Sociologia- origini, de saint simon, comte, spencer, tocqueville, durkheim PDF

Title Sociologia- origini, de saint simon, comte, spencer, tocqueville, durkheim
Author Alessio Guarino
Course Sociologia
Institution Università di Bologna
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Summary

Riassunto della prima parte del corso di sociologia generale: origini della sociologia, de Saint Simon, Comte, Spencer, Toqueville e Durkheim...


Description

Sociologia, appunt 1. Cos'è la sociologia? Una disciplina che studia con metodo scientifico le diverse forme di vita umana associata: le relazioni, le strutture, le istituzioni sociali e i processi che uniscono/separano le persone. Tuttavia affermazioni come questa hanno un senso limitato, in quanto i diversi autori che hanno praticato questa disciplina nel corso del tempo, la hanno intesa in modi differenti. Si tratta sicuramente di una scienza empirica (fondato sui dati dell'esperienza immediata e sulla pratica. Diversa quindi dalla filosofia che non è empirica ma è pura speculazione teorica sulla società) che studia quindi l'uomo come essere sociale. Un elemento che accomuna tutti i sociologi è però per certo una forma di curiosità: quella curiosità che ci fa capire che il mondo sociale non deve essere dato per scontato. Infatti, finché diamo il mondo per scontato non ci interroghiamo, mentre invece se smettiamo di darlo per scontato e lo mettiamo in questione, iniziamo a chiederci come mai sia proprio così e non altrimenti. La sociologia corrisponde quindi a una serie di tentativi di risposta a questa modanda. Il sociologo per cercare di comprendere la realtà ha bisognio quindi di accostarsi, osservare e studiare il determinato fenomeno sociale mettendo da parte tutto ciò che pensa di conoscere su quel determinato fenomeno. Noi infatti siamo costantemente condizionati da determinati processi di socializzazione a cui siamo soggetti. Le nostre azioni e le relazioni che intratteniamo non sono casuali ma sono strutturate socialmente sulla base di una cultura. Nonostante ciò non siamo neanche passivi perché fra noi e il mondo sociale c'è una sorta di rapporto biunivoco, in quanto: le nostre azioni dipendono dal mondo sociale; il mondo sociale dipende dalle nostre azioni. Nel tentativo di rispondere a le domande che ci poniamo nel momento in cui smettiamo di dare il mondo per scontato, la sociologia ha elaborato una serie di strategie di conoscenza. Gli autori che oggi consideriamo classici, vengono definiti tali, perché hanno fornito i modelli principali di queste strategie. Marx, Durkheim, Simmel e Weber, per esempio, hanno fornito alla sociologia la stragrande maggioranza dei suoi temi, del suo linguaggio e dei metodi di ricerca che ancora oggi si utilizzano per spiegare e comprendere fenomeni sociali. 1.1. Quando nasce la sociologia? Si comincia a studiare la società quando essa non può più essere data per scontata (Jedlowski). La sociologia nasce quindi quando l'ordine sociale viene sconvolto, quindi nel 1492 con la scoperta dell'America, in quanto questo evento viene inteso come uno spartiacque fra una fase in cui il mondo era percepito come chiuso e statico a una fase in cui il mondo appare come illimitato. La società passa quindi da tradizionale a moderna e la maggior parte delle persone capisce di vivere in un mondo diverso perché c'è una rottura dell'ordine sociale tradizionale medioevale di tipo religioso e si passa a un nuovo tipo di società. Lo scopo è quindi quello di capire cosa prenderà il posto della religione. La modernità si afferma (e quindi l'ordine sociale tradizionale viene problematizzato) attraverso tre rivoluzioni: la rivoluzione scientifica, la rivoluzione industriale (una rivoluzione prettamente economica e tecnologica che si sviluppò in Inghilterra nella seconda metà del '700) e quella francese (una rivoluzione politica e istituzionale che si verifico verso la fine del '700). La modernita (segnata sociologicamente da queste due rivoluzioni) può essere intesa come un momento caratterizzato da: •

dinamismo (elevato tasso di cambiamento) - la società muta in modo rapido e si pone così il problema di capire le ragioni e le direzioni di questo cambiamento per controllarlo o criticarlo;



dominio della razionalità in ogni ambito;



la centralità dell’idea di progresso;



individualismo (il protagonista non è più la comunità, ma l'individuo che ora è libero, ma allo stesso tempo ha delle responsabilità, ovvero deve tirare fuori il meglio di sé per la società).

