediazione fondamentale fra il livello micro e quello macro e contano perché il perseguimento da parte degli individui di obiettivi sia sociali sia economici implica altri individui noti come elemento significativo (prospettiva del radicamento). Nel radicamento non

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sono vi sono compresi i reticoli sociali e le loro conseguenze, ma anche le influenze culturali, politiche, religiose e di tipo istituzionale. o Reticoli e norme: le norme, idee condivise sul comportamento normale o adeguato in situazioni specifiche, sono più chiare e più facili a imporsi quanto più denso è il reticolo sociale. I reticoli a elevata densità hanno un maggior numero di singoli percorsi possibili sui quali le idee e le informazioni possono transitare. Ciò rende da una parte più probabile il confronto e la discussione sulle norme sociali, dall’altra più difficile nascondere la devianza. o La forza dei legami deboli: la trasmissione di informazioni nuove avviene con maggior facilità per mezzo dei legami deboli fra gli individui. Le persone con cui intratteniamo legami deboli (conoscenti) avranno a che fare con individui esclusi dalla nostra cerchia più ristretta e, quindi, sono maggiori le probabilità che acquisiscano informazioni a noi ignote. o I buchi strutturali: gli individui che intrattengono legami all’interno di più reticoli nettamente separati l’uno dall’altro possono godere di un vantaggio strategico. Questi sono chiamati a svolgere il ruolo di ponte per il passaggio di risorse o di informazioni da una zona all’altra di un particolare reticolo. Le azioni sociali ed economiche sono però influenzate dalle relazioni sociali fra gli attori e altri individui, nonché dalla struttura complessiva del reticolo in cui queste relazioni sono a loro volta immerse. Per radicamento relazionale intendiamo la natura delle relazioni che gli individui hanno con altri individui specifici ed esercita effetti diretti sull’agire economico individuale. Il nostro comportamento non è influenzato soltanto da specifiche relazioni diadiche, ma anche dall’effetto aggregato di tutte le relazioni nel loro insieme. Il semplice attaccamento affettivo nei confronti degli altri può modificare l’agire economico. Per radicamento strutturale intendiamo l’impatto della struttura generale del reticolo in cui gli individui sono radicati. Rispetto al radicamento relazionale, il radicamento strutturale esercita tipicamente i propri effetti in modo più sottile e meno diretto sull’agire economico. Questo influenza il comportamento degli individui attraverso il suo impatto su quale informazione è disponibile quando si prendono decisioni. Altrettanto importante è il radicamento temporale. Il suo opposto è il riduzionismo temporale, che considera le relazioni e le strutture relazionali come prive di una storia che plasma la situazione attuale. Nelle relazioni durature, gli esseri umani non ricominciano da capo ogni giorno, ma portano il bagaglio delle interazioni passate con le nuove. Un vocabolario dei motivi individuali Il comportamento può essere strumentalmente razionale o meno, ego-centrato o meno e socialmente o economicamente orientato. La prima di queste distinzioni implica che il comportamento può essere propriamente descritto come un uso di mezzi per conseguire determinati scopi. Tale ricerca può variare dal semplice edonismo al più puro impegno rispetto a un valore e si caratterizza per l’assenza di un calcolo esplicito o implicito circa le conseguenze di un’azione. Un caso è quello che Weber chiama agire razionale rispetto al valore, un agire sempre secondo imperativi o in conformità con esigenze che l’agente crede che gli siano poste. Rispetto alla razionalità consueta dell’agire rispetto allo scopo, la razionalità rispetto al valore è sempre irrazionale e lo è quanto più eleva a valore assoluto il valore in vista del quale è orientato l’agire. Una seconda linea di demarcazione è se l’azione sia egoista oppure no. Alcune versioni della teoria della scelta razionale sostengono che qualsiasi azione possa essere teoricamente ricondotta a qualche scopo individuale, anche a prescindere dall’opinione dell’attore. Per le scienze sociali la questione è se il ragionamento circolare che nega la possibilità del comportamento altruistico sia davvero utile. Sen suggerisce che non lo è, dal momento che vi sono molti importanti casi in cui le persone si comportano in modo contrario ai loro stessi interessi al fine di onorare gli impegni contratti in nome di determinati principi o valori. Una terza distinzione è se un’azione ricerchi

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esclusivamente uno scopo economico, oppure un obiettivo soltanto sociale. In tutte le culture le persone cercano, in gradi diversi, il conseguimento di obiettivi non economici: dalla socievolezza, all’approvazione sociale, allo status e al potere. Le persone quindi raggiungerebbero difficilmente i loro obiettivi economici in modo del tutto avulso dalla possibilità di raggiungere anche obiettivi sociali. Il fatto che l’attività economica e quella non economica si diano insieme e possano essere inestricabili è di interesse non soltanto perché rende complessa la spiegazione del comportamento individuale, ma anche perché ha conseguenze che vanno oltre il livello individuale. In particolare, l’attività non economica influenza i costi e le tecniche disponibili per l’attività economica.

