Storia dei Processi Formativi (utile per la preparazione all\'esame finale) PDF

Title Storia dei Processi Formativi (utile per la preparazione all\'esame finale)
Course Storia dei processi formativi
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STORIA DEI PROCESSI FORM FORMATIVI ATIVI STORIA DELLA SCUOLA - DALLA SCUOLA AL SISTEM SISTEMA A FORMATIVO Prefazione Una società è "semplice" nel momento in cui le funzioni che servono a tenerla unita solo poche e non sono delle istituzioni, bensì dei comportamenti e azioni regolati dal costume. Una società diviene complessa man mano che arricchisce la propria cultura passando dalla pastorizia all'agricoltura, dall'artigianato all'industria ed ha quindi bisogno di organizzare in modo più stabile le funzioni su cui si regge la vita associata. In società di questo tipo è fondamentale possedere un gran numero di conoscenze generali e una certa quantità di conoscenze particolare; divengono così sempre più numerose le scuole, che in origine sono scuole di élite. La scuola elementare era destinata soltanto alle classi popolari e fu gradualmente portata da 3 a 8 anni ma non dava accesso ad altri studi, il ginnasio-liceo cominciava a 11 anni, era destinano alla formazione delle classi dirigenti e accoglieva ragazzi istruiti dalla famiglia o che attraverso un esame avessero dimostrato di poter sostenere tali studi. Solo nell'ultimo mezzo secolo il nostro sistema scolastico è divenuto unitario. Nasce in questo periodo il Ministero della pubblica istruzione per far fronte alle necessità organizzative.

Introduzione All'indomani dell'Unità, il giovane regno si trovò ad affrontare grandi questioni la cui soluzione inciderà sul successo dello sviluppo della società italiana: 1. Questione sociale; 2. Questione meridionale; 3. Questione romana; 4. Questione scolastica. La questione romana e quella scolastica risultano tuttavia collegate poiché il sistema scolastico era in gran parte gestito dalla chiesa. La scuola diviene infatti una sorta di terreno di scontro tra Stato e Chiesa.

Capitolo 1: Alle origi origini ni della scuola italiana (18 (18151515-1859) 1859) Nell'Italia preunitaria possiamo notare un quadro molto differenziato poiché vi erano ovvie diversità tra uno Stato e l'altro. La situazione più avanzata era quella del Lombardo Veneto, che presentava una buona rete di scuole elementari, professionali e normali, per la formazione degli insegnanti. Anche il Granducato di Toscana si caratterizzava per una diffusa attenzione nei confronti dell'istruzione elementare e professionale. Situazione completamente contraria presentavano lo Stato pontificio e il regno borbonico. Il Regno di Sardegna invece presentava, nei primi decenni dell'800, una situazione economica più avanzata rispetto agli altri stati preunitari grazie anche a Camillo Benso di Cavour, al quale si deve la fondazione della Società Agraria e, vi era una discreta attenzione nei confronti della scuola. Nel Regno di Sardegna l'istruzione elementare e le scuole tecniche erano maggiormente sviluppate rispetto al resto d'Italia e nell'istruzione classica vi era un allargamento della base sociale. Visti i cambiamenti che erano in corso, era necessario un sistema scolastico svincolato da ipoteche privatistiche e clericali. Dopo la Restaurazione (1815), vanno ricordati i seguenti avvenimenti: La regia lettera (1847) con la quale Carlo Alberto istituiva il Ministero della pubblica istruzione scatenando conflitti con la Chiesa poiché le sue competenze in materia venivano notevolmente ridotte; La legge Boncompagni ( 4 ottobre 1848), emanata da Carlo Alberto, poneva sotto il controllo dello stato l'istruzione pubblica e privata che si articolava su tre livelli: elementare, secondario e universitario; creava un'amministrazione scolastica di forma piramidale al cui vertice

