Sociologia Popper PDF

Title Sociologia Popper
Course Sociologia E Ricerca Sociale
Institution Università degli Studi di Pavia
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Appunti su Karl Popper...


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Lezione 15-10 La logica è: un atteggiamento vocazionale provoca tutta una serie di cose che metto all’estremo. Perché? Per renderlo discriminante rispetto alla realtà che vado ad indagare. Il tipo ideale NON ESISTE, nel senso non esiste nessuno che corrisponde esattamente a quel modello con tutte le caratteristiche molto esagerate. Questa tensione caricaturale è data volontariamente perché serve per essere discriminanti nei confronti della realtà. Compiliamo diversi tipi ideali, mettiamo “bandierine” nel mondo della realtà e poi le usiamo per ragionare. Quanto è distante una persona da ogni tipo ideale. Questi tipi ideali non sono altro che punti di riferimento che mi servono per studiare la realtà sociale e dare senso alle mie interpretazioni. Ordinare tutto il materiale che ho raccolto studiando casi diversi e quindi costituire un panorama più ampio e più comunicabile di come funziona la società. Weber o Durkheim? Dipende. Non c’è una prospettiva giusta e una sbagliata, una cosa che funziona sempre e una cosa che non funziona mai. Prendiamo un po’ da entrambi gli approcci epistemologici e possibilmente teniamoli insieme. L’approccio positivista ci consente di avere uno sguardo un po’ più strutturato ai fenomeni sociali. Quello Weberiano ci consente di capire un po’ più in profondità gli stessi fenomeni sociali. La cosa migliore da fare quindi è usarli entrambi, se è possibile cercare di usarli in combinazione ossia cercare di avere una visione sia di tipo strutturale (sapere perché in termini percentuali) è un po’ semplificato ma è utile, così come è utile andare a raccogliere un’informazione sull’oggetto di studio. Integrare i metodi è FONDAMENTALE. Ad un certo punto della storia dell’evoluzione della ricerca sui metodi una serie di personaggi danno vita a un cenacolo culturale che si chiama circolo di Vienna. Cos’è? Si mettono a discutere su quali sono i modelli che devono consentire la conoscenza scientifica. In particolare il problema che vogliono affrontare: dicono il realismo del positivismo classico è un realismo ingenuo, privo di fondamenti necessari per essere credibile. Si parla di verità ma si è trascurato un fattore essenziale. Come facciamo a essere sicuri che sia verità? Rivedono quindi il principio di induzione, aggiungendo in maniera molto attenta e presente il rigore logico → Una proposizione è vera se il sistema di induzione che l’ha prodotta è logicamente valido. Osservo la realtà, induco attraverso processi di generalizzazione una visione del mondo, cioè una teoria. Questa teoria è vera solo e unicamente se il processo di induzione è stato costruito bene e in maniera logica. Se questo è stato costruito in maniera corretta allora si è trovata la verità. Reichenback → esempio: non sono mai stati scoperti i fagioli, nessuno li ha mai visti. Sei su Marte e lì crescono i fagioli. Te ne regalano un sacco, estrai il primo fagiolo e vedi che è bianco → i fagioli sono tutti bianchi. Vai avanti nell’estrazione, il secondo è bianco, cosi come il terzo, il quarto, il 1634 è bianco, sono tutti bianchi. Arrivati a 9999 sono tutti bianchi, il sacco è vuoto e ce n’è solo uno dentro. A quel punto si è certi di poter dire che i fagioli sono bianchi. Tiri fuori l’ultimo è nero. A quel punto Reichenback dice quando guardiamo la realtà è così, non sappiamo di fatto cosa c’è dentro al sacco, tiriamo fuori cose dal sacco man mano e aggiungiamo certezze e conoscenze, ma dovremmo renderci conto che la nostra certezza è limitata, in quanto è sempre una certezza di tipo probabilistico. Non è vero che siamo in grado di dire la verità. Siamo in grado di enunciare delle verità probabili, condizionate, temporanee, fino a prova contraria. A partire da questo ragionamento Carl Popper parte dicendo che Reichenback ha ragione, noi non siamo in grado di costruire verità certe. Se fossimo in grado di farlo non avremmo problemi. A quello che dice Reichenback aggiunge un pezzo: noi possiamo rovesciare la questione e invece di usare il metodo induttivo possiamo usare il metodo deduttivo. Si può usare il metodo induttivo ma poi la conoscenza deve passare attraverso il metodo deduttivo. Esempio Parto dalla mia teoria generale di riferimento: gli studenti di comunicazione sono mediamente più intelligenti di quelli di scienze politiche. Che cosa faccio? Sottopongo questa frase a controllo

