storia dell\'impresa, riassunto libro- Gregorini PDF

Title storia dell\'impresa, riassunto libro- Gregorini
Course Storia Economica
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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Summary

 Impresa moderna : combinare fattori di produzione per soddisfare segmenti di un mercato sempre più ampio e dinamico  storie di impresa : evoluzione delle strutture organizzative, impatto tecnologico, opportunità fronteggiate dagli imprenditori. origine: USA anni 20 del 900 “robber barons” > cr...


Description

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Impresa moderna: combinare fattori di produzione per soddisfare segmenti di un mercato sempre più ampio e dinamico storie di impresa: evoluzione delle strutture organizzative, impatto tecnologico, opportunità fronteggiate dagli imprenditori. origine: USA anni 20 del 900 “robber barons” > creatori dei grandi imperi monopolistici storia della contabilità: sistemi contabili e sulla relazione tra il loro sviluppo e l’evolversi delle forme dell’impresa moderna economisti: Industriali> evoluzione strutture settoriali Innovazione> dinamiche di innovazione all'interno di imprese e di settori Evolutivi> conoscenze e competenze all'interno delle organizzazioni Al centro dell’indagine della business history= effetti e conseguenze in cui impresa ha sul complesso sociale biodiversità economica: un principio che si incammina sui sentieri di sviluppo integrale; ci sono diverse forme di vita (non solo quella profit ma anche no profit). “il lavoro si crea. è il fare impresa (non solo quella capitalistica) la via maestra per creare lavoro “.

2. STORIE E TEORIE D’IMPRESA

Visione neoclassica: fine 1800-inizi 1900; spazio impresa limitato (imprenditorialità+ tecnologia…); è irrazionale pensare che l’impresa cresca soprattutto in casi di rischi> rimanere nello stesso settore in modo che costi=ricavi (un modo di ragionare razionale). Non c’è un vantaggio competitivo. Definita price-taker, possibilità di influenzare il mercato o il settore in cui essa opera; tecnologia è esogena; dimensioni medio-piccole; numero limitato di funzioni; scarsamente integrate; invenzione collettiva= innovazioni che circolano liberamente tra gli utenti. Non è orientata alla crescita Critica al sistema neoclassico: visione statica dell’impresa, la tecnologia è un dato esogeno> limite, punti deboli XIX secolo> Impresa identificata con la fabbrica; novità: tecnologia più efficiente -

Micro= impresa, realtà circoscritta Macro= nazione- continente che analizza la realtà all’interno di un gruppo di imprese (pil, tasso di interesse…)

2.4. DINAMICA ECONOMICA IN PROSPETTIVA STORICA Dinamica> imprese che cambiano nel tempo Dimensione Comparativa: imprese che operano in diversi paesi con strutture proprietarie e organizzative distinte; stesso settore e condividono caratteristiche come l’intensità di capitale e di lavoro Dimensione Dinamica: imprese che mostrano la tendenza alla crescita dimensionale suscitano interesse negli storici. Questa tendenza rompe il pensiero neoclassico. 



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La crescita non è un processo meccanico; imprese possono espandersi, possono frenare la crescita, reagiscono in modo diverso ai cambiamenti endogeni ed esogeni. (es. covid> impresa manifatturiera è stata in grado di reagire) Fasi del processo dinamico: continuità, discontinuità, espansione, stagnazione, declino (riduzione della performance\ in alcuni settori…). Complessità: teoria neoclassica tende a semplificare. Organizzazioni complesse, negli ultimi due secoli, con relazioni interne ed esterne. Le imprese hanno diversi percorsi di crescita che dipendono da fattori come: - dimensione-dinamismo del mercato di consumo(domanda) - efficienza dei mercati nel coinvolgere le risorse necessarie - sistema giuridico che facilita l’attività economica e che protegga i suoi patrimoni.

Sistemi: Culturali: in presenza di una visione culturale negativa nei confronti della grande impresa, questo può incidere sulla scelta di usare alcune tecnologie o altre. Istituzionali: mercati finanziari in cui operano operatori di diversa natura (banche, Bcc., brokers, banche commerciali…), i quali hanno conseguenze dirette sulla disponibilità delle risorse, in termini qualitativi e quantitativi.

