Sociologia generale, Luisa Stagi PDF

Title Sociologia generale, Luisa Stagi
Author Asia Secci
Course Sociologia generale
Institution Università degli Studi di Genova
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Riassunti Sociologia generale dal manuale. Capitoli da 1 a 11 e 13...


Description

1 Che cos’è la sociologia? La sociologia è lo studio sistematico del rapporto tra gli individui e la società. Assumere una prospettica sociologica significa riconoscere e comprendere i collegamenti tra gli individui e i più vasti contesti sociali in cui essi vivono. La vostra identità e il vostro ambiente sociale influenzano chi siete e chi potete essere. La prospettiva sociologica Nel 1959 il sociologo americano Mills fornì la descrizione di prospettiva sociologica, o meglio, come lui stesso la definì, dell’immaginazione sociologica. L’immaginazione sociologica ci consente di afferrare biografia e storia e il loro mutuo rapporto nell’ambito della società. Con il mutare delle condizioni sociali cambia anche la nostra vita personale. Mills e altri sociologi non ritengono l’uomo un soggetto passivo: non possiamo scegliere le condizioni in cui viviamo, le opportunità che abbiamo o le difficoltà che dobbiamo affrontare, ma possiamo decidere come rispondere a queste circostanze, sia come persone sia come collettività. Una comprensione del mondo basata unicamente sulla nostra esperienza individuale potrebbe non essere d’aiuto in circostanze poco familiari, quindi è necessario capire non solo come noi concepiamo e percepiamo il mondo, ma anche come lo fanno gli altri. La sociologia come disciplina La sociologia fa parte delle scienze sociali, un gruppo di discipline basate sulla ricerca empirica che raccolgono e valutano dati al fine di studiare la società umana. Tra le grandi questioni affrontate dai sociologi troviamo il rapporto tra struttura e soggetto: quanto la società incide sui nostri comportamenti? Questo sguardo determinista fa sì che si pensi che ogni azione dell’uomo sia causata dalla società, si perde quindi il libero arbitrio (soggettività). Il determinismo è pericoloso, perché in questo modo tutto viene giustificato. Il contesto è importante, ma c’è sempre la libera scelta. La sociologia serve a prendere consapevolezza di quanto la struttura agisce su di noi, e Bourdieu afferma che ci dovrebbe aiutare a “non essere dei magneti in un campo magnetico”. Foucault parla di resistenza al potere: l’uomo può rendersi conto di alcuni meccanismi ma non sempre riesce ad eliminarli o a modificarli. L’ascesa della modernità Nel ‘700 la società europea entrò in un nuovo periodo storico: la modernità, caratterizzata dalla crescita della democrazia e della libertà personale, da una dipendenza sempre maggiore dalla ragione e dalle scienze per spiegare il mondo naturale e quello sociale, da uno spostamento verso un’economia industriale urbana. Rivoluzione culturale: la scienza e l’Illuminismo Nel corso del Medioevo, la Chiesa e il clero dominavano la vita intellettuale europea. A poco a poco il dominio della Chiesa declinò, mentre la ricerca scientifica rivelava i limiti delle spiegazioni del mondo naturale fornite dalla religione. In questo periodo nacque l’Illuminismo, movimento intellettuale del XVIII secolo. I filosofi illuministi credevano che non bisognasse accettare per fede né il mondo naturale né il mondo sociale: andavano esaminati alla luce della ragione. Rivoluzione politica: l’ascesa della democrazia Le idee illuministe furono il supporto intellettuale sia della Rivoluzione Americana sia della Rivoluzione Francese. Tali rivoluzioni stimolarono un grande interesse per l’ottenimento di una società più equa e per il miglioramento delle condizioni di vita, ma attirarono la condanna dei conservatori. Rivoluzione economica e sociale: capitalismo e urbanizzazione L’applicazione pratica del progresso scientifico segnò l’inizio dell’industrializzazione, l’utilizzo di grandi macchinari per la produzione di beni di consumo. L’industrializzazione andò di pari passo con l’ascesa dei capitalisti, attori economici che miravano al profitto attraverso investimenti e acquisizioni di aziende. Nacque un nuovo tipo di rapporto fra lavoratori e proprietari: i lavoratori vendevano la propria manodopera 1

