Normanni - Riassunto STORIA MEDIEVALE PDF

Title Normanni - Riassunto STORIA MEDIEVALE
Course STORIA MEDIEVALE
Institution Università della Calabria
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L'età normanna e tutti i re normanni....


Description

I NORMANNI E LA FINE DELL’IMPERO BIZANTINO:

CHI ERANO I NORMANNI? All'inizio del decimo secolo in Italia meridionale troviamo alcune città più autonome tra le quali: Napoli, Amalfi e Gaeta. La situazione dell'Italia all'inizio del decimo secolo è così suddivisa: - a settentrione c'è la Longobardia Minor - in Meridione C'è ancora la presenza Bizantina anche se il controllo non era ormai ovunque. il confine tra Longobardi e Bizantini era rappresentato dal fiume Lao. Negli ultimi periodi il controllo bizantino non era ovunque, l’autonomia era nella loro indole. l'Impero Bizantino Era diviso in tre themi: la Calabria, la Puglia e la Lucania, tutte e tre accentrate con sede a Bari. I Normanni (da Nordmanni o Nordmaenner, ossia "Uomini del Nord") erano un popolo vichingo di origine danese e norvegese che diede il proprio nome alla Normandia, regione nel nord-ovest della Francia.Discendevano dai pirati, guerrieri e conti norreni che dopo varie scorrerie su suolo francese decisero di giurare fedeltà al re Carlo III dei Franchi occidentali in cambio di una vasta superficie territoriale nel Nord della Francia (allora territorio dei Franchi occidentali). Ultimamente però il termine Normanni viene utilizzato per descrivere tutte le popolazioni scandinave del periodo che va dal IX al XII secolo. Nonostante fossero in prevalenza contadini, si dimostrarono grandi navigatori. Senza bussola e carte di navigazione, raggiunsero i territori delle Fær Øer, l'Islanda, la Groenlandia, il Labrador (normanni norvegesi), la Gran Bretagna (tranne il Galles; normanni dani) e, risalendo il corso di fiumi che avevano la foce nel Mar Baltico, la futura Russia e l'Ucraina (Rus' di Kiev; normanni svedesi o variaghi). Il termine "Vichinghi", che è divenuto equivalente e sovrapponibile a Normanni, in realtà si riferisce a quella parte della popolazione che viveva nei fiordi, da cui venivano avviate spedizioni piratesche o progetti di colonizzazione; da qui anche il significato di vik come toponimico: "accampamento", "cittadella", "colonia".

