Storia e pedagogia dei media-Maragliano R., Pireddu M., PDF

Title Storia e pedagogia dei media-Maragliano R., Pireddu M.,
Author NICOLETTA GUGLIELMO
Course Didattica E Pedagogia Speciale
Institution Università degli Studi della Tuscia
Pages 20
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Summary

STORIA E PEDAGOGIA NEI MEDIACapitolo 11 COMUNICARE/FORMARENon c'è esperienza di educazione o istruzione che possa avvenire al di fuori di uno scambio comunicativo. Nel tempo si sono sviluppate diverse forme di comunicazione, che possono essere soggette ad una duplice funzione: culturale e materiale....


Description

STORIA E PEDAGOGIA NEI MEDIA Capitolo 1 1.1 COMUNICARE/FORMARE Non c'è esperienza di educazione o istruzione che possa avvenire al di fuori di uno scambio comunicativo. Nel tempo si sono sviluppate diverse forme di comunicazione, che possono essere soggette ad una duplice funzione: culturale e materiale. Per esempio: l’istituzione scolastica odierna nasce all'interno di una civiltà del pensiero fortemente segnata dalla presenza della stampa e dalle pratiche industriali ad essa connesse. Ma non in tutti i campi della formazione, oggi, la trasmissione/riproduzione di sapere è totalmente garantita dal ricorso a testi stampati, infatti per insegnare a praticare una seconda lingua o a usare il computer occorre fare costante ricorso alla pratica dell'esemplificazione, di tipo orale ed operativo, quindi ad altre modalità comunicative. La presenza di una particolare modalità di comunicazione pone le condizioni per lo sviluppo di attività culturali coerenti con quella modalità. Una delle modalità comunicative è proprio l’educazione, ma al contempo di differenzia da essa poiché l’educazione è una comunicazione di tipo mirato. L'uso di un determinato mezzo comunicativo dà una particolare configurazione al sapere che mette in scena e agisce come risorsa educativa di tipo immediato e informale. Da ciò si deduce che vi è un elemento di pedagogia implicita in ogni pratica comunicativa. Per esempio se io dialogo con una persona e parlo della mia esperienza come utente del computer, già questa è una forma di educazione, quindi mi trovo dentro un regime comunicativo. Quindi adottando come mezzo il dialogo educo me stesso e l’altra persona, se poi introduco anche dei momenti dedicati alla spiegazione svolgo un comp to di formazione. In altre parole oltre a comunicare io attiro l’attenzione dell’interlocutore sul contenuto di tale comunicazione. Questo provoca il passaggio da una pedagogia implicita ad una pedagogia esplic ta del a comunicazione. Ciò che è certo e che è impossibile individuare sempre e con precisione i confini tra comunicazione generale e comunicazione mirata all'educazione, poiché può capitare anche di imparare qualcosa involontariamente. 1.2 LE COORDINATE a)CORNICI E MEZZI: Gli strumenti di comunicazione sono caratterizzati da due livelli: - Generale: permette di classificare e di inserire dentro la cornice, mezzi che presentano caratteristiche di base comuni, osa che non vale per le identità e le funzioni che possono essere diverse ( esempio: stampa  corn ce, libro a stampa  mezzo) - Particolare: riguarda le identità e le funzioni dei singoli mezzi. Ciò che distingue una cornice dalle altre è la sua natura comunicativa che ha a che fare con i tipi di segni che adotta e con l’infrastruttura tecn ca che garantisce tale adozione (esempio: cornice stampa segni di scrittura fissi e codificati  tipografia = infrastruttura) c)INCLUSIONE E DIALOGO: molte pensano a proposito dei mezzi della comunicazione, che alla nascita di un nuovo mezzo esso si presenterebbe come alternativo al mezzo o ai mezzi preesistenti facendo così scaturire una lotta che troverebbe fine solo con la sopravvivenza dell’uno a discapito dell’altro. Tutto questo però non trova conferma ne nel senso comune, ne nelle documentazioni storiche. Il rapporto che si istaura tra i mezzi è quindi inclusivo. Questa inclusione avviene con maggiore facilità con i mezzi di una stessa cornice ma lo si può ogliere anche tra i mezzi appartenenti a cornici diverse (nascendo la televisione ha fatto suoi i contenu i e le forme comunicative della radio e del cinema, solo successivamente è arrivata a definire un suo spazio e una sua personalità comunicativa autonoma, questa conquista ha quindi costretto radio e cinema a ridefinirsi un ruolo, all’interno del sistema di audiovisione dominato dalla TV. d)MEDIA E FORMAZIONE: Nel linguaggio comune tecnologie, media e mezzi sono spesso considerate sinonimi, ma in realtà non è così. Media è un termine che potremmo definire ampio perché incl ude tutto ciò che intermedia le nostre esperienze e conoscenze ponendosi tra noi e gli oggetti o soggetti delle nostre esperienze. Quindi sono media non solo i mezzi di comunicazione propriamente detti, ma anche i nostri indumenti, le monete che usiamo, le strade che percorriamo, perché comunicano qualcosa di noi e ci inducono a comunicare. Ma cosa significa comunicare? Comunicare significa mettere in comune. Sia il termine tecnologia che mezzo rimandano a qualcosa di troppo materiale. Entrambi i termini p ossono provocare l’occultamento del “dato umano” da cui scaturisce l’istanza di formazione.