Capitolo 2: L’impatto dei costrutti mentali sull’agire economico: le norme, i valori e l’economia morale introduzione Norme, fiducia e potere sono costrutti interdipendenti che, a seconda dell’interpretazione che si vuole abbracciare, sono ricondotti o all’agire razionale individuale o a una più ampia e generica forma di razionalità. Poiché valori e norme sono per definizione costrutti mentali permeati da una comprensione soggettiva del significato e del valore delle situazioni economiche, diventa difficile difendere una concezione metodologica e assunti rigorosamente comportamentisti. Le norme sono le regole di condotta comunemente riconosciute che definiscono il comportamento appropriato, consono o moralmente degno; sono socialmente condivise e applicate informalmente. I valori sono nozioni più generali che fungono da base per la definizione delle norme, intese come indicazioni più specifiche e legate al contesto di riferimento. Un uso alternativo del termine norma indica la pratica tipica di una certa popolazione. La maggior parte di queste pratiche andrebbero più propriamente definite abitudini, che guidano gran parte del comportamento quotidiano in modalità che non sono percepite come problematiche da parte degli attori né sono orientate a obiettivi ben definiti. Che cosa sono le norme economiche, e perché influenzano gli attori economici? Quando le norme sono importanti nella vita economica, perché influenzano coloro che scelgono di agire conformemente a esse? La risposta più spicciola, in termini di teoria della scelta razionale, è che gli individui scelgono di conformarsi alle norme solo ed esclusivamente quando i vantaggi che ne derivano superano i costi. Se gli individui scelgono di conformarsi alle norme per motivazioni diverse dai costi e dai benefici, di quali motivazioni si tratta? Le norme risultano vincolanti perché esercitano un effetto sulla sfera emotiva: il loro rispetto è rafforzato dai sentimenti di imbarazzo, ansia, colpa e vergogna che una persona prova all’idea di infrangerle, ma può anche derivare da emozioni positive. Le norme sociali, quindi, si impongono alla mente a causa dell’intensità delle reazioni emotive che sono in grado di innescare. La vergogna risulta così devastante perché riflette una disapprovazione della persona piuttosto che dell’atto: nella vergogna, la sensazione è quella di essere persone malvagie in quanto tali, non di aver soltanto fatto qualcosa di male, mentre la colpa è connessa soltanto a specifiche azioni. La reazione alla colpa è quella di offrire un risarcimento, di porre rimedio al male che si è fatto. A differenza della colpa, la vergogna è immune alle strategie di auto-inganno. Un motivo per cui il ruolo delle emozioni è particolarmente rilevante risiede nel fatto che spesso gli individui non sperimentano quest’ultime come prescrizioni esterne, ma come istanze interiorizzate, cui ci si conforma più o meno spontaneamente, a prescindere da ogni calcolo possibile su eventuali costi e benefici. Secondo Merton, la reattività degli individui alle norme è funzione non soltanto della loro appartenenza al proprio gruppo di riferimento, quello primario, abituale e ristretto, ma anche della loro non appartenenza a gruppi dei quali essi non sono membri e a cui aspirano ad appartenere. La comprensione della forza delle norme dipende da un’attenta esplorazione dei caratteri della solidarietà sociali e dei reticoli all’interno dei quali tale forza opera, su un orizzonte che non può limitarsi ai contesti più piccoli e caratterizzati localmente. Se le norme

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esercitano un impatto sul comportamento economico, viene spontaneo domandarsi come interagiscono con motivazioni di carattere non normativo, come l’interesse individuale. L’ipotesi di Elster è che le azioni solitamente siano determinate sia dall’agire razionale sia dalle norme. L’esito, talvolta, è un compromesso fra quanto prescritto dalla norma e i dettami della razionalità. L’origine, il contenuto e l'efficacia delle norme Se ammettiamo, dunque, un’influenza da parte delle norme sull’agire economico, occorrerà porsi il problema della loro origine e della loro effettiva capacità di migliorare l’efficienza economica. Non esistono singole norme economiche che possono venire isolate rispetto alle altre, per cui ciascuna di esse fa parte di un contesto culturale ed economico in cui si trova a evolvere, come elemento di un insieme che soltanto nel suo complesso può venire interpretato come fattore influente significativo. Per transazioni lavorative quotidiane si intendono quelle questioni che vengono ordinariamente affrontate nell’ambito delle regole generali condivise. Un gruppo è molto compatto quando il potere informale è ampiamente distribuito fra i suoi membri e il sapere utile al controllo informale si diffonde senza intoppi all’interno del gruppo. Ellickson ricollega l’efficienza delle norme alle loro origini perché, nella sua prospettiva, le norme nascono per risolvere un problema. Uno dei maggiori ostacoli all’idea che siano soprattutto i gruppi molto compatti il luogo della comparsa delle norme in senso funzionalistico si deve all’impossibilità di spiegare in base a quale meccanismo ciò possa accadere. Al tentativo di colmare questa lacuna Ellickson ha cercato di ricollegare la comparsa delle norme a un processo endogeno di razionalità economica, mettendo in rilievo la nozione di mercato delle norme. L’offerta è costituita dagli agenti del cambiamento, ovvero da imprenditori delle norme, mentre la domanda è rappresentata dal gruppo sociale che necessita di un nuovo insieme di norme, l’audience, che può tributare stima e riconoscimento ai fornitori o può concedere loro opportunità economiche commerciali. Il bisogno di stima è l’argomento principale di McAdams: le norme sorgono perché la gente ricerca la stima dei propri simili, buona reputazione e rispetto. Posner riconduce l’adesione e l’applicazione delle norme sociali a un desiderio di potenziamento della propria immagine al fine di assicurarsi la possibilità di intrattenere future interazioni cooperative. Coloro che mirano a una gratificazione futura non si limitano a evitare di imbrogliare nelle loro relazioni, ma rendono manifesto questo loro atteggiamento anche con una certa conformità di stile nell’abbigliamento, con il loro linguaggio, con la loro condotta, le loro preferenze e i loro giudizi. La pretesa di individuare uno specifico meccanismo alla base dell’adesione e dell’applicazione delle norme mostra tutti i suoi limiti anche nel caso lo si intenda come meccanismo di mercato. Ellickson insiste sul fatto che la ridefinizione di norme già interiorizzate comporta un costo e che elevati costi di transazione potranno rallentare l’intero processo, rendendo le norme inefficienti. Secondo McAdams, poiché è sul b...


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