Storia dell\'Arte Medievale PDF

Title Storia dell\'Arte Medievale
Author Alberto Corvi
Course Storia dell'Arte Medievale
Institution Università degli Studi di Padova
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Summary

Appunti parziali ma puntuali del corso 2020/2021...


Description

STORIA DELL’ARTE MEDIEVALE

Bibliografia: 

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Z. Murat - G. Valenzano, Donne dimenticate: esempi di committenza femminile nel Veneto medievale, in Il MEDIOEVO: I COMMITTENTI, a cura di A. C. Quintavalle, in I CONVEGNI DI PARMA, Milano, 2011. A. Spiazzi - B. G. Kohl, Giusto de' Menabuoi nel Battistero di Padova (saggi di Benjamin Kohl), a cura di Anna Maria Spiazzi, Trieste, LINT, 1989. Z. Murat, Domus imperatoria, et imperatore digna: la reggia carrarese nel contesto europeo. L. Baggio, Iconografia di Sant'Antonio al Santo di Padova dal XIII al XIV secolo; spazi, funzioni, messaggi figurati, committenze, Padova, Centro studi antonioni, 2013 (PDF scaricabile su Padua Reseach) G. Valenzano, Donne negate: le artiste nel Medioevo, in Le plaisir de l'art du moyen Age. Commande, production et reception de l'ouvre d'art, Paris, Picard, 2012. pp. 252-257. C. Warr, Painting in late fourteenth-century Padua: the patronage of Fina Buzzacarini, in “Renaissance studies”, n. 10, 1996, pp. 139-155 S. Farmer, Persuasive voices: clerical images of medieval wives, in Speculum, n. 61, 1986.

Esame: Realizzare un Power Point da presentare in aula e da raccontare durante un'esposizione di 20 minuti (che si terrà la prima settimana di gennaio) nella quale si esporrà la ricerca bibliografica affrontata. Saranno valutate la costruzione argomentazione critica del proprio lavoro). Fonti: Kubikat

Ricevimento: giovedì h. 10.00

INTRODUZIONE: IL RUOLO DELLA DONNA NELL’ARTE

Nel 1971 Linda Nochlin si chiese perché non vi fossero state grandi artiste donne nel passato. Joan Kelly, giovanissima studiosa del Rinascimento italiano e in particolare di Leon Battista Alberti, nel 1977 pose invece la seguente domanda: le donne hanno avuto un Rinascimento? Nel 1993 un gruppo di ricercatrici si ritrovano e si interrogano su come trasmettere nella loro didattica le problematiche femminili e la questione femminile nell’arte. Madeline H. Caviness nel 2001 pubblica il suo testo Visualizing woman in the Middle Ages, dove lavora molto sulle allegorie medievali rifacendosi in parte agli studi di Michel Foucault. DONNE COMMITTENTI NELL’EUROPA MEDIEVALE 1. Adelaide di Borgogna (931-999) Un primo esempio è un codice antico miniato a Cluny. L’iconografia è quella tipica della Maiestas Domini, il cristo benedicente nella mandorla attorniato dall’abate benedettino Odilone e dalla regina Adelaide ricordata come Mater Regnorum, “madre dei regni” o “madre d’Europa”,1 nonché madre di Ottone II e committente dello stesso codice. Qui, la figura della mandorla potrebbe essere intesa come utero dell’universo o vagina dell’universo. Il monaco Autperto e la Nochlin ne parlano in effetti proprio in questi termini. Questo già ci segnala come là dove vi è una donna committente vi sono iconografie più originali. Ma ci sono davvero caratteri differenti nelle opere commissionate da donna rispetto o a quelle commissionate da uomini? Nell’età ottoniana dopotutto la donna assume nuova importanza. Imperatore e consorte vengono per la prima volta incoronati assieme e sovente, la moglie dell’imperatore rivestirà un ruolo ben più importante in quel periodo. Il secondo caso è una pittura murale, un intonaco inciso nel duomo di Magdeburgo, e un tempo dipinto di colori sgargianti, dove ritroviamo raffigurati Adelaide assieme al marito Ottone I e la prima moglie di lui Edith sulla quale abbiamo ben poche informazioni. Come ci suggerisce anche un’iscrizione sopra i personaggi. Nella porzione inferiore alcuni tralci vegetali disegnano una serie di clipei entro i quali troviamo grifoni e altre creature. Osserviamo poi il contratto matrimoniale contratto tra Ottone II, figlio di Adelaide e Teofano. È un manufatto di straordinaria bellezza. Su un fondo purpureo vengono realizzati clipei dorati istoriati. Al suo arrivo in occidente Teofano porterà con sé interi cassoni ricolmi di codici e oggetti bizantini che fungeranno da modello per l’arte decorativa ottoniana. Troviamo poi quello l’Evangeliario di Koln , realizzato tra 990 e il 1000 d.C. dove troviamo i ritratti di Adelaide, del nipote Ottone III e della sposa Teofano. La pagina tratta dal Vangelo di Matteo, più precisamente dal Liber Generationis. Curioso però riscontrare in un clipeo l’immagine del leone con l’aureola. Qui il leone non va tuttavia inteso come l’evangelista Marco bensì, come simbolo del Cristo. Nel Physiologus infatti, una piccola opera contenente la descrizione simbolica di animali e piante (sia reali che immaginari) e di alcune pietre, i quali, presentati in chiave allegorica attraverso alcune citazioni delle Sacre Scritture, rimandano a significati metafisici inerenti alle realtà 1 La sua importanza come figura politica la si evince da una lettera che la figlia Emma, avuta prima di