in cambio di un salario, utilizzato per comprare cibo, vestiti e un luogo in cui vivere. Ne derivò la nascita del lavoro salariato e del consumismo. Tali sviluppi alimentarono l’espansione del capitalismo, un sistema economico nel quale i macchinari utilizzati per la produzione sono di proprietà privata, i lavoratori ricevono un salario e i commercianti mediano lo scambio di beni e servizi. Con l’affermarsi della Rivoluzione industriale, molte persone abbandonarono le case nelle campagne e si trasferirono in città in cerca di un lavoro. Questi movimenti migratori contribuirono all’urbanizzazione. La vita urbana cambiò notevolmente il modo di vivere delle persone. Il capitalismo era estremamente produttivo, ma creò grandi disuguaglianze: pochi imprenditori accumularono enormi profitti, in gran parte derivati dallo sfruttamento degli operai. Nelle città si propagarono malattie a causa delle pessime condizioni igieniche, le abitazioni erano sovraffollate e insicure, i trasporti inadeguati e il crimine sempre più diffuso. La crescente modernità produsse mutamenti rapidi e immediatamente visibili. Il destino degli individui era legato a più vasti cambiamenti sociali, che erano al di là del loro controllo, ma ci si accorse che l’operato dell’uomo poteva trasformare il mondo. I filosofi sociali cominciarono ad applicare la ragione e i metodi scientifici allo studio sistematico della vita sociale e a suggerire come migliorarla. Le idee che ne derivarono posero le basi della sociologia. Dalla società moderna a quella postmoderna La modernità era caratterizzata da industrializzazione, democrazia e scienza. La postmodernità, invece, è un periodo storico che ha avuto inizio intorno alla metà del XX secolo, caratterizzato dall’ascesa di economie basate sull’informazione e dalla frammentazione delle ideologie politiche e dei metodi di conoscenza. Possiamo elencare alcune caratteristiche della postmodernità:       

Espansione dei media e della cultura del consumo; Economia globale; Invecchiamento della popolazione; La famiglia che cambia; Istituzioni sociali in difficoltà; Crescente diversità e multiculturalismo; Violenza e guerra cambiano natura.

Berger: “Invito alla sociologia” Per il sociologo l’interesse dominante è per il mondo degli uomini, la loro storia, le loro passioni. Lo interessano gli avvenimenti che coinvolgono le credenze fondamentali, ma anche i fatti banali. Nella sua comprensione, il sociologo percorre il mondo degli uomini ignorando i confini usuali. la curiosità che prende ogni sociologo davanti a una porta chiusa dietro la quale ci sono voci umane. L’oggetto principale della sua attenzione non è il significato ultimo dell’agire umano, ma l’azione in se stessa come esempio della molteplicità infinita del comportamento umano. Il viaggio del sociologo perderà molto se non sarà frequentemente arricchito da colloqui. Di solito il sociologo si muove in campi d’esperienza a lui familiari e che fanno parte della sua società. La sua vita stessa è inevitabilmente parte della sua materia di studio. Il primo ammaestramento della sociologia è che le cose non sono quelle che appaiono: la realtà sociale è costituita da molti strati di significato, la scoperta di ogni nuovo strato modifica la percezione dell’insieme. La sociologia può appagare, alla lunga, solo chi non sa immaginare niente di più appassionante dell’osservare gli uomini e capire i fatti umani. Mills: “Che cos’è l’immaginazione sociologica?” L’immaginazione sociologica permette di vedere e valutare il contesto dei fatti storici nei suoi riflessi sulla vita interiore e sul comportamento esteriore dell’uomo. L’individuo può comprendere la propria esperienza e valutare il proprio destino soltanto collocandosi nella propria epoca. Ogni individuo vive, da una generazione all’altra, in una determinata società, che costruisce una determinata biografia all’interno di una determinata sequenza storica. Con il fatto stesso di vivere, l’uomo concorre a formare questa società e ad 2