2.5. TEORIA E REALTA’ DELLE GRANDI IMPRESE 

Schumpeter: egli è un economista “propensione competitiva” =motore della crescita economica; l’impresa non giace ma vive in contesti competitivi (nuovi prodotti, accaparrarsi nuovi clienti…) Lo squilibrio non è male, anzi è migliore dell’omogeneità fra le imprese. Grande impresa> sfidava il concetto neoclassico dell’impresa Interessato al ruolo innovativo, sotto la guida dell’imprenditore (realizzare una performance) Minore importanza sulle strutture organizzative dell’impresa e su ciò che accadeva all’interno> accecato dalla tecnologia, il resto sfumature (Schumpeter limite) Imprese= “scatole nere” nel senso che non le affronta dal punto di vista interno > crescevano sfruttando le proprie capacità



’50- ‘60> alcuni studiosi si interessano al successo della grande impresa, verticalmente, multi-divisionale, multinazionale, a guida manageriale. Relazione stretta: realtà microimprese\ macro-imprese.



Peter Drucker: introduce ulteriori elementi di riflessione, analizzando le imprese con i suoi elementi tecnologici+ l’insieme di individui che operano nell’impresa= impatto sociale\ conseguenze sociali.



Nuovi approcci teorici con SIMON, CYERT E MARCH: i primi ad occuparsi di questi aspetti Accettare l’idea che bisogna spiegare perché l’impresa cresce qui e non lì (a livello nazionale- internazionale) Decisioni\ strategie di fondo: l’impresa va in una direzione in virtù di strategie Organizzare in modo ottimale l’impresa Ruoli, modelli di comportamento, dinamiche di coloro che operano all’interno delle organizzazioni.



C’è ancora chi pensa che la TECNOLOGIA sia il vero motore della crescita dimensionale.



ALFRED CHANDLER: evidenzia gli effetti della tecnologia; relazione tra strategia- struttura= oggetto di studio; cambiamento tecnologico> forza esogena che ha un impatto sulle scelte imprenditoriali. Dalla sua scuola, emerge l’idea che non tutto sia esogeno ma che c’è anche una natura endogena all’interno della tecnologia (all’interno dei laboratori di ricerca e di

sviluppo). La tecnologia che viene generata all’interno diventa una risorsa strategica e anche uno dei più importanti vantaggi competitivi.



PENROSE: le imprese sono anche capacità umane e materiali, competenze e non solo risorse\ beni… è un’impresa che apprende> base delle moderne teorie dell’impresa. Non si vede più l’impresa come una scatola nera: ci sono stratificazioni di competenze.



NELSON E WINTER: introducono il concetto di routine: le organizzazioni sono in grado di ricordare il comportamento di successo per mantenere la posizione al vertice. La resistenza al cambiamento; l’impresa è considerata attrice capace di influenzare le caratteristiche dell’ambiente circostante.



Competitività: dipende dall’abilità del management di sfruttare e comprendere le risolte interne all’azienda> visione resource-based



1960, HYMER: propone una spiegazione sull’espansione dell’impresa multinazionale> vantaggio competitivo acquisito sul mercato interno, può essere anche sfruttato all’estero.



1970, DUNNING: sistematizza il pensiero di Hymer: Vantaggi competitivi sul mercato interno= vantaggi di proprietà Vantaggi paese ospite= vantaggi di localizzazione incentivi all’investimento



1970, MARRIS: nuova prospettiva> crescita dell’impresa attribuita all’interesse personale del management. I manager espandono i confini dell’impresa per acquisire nuove risorse e ottenere un migliore controllo sulle risorse. Scontro interessi azionisti-manager> contrattazione fra manager e azionisti. Teoria del capitalismo manageriale: importante perché 1. Processo di diversificazione (in USA); 2. Relazione tra principale e agente> agency theory= definire un sistema di relazioni contrattuali.

