Storia dei giardini PDF

Title Storia dei giardini
Author Alessia Manco
Course Storia dei giardini
Institution Università degli Studi Suor Orsola Benincasa
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CAP 1 - Le caverne: utero della terra Le popolazioni antiche, nei tempi remoti, diedero inizio all'architettura del paesaggio. ! Esse individuarono alcuni siti, come montagne, sorgenti, caverne o boschi, che divennero luoghi di culto e di modificazione. ! Questa modificazione richiamava gli interrogativi profondi dell'esistenza: il posto dell'uomo nel mondo, il suo destino, eccetera. ! Così il paesaggio vergine cioè naturale divenne la materia su cui poter scrivere le testimonianze della ricerca di un ordine superiore e per interagire con questa dimensione le società primitive elaborarono dei rituali. ! Le caverne occuparono un posto privilegiato nell'immaginario umano. Infatti il loro sviluppo suggerisce un'esplicita analogia con il grembo materno da cui emerge la vita e così si diedero alle grotte qualità sacrali, come uteri della Terra.! Esempi: La caverna più antica è quella di Chauvet, nella Francia sud-orientale: presenta una straordinaria varietà di animali (dipinti 30.000 anni fa).! La caverna di Lascaux, in Dordogna (Francia) con dipinti tra i 17.000 e 15.000 anni fa.! Le grotte di Altamira (Spagna sett): figure policrome sovrapposte di animali (tra 15.000 e 13.000 anni fa).! Le pareti di queste caverne sono ricoperte con centinaia di immagini il cui significato però è a noi sconosciuto; probabilmente si tratta di raffigurazioni propiziatorie. È inoltre probabile che in queste caverne si tenessero delle cerimonie. ! Nella caverna di Lascaux, ad esempio, da una grande sala ovoidale lunga trenta metri si dirama una serie di passaggi stretti e lunghi che conducono a sale minori tutte ricoperte di raffigurazioni, Inoltre le caverne erano spesso usati anche come camere acustiche sfruttando gli ambienti risonanti con canti e suoni rituali.! Calendari di pietra Nel tentativo di comprendere l'ordine cosmico gli uomini divennero attenti osservatori del mondo. Onorarono la presenza di forze spirituali con delle costruzioni che erano appunto costruite in precisi punti della volta celeste. Usando infatti le pietre lasciate dai ghiacciai al termine dell'Era Glaciale, gli uomini del Neolitico celebrarono il legame fra la terra e il cosmo, elevando monumenti conosciuti con il termine di Megaliti e cioè “grandi pietre” (rocce oblunghe di diverse tipologie).! Menhir: quando sono alzate in verticale.! Cromlech: quando delimitano un’area circolare o quadrangolare.! Dolmen: le composizioni trilitiche con un megalite usato come architrave.!

Menhir e Dolmen sono molto diffusi nel continente europeo (eretti tra Neolitico e Età Bronzo) e i Menhir sono concentrati in una zona della Francia, a Carnac e in Bretagna (5000 -2000 ac).! Si pensa che fossero osservatori e calendari di pietra, in primo luogo lunari, che dovevano aiutare i primi agricoltori a riconoscere i momenti più propizi e i sacerdoti a prevedere fenomeni celesti, come le eclissi. Infatti gli uomini del Neolitico associarono la posizione di determinati astri alle modificazioni del clima e del paesaggio naturale. ! Probabilmente uno dei maggiori osservatori del suo tempo fu il complesso che sorge ad Avebury, nello Wiltshire (2500 a.C.). Il sito è formato da un terrapieno circolare di oltre 400 m e all’interno si trova una trincea. Il recinto racchiude un circolo di pietre che in origine erano 98 megaliti. La sistemazione originaria era un vero e proprio territorio rituale di epoca neolitica dove dal limite esterno partivano due viali cerimoniali, bordati di pietre, di cui solo uno sopravvive. Quest’ultimo connetteva il complesso ad un circolo di monoliti di dimensione minore. chiamato the Sanctuary. Della medesima aria faceva parte anche Stonehenge, un complesso rituale retto nella piana di Salisbury fra il 2000 e il 1500 a.C. Anche questo era circolare, interrotto da un viale e forse rivolto a solennizzare il solstizio estivo.! Geoglifi nelle Americhe precolombiane La medesima volontà di trovare un rapporto col cosmo attraverso la sovrapposizione di segni simbolici a siti naturali originò nelle Americhe del periodo precolombiano i geoglifi.! In Perù, nell'altopiano desertico di Nazca, tra il 200 e 600 a.C., la popolazione locale tracciò una serie di linee all’apparenza caotiche che potevano essere larghe da uno a 3 m e lunghe km il cui significato è sconosciuto. Si è pensato che l'orientamento delle linee potesse coincidere con la posizione di alcune costellazioni do del sole e quindi in relazione ad eventi astronomici o a sorgenti sotterranee. Accanto a queste linee c’erano anche figurazioni come giganteschi uccelli, pesci, mammiferi, disegnati sul terreno con la stessa tecnica utilizzata per linee e anche di queste figure l’ipotesi è che si trattasse di figure protettive. ! Sul territorio peruviano si trova il più grande geoglifo esistente al mondo che raffigura una figura umana, chiamata il Gigante di Atacama. ! La sacralizzazione della morfologia naturale C'erano popolazioni che ricercavano significati cosmologici del loro habitat e riconobbero le montagne come residenza delle divinità poiché le cime furono percepite come piattaforme celesti. ! Così nell'Area Mesopotamica, in coincidenza con lo stabilizzarsi delle prime società, cioè quelle dei Sumeri, del terzo millennio a.C., comparvero le Ziggurat,