vi era il ministro e riservava la massima attenzione all'università e all'istruzione classica, preposte alla formazione delle future classi dirigenti. La legge Lanza (1857) accresce l'accentramento dell'istruzione scolastica. La legge Casati (1859) seguì a tali provvedimenti. Fu emanata da Vittorio Emanuele II grazie ai pieni poteri che gli erano stati conferiti dal Parlamento per l'imminente seconda guerra di indipendenza e si riferiva principalmente al Regno di Sardegna anche se nel 1861, a seguito dell'Unità d'Italia, fu estesa a tutte le altre regioni. La legge Casati affida al Ministro della pubblica istruzione la promozione dell'incremento dell'istruzione, la direzione dell'insegnamento pubblico e privato. La Pubblica Istruzione si divide in tre rami: 1. istruzione superiore; 2. istruzione secondaria classica; 3. istruzione tecnica e primaria. I primi 46 articoli della legge dettano le norme riguardanti l'amministrazione della pubblica istruzione a livello centrale e locale. La legge presenta inoltre un carattere fortemente statalista e accentratore secondo Carlo Cattaneo; inoltre, nonostante gli svariati sforzi fatti dai liberali per raggiungere un equilibrio tra libertà e autorità, la legge poneva l'accento su principi autoritari. Il ministro Casati, con questa legge, intendeva ispirarsi al modello presente in Germania, consistente in un sistema di libertà media; l'applicazione del modello tedesco alla struttura piemontese senza neanche una rivisitazione fu un errore poiché lo stato tedesco aveva una solidità alla base ben diversa da quella piemontese. Il cuore della legge era comunque rappresentato dall'istruzione superiore, la quale doveva indirizzare la gioventù; doveva, allo stesso tempo, preparare accurati studi speciali e mantenere/accrescere la cultura scientifica e letteraria. Erano previste cinque facoltà; i professori godevano di una certa libertà ma era comunque una libertà vigilata.

[Spostati: colui che mediante una laurea e la conseguente collocazione professionale, aspira a salire dal gruppo sociale di appartenenza verso strati superiori] L'istruzione secondaria classica invece era articolata in due gradi: il ginnasio di cinque anni e il liceo, di tre anni. Alternativa all'istruzione secondaria era l'istruzione tecnica, le cui finalità e le stesse materie di insegnamento avevano caratteristiche spiccatamente pratiche. L'istruzione tecnica prevedeva due livelli di durata triennale: scuole tecniche e istituti tecnici; l'accesso a questi ultimi era subordinato alla frequentazione prima delle scuole tecniche. Gli istituti tecnici prevedevano inizialmente quattro sezioni (commerciale-industriale, agronomica, chimica e fisico matematica). Secondo alcuni studiosi l'istruzione tecnica ha riportato anche una certa apertura sociale mentre secondo altri, la legge conferiva all'istruzione tecnica un ruolo marginale poiché prevaleva il peso del pregiudizio classicista. L'istruzione normale dava la possibilità di conseguire una "patente" di idoneità per l'insegnamento; era quindi riservata a colore che avrebbero voluto fare i maestri. La patente poteva tuttavia essere conseguita anche da chi, senza aver frequentati tali scuole, avesse superato l'esame finale. Le scuole normali sono considerate le antenate dell'istruzione magistrale voluta da Gentile nel 1923. Le scuole normali si iniziarono a sviluppare in Europa a partire dal XIX secolo e in Italia, il problema della formazione dei maestri si presentò come uno dei più urgenti per la scuola elementare, infatti, in alcuni casi si continuò a ricorrere vecchi insegnanti, i quali però erano carenti sul piano didattico e pedagogico. Con la legge Casati, l'istruzione normale assume l'aspetto di un terzo corso di studi; la legge istituiva nove scuole normali maschili e altrettante femminili di durata triennale. Il curriculum prevedeva diverse discipline alcune delle quali erano soggette a diversificazioni per genere: per i ragazzi vi era la possibilità di conoscere le nozioni generali sui diritti e i doveri del cittadino mentre per le ragazze non era previsto. Tuttavia, la componente maschile manifestava un interesse piuttosto scarso per la scuola normale.