I processi che hanno contribuito alla formazione della società moderna sono: •

industrializzazione e urbanizzazione



lo sviluppo di istituzioni democratiche



un processo di secolarizzazione (la religione non è più la base ideologica della società, in quanto c'è una maggiore razionalizzazione attraverso il dominio dei grandi apparati burocratici, del centralismo (un sistema politico in cui il potere politico e amministrativo è concentrato negli organismi centrali dello stato, ed è l'opposto del concetto di federalismo, nel quale il potere viene distribuito tra più organi) e del legalismo (atteggiamento che dà molta importanza alla legalità) e quindi



processo di razionalizzazione, ovvero di sviluppo degli apparati e delle istituzioni sociali che portano alla nascita della burocrazia, ma anche sviluppo del concetto di scienza. Attraverso lo sviluppo della scienza l'osservazione metodica (l'esperimento) è la via maestra per il conoscere. Proprio questa idea è drasticamente moderna, in quanto prima dell'avvento della scienza e della modernitaà, da Platone fino all'ultimo Medio Evo, il regno dell'esperienza e dell'osservazione sensibile si distingueva nettamente da quello del sapero vero, che era assoluto ed eterno in quanto posseduto solo da Dio. Questo cambia nettamente con Bacone e Galilei prima, e Newton poi (rivoluzione scientifica)



individualizzazione

Viene quindi messo in discussione l’ordine feudale tradizionale e c'è una conseguente distruzione della vecchia struttura sociale, il quale posto viene preso da una nuova struttura, fondata sull’industria e sul sapere scientifico. I primi tentativi di creazione della sociologia cercano di studiare la neonata società industriale, mettendone in rilievo i problemi e cercando di capire cosa fa sì che gli individui si relaziononi fra di loro ora che la società non si fonda più sulla religione e quindi non si può più pensare che essi lo facciano grazie a una volontà divina. La sociologia si sviluppa quindi come un'analisi diacronica e sincronica della società moderna, ovvero la società del XIX secolo - studia le sue peculiarità, ma soprattutto i suoi problemi: ad esempio Comte e Durkheim parlano di un' insufficiente armonia e integrazione sociale; Marx parla di alienazione e sfruttamento; Weber e Simmel di razionalizzazione, intellettualizzazione e spersonalizzazione, in quanto razionalizzazione significa fine degli impedimenti religiosi e della superstizione, quindi la gente diventa a tutti gli effetti libera, ma allo stesso tempo la troppa libertà può portare a una spersonalizzazione. 1.2. Le tre Rivoluzioni. Rivoluzione scientfica - è una rivoluzione delle idee, si assiste ad un diverso modo di dare senso alla realtà che ci circonda. Si arriva a una rivoluzione scientifica perché scienziati come Galilei e Bacone iniziano a pensare che la natura sia governata sì da leggi teologiche, ma che l'uomo

