Storia del Management PDF

Title Storia del Management
Author Ola Soremekun
Course Storia del management
Institution Università di Pisa
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Summary

Warning: TT: undefined function: 32 IMPRESA E SOCIETA’: da un punto di vista economico l’impresa è costituita da quell’insieme di attività che consentono di trasformare beni sia materiali che immateriali e di rendere disponibili per il consumo dei prodotti. Un sociologo ed economista che è Werner So...


Description

IMPRESA E SOCIETA’: da un punto di vista economico l’impresa è costituita da quell’insieme di attività che consentono di trasformare beni sia materiali che immateriali e di rendere disponibili per il consumo dei prodotti. Un sociologo ed economista che è Werner Sombart che, in una delle sue opere più note che è “il capitalismo moderno” dà una definizione di impresa come un sistema di azioni svolte da più persone, ma predeterminate, cioè pensate prima secondo un piano e coordinate da una volontà unitaria. GLI OBIETTIVI DI UN’IMPRESA: per quanto riguarda gli obiettivi è chiaro che ogni impresa li stabilisce in maniera autonoma. Ogni impresa è libera di darsi degli obiettivi, tranne che nelle economie non di mercato (economie pianificate), non capitalistiche; in questi contesti politiciistituzionali le imprese non sono libere di darsi gli obiettivi, essi vengono fissati dallo Stato che si identifica con il partito (es. Russia) ORIGINI DELLE IMPRESE: Le origini sono molto lontane nel tempo, e non esistono le imprese solo nel mondo occidentale. Negli ultimi due secoli la condizione indispensabile affinché un paese si sviluppasse e modernizzasse è stata quella di far decollare e radicare sempre più il settore industriale all’interno di un sistema economico nazionale, e di questo sistema l’impresa è il cardine, è la cellula fondamentale, è l’istituzione di base che organizza i fattori umani e tecnici della produzione. Negli ultimi due secoli e mezzo circa l’impresa è molto cambiata. L’impresa passa attraverso tre tornanti che sono Prima, Seconda e Terza rivoluzione industriale. LA PRIMA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE: si ha in Inghilterra nella seconda metà del ‘700 ed è con la Prima rivoluzione industriale che nascono l’Industria Moderna e la prima forma di organizzazione: il sistema di fabbrica. La prima rivoluzione industriale avviene in maniera abbastanza semplice e rudimentale, attraverso un learning by doing, in modo empirico e pratico, procedendo per tentativi ed errori. Questa è la rivoluzione industriale che riguarda la meccanizzazione della produzione tessile, in particolare la produzione del cotone. Tra le tante cause della rivoluzione industriale inglese c’è anche questa che nel 600 c’è Cromwell e la Gloriosa Rivoluzione Inglese. Settori della prima rivoluzione: • Tessile • Metallurgico • Meccanico La prima rivoluzione industriale è fatta di varie fasi: intorno agli anni 30 dell’800 si ha una seconda fase di innovazione sempre connessa al valore (è la nascita del vapore applicato alla navigazione e ai trasporti terrestri, cioè alle ferrovie). Quindi siamo sempre nell’ambito della prima rivoluzione industriale, a partire dagli anni 1830 con la prima linea ferroviaria Liverpool – Manchester (da inizio all’età delle ferrovie), LASECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE: la cosa cambia notevolmente con la Seconda rivoluzione industriale, che si ha a cavallo tra 800 e 900 e la differenza fondamentale è che nella Seconda rivoluzione industriale ha un peso importantissimo la scienza (science based), è una rivoluzione le cui tecnologie sono basate sulla scienza e richiedono enormi quantità di capitale, è una