b)LE CINQUE CORNICI (Capitolo 2) -OralitàE' la prima forma comunicativa che si dà l'uomo nella sua evoluzione. Questa conquista risale a 40.000 anni prima di Cristo e la cornice oralità resta al centro delle relazioni comunicative fino al 3.200 a.C. circa, quando compaiono le prime forme di scrittura. Su tale infrastruttura si costituiscono via via i mezzi di comunicazione che forniscono materia e risorse per l'attività di formazione: fra questi mezzi vanno inclusi la retorica, l'epica e il teatro. Di tutto ciò però se ne ha testimonianza indiretta dunque l'attendibilità è parziale. 2.1 LA CORNICE: Noi apparteniamo ad una società alletterata, ovvero in una società dove ogni membro ha interiorizzato la scrittura al punto tale da viverla come un elemento costitutivo del rapporto con la realtà. Questo ci porta a chiederci come possa esistere una società in cui non vi sia la scrittura. Quindi non è improprio chiedersi se possa essere considerata una società, un insieme di individu che non hanno fissato la loro convivenza con un insieme di regole. Fissare qualcosa con delle parole e idee significa, renderlo permanente, autonomo e costante rispetto al mutare continuo dell’esperienza umana. Infatti perché mantengano valore queste regole non possono mutare in ogni circostanza, a questo serve la scrittura, a fissare le parole e le idee. Eppure per millenni le società umane hanno funzionato e si sono sviluppate senza far ricorso alla scrittura, quindi: in che modo funzionavano le regole he si davano quelle società e come chi le condivideva faceva riferimento ad esse? La soluzione può essere individuata riflettendo sulla nostra esperienza quotidiana con la musica. Come mai ricordiamo un mot vo sonoro anche quando non ci sono le parole che ci aiutano? Grazie alle caratteristiche sonore di quel motivo il ritmo e la linea melodica. Ciò che permette ad un illetterato di imparare e fissare nella memoria è a ripetizione. Se lo si sentisse una sola volta non verrebbe ricordato. Senza ripetizione nessuna conoscenza potrebbe mantenersi nella corniche fisica e mentale dell’oralità, quindi quanto più una conoscenza viene ripetuta nella cornice orale e quanto più la sua forma è forte sul piano ritmico e melodico, tanto più elevata è la possibilità che questa venga ricordata e mantenuta nella memoria. Questo vale anche per i gesti, , infatti a proposito delle società illetterate si parla di cultura verbomoto a, uno spazio che associa parole e gesti e dove gli uni danno sostegno agli altri. L’operazione di tenere in vita una memoria basata su gesti e suoni risulta molto faticosa e il repertorio delle cose memorabili molto ridotto, rispetto a quello che si può avere disponendo della cornice mentale e materiale della scr ttura. Questo però non ha impedito alle società di vivere e svilupparsi per millenni, trasmettendo univers di esperienze e conoscenze. 2.2 I MEDIA: Il nostro modo di misurarci con le caratteristiche dei media orali è filtrato, dipende, non solo dal nostro essere alletterati, ma anche dall’aver ricevuto parte di quel sapere codificato in qualche modo dalle culture successive ES: i poemi Omerici, la Bibbia…pur essendo testimonianza di ciò che era la cultura orale, lo fanno presentandosi prima ai nostri occhi, in forma scritta e molto meno alle nostre orecchie. Comunque hanno dato un grande contributo anche i medi orali, che può essere da un lato la chiacchierata dall’a tro la discussione. Sono dei media orali, poiché sono presentati con caratteristiche codificate e possono agire da regole (se faccio una confidenza abbasso il tono della voce e mi avvicino…). I tre media ai quali le cul ure orali che conosciamo affidano l’elaborazione e la riproduzione della propria politica ideale sono: retorica, teatro e epica. - RETORICA: La retorica è l'arte del comporre e disporre discorsi orali in un contesto pubblico: è l'arte del politico, l'arte della politica per antonomasia. Quando si parla in pubblico, davanti a persone che non si conoscono e che sono li per ascoltare, non basta avere cose da dire, bisogna saperle dire bene, dosando e modulando la voce e adottando argomenti convincenti in grado di persuadere. Molte cose sono cambiate da quando è nata, per il fatto che sono intervenute altre cornici, come quella della scrittura dove la retorica diventa testo. Oggi parlare di retorica significa fare riferimento a un corpo di conoscenze scientificamente fondato e garantito dall’eliminazione dell’aggettivo cattiva utilizzato per la retorica stessa. - EPICA: Tra “parola” e “epica” vi è una stretta correlazione perché in greco antico “epos” vuol dire