contrarre matrimonio con Ottone I, scriverà alla madre per chiedergli consigli politici. Senza contare che rimasta precocemente vedova e madre di Ottone II ancora bambino, si troverà a gestire da sola li Sacro Romano Impero.

celesti o il comportamento umano, si racconta che la leonessa partorisce i leoncini morti per poi alitare su di loro e infonderli la vita. Qui, la figura di Adelaide è individuabile poiché essendo la più anziana indossa un mantello che le copre il capo. 2. Teofano (960-991) Teofano che subito andrà in conflitto con Adelaide, rimarrà anch’essa vedova prematuramente e reggerà da sola i destini dell’impero. Si veda il celebre avorio conservato al Musée de L’Hotel de Cluny e donato da Giovanni Filogato, prelato di origine greca associato alla corte imperiale, ambasciatore e più tardi vescovo di Piacenza, 2 sarà insegnante di Ottone III ancora fanciullo. L’oggetto rappresenta la Consacrazione di Ottone II e Teofano (982-83d.C.). L’avorio era ottenuto dalle zanne di elefanti o dalle ossa di balene o più raramente dalle zanne dei trichechi. 3La tavoletta eburnea nasce come legatura di un codice forse in origine decorata con pigmenti e foglia d’oro. La moda di adoperare placchette simili come legature sembra fu tra le mode importate da Teofano. 4 Qui Cristo incorona i due novelli sposi. Interessanti le iscrizioni che ci raccontano l’identità dei personaggi. Si veda ad esempio la maniera di abbreviare “imperator augustos” ( Imp αc). 5 Oppure la mescolanza di latino e greco nelle stesse iscrizioni che potrebbe significare che l’oggetto è stato realizzato in una bottega italo-meridionale. Anche le vesti ci interessano però, tipicamente bizantine con lunghi pendagli ecc. La figura rannicchiata in atteggiamento di proskynesis ai piedi di Ottone II, afferra il piedistallo su cui si erge Cristo e reca sopra si sé l’iscrizione in greco “aiuta il tuo servo Giovanni, amen”. Si tratta probabilmente del donatore. Questa tavoletta ispirò poi un'altra tavoletta simile dove Cristo incorona Romano ed Eudochia. La legatura del Codex Aureus di Norimberga, realizzata a Treviri (Trier) nell’officina del vescovo Egberto tra il 985-7, ci parla nuovamente della Teofano committente. Si tratta di una legatura in lamella dorata lavorata a sbalzo voluta dall’imperatrice e dal figlioletto Ottone III. Il codice riccamente miniato in oro (che dà il nome del codice) venne rilegato con questo bel manufatto solo nel 1031. Anche qui tra l’altro figura una placchetta eburnea bizantina al centro. 2 Riuscirà a farsi nominare papa dall’imperatore sostituendosi al pontefice riconosciuto dalla chiesa di Roma e per questo pagherà caro. 3 L’avorio, materiale costosissimo sin dall’antichità, si otteneva anche dalle zanne dei narvali e dalle varie specie di elefante che spesso avevano colorazioni differenti viranti sul giallo. In africa tra le altre ose anche le elefantesse hanno le zanne. Nello Pseudo Oppiano di Venezia dell’XII secolo troviamo una miniatura dove un artigiano, un intagliatore è alle prese con una zanna di elefante. La struttura della zanna è la seguente: esiste una cavità interna polposa che è poi la “dentina” e un rivestimento osseo attraversato sulla sommità da un canale nervoso detto “cuore” che giunge sino alla punta. Più l’animale è anziano più la zanna è imponente. Gli avori comunque sia in età consolare che bizantina dovevano essere colorate con pigmenti (spesso si trovano infatti tracce di pigmento rosso bolo e verde) applicati con una colla animale. Oggetto meraviglio è la Rosettenkasten (cassetta a rosette) della Cattedrale premostratense di San Vittore. Una casetta con realizzata con placchette di avorio montante su di un’anima in legno e risalente al X secolo. Ne conosciamo 100 esemplari e praticamente tutti di origine bizantina. Curioso come le zanne di narvalo o le ossa e le zanne elefantine venissero nel medioevo spesso scambiati per il corno dell’unicorno o artigli di grifone, animale fantastico che si credeva esistere e al quale venivano attribuiti poteri magici. come (olifanti) 4 Nella legislazione bizantina, vengono punite botteghe che realizzano avori per soggetti estranei alla corte. Tuttavia i centri di produzioni di tavolette eburnee non erano presenti solo a Costantinopoli. Si veda ad esempio la Bottega degli Embriachi a Venezia, una delle grandi botteghe veneziane che lavoravano l’avorio. Oppure Milano, altro centro importante per la produzione di questi oggetti come ci testimonia la Situla di Gotofredo del Duomo. Per tacere delle botteghe siciliane e salernitane. Ma si ricordino anche i monasteri irlandesi che lavoravano prevalentemente zanne di narvali, oppure Colonia che tra il XI e il XII secolo fu uno dei centri più importanti per la lavorazione di questi oggetti.