templi in forma di montagne terrazzate su cui si officiavano delle cerimonie per preservare l'armonia con la natura. ! In Egitto, nello stesso periodo, nacquero le prime Piramidi e, attraverso queste montagne di pietra, il faraone saliva per cercare il contatto diretto con la massima divinità, che era il sole. ! Le costruzioni religiose induiste, ad esempio la catena dell’Himalaya, fu ritenuta la sede dell'Olimpo induista e la montagna sacra per eccellenza fu considerata il mitico Monte Meru che era un massiccio a cinque cime.! Nell'America centrale intere realizzazioni urbane furono ispirate al paesaggio montuoso circostante, ad esempio con la città di Teotihuacan, costruita come una griglia geometrica e con due templi maggiori: la Piramide del sole e quella della Luna. La prima si erge su una caverna in cui si celebravano i riti legati alle origini, la seconda appare incorniciata dalla sagoma della montagna del Cerro Lordo (in asse con la Piramide).! Un altro esempio si trova in insediamenti del Colorado: il più spettacolare il Cliff Palace che era abitato nel 1300 da circa 150 persone e si presenta come un sistema di costruzioni geometrizzate realizzato al meglio sfruttando lo spazio di un incavo della montagna.! La rivoluzione agricola Alla luce di ricerche recenti la nascita dell'agricoltura appare il frutto di un'evoluzione avvenuta contemporaneamente in più luoghi del mondo. ! Sembra probabile che nel Medio Oriente già 13.000 anni fa le popolazioni coltivassero la segale e che sono nell'8500 a.C. siano diventati veri e propri agricoltori. Scenari simili ci sono anche nelle Americhe e in Cina, ad esempio nell'Ecuador la coltivazione della zucca iniziò 10.000 anni fa e allo stesso tempo in Cina si sperimentava la coltura del riso. Con lo sviluppo dell’agricoltura, l'uomo, da essere che abitava il paesaggio, divenne costruttore del paesaggio stesso e questo provocò la modificazione dell’ambiente naturale per adattarlo alle coltivazioni.! La prima area fortemente antropizzata fu la piana alluvionale dei fiumi Tigri e Eufrate, l'antica regione della Mesopotamia, nel territorio oggi compreso tra Iraq, Siria e Turchia. Tu millennio A.C. Queste popolazioni vivevano grazie ad un'economia mista fatta di agricoltura, allevamento in caccia. Infatti impararono a sfruttare la naturale caratteristica dei fiumi e cioè quella di avere alvei che si trovavano ad una quota superiore rispetto alle pianure circostanti; così scavarono dei rudimentali fossi che diffusero degli ambienti l’humus (componente fertilizzante del terreno), incrementando così la produzione agricola.! Nel medesimo periodo c'era la presenza di un altro grande fiume, il Nilo. Lungo questo fiume, che attraversava un territorio arido, si sviluppò l'uso di bacini che nel periodo di piena raccoglievano acqua, la quale veniva rilasciata durante i mesi secchi. Questo processo venne ritrovato in scene dipinte nelle tombe dei dignitari egizi, dove i personaggi sono raffigurati in vita e durante uno dei loro compiti più importanti: il controllo dell'apertura dei condotti attraverso cui l’acqua del Nilo doveva fecondare i campi.