-

parola Quindi da queste correlazione possiamo affermare che l’epica sia la condizione migliore attraverso cui la parola vive la sua vita e dà senso alla vita degli umani. Cìò spiega perché il termine epos acquista via via il significato di narrazione. Quando parliamo di poemi epici (Iliade e Odissea) facciamo riferimento ad una particolare forma di narrativa che ha due caratteristiche: la prima risponde all’esigenza della produzione e conservazione della memoria, che viene dal fatto di presentarsi in versi e quindi dotata di ritmo e musicalità, l’altra è l’impegno di avvolgere di mitologie le situazioni e i personaggi inscenati. Potremmo dire che l’epica è un sapere nobile, che diletta ed educa allo stesso tempo, è il sapere delle muse e del loro “parlar cantando”. Oggi, con l'aggettivo epico, si intende far cogliere, dal racconto preso in considerazione, alcuni dei tratti che fanno di questo mezzo il simbolo e la sintesi di un'intera cultura: il timbro musicale, il punto di vista superiore, la circolarità del sapere. TEATRO: tra i media dell’oralità durevole, quella che si conserva e orienta il suo com ito alla conservazione del sapere dell’oralità, del tutto diversa dall’oralità spontanea e col oquiale, c’è il teatro, inteso come forma eletta di ritualizzazione del sapere, all’interno della quale, la funzione dell’intrattenere e legata a quella del sostegno fornito all’intera società.