possa comprenderle attraverso un metodo scientifico. Quindi non c'è più bisogno di ricorrere a spiegazioni di tipo ultraterreno o metafisico. Non molto diversamente ragiovana Newton rispetto ad essi, quando formulerà i principi della fisica moderna. La possibilità di studiare le leggi che regolano la natura attraverso un metodo scientifico viene poi esteso anche allo studio della società attraverso l'Illuminismo francese (i cui principali sostenitori sono Montesquieu, Voltaire, Diderot e Rousseau - i primi a studiare la società attraverso un metodo scientifico) e l'empirismo inglese e scozzese. L'Illuminismo viene però ad esempio allo stesso tempo molto criticato perché essi erano convinti che una volta rotto il legame con la religione, il nuovo ordine razionale sarebbe stato colto da tutti gli individui immediatamente. Rivoluzione industriale - avviene nella seconda metà del 18esimo secolo in Inghilterra. Parlare di rivoluzione industriale significa alludere all'avvio di un processo di industrializzzione che in realtà ha molti presupposti: la disponibilità di materie prime, il controllo delle vie commerciali e dei mercati coloniali, la disponibilità per il lavoro di fabbrica di masse di lavoratori espulsi dalle campagne e la disponibilità di nuove tecnologie. E' indubbio che la rivoluzione industriale abbia cambiato la storia degli uomini e non solo la storia degli uomini inglesi, in quanto il nuovo modo di produrre - il modo industriale o come lo chiamerà Marx capitalistico - si diffonderà presto in tutto il continente europeo prima, e in tutto il mondo poi. Attraverso la rivoluzione industriale: •

si rompe la visione statica dell'economia e si rompe anche con l'idea di economia come sviluppo continuo. Questo perché il modo di produrre capitalistico ha la capacità di far crescere con una certa regolarità la produzione. Da questo momento in poi le società sono capaci non solo di produrre e riprodurre i propri mezzi di sussistenza, ma anche di accrescere il proprio prodotto, cioè di svilupparsi economicamente. In questo modo si impone anche una nuova idea di ricchezza: prima serviva solo a preservare l'onore del signore, del regno, ecc. mentre ora (nella società moderna) è una ricchezza che viene misurata attraverso variabili di flusso (PIL). L'economia diventa quindi finalizzata alla produzione di ricchezza per quella nazione.



La rivoluzione industriale porta a un processo di industrializzazione caratterizzato dalla presenza delle macchine che aiutano il lavoratore e dalla divisione del lavoro in quanto i lavoratori non svolgono più tutti le stesse mansioni -> in questo modo aumenta la quantità di prodotto (e quindi di valore) e si assiste a una massimizzazione del profitto, che va nelle mani dell'imprenditore che successivamente lo reinveste nel processo produttivo successivo.



Essa porta anche a un processo di inurbamento e quindi di cambiamento della vita degli individui e delle relazioni sociali e questo porta indubbiamente alla formazione di nuove forme di disagio sociale.

Adam Smith è considerato il fondatore dell'economia politica classica inglese e nella sua celebre opera Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni, osserva i profondi mutamenti sociali ed economici nell’Inghilterra del 18esimo secolo, applicando allo studio dell’agire economico un metodo scientifico analogo a quello delle scienze naturali. In questo modo arriva a pensare che nel nuovo ordine sociale la divisione del lavoro permette un aumento notevole della produttività e una interdipendenza sociale basata sullo scambio e sul libero mercato. Era così convinto dello sviluppo economico che arrivò addirittura a deridere i lavoratori improduttivi (che non partecipavano alla ricchezza del paese - gli ecclesiastici, i musici, ecc). A. Smith parla di una