CAP 2 Il mondo antico: natura come utilità e ornamento I giardini di Babilonia Nelle regioni bagnate dal Tigri e dall'Eufrate la ricchezza d’acqua consentì la prima attività agricola su vasta scala e questo diede avvio, nel quarto millennio a.C., al fenomeno urbano nel regno sumero della bassa Mesopotamia e poi nell'area più a nord.! Così comparvero i primi spazi verdi legati alle città: aree allo stesso tempo frutteti, orti e giardini. La più grande città-stato apparsa al mondo, Uruk, aveva degli ortigiardino che sono stati descritti nel primo poema epico dell'antichità, L'epopea di Gilgamesh. Secondo l'eroe dalle mura urbane si vedevano un sar di abitazioni, di palmenti e di piana irrigata dove c'era il tempio di Ishtar.! Altri testi ricordano i giardini fatti dai regnanti lungi gli edifici sacri (perché si diceva che le divinità amavano il verde che le cingeva): ad esempio Eridu o Nippur.! Alcuni scavi, condotti nella capitale assira di Ashur, hanno portato alla luce un tempio esterno alla città che si presentava in forma di bosco con un giardino nella corte interna e una selva.! Inoltre nel primo millennio a.C., in Assiria, c’era la presenza di grandi giardini regali. Ma rimane traccia della loro presenza solo nel mito dei giardini pensili di Babilonia.! Babilonia era celebrata nel mondo classico per avere architetture verdi che erano elencate fra le sette meraviglie dell’antichità, combinando il sistema delle ziggurat con una florida vegetazione.! La loro costruzione è attribuita al re Nebrichadezzar II. Secondo la tradizione quei giardini furono una compensazione per la moglie che era originaria della regione del Kurdistan e provava nostalgia per le terre natali che erano piene di boschi. Quindi per contrastare la depressione della consorte, che viveva nelle terre aride della Mesopotamia, costruì una montagna artificiale, ombreggiata da grandi alberi. Secondo il geografo greco Stradone questi giardini consistevano in terrazze innalzate una sull'altra e appoggiate su pilastri cubici. Questi ultimi erano cavi e riempiti di terra per permettere di piantar grandi alberi. Poi si ascendeva ad un piano più alto attraverso delle scale e ai lati erano presenti delle macchine idrauliche. ! C'è dubbio sull'effettiva esistenza di giardini pensili perché le testimonianze provengono da autori greci e latini dei secoli successivi.! Un altro mito della tradizione cristiana è quello dell'Eden o Paradiso. In realtà la parola “paradiso” deriva dall'antica lingua persiana e significa"recinto". Venne utilizzata dai greci che chiamarono "paradeisos” i parchi reali che conobbero nell'area persiana. Quindi il paradiso ultraterreno, poi ripreso dagli autori cristiani,

ha origini terrene e indicava i giardini recintati e alberati, con acqua e animali selvatici dell'impero persiano.! La loro esistenza è stata provata da scavi archeologici, come ad esempio a Pasargades, capitale imperiale fondata da Ciro il grande, nella quale alcuni scavi hanno effettivamente portato alla luce l'esistenza di vasti parchi che circondavano i palazzi imperiali. I visitatori che giungevano dall'esterno attraversavano un ponte e infine accedevano al giardino attraverso un padiglione. Lo spazio verde aveva un impianto cruciforme, che nel tempo diverrà un vero archetipo nella storia del giardino.!