2.3 I SAPERI E LA FORMAZIONE: l'aver dato la forma e la forza di sistema alle soluzioni per far resistere all'usura del tempo le cose ascoltate e quelle viste fare è la ragione primaria che sp ega perché certune delle società che si etichettano come preistoriche siano riuscite tuttavia a sviluppare livelli culturali di una certa sofisticatezza sul piano tecnico, artistico e simbolico. Lo schema è lo strumento principe per la conservazione in memoria sia dell'azione sia della parola: schema operativo e schema verbale, o anche schema ad un tempo sonoro e visivo. A formare la memoria indiv duale e collettiva, nelle culture dell'oralità, provvedono il dire e il fare che la ripetizione rende schematici. Tra le caratteristiche delle culture orali ci sono la linearità e la ridondanza. Le culture dell'oralità sono tra zionaliste e non accumulano grandi patrimoni di sapere. 2.4 L’ATTUALITA’: una fonte è lo studio psicologico e antropologico sulle poche società non toccate dalla scrittura e sopravvissute al processo universale di a litterazione. L'altra fonte è lo studio di documenti di società a noi vicine, che hanno lasciat ampia testimonianza di ciò che comporti l'introduzione al loro interno delle abitudini di scrittura. Dalla fine dell'800, la svolta rappresentata in ambito comunicativo dalla riproduzione tecnica del suoni ha comportato l'introduzione massiccia, all'interno delle società alletterate, di modi e stili di conoscenze tipici delle culture orali. Si possono distinguere un'oralità primaria che è propria delle società lletterate e un'oralità secondaria che appartiene alle società alletterate. I tratti di questa oralità residua portati lla luce dall'azione dei mezzi moderni della comunicazione sonora andrebbero intesi come manifestazioni di esperienze e conoscenze sottostanti alle pratiche culturali più esplicite e consapevoli, manifestazioni rese possibili dal recupero attuale di elementi appartenenti alla cornice orale. Bisogna evitare l'insidia di interpretare la realtà di una cornice attraverso le caratteristiche dell'altra cornice. Si tratta di mettere in crisi l'idea semplicistica che analfabetismo e alfabetismo siano realtà che si e ludono a vicenda, in forma netta, quasi a significare che dove c'è l'una non ci può essere l'altra. Al contrario, oralità e scrittura danno conto insieme di una realtà, quella contemporanea, caratterizzata da grande complessità. C'è tanto di matrice orale nelle culture del presente, in particolare in quelle levisive, ma ce n'è pure nelle abitudini di scrittura indotte dall'uso di mezzi elettronici. Molti dei tratti dell'oralità trovano una rispondenza, una sorta di eco visiva, in certe pratiche di scrittura di rete (ad esempio le chat). -Scritturasi iniziano ad avere testimonianze della presenza di scrittura tra gli uomini dal terzo millennio a.C., inizialmente venne usata per esigenze di contabilità poi in seguito per funzioni mirate ad elaborare e trasmettere il sapere. I mezzi di tale cornice sono: l’iscrizione, la lettera, il volumen e il codex. Questa forma di comunicazione rimane in auge fino all’invenzione della stampa, meta 15°secolo d.C., che ridefinisce l’intero campo della formazione e della comunicazione. 3.1 LA CORNICE: Ciò che distingue l'uomo alfabeta dall'analfabeta consiste nel potere che egli ha di svincolare la parola dal contesto di vita. L’uomo alfabeta è in grado di “agire senza reagire”, cioè di