mano invisibile che regola il mercato e garantisce il benessere della società. Rivoluzione francese - Insieme degli avvenimenti politici e sociali che portarono la Francia dalla Monarchia assoluta alla Monarchia costituzionale (1789) quindi alla Repubblica (1792) fino alla dittatura di Napoleone (1799). Rappresenta quindi la rottura con la tradizione, la delegittimazione del potere feudale e sancisce quindi i diritti della libertà individuale, dell’uguaglianza di fronte alla legge e dell’inviolabilità della proprietà privata. L'individuo diventa così svincolato dalla classe sociale in cui è nato e si passa quindi da un ordine sociale in cui la classe è statica (se uno nasce povero, muore povero) a una acquisitiva. In realtà alle spalle della Rivoluzione francese c'è la pressione di una nuova classe costituita da banchieri, commercianti, dalle élite delle professioni tecniche e dai proprietari delle manifatture che mira a rimuovere il potere delle aristocrazie e a sostituirlo con il proprio. Nella loro lotta contro le aristocrazie e i loro privilegi essi sviluppano una propria ideologia che tendeva a presentare le proprie aspirazioni come le aspirazioni della società tutta. Attraverso la rivoluzione francese si afferma che in linea di massima, tutti gli uomini devono godere di uguali diritti e che, in quanto cittadini di uno Stato, hanno il diritto a partecipare al governo attraverso l'elezione dei propri rappresentanti. L'idea che tutti gli uomini siano uguali dal punto di vista del diritto è un'idea estremamente moderna: nel mondo feudale era impossibile paragonare i diritti del signore e quelli di un servo, in quanto determinati dalla nascita. Come la rivoluzione industriale, anche quella francese porta con sé continui cambiamenti, in quanto essa ispirerà numerose rivoluzioni che si svilupperanno negli anni a seguire. In questo modo il cambiamento diventa un fenomeno normale: se le leggi non sono più stabilite dal sovrano e se il potere non risiede più solo nelle mani di chi lo ha ereditato, allora tutti gli uomini hanno la facoltà di definire e ridefinire le leggi sulla base di un confronto razionale. Per definizione, quindi, le leggi sono ora perfettibili: sono stabilite dagli uomini e, in quanto tale, non sono immutabili. Se i processi di industrializzazione inaugarati dalla Rivoluzione industriale e i mutamenti politici innescati dalla Rivoluzione francese forniscono gli elementi in cui la sociologia è chiamata a svolgere le proprie funzioni, sul piano culturale le origini della sociologia risiedono nell'Illuminismo. L'Illuminismo è un movimento culturale svilupatosi nel 18esimo secolo ed ebbe un ruolo fondamentale nella delegittimazione del potere feudale, una delegittimazione svolta nel nome della ragione. Agli occhi degli illuministi, infatti, non è legittimo ciò che non è motivato razionalmente. Per questo motivo l'autorità della tradizione e la pretesa della Chiesa di rappresentare i voleri di Dio vengono immediatamente destituite di fondamento. Il mondo umano appare agli illuministi come un mondo prettamente storico e la storia non può che mirare al progresso e il progresso non può che coincidere con il rischiaramento che il lume della ragione porta sulle umane vicende (da qui Illuminismo). L'idea che il mondo sia osservabile e descrivibile razionalmente viene introdotto da Bacone, Galilei e Newton sicuramente, ma sono stati gli illuministi a trasferire poi questa idea dal campo delle scienze naturali a quello delle scienze sociali. La società in questo modo appare come una sorta di natura, ma una natura che si dota delle proprie leggi, e che dunque può conoscerle e, una volta conosciute, trasformarle secondo ragione. La filosofia illuminista è però in realtà un filosofia che rispecchia l'opinione pubblica borghese, è quindi la stessa filosofia che ha animato quegli strati sociali che si trovavano alle spalle delle rivoluzioni liberali ed è proprio in questi strati che matura l'idea che il governo della nazione non sia una cosa che appartiene solo al sovrano o ai suoi nobili ma qualcosa di pubblico, cioè di tutti e di nessuno in particolare. La ragione diventa in questo modo il presupposto per un dialogo e allo stesso tempo per una critica: tutti possono discutere pubblicamente della cosa