rivoluzione Capital intensive, mentre la prima è Labour intensive. Settori della seconda rivoluzione: • Siderurgico (siderurgico vuol dire acciaio a buon mercato, perché l’uomo l’acciaio lo sapeva fare da secoli ma non a buon mercato, non oggetti comuni. Quindi acciaio a buon mercato e poi Industria meccanica con particolare ad una grande invenzione: il motore a scoppio o motore a combustione interna, che vede per la prima volta il passaggio alla mobilità individuale) • Chimico • Elettrico • Meccanico Nella prima rivoluzione prima si fanno le macchine e poi si apportano quelle trasformazioni e quei miglioramenti per renderla industrialmente utilizzabile e poi si cerca di capire teoricamente il funzionamento della macchina. Quindi prima si fa la scienza e poi l’applicazione pratica. Quindi sono imprese molto più complesse. E mentre prima l’imprenditore del ‘700 che meccanizzava dei telai quelli erano, adesso un imprenditore può fare tutto da solo in una centrale elettrica o avrà bisogno di ingegneri, tecnici, manager, ecco: la complessità delle tecnologie modifica in maniera decisiva la struttura organizzativa delle aziende. Allo stesso modo sono necessarie delle professionalità che prima non servivano. Parlando della seconda rivoluzione industriale, ci siamo soffermati su come questa rivoluzione sia ad alto contenuto di scienza cioè sia Science Based. Se quindi si va dalla scienza alla tecnologia e dalla tecnologia all’azienda, all’impresa, ai processi produttivi, sono strettamente correlate tre figure professionali (lo scienziato, l’ingegnere e l’imprenditore). Quindi le conoscenze tecniche e professionali sono indispensabili, diversamente quanto accadeva nella prima rivoluzione industriale. La piccola impresa nella seconda rivoluzione industriale in questo contesto che fa? Non scompare, anzi in molti casi supporta la grande impresa. Non solo, ma la gran parte delle produzioni restano a grande intensità di lavoro, e a differenza della grande impresa non conoscono i due tipi di economie che la grande impresa conosce. La piccola impresa solo in modo marginale può beneficiare di economie di scala ed economie di diversificazione. A partire dalla seconda rivoluzione industriale si trasforma anche la fabbrica, che ha una serie di caratteristiche dal prefisso “MULTI”. L’impresa diventa: -

Multiunitaria = perché possiede una pluralità di unità. Più stabilimenti, magazzini, uffici, laboratori di ricerca. Multifunzionale = perché svolge non solo funzioni di produzione, ma anche funzioni di distribuzione. Multiprodotto = perché partendo da una produzione di base, si espande in settori correlati. Multinazionale = perché una impresa di queste dimensioni, un mercato Nazionale risulta essere limitato. E quindi sia per cercare le risorse, sia per rivolgere i propri prodotti oltre i confini, deve superare il paese in cui ha sede.

Se l’impresa che è diventata così multi, è impossibile che tutte queste funzioni vengano svolte dall’imprenditore individuale. Occorre per essere governata, un’ampia gerarchia manageriale. In altre parole, le dimensioni e la complessa struttura dell’impresa, necessitano che a governarla non sia

il proprietario, ma una serie di manager. Questi ultimi hanno una serie di specifiche competenze tecniche e grazie a queste possono coordinare, controllare, svolgere funzioni di supervisione di particolari segmenti dell’attività aziendale. Tutto questo insieme di invenzioni e innovazioni della seconda rivoluzione industriale hanno: • • • •

alta intensità di capitale, elevata applicazione di energia, processo produttivo veloce e continuo Produzione per grandi lotti (o larga infornata)