Una prima modifica alle scuole normali fu effettuata nel 1861 quando il ministro De Sanctis introdusse l'insegnamento della religione e per i maschi gli esercizi ginnici e militari. Vista l'enorme necessità di maestri, in questo periodo furono concesse delle patenti provvisorie per insegnare nel ciclo elementare inferiore per ridurre i tempi della formazione. Alla scuola normale era attribuito il difficile compito di sviluppare nelle masse popolari la coscienza di una cultura nazionale unitaria: si doveva educare al sentimento nazionale ma nell'accettazione del proprio status sociale. L'istruzione elementare della legge casati ha durata quadriennale ed è suddivisa in inferiore e superiore, è gratuita e vi si accede dopo aver compiuto sei anni di età. Scuole elementari maschili e femminili erano separate e il primo biennio doveva essere obbligatorio per entrambi. L'istruzione della scuola elementare compete ai comuni i quali hanno l'obbligo di garantire almeno una scuola per genere in cui venga data l'istruzione elementare inferiore, mentre quella superiore sarà attivata nei comuni con più di 4000 abitanti. A tale imposizione veniva mossa una duplice accusa: a una parte vi era chi sosteneva che obbligare le famiglie a mandare i figli a scuola poteva essere inutile e dannoso per l'ordine pubblico stabilito mentre dall'altra parte si sosteneva che era lo Stato a dover provvedere ai locali, agli stipendi degli insegnanti e a tutto il resto. Con l'affidamento della direzione ai comuni, infatti, nel Mezzogiorno la scuola si diffuse in tempi lentissimi poiché si preferiva lasciare il popolo nell'ignoranza. Le famiglie più povere, che erano quelle che dalla scuola avrebbero potuto ottenere i risultati migliori, non sempre riuscirono a comprendere il valore dell'istruzione. Per la scuola materna, non era previsto niente all'interno della legge Casati. In Italia, già nel XIX secolo vi erano numerosi asili d'infanzia che accoglievano quasi esclusivamente bambini poveri. A farsene carico erano le diverse confessioni religiose, infatti, tra coloro che si erano dedicati alla fondazione e allo sviluppo di tali scuole troviamo sacerdoti come Lambruschini e Aporti in Italia, figure legate alla cultura protestante come Pestalozzi in Svizzera e Froebel in Prussia. Non parlandone, la legge Casati esprimeva una condizione ormai consolidata: la prima educazione spettava alle famiglie e laddove queste non potevano occuparsene, spettava alle istituzioni religiose. Per insegnare nelle scuole d'infanzia nel 1880 prescrive il possesso della patente di idoneità di grado inferiore. Numerose sono le motivazioni di tale disattenzione; in primo luogo una connotazione classista che investe il bambino già dai primi anni di vita; in secondo luogo, affidare allo stato il controllo della scuola d'infanzia avrebbe comportato un aggravamento del contenzioso tra Stato e Chiesa e in terzo luogo vi era la considerazione del costo economico che tale impegno avrebbe comportato.

Capitolo 2. La scuola italiana tra XIX e XX secolo (1681-1 (1681-1911) 911)

Nei decenni successivi all'Unità l'analfabetismo costituiva uno dei problemi più gravi del nostro paese. Secondo il censimento del 1861, su una popolazione di 21 milioni di abitanti, circa 17 milioni erano analfabeti; in questa situazione il Mezzogiorno era molto più arretrato e con il tempo il divario si è accentuato. L'arretratezza dell'Italia rispetto agli altri paesi europei era dovuta soprattutto alla presenza della Chiesa che considerava una disgrazia la diffusione della cultura tra il popolo. Poco più tardi è stata la volontà di favorire la lettura della Bibbia che ha contribuito allo sviluppo della scolarizzazione. La scuola della Destra storica. La Destra storica, classe dirigente che aveva realizzato l'Unità, guiderà le sorti del paese dal 1861 al 1876 ma la sua politica scolastica avrà un risultato piuttosto deludente. Nel 1865 fu pubblicata la relazione (ricordata come "la grande inchiesta") del Consiglio superiore della pubblica istruzione che mostra come i risultati ottenuti dall'unificazione in poi fossero tutt'altro che brillanti ma questi erano anche il risultato di una precisa scelta politica. La carenza più grande si riscontrava nella scuola elementare, poiché l'affidamento ai comuni era precario e darà risultati troppo differenziati e carenti.