2.6. GLI ANNI 70 E 80: TEORIA DELL’AGENZIA ED ECONOMIA DEI COSTI DI TRANSAZIONE 

Top management: messo in discussione a inizio 1970> generato tra la separazione tra proprietà e controllo nelle corporation americane. Crisi economica> inadeguatezza di politiche in grado di generare risorse e profitti.



1976, JENSEN E MECKLING: Analisi dei problemi tra azionisti(principal) e manager (agent), evidenziare questi interessi e renderli espliciti in modo da avere degli obbiettivi comuni. La teoria dell’agenzia considera l’impresa come una sorta di “finzione legale”, utile per definire un sistema di relazioni contrattuali. Due sono le implicazioni: 1. Gestione manageriale della grande impresa diversificata è considerata meno efficiente dagli studiosi e operai; 2. Teoria dei costi di transazione



COASE, Nobel per l’economia: pone domande del tipo: perché esistono le imprese? Perché alcune transazioni avvengano all’interno dell’impresa? RISPOSTA: inefficienza dei mercati.



WILLIAMSON, segue la riflessione di Coase. I costi di transazione comportano costi di ricerca e controllo+ asimmetria informativa (non si ha una piena conoscenza) + razionalità limitata+ inclinazione a comportamenti opportunistici. Questa teoria ha un impatto nella business history, quindi comprendere meglio alcuni eventi storici+ ha fornito un’interpretazione convincente della presenza di alcuni sistemi alternativi come i distretti industriali.



2.7 “DA UNA A TANTE”: TEORIE SULL’IMPRESA DEL XXI SECOLO Nuovi modelli organizzativi\ approcci teorici: la tecnologia impatto profondo> nuove forme di coordinamento, flessibilità per fronteggiare le nuove esigenze.



LANGLOIS espansione dei mercati> specializzazione delle unità produttive; nuove tecnologie> riduzione incertezza e dei costi di transazione. RISULTATO= ridimensionamento della grande impresa a guida manageriale, a favore del rafforzamento dei meccanismi di mercato.



Disintegrazione= cambiamento incompleto

3. IMPRENDITORIALITA’ 3.1. UN FENOMENO ELUSIVO Attenzione per diversi motivi: Crisi della corporation Scoperta della piccola impresa Imprenditori che hanno segnato un processo di ristrutturazione (es. Steve Jobs) Innovazione – tecnologia e ICT- verso il mondo della globalizzazione. Imprenditorialità> trovare un modo in cui si individua un percorso formativo, politiche industriali. È un fenomeno elusivo e versatile= difficilmente misurabile. Si presenta in varie forme: temperamento istintivo che è capace di anticipare la domanda; si può spiegare come la capacità di creare qualcosa di nuovo ma l’innovazione non è tutto e non è in grado di spiegare tutto. Non tutti i soggetti che noi tendiamo a identificare come imprenditori sono realmente eccezionali innovatori. -



3.2. EROE, ENTITA’ INVISIBILE, UOMO QUALUNQUE 1. EROE> a) ricordiamo Schumpeter, esponente tedesco. Imprenditore al centro del sistema economico= motore della crescita, descritto come eroe. Innovazione è fondamentale ed è intesa come: nuovi prodotti, metodi di produzione, mercati, materie, forma organizzativa… essa impone il suo prodotto sul mercato. Innovazione= cambiamento; diversa dall’innovazione ma è la realizzazione di questa a livello economico. L’imprenditore traduce! Kondratieff individua tre onde lunghe della tecnologia: 1786-1842> innovazioni settore tessile e metallurgico\ 1843-1897> innovazioni nel settore ferroviario\ 1897-1939> scoppio Seconda guerra mondiale, nascita ed espansione settore elettrico, chimico e automobilistico. b) WEBER, descrive l’imprenditore come portatore di una “razionalità strumentale” che lo rende capace di mettere in relazione alcuni obbiettivi+ una diffusa attitudine al calcolo.