empirico. Per sottoporla a controllo empirico devo passare attraverso lo stadio intermedio di ipotesi. Quanti sono gli studenti di comunicazione? Tutti quelli che sono esistiti dall’inizio ad oggi in tutte le università di tutti i regni possibili. Lo stesso vale per quelli di scienze politiche. Posso controllarli tutti? no. Allora deduco ipotesi: se è vero che tutti gli studenti di comunicazione sono + intelligenti di quelli di Scienze politiche allora significa che anche gli studenti di Comunicazione dell’Università di Pavia sono mediamente più intelligenti di quelli di Scienze politiche dell’Università di Pavia. Sono ancora troppi. Decido di scegliere ancora. Se è vero “...” è anche vero per gli studenti immatricolati nel corso 2018/2019. Somministro il test. Faccio quattro esercizi che sommano quattro tipi diversi di intelligenza. Guardo i risultati medi e scopro che gli studenti di Scienze Politiche sono più intelligenti, cioè che la mia teoria non è stata confermata. Cosa è successo? QUAL è LA CONSEGUENZA VERA? Popper direbbe che è un bene, perché in questo modo hai prodotto una FALSIFICAZIONE della tua teoria. Altro esempio: voglio controllare che tutti i cigni siano bianchi. Devo cercare quindi tutti i cigni della storia e controllare che ognuno di questi sia bianco. Se invece dico “voglio falsificare l’affermazione tutti i cigni sono bianchi? Quanti cigni ho bisogno? Il primo cigno nero che incontro ha falsificato quella frase. La mia teoria è quindi più facile da falsificare che da verificare. Popper dice: cercate di falsificare le vostre teorie perché se riuscite a falsificarle avete capito che avete sbagliato, se resistono al controllo empirico bisogna continuare a cerare di falsificarle, ma le teorie risultano più credibili, più robuste. La logica è molto semplice: tendenzialmente la scienza deve procedere per via falsificatoria. Quanto più riesco a falsificare una teoria, quanto più la sto sottoponendo a un processo empirico più credibile. Man mano che la teoria resiste alla falsificazione diventa più robusta, più credibile. La robustezza di una teoria la ottengo per via incrementale. Chi ci garantisce gli il ricercatore faccia bene il processo di falsificazione? Esiste il controllo intersoggettivo della comunità scientifica, ossia lo scienziato deve prendere i suoi risultati di ricerca, li deve condividere , fai in modo che ci sia qualcuno che li discute, che controlla seriamente che tu abbia svolto correttamente il lavoro di falsificazione della tua teoria. La comunità scientifica fa da controllore e si è inventata dei modi per fare rigidamente da controllore. es. mandare un articolo scientifico → costruisci una ricerca, arrivi ai risultati e vai ad un convegno, dove arriva qualcuno che ti è assegnato a cui devi mandare il tuo paper prima con un solo scopo: provare a farti pezzi. Se non riesce a farlo bene, se lo fa un po’ bene comunque perché ha dato dei suggerimenti utili. Vai al convegno, torni a casa con le indicazioni e rimetti a posto il tuo paper e lo fai diventare un articoloscientifico, quindi lo mandi a una rivista scientifica. La rivista scientifica dà una lettura, se lo ritiene interessante lo manda ai referee, ovvero due membri della tua comunità scientifica che riceveranno il tuo articolo in forma anonima e tu non saprai chi sono loro due. Qual è il compito del referee? Cercare di controllare che tu abbia fatto al meglio il lavoro di falsificazione della tua formulazione teorica, il lavoro di controllo empirico. Può succedere: a) i referee non ritengono all’altezza il tuo articolo b) i referee trovano interessante il lavoro ma fanno delle annotazioni in alcuni punti dove il lavoro non è chiaro e va corretto e sistemato → major revision. Quindi lo sistemi e lo rimandi, loro controllano e ti dicono se va bene o non va bene. In alcuni casi ci sono delle minor revision. A questo punto l’articolo viene pubblicato e discusso da tutta la comunità scientifica. Ma è già passato ad almeno due selezioni. Tutto questo vale per TUTTE le pubblicazioni scientifiche. Devi sempre essere controllato da persone che ti possono controllare, cioè che condividano le tue stesse conoscenze tecniche di base. Tutto quello che non è controllato dalla comunità scientifica potenzialmente è un atto di fede. Popper riprende un pezzo del ragionamento di Weber: egli dice che l’oggettività non esiste, in quanto l’oggettività presuppone che noi siamo in grado di vedere la realtà nella sua essenza. Ma noi non siamo in grado di farlo. Quello che possiamo fare è costruire una oggettività convenzionale. Siccome non si può sempre mettere in dubbio tutto, ci si mette d’accordo che quella determinata cosa sia credibile così, e non se ne discute finché non c’è bisogno di farlo. Tecnicamente oggettivismo significa: la realtà sociale è qualcosa di esterno e indipendente quindi