LA CONQUISTA NORMANNA: Nel 1030 i normanni arrivano in Italia meridionale, è a Roberto il Guiscardo che dobbiamo la fine dell'Impero bizantino. Roberto d'Altavilla, detto il Guiscardo (l'Astuto), in latino Robertus Guiscardus o Viscardus (Hauteville-la-Guichard, 1015 circa – Cefalonia, 17 luglio 1085), è stato un condottiero normanno. Sesto figlio di Tancredi (conte di Hauteville-la-Guichard) e primo della sua seconda moglie Fresenda (o Fressenda) (figlia di Riccardo I di Normandia, detto Riccardo Senza Paura), divenne Conte di Puglia e Calabria alla morte del fratello Umfredo (1057). In seguito (1059), fu investito da papa Niccolò II del titolo di Duca di Puglia e Calabria e Signore di Sicilia. Tra il 1054 e il 1064 furono conquistati dai Normanni nostre città calabresi da Cosenza, Castrovillari, Malvito, Montalto, Rossano e Tropea. I calabresi appoggiarono militarmente i Normanni, infatti troviamo la presenza Calabrese in alcune imprese normanne: - 1069 assedio di Bari - 1072 parteciparono alla spedizione in Sicilia - 1082 parteciparono alla presa di Durazzo. Nel 1053 scoppia la battaglia di Civitate, nella battaglia vediamo schierarsi da una parte i Normanni (accompagnati da alcune truppe di sostegno) e dall'altra parte la coalizione pontificia (composta da Longobardi e bizantini). In occasione di questo pontificia Leone IX aveva provat a scacciare via i Normanni ma non ci riuscì e fu fatto prigioniero. Con la vittoria dei Normanni nella battaglia di Civitate il papato iniziò a comprendere che forse potevano essere i nuovi arrivati a proteggere e garantire la pace in cambio di qualcosa. La vittoria di Civitate stabili, così, inizio dei buoni rapporti tra Normanni e Pontefice. Nel 1059 ci fu la conquista Romana di Reggio, con la conquista di Reggio Calabria il Guiscardo divenne Duca di Calabria. Questa conquista ebbe due funzioni: - inglobare una città strategica come Reggio al regno nuovo - aprire la strada a Ruggero, fratello di Roberto, verso la Sicilia araba. In tutte le conquiste Normanne della Calabria troviamo l'utilizzo di tecniche belliche che presupponevano tecniche d’assedio. Nell'agosto 1059 Si tenne il Concilio di Melfi, Grazie a questo concilio: - il Guiscardo ottiene da Papa Nicola II il titolo Ducale di Puglia Calabria e futuro Regno di Sicilia. - legittimare i Normanni Era l'occasione per il papato di riprendersi il proprio territorio. - Il Guiscardo Offrì in cambio al papà La signoria di Benevento - si stabilirono anche le regole per le elezioni del papato che non avveniva più per acclamazione, ma fu istituito un conclave è un collegio di cardinali. Con il Concilio di Melfi inizia il rapporto feudale ad papato. Il Guiscardo in seguito al riconoscimento di duca procedete verso l'unificazione iniziando dai domini pugliesi. Si impossessò delle Pugliesi di Umfredo, il fratello, e ottenne il titolo di Duca di Puglia. Iniziò una politica su due fronti: da una parte la sua politica vedeva l'unificazione delle varie Signorie di Puglia e Calabria, dall'altra parte l'alleanza con il papà. Il Guiscardo aveva in mano quasi tutto il mezzogiorno, ripudiò la sua prima moglie era normanna e sposa la figlia di Gisulfo II di Sicilia. Questo legame strategico, creato per motivi di ampliamento territoriale e non per amore.

Ma l'unificazione progettata dal Guiscardo non fu facile, molti i conti non erano a favore del Duca e rimasero fuori dalla sua giurisdizione, questi però furono sottoposti a giuramento solenne di fedeltà.