c) SOMBART, sottolinea le caratteristiche dell’imprenditore, che con la sua energia vitale e la sua creatività dà origine a fattori economici: lavoro e capitali

d) NIETZSCHE, differenza tra coloro che sono avanti rispetto alle convenzioni morali e coloro che si adattano. Mentalità distante dalla razionalità astratta. La ricchezza non è il fine ma aspirano al piacere della vittoria, consapevolezza dei ruoli, gioia della creazione = POTERE 2. ENTITA’ INVISIBILE> a) TEORIA NEOCLASSICA: imprenditorialità è considerata irrilevante. b) SMITH, uomo di affari deve fornire il capitale c) RICARDO, sottolinea l’automatismo dei movimenti economici d) MARX, negava rilevanza ai fattori soggettivi come l’imprenditorialità; l'imprenditore deve soltanto scegliere la combinazione produttiva più efficiente e valutare che gli "ingredienti" siano assemblati in modo coerente e) METCALFE, imprenditorialità= non misurabile con gli strumenti abituali con cui l’economista indaga gli incrementi della produttività f) DENISON, individua l’origine della crescita degli USA nel periodo 19001960 per rendere conto dell’incremento della produttività:1. progresso tecnico, 2. capitale umano, 3. riallocazione risorse, 4. cambiamento istituzionale 3. IMPRENDITORE= UOMO QUALUNQUE> a) CANTILLON> è colui che acquista beni per poi rivenderli; significato ampio: anche ladri e mendicanti. Abile a fronteggiare l’incertezza. b) KNIGHT, imprenditore è capace di affrontare l’incertezza e vive nel profitto perché si assume questa responsabilità c) JEAN- BAPTISTE SAY, far fronte a situazioni difficili e coordinare i fattori di produzione e distribuzione: obbiettivo: creazione di un prodotto d) MARSHALL, padre scuola neoclassica, imprenditore= decisioni fondamentali+ potere delegato. Fa funzionare l’organizzazione ed è

ritratto nella sua attività quotidiana, inserito nell’impresa. Colloca l’imprenditorialità all’interno della routine gestionale. e) KIRZNER, scuola austriaca. Dimensione psicologica: attenzione è l’abilità dell’imprenditore nel cogliere le opportunità. Bisogna possedere creatività, immaginazione, anticipare gli eventi, individuare le giuste informazione sulle situazioni dei mercati. f) CASSON, abilità= prendere decisioni appropriate riguardanti il coordinamento delle risorse in condizioni scarse. Riconosce le situazioni in cui è possibile trarre profitto. L’imprenditore è un individuo e non un team

3.3. IMPRENDITORIALITA’ E ORGANIZZAZIONE L’imprenditore è indotto a creare un’impresa con organizzazione, sistema di risorse fisiche e umane tenute insieme da relazioni gerarchiche. Ci sono diversi livelli di management= complessità 

SCHUMPETER: Le organizzazioni crescono Le organizzazioni, con le loro regole burocratiche e le loro routines soffocano lo slancio dell’imprenditore Anticipa il declino del sistema capitalistico borghese



TAYLOR: nel XX secolo si assiste all’ascesa delle grandi organizzazioni; opposizione organizzazione-imprenditorialità: Organizzazione significa routine, mentre l’imprenditorialità è associata alla creatività L’una equivale al conformismo, l’altra originalità L’una opera per la stabilità, l’altra il cambiamento.



WILLIAM LAZONICK Incontra la crisi degli anni Settanta> diversa valutazione dell’organizzazione Evidenzia l’abilità della classe dirigente a coinvolgere nel processo innovativo tutte le componenti della vita dell’impresa (es. in Giappone)



KANTER, parla di intrapreneurship e corporate venturing. Fotografa l’ambiente dell’impresa come capace di mobilitare le risorse imprenditoriali, incrociare le competenze e le idee> può essere un bene perché aumenta la capacità innovativa.



Innovazione= fattore interno dell’impresa e non funziona solo secondo una trasmissione dall’alto al basso. L’attenzione dovrebbe concentrarsi su come

le strategie si concretizzano nella realtà. L’apprendimento non deve limitarsi solo sull’innovazione, ma anche dalla capacità di direzione e decisione= questo porta al problema della leadership imprenditoriale. 