alimentare questa storia, anche se è la società che lo forma, la storia che lo spinge. L’immaginazione sociologica ci permette di afferrare biografia e storia e il loro mutuo rapporto nell’ambito della società. Il sociologo deve saper passare da una prospettiva all’altra, deve abbracciare con la mente le trasformazioni più impersonali e remote e le relazioni più intime della persona umana, fissando il rapporto reciproco tra esse. La consapevolezza che l’uomo contemporaneo ha di se stesso come elemento esterno si fonda sull’assorbimento del concetto della relatività sociale e del potere di trasformazione della storia. L’immaginazione sociologica è la forma più feconda di tale consapevolezza: servendosene l’uomo ritiene di essere in grado, solo in quel momento, di giungere a determinate conclusioni, di avere idee coerenti. Acquista un nuovo modo di pensare, sperimentano una trasposizione di valori. La distinzione su cui lavora l’immaginazione sociologica è quella che contrappone le “difficoltà personali d’ambiente” e i “problemi pubblici di struttura sociale”. Le “difficoltà” si verificano nell’ambito del carattere dell’individuo e dei suoi rapporti immediati con il prossimo; sono connesse con il suo IO e con quelle zone circoscritte di vita sociale delle quali è conscio. Le difficoltà sono questioni personali, consistono nella sensazione dell’individuo che i suoi valori prediletti sono minacciati. I “problemi” si riferiscono a questioni che trascendono l’ambiente particolare dell’individuo e i confini della sua vita interiore. Si riferiscono all’organizzazione di molti ambienti individuali nelle istituzioni di una società storica come complesso. Un problema è una questione pubblica, un gruppo di individui sente che uno dei suoi valori prediletti è minacciato. Un problema implica spesso una crisi di istituzioni.

2 Definire l’ambito della sociologia Comte e Spencer contribuirono a diffondere l’idea che il mondo sociale potesse essere oggetto di indagini sistematiche e scientifiche. Auguste Comte Egli coniò all’inizio del XIX secolo il termine sociologia. Questa intesa come la scienza della società, modellata sulle scienze naturali e volta ad individuare le leggi che governano il comportamento umano. Secondo la sua teoria, nel corso della storia le società avevano progredito in linea retta passando attraverso diversi stadi: quello teologico, quello metafisico e quello positivista. Per Comte il positivismo permetteva di comprendere in modo più profondo la vita umana ed era la chiave per risolvere i persistenti problemi sociali. Herbert Spencer Egli fu tra i primi a adottare il termine sociologia proposto da Comte. Spencer affermò che la società è un organismo sociale simile all’organismo umano: egli teorizzò che la società è costituita da parti separate, ognuna avente una propria funzione unica, che operano insieme per mantenere in vita l’organismo nel suo complesso. La teoria di Spencer dunque metteva in risalto la struttura globale della società, le funzioni dei diversi elementi che la compongono e le loro interazioni. Spencer teorizzò che con l’evolversi della società cambiano anche le parti che la compongono, così come le funzioni che esse adempiono. Spencer riteneva che l’evoluzione spontanea della società realizzasse sempre un più alto grado di progresso. A fronte della crescente disuguaglianza creata da un capitalismo industriale privo di regolamentazione, Spencer credeva nella sopravvivenza del più forte. Oggi la teoria di Spencer della sopravvivenza del più forte nella società è nota come Darwinismo sociale. Karl Marx Marx riconobbe l’estrema produttività del capitalismo industriale e lo ritenne in grado di eliminare per sempre fame e povertà. Il capitalismo industriale però veniva utilizzato per ammassare enormi fortune nelle mani di pochi. Le dinamiche del capitalismo, secondo Marx, incoraggiavano gli imprenditori a pagare i salari più bassi possibile, in quanto i minori costi del lavoro comportavano profitti più elevati. Secondo Marx, il conflitto tra imprenditori e lavoratori era una caratteristica inevitabile del capitalismo: esso portava in sé i 3