posso determinarne il cambiamento, quindi ho una conoscenza di tipo nomologico → costruisco leggi universali deduttivo → i fenomeni generali possono essere osservati sulla base di leggi specifiche, da cui poi posso dedurre un comportamento previsto. Induco la conoscenza ma deduco la previsione. Le analisi per definizione sono di tipo macrostrutturale e si usa sopratutto metodo tipo quantitativo. Il soggettivismo è esattamente il contrario: la conoscenza è di tipo interpretativo e contingente, non ci sono leggi generali. Analisi di tipo microstrutturale. SOGGETTIVISMO E OGGETIVISMO SONO DUE APPROCCI FENOMENOLOGICI CHE SONO DIETRO ALLA PROSPETTIVA ERMENEUTICA E AL POSITIVISMO. Popper in un certo modo li mette insieme: come? La realtà sociale è un costrutto umano. È frutto di processi di costruzione intersoggettiva che sono sono scrivibili alla cultura della società di riferimento. Una volta che la realtà sociale è costruita, tende ad assumere caratteri di oggettività, ovvero la interpretiamo tutti circa nello stesso modo, ma non è la stessa cosa per tutti. Perché? Perché abbiamo una percezione che è anche frutto delle interazioni fra di noi. La realtà sociale viene quindi oggettivata da coloro che la stanno guardando. l’oggettivazione è frutto di processi di oggettivizzazione del significato e proprio per questo possiamo considerarla solo come convenzionale, dobbiamo guardarla con la massima tensione critica. Dobbiamo quindi analizzare una logica contestuale, cioè che sta dentro al contesto in cui diamo senso a quei fenomeni oggettivi. Non potremo mai dire che un fenomeno è davvero oggettivo. Il nostro modo di agire costruisce la società e la società viene interpretata da noi come un dato oggettivo che orienta le nostre azioni. È come se fosse un circolo. Se pensiamo che la società sia fatta in un certo modo agiamo di conseguenza, ma agendo di conseguenza ristrutturiamo la società stessa. Si può quindi dire che è un processo circolare. Esserne consapevoli ci permette di superare la barriera fra soggettività e oggettività, pensando sempre che esiste una dinamica interattiva tra soggetto e oggetto. Non esiste l’oggetto definito e il soggetto contribuisce sempre a ricostruire l’oggetto (società) e allo stesso tempo è continuamente influenzato dalla società stessa nel compiere le proprie azioni. Da questo deriva che tutte le volte che affermiamo che qualche cosa è vero stiamo dicendo un’idiozia. (Come l’uovo e la gallina: viene prima l’azione dell’uomo o la società che è prodotto e che l’ha prodotta?)...


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