pubblica e tutti hanno la possibilità di proporre degli argomenti, senza che essi vengano censurati da un sovrano che si rifà a principi divini o della tradizione. Il primo a utilizzare il termine sociologia sarà Comte, ma in realtà le origini della sociologia, intesa come insieme di discorsi scientifici sulla società, vanno rintracciate nell'Illuminismo. E' infatti impossibile capire quale sia il vero primo sociologo. Gli italiani prendono in considerazione spesso Vico, altri Rousseau e altri ancora Montesquieu. Montesquieu per esempio ha scritto due libri che possono essere considerati significativi per lo sviluppo della sociologia: Lo spirito delle leggi e Lettere persiane. Ad esempio, in Lo spirito delle leggi Montesquieu attua un discorso di tipo comparativo fta le diverse leggi che governano gli uomini in diverse società e prova a mettere in relazione questi ordinamenti legali con elementi diversi, come il clima in cui il popolo vive, i suoi costumi, ecc. In questo lavoro egli non stabilisce quali siano i principi che gli uomini dovrebbero rispettare e secondo i quali dovrebbero vivere, semplicemtne osserva come vivono e constata la relatività delle leggi, ma anche delle abitudini. Semplicemente osserva la realtà e prova a spiegarla: questo è alla base del pensiero sociologico. Lettere persiane sono invece un romannzo epistolare in cui l'autore finge di pubblicare le lettere che il principe persiano Uzbek invia a sua moglie ecc. In questo modo il lettore è messo di fronte a un mondo che gli appare esotico e quindi diverso. Successivamente però Uzbek arriva in Europa e inizia a descriverla, con un tono di stupore nei confronti dei costumi europei. In questo modo il lettore si trova a vedere la propria nazione con gli occhi di uno straniero e, in qualche modo, è portato a vederne la relatività. Non riesce più a dare per scontato la propria realtà abituale e inizia a chiedersi perché il suo mondo sia così e perché il mondo dal quale proviene Uzbek sia così diverso. Anche questo libro è importante per la sociologia perché porta il lettore alla constatazione della differenza e della relatività dei mondi sociali e vuole capirne le cause. L'Illuminismo è un movimeo sviluppatosi soprattutto nella cultura francese. Un altro movimento culturale importante per le origini della sociologia è sicuramento l'empirismo inglese e scozzese sviluppatosi sempre nel 18esimo secolo. Come gli illuministi in Francia, anche gli empiristi si rivolgono alle cose umane con un occhio antimetafisico. L'empirismo non condivide con l'illuminismo la stessa fede nella capacità della ragione di venire a capo di tutta la realtà, ma condivide con lui lo stesso atteggiamento critico nei confronti di qualsiasi dogma e l'applicazione del metodo scientifico utilizzato nel campo delle scienze naturali anche in quello delle scienze umane. Questo atteggiamento è riscontrabile facilmente nel pensiero di Adam Ferguson e Adam Smith. Per Ferguson le istituzioni sono "il risultato dell'azione umana, ma non corrispondono all'esecuzioe di un disegno". Il mondo sociale quindi è sicuramente il prodotto dell'attività degli uomini, ma lo è in modo tale che non corrisponda al disegno individuale di nessuno, quanto piuttosto a un risultato a cui si è arrivati per mezzo dell'interazione di tutti. Se la società non sta assieme quindi per mezzo di un disegno di qualcuno, com'è possibile che essa appaia come un insieme regolato? La risposta che viene data dagli empiristi è grazie al mercato. Questo aspetto sarà sviluppato in maniera più approfondita da Adam Smith. Adam Smith è considerato il fondatore dell'economia politica classica inglese e nella sua celebre opera Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni, osserva i profondi mutamenti sociali ed economici nell’Inghilterra del 18esimo secolo, applicando allo studio dell’agire economico un metodo scientifico analogo a quello delle scienze naturali. L'idea principale di Smith è che la ricchezza di una nazione sia legata alla sua capacità di produrre e questa a sua volta dipenda dal grado di divisione del lavoro raggiunto da quella nazione. La divisione del lavoro è un processo che, specializzando ogni individuo in un'attività differente, accresce la capacità produttiva della

collettività. Più aumenta la divisione del lavoro più aumenta la dipendenza di ciascuno rispetto agli altri membri della società: infatti se ciascuno produce un solo tipo di prodotto, è normale che dovrà affidarsi a qualcun'altro per ricevere altri prodotti. Egli sarà quindi costretto a scambiare almeno parte di ciò che produce con quello che producono gli altri. Ma come realizzerà questi scambi e soprattutto come sarà possibile che le attività dei singoli individui si integrino armoniosamente evitando, ad esempio che tutti producano pane e nessuno produca scarpe, per esempio? La risposta è attraverso il mercato, in quanto è il mercato l'istituzione sociale che regola tutto ciò attraverso i meccanismi della domanda e dell'offerta. Se molti producono scarpe e pochi producono pane, la ...


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