LA CONQUISTA DELLA SICILIA: Roberto il Guiscardo e Ruggero D’Altavilla trovarono il pretesto per l'invasione nella richiesta d'aiuto da parte dell'emiro di Catania Ibn al-Thumna allora in lotta con suo cognato Ibn al- Ḥawwās emiro di Girgenti. Così, nel febbraio del 1061, Ruggero sbarcò a Messina e da lì i Normanni avanzarono quasi indisturbati sino a Castrogiovanni e Girgenti , riuscendo ad occupare stabilmente la parte orientale dell'isola che maggiormente era rimasta legata alla cristianità. Una discordia tra Ruggero e Roberto costrinse il primo a condursi in Puglia e ad abbandonare la Sicilia, ma dovette presto ritornare per difendere gli abitanti di Troina minacciati dai saraceni. Ruggero giunse con la contessa ben accolto da quei cittadini, in gran parte greci. Ma mentre era impegnato nell'assedio di Nicosia, quei Greci, sperando in un'agevole vittoria, provarono a sopraffare i pochi Normanni rimasti con la contessa. Il conte ritornò e trovò i ribelli ben fortificati nella parte di città di cui erano padroni: anzi, Ruggero si trovò assediato da ogni parte, poiché ai Greci si erano congiunti i Saraceni. Ma i cronisti narrano che i Saraceni, per resistere al freddo, facevano abuso di vino: così intirizziti e ubriachi, furono sorpresi dal conte Ruggero, che di notte li assaltò e occupò il campo nemico. Ruggero I di Sicilia alla battaglia di Cerami (1063) Nel 1063 Ruggero riportò un'altra celebre vittoria sopra i Musulmani nelle vicinanze di Cerami. Il racconto fattone da Goffredo Malaterra sembra veramente esagerato; poiché egli afferma che Serlone, nipote del conte, con trentasei guerrieri fugò ben trentamila Saraceni, ai quali poi Ruggero, che con altri cento suoi sopraggiunse, diede tale rotta, che ne uccise quindicimila. Forse i Normanni furono debitori di tanta vittoria a quelle schiere di cristiani che desideravano la vittoria dei normanni sugli arabi. Si disse, a battaglia finita, che San Michele Arcangelo, risplendente di luce, aveva galoppato innanzi ai cristiani per guidarli alla vittoria (ancora oggi si tramanda la tradizione con opulenti festeggiamenti, penultimo sabato di maggio, nella cittadina di Cerami). Ruggero I di Sicilia e Roberto il Guiscardo ricevono le chiavi della città di Palermo dagli Arabi Con l'aiuto di Roberto, messi insieme cinquecento cavalieri, Ruggero si recò ad assediare Palermo; ma, passati invano tre mesi, fu costretto a levare il campo. Ciononostante il suo dominio andava crescendo: giunto a Misilmeri con buon numero di guerrieri, vinse l'esercito saraceno, assai più numeroso del suo (1068). Ma quando finalmente nell'anno 1070 coi soccorsi di Ruggero la città di Bari, ultimo baluardo dell'autorità bizantina in Italia, venne in potere del duca Roberto, allora le forze unite dei due fratelli si volsero alla conquista delle principali città di Sicilia. Roberto nominò così nel 1071 Ruggero Gran Conte di Sicilia e tenne per sé Messina e il Val Demone. Quell'anno i due principi normanni assediarono Palermo: il conte si pose a campo dalla parte di occidente, il duca da quella di oriente dove sorgeva la città nuova: la loro armata teneva chiuso l'ingresso al porto, ma i saraceni resistettero cinque mesi. Poi, con uno stratagemma, il Guiscardo riuscì ad aprire una delle porte al fratello, e i saraceni, dopo aver tutto il giorno valorosamente combattuto, la sera furono costretti a ritirarsi nella città vecchia, e il giorno seguente si arresero. I due fratelli occuparono Palermo il 10 gennaio 1072. Ruggero quindi si dedicò alla definitiva conquista dell'isola: espugnò Taormina con molti castelli di Val Demone, Castronovo, Jato, Cinisi e Trapani. Mancavano solo Siracusa, Girgenti, Castrogiovanni, Butera e Noto. Alla morte del duca Roberto (1085), Ruggero passò in Puglia a ricomporre le contese nate tra i figli del Guiscardo, Ruggero e Boemondo; ne ebbe in ricompensa quella metà di Calabria che Roberto aveva mantenuto in suo possesso. Tornato in Sicilia dovette domare la