Egitto dono del Nilo Se nell'aria mesopotamica si presentano i giardini più antichi conosciuti, nelle regioni del Nilo c'è la testimonianza di una civiltà che, essendo su territori più aridi, dipendeva essenzialmente da quel fiume e quindi dall’acqua.! E questo trova testimonianza nei grandi complessi templari lungo il Nilo: Tebe, Heliopolis e e Menfi. ! Qui infatti furono inserite delle evocazioni sacrali del fiume, nel quale le statue delle divinità erano portate su delle barche nel corso di riti con lo scopo di onorare la presenza del Nilo.! Dalla metà del secondo millennio a.C. iniziarono a comparire sulle pareti delle tombe cebane dipinti che evocavano orti e giardini i quali costituiscono la testimonianza principale degli spazi verdi dell'antico Egitto.! Quelli rappresentati non sono luoghi reali ma piuttosto giardini simbolici dove l' anima avrebbe potuto rinfrescarsi nel viaggio ultraterreno; ma l'ispirazione derivava comunque da giardini reali, che gli scavi archeologici hanno documentato e in cui si trovava la presenza di alberi da frutta e ortaggi insieme a piante e piccoli specchi d’acqua. ! Inoltre giunge la testimonianza di orti legati alle case; infatti, ove possibile, tutte le case avevano almeno delle alberature che proteggevano gli uomini e i vegetali che crescevano all'ombra delle chiome.! Gli scavi del sito di Amarna (una città fatta edificare dal faraone Akehaton nel 1350 a.C.) hanno portato alla luce case che erano circondate da un terreno recintato dove c'erano tracce di frutteti, zone per l'orto e giardini decorativi (probabilmente erano case dei più ricchi).! I giardini delle case li abbiamo in un dipinto della tomba di uno scriba famoso che raffigura uno spazio quadrangolare con accanto uno specchio di acqua e pesci e anatre che si aggirano intorno a delle piante di loto.! Si trattava di giardini cinti da mura, per proteggerli dagli intrusi, dal vento, sabbie e animali; con bacini di forma rettangolare che svolgevano la funzione di serbatoio e con la presenza anche di tempietti, di piante e animali.!

Come in Mesopotamia, si trattava anche qui di ambienti destinati alla ricreazione ma che fungevano anche da risorse per la produzione alimentare e per il clima. ! Anche intorno ai templi c'era la presenza di elementi naturali come giardini, boschetti, ad esempio come nel caso di due templi di Mentuhotep e la regina Hatshepsut, entrambi a ridosso del Monte El Bari.! Nel primo complesso sono state trovate le buche di impianto di grandi alberature, poste a distanze regolari su ogni lato della rampa che sale al Tempio. Verso il 1470 a.C., La regina fece costruire una seconda gigantesca gradonata, che era insieme monumento funerario e tempio dedicato al dio Amon, con un giardino nella parte più esterna. C'era un connubio perfetto con l'ambiente naturale: infatti la rampa verso le terrazze del tempio era fiancheggiata da bacini a forma di T, disposti due per parte con piante di papiro. ! Ma la testimonianza più affascinante dell'interesse della regina verso il mondo botanico è stata ritrovata sulle pareti sotto il portico del Tempio a lei dedicato, che raffigurava la spedizione che la regina inviò nella terra di Punt (Somalia) per riportare i preziosi alberi da cui si ricavavano le resine odorose bruciate in onore del dio Amon. Questa spedizione ebbe successo e infatti il principe di Punt permise l'esportazione di 31 esemplari di alberi della mirra, che furono piantati nel giardino del tempio del Dio.! Un giardino nel deserto: Petra

Fra le civiltà più antiche che costruirono la loro fortuna grazie ad un intelligente utilizzo dell'ambiente naturale, va ricordata quella di Nabatei, con la loro capitale Petra.! Alla fine del primo secolo a.C. il geografo greco Stradone descrisse la città di Petra (vicino all'attuale Giordania) come ricca di acque, di alberi, di campi coltivati e bacini. Questo quadro è confermato dalla presenza di uno stupefacente sistema idrico: tutto il bacino montuoso che circondava la valle dove sorge la città, fu organizzato per raccoglierne le acque e dirigerle verso la città stessa. Petra fu la capitale dei Nabatei, una tribù nomade araba che si arricchì controllando gli itinerari delle carovane dirette verso il Mediterraneo; la città infatti costituì uno dei terminali della via della sita e dominò i traffici dell’Arabia.! Per permettere l'esistenza della capitale vennero utilizzati tutti sistemi di drenaggio conosciuti: ad esempio l'acqua delle rare piogge e quella della condensa notturna venne presa attraverso condotti scavati nella roccia e inviata a cisterne impermeabili e grande attenzione venne prestata all'acqua potabile (ricavata da sorgenti e raccolta in un sistema di vasche). ! L'acqua non aveva solo scopi funzionali me era usata anche per alimentare le fontane monumentali e gli spazi verdi, come quello denominato Mercato Inferiore: qui è stata riconosciuta la presenza nel centro della città di un grande giardino occupato anche da una pescheria che misurava 40 m per lato. C'era inoltre una costruzione denominata Tomba Palazzo con grandi vasche e cascate che