semi ella propria distruzione. Marx teorizzò che, alla fine, lo sfruttamento dei lavoratori sarebbe giunto a estremi tali da portare i salariati a insorgere, rovesciando il sistema capitalista. Essi avrebbero quindi adottato in sua vece il socialismo, un sistema nel quale la proprietà dei più importanti mezzi produttivi sarebbe stata in mani pubbliche e non private. Lo scopo del socialismo sarebbe stata una società priva delle disuguaglianze estreme che caratterizzavano il capitalismo. I movimenti rivoluzionari che Marx sostiene nei paesi industrializzati finirono per contribuire alla riforma del capitalismo senza rovesciarlo. Marx affermava che il potere economico poteva essere utilizzato per influenzare altri aspetti della vita sociale. L’opera di Marx inoltre mise in luce l’interazione fra struttura e azione. Emile Durkheim Durkheim è la persona cui spetta il maggior merito dell’introduzione della sociologia come disciplina accademica: egli occupò la prima cattedra di sociologia. Egli si preoccupò in modo particolare del problema della solidarietà sociale, poi definita dalla successiva generazione di sociologi integrazione sociale. Alla base della sua teoria vi era il postulato secondo cui la società è retta da valori culturali condivisi. Egli osservò che le società agricole tradizionali erano spesso comunità molto unite: condividevano i legami sociali da una generazione all’altra perché le persone avevano lo stesso tipo di lavoro, una religione comune e seguivano usi e costumi simili. Queste esperienze analoghe davano adito ad una solidarietà meccanica, una coesione sociale basata sull’esperienza condivisa e sull’identità comune. Tuttavia, con la crescita delle società europee, ormai urbanizzate industrializzate, le persone erano divenute sempre più diverse le une dalle altre. L’economia più complessa richiedeva una crescente divisione del lavoro, per cui le persone si specializzavano in compiti differenti, ciascuno dei quali richiedeva abilità diverse. Lo sviluppo delle città comportava la coesistenza di gruppo disparati, spesso di religione tradizioni culturali non omogenee. Come era possibile mantenere la solidarietà sociale alla luce della crescente complessità e diversità? Durkheim rispose che la soluzione era solidarietà organica, una nuova forma di coesione sociale tipica delle società industriale dell’era moderna, basata sull’interdipendenza. Seguendo l’organicismo sociale di Spencer, Durkheim affermò che il collante sociale che tiene unite le società moderne rispecchia il modo in cui gli organismi viventi dipendono da comportamenti molteplici e specializzate che operano all’unisono. La coesione sociale è possibile perché dipendiamo gli uni dagli altri. La teoria aiutò a spiegare come mai la rapida crescita e la differenziazione sociale nelle società europee non portarono al collasso della solidarietà sociale ma, al contrario, produssero una nuova forma di coesione in grado di assicurare un nuovo equilibrio tra individualismo e dedizione al gruppo. Ne “Il suicidio”, uno dei suoi libri più influenti, mostra il potenziale della prospettiva sociologica abbinata alla ricerca sistematica, Durkheim affermò che il tasso di suicidi poteva essere spiegato dalla forza di legami sociali che le persone creano con i propri gruppi di riferimento. Per Durkheim i crimini sono atti che offendono la coscienza collettiva, ovvero i valori condivisi di una società. La punizione è un mezzo per rafforzare la solidarietà sociale di fronte ad azioni palesemente antisociali. In mancanza della costrizione morale della coscienza collettiva, le persone e tutta la società sprofonderebbero nello stato caotico dell’anomia. Spiegare le basi sociali del suicidio: Durkheim teorizzò che alcuni gruppi di popolazione possono essere più o meno inclini a suicidarsi a causa del loro rapporto con la società. Durkheim identifica quattro tipi di suicidio: egoistico, anomico, altruistico e fatalista. I suicidi egoistici derivano da un modello di integrazione fondato sull’individualismo, che fa sentire le persone isolate di staccate dalla società. I suicidi altruistici derivano da un eccesso di integrazione sociale, che porta le persone a sacrificare sé stessi e per il bene della collettività. Il suicidio anomico deriva spesso da un improvviso importante cambiamento sociale, che priva l’individuo di chiare indicazioni su come adattarsi ad esso. Un eccesso di norme sociali può portare ad un suicidio fatalista. Max Weber Weber affermava che la cultura aveva aiutato a promuovere il primo sviluppo del capitalismo nell’Europa settentrionale. La Chiesa cattolica aveva incoraggiato il rifiuto delle questioni secolari e della ricchezza, promettendo la vita eterna a chi le era fedele e partecipava ai riti ecclesiastici. Dopo la riforma protestante, alcuni movimenti rifiutarono tale approccio alla salvezza, affermando che il destino delle persone nell’aldilà era predeterminato ancor prima della nascita e pertanto non poteva essere modificato dalle loro azioni sulla 4