potenza di Benavert, signore di Siracusa e di Noto. Sul finire del maggio 1086 Ruggero e Giordano, suo figlio, si avvicinarono con l'esercito a Siracusa. Nel silenzio della notte si spinsero contro la flotta saracena. Ruggero dimostrò audacia e valore saltando nella galera di Benavert, il quale, preso dallo spavento, volle saltare nella vicina nave; ma, impedito dalla pesante armatura e dalla ferita, cadde in mare e vi affogò. La morte del capo sparse lo scompiglio fra i Saraceni, che fuggirono spaventati. L'assedio di Siracusa durò sino al mese di ottobre: poi, i Saraceni, costretti dalla fame, si arresero. Alla caduta di Siracusa venne dietro nel seguente anno 1087 quella di Girgenti, di cui era signore Kamut, che aveva pure sotto il suo comando Castrogiovanni. Poi Butera fu assediata da Ruggero nell'aprile del 1089, quando gli venne annunziato l'arrivo in Troina del pontefice Urbano II. Affidato ai suoi l'assedio, il conte corse a Troina[1]. Ruggero usò verso il sommo pontefice i segni del più profondo rispetto; lo ricolmò di preziosi doni; poi tornò all'assedio di Butera, che gli si arrese (1090). Recatosi in Mileto per celebrarvi le nozze con Adelaide di Monferrato, ricevette alcuni ambasciatori saraceni di Noto che gli chiedevano la pace. Così dopo trent'anni Ruggero poté dirsi padrone di tutta quanta l'isola (1091). Nel 1072 Ruggero D'Altavilla, fratello del Guiscardo, intraprese la conquista della Sicilia. In Calabria i tuoi fratelli facevano un patto: - Ruggero mantenne i territori orientali della Calabria - il Guiscardo tutto il resto. Il sistema feudale influenzare la Calabria in maniera duratura. Con i normanni ci fu un tentativo di latinizzazione delle terre conquistate, ma i normanni non sono mai sono intransigenti di una propria cultura. I normanni accentuarono la presenza del rito latino dell'obbedienza al Pontefice. La loro politica fu quella di incrementare l'elemento latino senza reprimere però la cultura precedente. Comandante supremo era il Dux, il duca che si appoggiava a un gruppo di comandanti i Comites. Nel 1085 mori il Guiscardo, a Cefalonia sconfitto da Comneno. A questo punto ci fu Una contesa fra gli eredi al trono, da una parte de Beomondo, figlio del primo matrimonio, e dall'altra Ruggero di borsa, nato dal secondo matrimonio. Il Guiscardo preferiva Ruggero, Ma i tuoi figli morirono è il fratello Ruggero ebbe la supremazia.

GLI ULTIMI DUE RE NORMANNI: Alla morte di Ruggero II c'erano due successori: Guglielmo primo il malo, e Guglielmo II il buono. Quarto figlio di Ruggero II e di Elvira di Castiglia, Guglielmo I fu dal 1151 coreggente e quindi re di Sicilia alla morte del padre nel 1154. Successe direttamente al padre essendo morti i suoi fratelli maggiori. Cresciuto ed educato nella sfarzosa corte di Palermo, subì moltissimo l'influenza della cultura araba diffusa nell'isola. Salito al trono, non rinunciò a dedicarsi alle mollezze e agli agi di cui poteva disporre e trascurò così le cose del Regno, affidandone la gestione a persone di fiducia: tra queste Maione di Bari che egli nominò amiratus amiratorum (emiro degli emiri), una specie di primo ministro plenipotenziale. Dovette però presto affrontare una difficile situazione politica a causa della minaccia dell'impero germanico, portata dal Barbarossa, di quella dell'impero di Bisanzio portata da Manuele I Comneno e da quella del papato retto da Adriano IV. All'interno dovette anche affrontare le insidie dei baroni avversi all'assolutismo stabilito da Ruggero II. Probabilmente debilitato da una malattia (o forse, come sostengono i suoi detrattori, distratto dalle mollezze di corte), trascurò inizialmente i pericoli e le minacce portate al suo regno. Guglielmo primo prosegui sulla scia del padre cercando di accentrare il potere. Aveva molti avversari ma furbo e li mise uno contro l'altro. Guglielmo primo i feudatari Ebbero la peggio, istituì delle funzioni amministrative di controllo. a partire da Guglielmo primo la feudalità mostra una ribellione al potere. Alla morte di Guglielmo I gli successe Guglielmo II detto il Buono (Palermo, dicembre 1153 – Palermo, 18 novembre 1189), discendente della famiglia degli Altavilla, fu Re di Sicilia dal 1166 alla morte; era figlio di Guglielmo I il Malo e di Margherita di Navarra. Viene ricordato come uno dei monarchi normanni che ebbe la maggiore benevolenza popolare. Divenuto maggiorenne, Guglielmo venne incoronato re nel dicembre 1171: esercitò il governo affidandosi al ristretto gruppo dei familiares tra i quali un ruolo importante ebbe l'arcivescovo Gualtiero. Di Guglielmo II, rispetto al padre, i cronisti dell'epoca sottolinearono spesso, oltre alla bellezza, la correttezza nell'esercizio delle funzioni ed il rispetto per le leggi ed il popolo, l'istruzione e la mitezza d'indole tutte qualità che valsero al normanno l'appellativo di Buono. Il re inoltre, riuscì a godere di un periodo di relativa stabilità e riappacificazione nelle relazioni fra le diverse fazioni. Nel 1174 Guglielmo inviò una flotta, guidata da Tancredi conte di Lecce, in aiuto di Amalrico, re cristiano di Gerusalemme, con un'azione dimostrativa contro Alessandria d'Egitto. Negli anni successivi la flotta normanna effettuò numerose scorrerie sulle coste egizie, senza una particolare strategia di conquista. che valsero l'appellativo di Arcipirata al nuovo amiratus Margarito da Brindisi. Fallito il progetto di matrimonio di Guglielmo con la principessa bizantina, Maria, figlia dell'imperatore Manuele I Comneno, papa Alessandro III si oppose nel 1173 al matrimonio tra il re normanno e Sofia, figlia di Federico I Barbarossa. Nel 1176 fu inviato Alfano di Camerota, arcivescovo di Capua, a negoziare il matrimonio con la figlia di Enrico II d'Inghilterra, per instaurare un'alleanza fra gli Altavilla e i Plantageneti. La missione fu svolta con successo e la principessa fu