trasformare le sue reazioni agli avvenimenti in pensieri e idee. Per l’uomo analfabeta non è così, egli infatti è impossibilitato a riflettere. La scrittura è diventata col tempo un'abitudine, tanto da venire percepita come naturale. Crescendo tendiamo a dimenticare la fatica e la meccanicità che ha comportato apprenderla. Si tratta di una fatica fisica ma anche e soprattutto mentale. Diventati uomini alfabeti ci dimentichiamo che la scrittura è il frutto di un artificio e che quindi alla sua base stanno delle tecniche e una tecnologia che la scuola insegna, senza le quali un individuo che potrebbe essere considerato un cittadino. Ecco perché scrittura e lettura nella nostra cultura sono intese come un qualcosa di indispensabile per l’individuo, il cittadino per essere tale deve saper leggere, per questo la scrittura e la lettura, all'interno della nostra cultura sono intese come qualcosa di indispensabile per ciascuno. Da un punto di vista tecnico l’alfabetizzazione è l'acquisizione di un linguaggio che si esprime mediante un sistema codificato di segni grafici, più precisamente un alfabeto fonetico, dove le lettere rappresentano i suoni della lingua. Ci p ossono essere altri sistemi di scrittura diversi da quello alfabetico, perché centrati su pittogrammi (segni che rappresentano cose) o su ideogrammi (segni che rappresentano concetti). Per millenni le competenze relative all’uso del sistema dei segni alfabetici, sono state possedute dalle minoranze (scribi, monaci …), nella maggior parte dei casi coincidenti con gruppi di potere politico e sacerdotale inurbati. Fuori dai centri urbani infatti l’analfabetismo è stato per molto tempo la condizione sociale più d ffusa. Ogni volta che si affronta il problema del rapporto tra oralità e scrittura si pensa sempre di dividere la realtà in due parti non comunicanti tra di loro. Ma in realtà non è così. La scrittura nasce per registrare informazioni. L'adozione della cultura scritta segna un mutamento profondo nella società umana: la vista diventa mezzo per produrre e conservare la comunicazione e assume il ruolo centrale che prima era ri ervato all'ascolto. La relazione tra cultura orale e civiltà della scrittura è complessa, dentro la quale l'oralità e la scrittura assumono di volta in volta posizioni diverse. Nel fare il suo ingresso dentro una cultura orale la scrittura alfabetica assunse il ruolo di trascriverla. Naturalmente il passaggio alla scrittura non significò affatto abbandono delle comunicazioni orali, anzi in Occidente l’oralità rimase per seco il principale dispositivo per la comunicazione, unito in vario modo con le tecniche e le cornici ella sc ittura. Da una parte della cornice della scrittura tende ad affermarsi l’idea di individuo e privacy, in quella dell’oralità prevalgono la dimensione della comunità e della partecipazione corale. Nel corso dei secoli grazie alla Chiesa e all’Impero Romano, la lingua scritta conquistò un ruolo cent ale anche se non esclusivo, anche all’interno dell’azione educativa. MEDIA: prima della scrittura, le immagi i (soprattutto nelle caverne) esternavano e comunicavano l’esperienza, il sapere e le credenze. Potremmo dire che le immagini siano un primo abbozzo di protoscrittura. Nonostante la questione dell’origine della scrittura sia ancora aperta, a causa del fatto che i sistemi di scrittura sono nati in modo diverso in diverse parti del mondo, gli studiosi si sono concentrati maggiormente sui Sumeri e sugli Egizi, che col tempo iniziarono a creare dei sistemi di notazione per registrare la quantità d prodotti coltivati o di bestiame posseduto. Nel Medio Oriente, Mediterraneo e l'Europa troviamo: -la scrittura cuneiforme, tipica del Vicino Oriente; -la scrittura ger glifica, tipica dell'Antico Egitto; -le scritture linear A e B, espressioni arcaiche della lingua greca; -la scrittura fenicia, alfabetica ma solo consonantica, diffusa in Medio Oriente e Europa; -la scri ura alfabetica greca; -la scrittu a alfabetica latina che sta alla base del sistema di scrittura dell'occidente attuale ed è tuttora la più diffusa al mondo, con 26 caratteri rispetto ai 23 originari. Anche i supporti utilizzati per depositare e organizzare la scrittura si diversificavano. Ma nessuno ebbe un ruolo centrale, anche se, quando si parla del mondo antico si pensa soprattutto al papiro. Basti pensare che ancora oggi la carta, in alcune lingue europee, viene indicata con termini che recano questa radice (papier, paper). Comunque l’uso del papiro cominciò ad entrare in crisi verso il III millennio d.C. . In molti paesi, compreso l’Egitto era iniziata l’abitudine di usare il cuoio come ulteriore supporto alla scrittura. Proprio a Pergamo, città della Turchia, nel III secolo a.C. nacque una nuova tecnica di trattamento delle pelli animali, capace di renderla più adeguata a questa funzione, nacque così la “pergamena”. Successivamente migliorando la qualità di trattamento di questo materiale, lo si preferiva rispetto al papiro, maggiore resistenza nel tempo, si poteva riutilizzare, si potevano legare i fogli in pila. La pergamena dominò incontrastato fino al XIII secolo, quando iniziò a diffondersi la carta fatta con gli stracci. Si pensa che la carta

sia un’invenzione cinese, ma al contempo trova una matrice di potente e massiccia realizzazione proprio in Italia nel comune appunto di Fabriano. Fu lì, infatti, che a metà del XIII secolo, nacque la prima cartiera europea. In conclusione possiamo dire che col tempo La carta si impose come il supporto più duttile, efficace ed economico per il deposito e il trasferimento di scrittura, prima manuale e poi anche a stampa. - ISCRIZIONE: queste tra il VII secolo a.C. e il VII secolo d.C. impiegano supporti resistenti e durevoli e documentano un ampia varietà di casi e situazioni. Il loro oggetto sono le comunicazioni pubbliche ufficiali: politiche, amministrative e religione; ma anche legate a pratiche della vita quotidiana: iscrizioni sacre, funerarie, onorarie, giuridiche e scritte domestiche. L’aspetto fisico di queste iscrizioni e le dimensioni testuali rispondono ad esigenze di visibilità, riconoscibilità ed efficacia. Le scritte sono chiamate tituli e i supporti tabule. Le iscrizioni riguardano tutto ciò di scritto che non si trova su papiri o pergamene, quindi marmo, pietre preziose o meno, intonaco, metallo…Epigrafia s...


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