ALFRED CHANDLER, si concentra sull’analisi delle decisioni imprenditoriali; inoltre distingue le funzioni di imprenditore-manager:

- imprenditore> allocare le risorse ai massimi livelli; creazione di una gerarchia manageriale= strumento fondamentale per il funzionamento dell’impresa, per la sua crescita e competitività - manager> agisce all’interno di un sistema di risorse creato dall’imprenditore.

3.4. RITORNO AGLI ANIMAL SPIRITS 

ROBERT CUFF, si concentra sull’imprenditorialità all’interno delle organizzazioni; egli individua fattori esterni e interni: Esterni> clima generale durante la Seconda guerra mondiale, che enfatizza l’importanza delle organizzazioni su larga scala Interni> evoluzione clima intellettuale



PARSONS, spinge a scrivere una storia scientifica



L’unita fondamentale della storia impresa americana> corporate enterpreneurship I tempi cambiano: Reagan, competizione globale, Silicon Valley= produzione di massa, mutamento forme organizzazioni aziendali, nuova valutazione positiva della piccola impresa, culto dei media per l’imprenditore.







HUGES, sottolinea le fondamenta del fenomeno dell’enterpreneurship: Libera proprietà della terra Flessibilità nelle transazioni economiche Stabilità della cornice giuridica Limitato controllo sociale Occupanti abusivi dei terreni di frontiera > progenitori dell’imprenditore schumpeteriano. Distanziamento modello chandleriano dell’imprenditore: imprenditore è di nuovo protagonista, arduo per gli storici è capire come egli rompa i vincoli. Sociologia integrata alla psicologia.

3.5. L’IMPRENDITORIALITA’ NELLA STORIA



Imprenditorialità, definizione può essere collocata all’interno del sistema economico, sociale, culturale, politico; altri pensano che sia una variabile che dipende dal terreno in cui ha messo radici.



CARLO CIPOLLA, non è sufficiente mettere in correlazione l’incremento della produzione a quello della quantità degli input; attività imprenditoriale > elemento importante e necessario ma non sufficiente; reazione creativa> chi cerca le ragioni per emergere; effervescenza collettiva si presenta quando l’intensità dell’interazione sociale raggiunge un picco in modo da traboccare in un processo di diffusione dell’innovazione.



MISURARE L’IMPRENDITORIALITA’ 1. WILKEN, comprendere il valore dell’imprenditorialità con quattro variabili: a. opportunità O, b. crescita economica Y, c. variabili non economiche X, d. imprenditorialità E. Considera lo sviluppo inglese, francese, tedesco, giapponese, statunitense e russo. Risultato= imprenditorialità basso in USA e in GB. 2. FOREMAN-PACK, misura l’imprenditorialità in Francia durante il secondo impero; usa metodi statistici, concentrandosi sulla creazione di nuove imprese e sulle loro performance.



Metodologia chandleriana: raccogliere biografie di autori in modo da confrontarli: illuminare l’origine degli imprenditori, l’istruzione, motivazioni, strategie…

4. DALL’ETA’ PREINDUSTRIALE ALLA PRIMA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE





4.2. TIPOLOGIE DELLA PRODUZIONE MANIFATTURIERA L’attività manifatturiera assume diverse forme a seconda: Della localizzazione: Settore considerato Specializzazione della forza lavoro impiegata La prima distinzione rilevante è quella che riguarda le attività svolte nelle campagne e quelle svolte nelle aree urbane.

Le caratteristiche dell’economia rurale, che influenzavano anche la forma e la struttura delle imprese erano: a. piccole unità produttive a conduzione familiare b. sporadici contatti con l’esterno c. sistemi economici chiusi d. quasi totale assenza di transazioni di mercato e specializzazione  contadini 

 manodopera poco costosa> incoraggiava gli imprenditori a trasferire in campagna alcune fasi produttive sviluppando il putting-out system, basato su un'architettura organizzativa gerarchica ma flessibile: 1. al vertice dell'organizzazione era il mercante-imprenditore, proprietario delle materie prime, che coordinava l’attività di una rete di lavoratori a domicilio.





2. il mercante-imprenditore controllava direttamente le fasi di lavorazione ad alta intensità di capitale e quelle che consentivano più elevate econ...


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