probabilmente voleva celebrare l'acqua e dove si celebravano i riti a Dishara (Il dio associato alla catena dei monti più alti di Petra).! Grecia: nascita del paesaggio mediterraneo L'ambiente mediterraneo offriva sicuramente meno opportunità per l'agricoltura rispetto alle pianure alluvionali del Medio Oriente e della Valle del Nilo; infatti era composto prevalentemente da colli, montagne e piane alluvionali percorse da torrenti e fiumi. ! La Grecia, priva di fiumi ricchi d’acqua e interessata da scarse precipitazioni, non faceva eccezione. Non godendo infatti del beneficio della concimazione naturale, come accadeva in Egitto, praticava il maggese: tenevano cioè a riposo dalla coltivazione una parte del terreno e attuavano l'alternanza fra la parte coltivata per produrre grano e quella non lavorate usata per il pascolo. La mancanza di irrigazione costringeva a selezionare le piante che sopportavano meglio la siccità e cioè l’olivo e la vite. In effetti secondo il mito proprio grazie ad un olivo la dea Atena riuscì a diventare la guida della città di Atene e la coltivazione della vite fu costantemente ricordata come attività nobile nei poemi antichi.! Quindi, il lavoro necessario per adattare il territorio all'agricoltura generò il cosiddetto Genius loci e cioè lo spirito dei luoghi che favorì la visione sacrale dell’ambiente.! L'ambiente originario della civiltà greca era segnato dalla macchia mediterranea che era costituita prevalentemente dai sempreverdi: pini, cipressi, ginepri. Questi ambienti vennero mantenuti nella loro forma selvatica per essere spesso dedicati a dei o eroi: erano i boschi sacri. Troviamo la citazione di questi luoghi naturali sacralizzati nell'Odissea: ad esempio Ulisse ne incontra uno quando vuole raggiungere la dimora del padre Alcinoo e infatti scopre un bosco di pioppi sacro a Minerva o tornato ad Itaca sosta in un santuario dedicato alle ninfe.! Inoltre, diverse alberature erano consacrate a specifiche divinità: la quercia a Zeus, l'alloro ad Apollo, Il mirto ad Afrodite, l’ulivo ad Atena. Spesso gruppi di alberi sacri si affiancavano ai templi greci; nel tempo questi boschetti andarono a regolarizzarsi in sintonia con le strutture architettoniche con me affianco al tempio di Efesto, costruito nel 420 a.C.. Naturalmente oltre ai boschetti consacrati agli dei c'erano quelli per gli eroi: in ogni regione le tombe degli antenati dei clan familiari erano ombreggiati da alberature.! Un'altra forma compositiva molto apprezzata che nacque era il ginnasio. Questo ambiente è legato ai giochi all'aperto e i più famosi si svolgevano a Olimpia. Le gare avevano luogo in recinti sacri ombreggiati da alberature. A partire dal V secolo a.C. sorse questa tipologia di spazio verdeggiante e si trattava di luoghi che erano insieme spazio per attività atletiche, giardino per gli incontri spesso connesso a siti di culto e tombe di antichi eroi.! Uno dei ginnasi più antichi e famosi di Atene fu Akademe (Accademia, dal nome di un altare dedicato all’eroe Academo che si trovava al suo interno). Nel V secolo a.C. fu portata acqua corrente e il luogo si mutò in un vero parco. Platone utilizzò i

viali dell'accademia per le discussioni con i discepoli, finché spostò l'insegnamento in un proprio spazio verde. Gradualmente ogni filosofo reputò opportuno possedere un giardino in cui svolgere l'insegnamento, dove vi fossero tombe, passeggiate alberate con sedili e statue e ippodromi. Il ginnasio posseduto da Aristotele era chiamato Lykeion “Liceo”.! Costruzione del territorio e centuriazione in epoca romana La civiltà romana ha lasciato una grande eredità isc...


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