LA TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE: si ha con la seconda guerra mondiale. Molte delle tecnologie sono di derivazione bellica, pensate al Radar, portaerei, e a tutti quelli che saranno i nuovi materiali e carburanti per aerei, nasce ad esempio il jet, nasce l’energia nucleare proprio per esigenze belliche, verrà scoperta e la si applicherà ad Hiroshima e Nagasaki. Non si diffonderà l’energia nucleare come le due precedenti, L’energia del vapore (prima rivoluzione) e l’energia elettrica (seconda rivoluzione) perché l’energia nucleare ha costi esorbitanti e i rischi ad essa correlati sono alti. Pensiamo al disastro di Chernobyl. Inoltre ha un terzo problema, i rifiuti, gli scarti, le scorie radioattive dove si mettono? Non si sa, ecco perché è un’energia che non si diffonderà. QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE: o Industria 4.0, o impresa 4.0. Adesso dal 2017 il governo ha iniziato a varare una serie di incentivi per le imprese che si muovono su questa frontiera, cioè introdurre all’interno della fabbrica le tecnologie digitali affinchè dialoghino con le macchine. 4.0 significa questo: connettere spazi e macchine fisiche con strumenti come il web e la rete per ad esempio prevenire guasti, avere Big data a disposizione e risolvere più facilmente i problemi, far dialogare mondo fisico e materiale. LA GRANDE IMPRESA PRIMA DELLA RIVUOLUZIONE INDUSTRIALE Quali erano prima della rivoluzione industriale (del 700) le principali forme di imprese. Queste sono sostanzialmente tre forme: 1) Manifatture centralizzate (manufacture royale) = si sviluppano moltissimo nel 600 in Francia presso il sovrano Luigi XIV, grazie al ministro delle finanze Colbert. Quale è la differenza tra manifattura e fabbrica? Marx ci ha spiegato bene le differenze. La manifattura è un luogo di produzione industriale sempre accentrato (cioè la forza lavoro si riunisce in un unico luogo come nell’impresa) e i lavoratori, più che operai salariati, sono sottoposti alla supervisione di un superiore o dell’imprenditore. Ma a differenza della fabbrica non c’è l’uso generalizzato delle macchine. E se c’è qualche macchina, queste sono azionate dall’uomo ad esempio a pedali. Centralizzata perché, le manifatture nascono come monopolio del Re per produrre nella maggior parte dei casi, beni di lusso per i sovrani e per la corte. Quindi si producono tappezzerie, arazzi, cristalli e porcellane. Quindi queste manifatture centralizzate sono più importanti a livello artistico (per la qualità) che a livello industriale (per il peso economicosul tessuto sociale di allora). 2) Grandi banche = se noi pensiamo alla Banca Centrale, il primo istituto è la Banca di Londra (1694). A lungo ebbe un privilegio, quella di essere l’unica società a responsabilità limitata (srl) perché a causa di un finanziere speculatore che provocò una serie di fallimenti, il parlamento inglese varò il Bubble Act (che entra in funzione nel 1720 e abrogato nel 1822,

ma per essere cancellato del tutto bisogna aspettare agli anni 60 dell’800). Queste limitazioni alle società anonime, non si hanno solo in Inghilterra, ma anche in Francia e in molti Stati della Germania (STATI della Germania perché fino al 1870 è un paese diviso). Questa Banca di Inghilterra non era un istituto pubblico, ma una banca/società di privati che finanziavano lo Stato. Quello che noi chiamiamo debito pubblico, per secoli è stato debito dei sovrani. In questo modo era difficile separare le spese pubbliche dalle spese private del re. I re avevano bisogno di danaro per lo sfarzo, corte, difesa dello stato, guardie reali, forze armate. Le entrate derivavano da tasse, gabelle e dazi, (che solitamente colpiva i meno abbienti). Altre entrate derivavano dall’appaltare e dal vendere funzioni pubbliche (ti nomino magistrato se mi paghi), oppure dalle rendite dei feudi di proprietà. Tra le tante cause della rivoluzione industriale inglese c’è anche questa che nel 600 c’è Cromwell e la Gloriosa Rivoluzione Inglese. Con la Gloriosa Rivoluzione Inglese si separano le finanze del re, dalle finanze pubbliche. Questo è un notevole passo avanti per la modernità del paese. Quando però nell’antichità le risorse non bastavano, bisognava rivolgersi ai banchieri. Famosissimo è il prestito che un Re d’Inghilterra Edoardo III nel 1343 fa con la principale piazza finanziaria del tempo, Firenze. E si rivolge a due grandi banchieri (Bardi e Peruzzi). Per capire il tipo di banco, i Bardi nel 300 contavano 25 filiali in Italia e all’estero però finanziavano i sovrani. Il concetto di grande banca non è pertanto nel numero degli addetti o nel numero di filiali. Il re quindi si rivolge ai banchieri poiché vuole dichiarare guerra alla Francia. Questi banchieri gli concedono il prestito pari a un milione e mezzo di fiorini (5 tonnellate di oro) con l’aspettativa di averne un guadagno di interessi. Però la guerra non va come sperato (l’Inghilterra perde) e quindi il Re non onora il proprio debito, causando il fallimento dei banchieri fiorentini. Questo scaturì una reazione a catena in quanto da questi due banchieri dipendeva tutto il tessuto socio-economico di Firenze. Ed ecco che si ha il crack di Firenze con il Fallimento del Comune, in quanto non può restituire ai cittadini le prestanze (cioè quello che i cittadini avevano prestato allo Stato). Questo quindi determina un fallimento a catena, sia delle maggiori banche, ma anche i piccoli operatori cambiari che a quelle banche avevano affidato il loro capitale E tra il 300 e 400 la città è ritornata al massimo splendore ed è tornato il potere di nuovo in mano ai banchieri Alberti, Albizzi, Strozzi, Medici (7 filiali e 60 dipendenti). Un altro esempio, siamo nel 500 e Carlo V volendo diventare Imperatore del Sacro Romano Impero deve comprare gli elettori. Avendo bisogno di soldi si rivolge ai banchieri FUGG (si legge Fuggher) i quali vogliono le garanzie e mettono un’ipoteca sulle miniere di Carlo V. Quindi gli danno i finanziamenti e gli concedono una fideiussione di trecentomila fiorini e delle miniere. Cosa dobbiamo dedurre da tutto questo? Che le banche venivano considerati importanti e grandi, non per il loro livello dimensionale, ma poiché potenti ed erano in grado di rendere pontefici e sovrani dipendenti da loro stessi (e quindi sono grandi perché sono dei nuclei di potere economico spaventoso). Concetto fondamentale da tenere in considerazione è la fiducia, che è parola chiave del sistema economico. 3) Compagnie di commercio (o compagnie d’oltremare) = ad esempio la Compagnie delle indie o Compagnia della Baia di Hudson. Queste compagnie vengono costituite a partire del 500 sotto l’iniziativa dell’Inghilterra e dalla regina Elisabetta I (“The Golden age”)→culmine economico e culturale. All’inizio le Compagnie di commercio erano delle associazioni temporanee di negozianti che si mettevano insieme per compartecipare alle spese di allestimento di una nave per