terra. Alcuni credenti ritenevano che le ricchezze accumulate grazie un lavoro rigoroso fosse un segno del favore divino indicassero una probabile salvezza. Questo convincimento culturale incoraggiò il duro lavoro, gli investimenti e l’accumulazione di ricchezze, requisiti essenziali per il successo del capitalismo. Con “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”, Weber mostra che anche le tendenze culturali possono influenzare lo sviluppo economico. Weber cercava di intendere l’azione sociale osservandola dal punto di vista dell’attore: capire come mai una persona si comporta in un certo modo aiuta a decifrare il contesto culturale nel quale si svolge la sua azione. Weber contribuì alla teoria sociologica anche attraverso le sue tesi sul passaggio dalla centralità dell’azione sociale tradizionale a quella razionale rispetto allo scopo. Una delle sue affermazioni teoriche fondamentali fu che nelle società premoderne era la tradizione ad avere un’influenza primaria sull’azione delle persone. Nelle nuove società capitalistiche industrializzate tali azioni erano influenzate principalmente dalla razionalità strumentale, l’uso della ragione e del calcolo logico per raggiungere un obiettivo nel modo più efficiente possibile. Weber affermò che la razionalizzazione della società, il processo storico a lungo termine grazie al quale la razionalità ha sostituito la tradizione come base dell’organizzazione della vita economica e sociale, era il motore del cambiamento sociale della sua epoca. Secondo Weber il principio di razionalità era responsabile della burocratizzazione delle grandi organizzazioni che gestiscono la vita politica e sociale. Egli riteneva che la razionalizzazione potesse essere utile per la società, ma nel momento in cui la razionalizzazione avesse permeato tutti gli aspetti della vita, avrebbe creato società fredde e impersonali. Egli, infatti, riteneva che la burocrazia perpetuasse se stessa, arrivando a diventare il tipo dominante di organizzazione sociale, capace di plasmare l’azione umana e di imprigionarci così in una vera e propria gabbia di acciaio, fatta di regole e procedure. Weber previde che le società postcapitaliste sarebbero state ancora più razionalizzate e burocratizzate. Comprendere la teoria Una teoria sociale è un insieme di principi e affermazioni che spiegano il rapporto fra fenomeni sociali. Le teorie ci indicano inoltre il tipo di domande che dovremmo porci nel corso delle ricerche future. Quando parliamo di approcci alla teoria sociologica, quindi, ci riferiamo a spiegazioni di ampia portata date dai sociologi quando si chiedono come mai la società operi come di fatto fa. 1. Una teoria non è soltanto un’intuizione o un’opinione personale: va sottoposta a verifica al fine di controllare che sia coerente con le prove. 2. Le teorie evolvono lasciando sopravvivere solo le idee più utili. 3. Spesso le teorie multifattoriali forniscono un quadro più completo rispetto a qualsiasi teoria mono fattoriale: prendere in considerazione teorie differenti può servire a mostrarci una varietà di possibili spiegazioni per un fenomeno sociale e a farci constatare che a esso contribuisce una serie di elementi diversi. Le dimensioni chiave Anche le teorie sociologiche variano lungo dimensioni...


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