Il censimento del 1871 conferma l'allarmante numero degli analfabeti e la mancanza di un livello minimo di istruzione avrebbe avuto ripercussioni negative anche sullo sviluppo del piano economico. In Germania invece la situazione era più sviluppata. Con la legge Casati era stato "imposto" l'obbligo scolastico senza però riuscire ad imporlo. Nel 1872 il ministro Correnti aveva invano tentato di rendere tale obbligo effettivo e suscitò proteste contro la volontà di imporre l'obbligo scolastico. La Destra storica aveva avuto una gestione priva di prospettive in merito alla questione scolastica poiché il suo interesse in merito di limitava alla volontà di riprodurre le classi dirigenti; infatti, i fondi destinati all'istruzione furono ridotti (1,7 % del bilancio statale) e di questi solo il 10% era destinato all'istruzione elementare. Le scuole della Sinistra storica. Nel 1876 si ha l'avvento al potere della Sinistra, che guiderà il Paese fino al 1887; in questi anni furono presi importanti provvedimenti quali la resa dell'istruzione elementare obbligatoria nel 1877, l'abolizione della tassa sul macinato nel 1880, 'avvio di una nuova politica agraria e l'allargamento del diritto di voto: tutto ciò per allargare la base democratica dello Stato. Nel 1877 fu emanata la legge Coppino che mirava a rendere effettivo l'obbligo scolastico e veniva creata una sorta di anagrafe scolastica. Con la legge Coppino viene rilanciata anche la discussione sull'insegnamento della religione poiché la Chiesa da secoli oramai era coinvolta in tutte le vicende riguardanti la vita sociale; bisognerà aspettare il Concordato e i Patti Lateranensi del 1929 per regolare i rapporti tra Stato e Chiesa. Dopo che la legge Boncompagni (religione a fondamento dell'educazione) e la legge Casati (obbligo dell'insegnamento della religione solo nella scuola elementare) avevano affrontato il tema della religione, la legge Coppino decise di tacere sull'argomento e introdusse l'insegnamento delle prime nozioni dei dovesi dell'uomo e del cittadino. Negli ultimi decessi nel XIX secolo, la scuola italiana conobbe alcune novità poiché nasce la pedagogia ispirata al positivismo e si consolida la pedagogia cattolica. Con il positivismo pedagogico, si ha una nuova concezione della scienza, verso la quale si riscopre una rinnovata fiducia. In questo periodo nascono la sociologia, l'antropologia, la psicologia sperimentale. Gabelli è considerato il massimo esponente del positivismo italiano; egli sosteneva la necessità di "formare teste" ovvero di fornire un'attitudine al ragionamento critico. Egli era inoltre favorevole alla gestione statale dell'istruzione, alla laicità dell'educazione, all'obbligo scolastico. Negli stessi anni si diffonde la pedagogia socialista, con Saint-Simone, Owen e Marx; in Italia troviamo Labriola, De Amicis e Salvemini, accomunati dalla volontà di emancipare le classi popolari, oppresse da povertà e ignoranza. La pedagogia cattolica invece, portata avanti da don Giovanni Bosco, rappresenta il primo tentativo di coniugare l'intervento in favore dei poveri con un impegno verso la formazione professionale poiché c'era la convinzione che solo l'istruzione e l'educazione avrebbero ridato dignità a vite destinate altrimenti alla delinquenza e al degrado. Cambiamenti e problemi tra XIX e XX secolo. La distribuzione sul territorio delle sedi accademiche era diseguale, sempre a danno del Mezzogiorno, dove vi era solo l'ateneo napoletano. Il quadro era comunque abbastanza stano poiché l'Italia aveva il maggior numero di analfabeti ma allo stesso tempo anche il maggior numero di studenti universitari. L'istruzione secondaria classica aveva subito nel corso dei decenni alcuni provvedimenti normativi e regolamentari che non ne avevano però modificato la struttura di fondo. Col tempo l'impostazione retorico-umanistica produsse una progressiva marginalizzazione degli insegnamenti scientifici. L'istruzione tecnica invece era un corso più trascurato, destinato ai giovani provenienti da gruppi sociali medio-bassi e doveva assicurare allo stesso tempo conoscenze pratiche ma anche generali. Nel corso degli anni, è stata ripetutamente affidata prima a un ministero poi all'altro e ciò ha fatto sì che non riuscisse a dare le abilità richieste. Le scuole professionali si distinguevano da quelle tecniche poiché avevano come obiettivo di fornire conoscenze di carattere esclusivamente tecnico. Per le scuole normali invece fu istituito nel 1880 dal ministro De Sanctis un corso di durata biennale per colmare il salto tra la scola elementale e