un viaggio di lungo corso. Poi diventano grandi società perché molto spesso una carta reale (del sovrano) assegnava loro privilegi e monopoli. Quindi erano investiti di poteri ufficiali in qualità di rappresentanti della corona. Ma perché la corona gli fa questo? Perché è chiaro che queste compagnie a loro volta, avendo legami con altri territori facevano ricca l’Inghilterra (da qui ha inizio il dominio nei mari inglesi). Proprio l’iniziativa inglese in campo marittimo e navale, pone le basi della grandezza dell’Inghilterra. Quindi appaiono una serie di compagnie privilegiate, ad esempio la compagnia della Baia di Hudson si faceva ricca per via del commercio delle pelli, la compagni reale d’Africa trafficava soprattutto con le coste della Guinea. All’inizio della rivoluzione industriale il problema dimensionale era un problema differente rispetto a quello che si aveva dopo la seconda rivoluzione industriale. A Manchester che è la culla della rivoluzione industriale inglese, una azienda per produrre cotone poteva avere tra 100/200 operai. Una impresa siderurgica produceva 10’000 tonnellate all’anno di acciaio → il concetto di “grandezza” è cambiato nel corso dei secoli.

IL NUOVO SISTEMA DI COMUNICAZIONE E TRASPORTI E LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE ALL’ORIGINE DELL’IMPRESA MODERNA ORIGINE DELLA GRANDE IMPRESA - SEPARAZIONE TRA PROPRIETA’ E CONTROLLO: ci dobbiamo chiedere cosa fa compiere all’azienda un consistente ampliamento dimensionale che provoca un cambiamento strutturale delle imprese e dei processi decisionali. Prima di tutto si ha una grande trasformazione con l’ampliamento del mercato delle aziende (trasporti e comunicazioni) e quindi diffusione della ferrovia e del telegrafo. Grazie a queste due invenzioni, l’impresa può raggiungere un mercato più lontano e più esteso, essendo in costante rapporto con fornitori e clienti. Ciò implica ovviamente una buona organizzazione dell’impresa. Ed ecco che proprio nell’ambito della ferrovia e della telegrafia nasce un tipo di impresa in cui per la prima volta si separa proprietà e controllo. Le ragioni sono da ricercare nel fatto che il singolo imprenditore non è in grado da solo di gestire una impresa ferroviaria, ma occorre un sistema organizzativo preciso e formalizzato dove ognuno ha compiti estremamente definiti proprio per la complessità dell’impresa. E una impresa ferroviaria è un’impresa che si occupa di una molteplicità di funzioni. Occorre quindi definire i rapporti di AUTORITA’, RESPONSABILITA’ e COMUNICAZIONE all’interno delle funzioni aziendali. Ecco che nascono nelle società ferroviarie e nelle società telegrafiche due concetti fondamentali (LINE e STAFF), al quale si aggiunge uno strumento gestione (l’ORGANIGRAMMA). -

LINE = fa riferimento alle responsabilità gerarchiche; STAFF = è lo Stato Maggiore.