condotta nella capitale. A Palermo il 13 febbraio 1177 Guglielmo sposò Giovanna Plantageneto (1165-1199), sorella di Riccardo Cuor di Leone. Alla pace di Venezia del maggio 1177 Guglielmo si fece rappresentare da Romualdo Guarna, che con abile oratoria riuscì a dimostrare l'importante ruolo internazionale di re Guglielmo, difensore delle prerogative pontificie e protettore dei cristiani dalle minacce musulmane. Con Guglielmo II continuarono le rivolte e il sistema feudale fu sempre una debolezza per la monarchia. Si consolidò il potere di un consiglio di reggenza. Nel 1168 ci fu un terremoto disastroso. Nonostante la giovane età di Guglielmo e della moglie Giovanna, dalla loro unione non nacque alcuna discendenza, anche a causa della morte prematura di Guglielmo. È infatti inattendibile la notizia di Roberto di Torigny sulla nascita nel 1182 di un figlio, Boemondo, che sarebbe premorto al padre. Riccardo di San Germano imputa la mancata capacità di procreazione alla sterilità di Giovanna, interpretata quasi come una punizione divina ("Ma Colui, per il quale i Re regnano e i Principi dominano e che glorioso lo aveva fatto fra tutti i re della terra, in questo nondimeno lo rese inglorioso, ché lo castigò negandogli di avere alcuna prole; alla sua consorte infatti chiuse il seno onde un figliuolo non partorisse né concepisse"). In realtà, avendo poi la vedova Giovanna avuto due figli dal secondo marito Raimondo VI di Tolosa, si può concludere che, nell'assenza di incompatibilità genetiche per vincoli parentali tra i due, fosse Guglielmo ad essere sterile. L'eventualità di una mancata discendenza era peraltro espressamente prevista nel contratto matrimoniale per le nozze di Enrico VI Hohenstaufen e Costanza d'Altavilla, ultima figlia di Ruggero II e zia di Guglielmo, a cui sarebbe toccato, nell'eventualità, il Regno di Sicilia. Era un'eventualità difficilmente ipotizzabile, vista la giovane età di Guglielmo e Giovanna, e l'età matura di Costanza: la sua inaspettata realizzazione aprì la strada del trono di Sicilia a Enrico VI e, dopo di lui, al figlio Federico II di Svevia....


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