quella normale che poi nel 1889 divenne triennale. Nel 1896 si abolì la patente inferiore e fu introdotto un corso speciale per la formazione delle maestre d'infanzia.L'istruzione elementare subì una serie di modifiche grazie a Gabelli che nel 1888 decide di valorizzare il metodo rispetto ai contenuti, sottolineò quanto fosse importante che la lezione suscitasse la curiosità dell'alunno, la necessità di collegare la scuola alla vita e il legame tra l'educazione intellettuale e quella morale e civica; promuoveva anche l'insegnamento della religione nei giusti limiti poiché poteva essere un potente mezzo di pace e prosperità sociale. I programmi di Gabelli, tuttavia, non furono facilmente applicabili. Il nuovo secolo vede sorgere Giolitti, espressione di una classe politica più aperta e spregiudicata. Con la legge Orlando del 1904 furono presi dei provvedimenti quali: l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 12 anni, la formazione di classi miste, l'avvio di corsi serali per gli adulti, l'abolizione della differenza retributiva tra maestri del corso inferiore e superiore e l'istituzione del corso popolare ovvero altre due classi in più che poteva frequentare chi dopo le elementari non avesse voluto proseguire i suoi studi in altro modo (ebbe risultati deludenti). In questi anni, l'istruzione elementare rappresentava l'arma più efficace contro l'analfabetismo e per il riscatto dei ceti popolari ed è proprio per questo motivo che le correnti politiche e culturali più progressiste erano impegnate a favorirne la crescita mentre quelle conservatrici vi si opponevano considerandola come possibile fattore di disordine sociale. Si forma così un vero e proprio fronte vocazionista (Turati, Gentile, liberaldemocratici), per tentare di ricondurre la scuola elementare alla responsabilità dello stato poiché i comuni appaiono sempre meno in grado di sostenere le spese per l'istruzione, la cui domanda è in aumento. In opposizione vi era il mondo cattolico, che aveva timore della completa laicizzazione dell'insegnamento se questo fosse passato completamente nelle mani dello stato; anche Salvemini era contrario poiché nutriva una profonda sfiducia nei confronti dello stato. Nel 1911 di ebbe la legge Daneo-Credaro che prevedeva il sostegno dello stato per l'edilizia scolastica e per gli stipendi di maestri e direttori, l'assistenza agli alunni bisognosi. Molti dei problemi emersi nel periodo, furono risolti soltanto molto tempo dopo a causa dei dibattiti e delle proposte che spesso rimasero solo sulla carta. Ad esempio, il problema della scuola media era emerso già ai tempi della legge Casati ma sarà risolto solo nel 1962. In tanti provarono a creare una scuola media unica senza alcun successo. Maestri e professori. Gli insegnanti non erano spesso all'altezza dei compiti richiesti, avevano uno stato giuridico e un regime retributivo precari; molti degli insegnati della scuola secondaria erano privi del titolo di studio necessario. Si stava man mano diffondendo l'idea che l'insegnamento fosse un lavoro più adatto alle donne che agli uomini; questo soprattutto perché la donna era più affidabile sul piano politico e interpretava una moralità più sana. Vi era una distinzione tra maestri e professori. Il professore, specialmente se avesse insegnato nei ginnasi e nei licei, sarebbe stato un rappresentante di quegli stessi ceti sociali che avviavano i loro figli all'istruzione classica mentre il maestro e i suoi alunni provenivano da ceti popolari. Tra la fine dell'800 e l'inizio del '900 il maestro inizia a rivendicare i propri diritti; per questo essi si riuniscono in associazioni. L'associazionismo nasce dapprima su base locale e chied...


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