Nel 1911 un ingegnere statunitense, di nome Taylor, che studia i rapporti produttivi tra uomo e macchine e che fa ricerca sulla razionalizzazione sul lavoro e che col suo nome darà origine alla corrente di analisi denominata Taylorismo. La sua teoria poi verrà ripresa molti anni dopo da una serie di studiosi Henry Fayol, Luther Gulick e James Mooney. Taylor nelle sue analisi, partiva dalla necessità di adeguare la struttura organizzativa per ottenere il massimo profitto, e per fare ciò occorre una estrema razionalizzazione organizzativa. Ciò implica che le risorse umane si debbano adeguare a questa razionalizzazione, in modo da eliminare i tempi morti di lavoro e avere il massimo rendimento. La struttura organizzativa che mette in atto è

lo Scientific Management e assume la forma a piramide, con al vertice l’autorità gerarchicamente più elevata e poi una serie di gradi successivi con gradazioni di doveri. Il concetto di organizzazione gerarchica si identifica molto spesso con il concetto di Line. E’ la linea operativa, lo scheletro del sistema organizzativo. Il concetto di Line implica un altro concetto importante che è l’unità di comando (nessun membro dell’organizzazione deve ricevere ordini da più di un superiore, poiché creerebbe una sovrapposizione). Mooney elabora anche il concetto di staff, che esprime l’organizzazione funzionale per servire i servizi a supporto all’unità di Line. Quindi in altre parole lo Staff è l’organo tecnico specialistico dell’organizzazione (ex. ispettore del ministero). ALTRO ELEMENTO DELL’ORGINE DELLA GRANDE IMPRESA: un altro elemento determinante è la grande varietà di processi produttivi che vengono messi a punto mentre si estendono le reti di trasporto e delle telecomunicazioni. Tutto questo insieme di invenzioni e innovazioni della seconda rivoluzione industriale hanno: • • • •

alta intensità di capitale, elevata applicazione di energia, processo produttivo veloce e continuo Produzione per grandi lotti (o larga infornata)

Nelle imprese non toccate dalla rivoluzione industriale si ha solo un ampliamento della fabbrica, come ad esempio un aumento delle macchine e dei lavoratori, ma non si verificano quei due aspetti importantissimi che solo in questi enormi imprese sono conseguibili, vale a dire le economie di scala (riduzione del prezzo unitario all’aumento del volume di produzione). Ma per fare questo ho bisogno di figure con più elementi e una buona organizzazione che renda fluido il rapporto col mercato. Quindi rispetto alla prima rivoluzione industriale abbiamo una complessità aumentata perché nella prima rivoluzione l’imprenditore si avvaleva di qualche tecnico esperto, mentre nella seconda deve creare una estesa gerarchia di manager. Se consideriamo le tecnologie, una complessa tecnologia necessita di una organizzazione ben strutturata. E quindi maggiore è la complessità e migliore sarà l’organizzazione. Perché cambia il rapporto col Marketing? Investendo nel sistema distributivo, l’impresa deve migliorare sia i prodotti, ma deve anche cercare nuovi prodotti. Ed ecco il rapporto sempre più stretto tra Produzione, Ricerche e Sviluppo e Marketing. Quindi l’imprenditore e il manager cercano una diversificazione produttive. Questo vuol dire che all’economie di scala si uniscono le economie di diversificazione (da un unico processo produttivo o impianto ottengo più prodotti differenti). Ecco il MULTIPRODOTTO, e questo fa sì che si modifica il mercato sul quale si fa competizione. Quest’ultima non si fa più solo sul prezzo, ma anche sul piano funzionale-strategico. Vale a dire che io devo affinare quelle parti dell’azienda che si occupano della ricerca di nuovi prodotti e nuovi mercati di sbocco. Ed ecco che l’impresa esce dai confini nazionali e crea all’estero una catena di marketing,...


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