5 Nella cancelleria ottoniana il termine “imperator” comincia ad essere utilizzato solo a partire 982.

LE DONNE E IL LIBRO: DONNE CALLIGRAFI E DONNE MINIATRICI 1. Duoda Nell’824 scrive il Liber manualis, un testo di buone maniere. Ella infatti, rimasta vedova redigerà un libro educativo per il figlio. Duoda firma il libro. È il primo casa di donna scriba. Una donna colta che sapeva leggere e scrivere quindi (in verità, all’interno dei monasteri, di donne dotte ve ne erano diverse. La cultura era diffusa ben più di quanto si possa immaginare). 6 2. Margherita di Scozia (1045-1093) Uno dei più antichi liberi d’ore è il celebre Lezionario di Oxford contenente le pericopi evangeliche appartenuto a Santa Margherita regina di Scozia. Che fu protagonista di un miracolo. Caduto nel fiume non si ammalorò. Si tratta di un codice prezioso dove viene usata la foglia d’oro a profusione. Non sappiamo tuttavia se venne scritto appositamente per lei Canonizzata nel 1250 per la sua natura di madre devota (fu madre di tre re cattolici scozzesi) e la sua dedizione alla preghiera, è spesso associata al libro, suo attributo principale. Nei primi anni del XIII secolo, troviamo un codice miniato dove figura proprio un ritratto della santa su fondo oro incorniciata da un’aureola azzurra che sappiamo venne usata in certi codici carolingi per i beati. 3. Hildegarda von Bingen (1098-1179) Hildegarda von Bingen, chiamata anche “la sibilla del Reno”, era una monaca benedettina vissuta nel XII secolo autrice di numerosi testi (che però dettava a terzi a seguito di visioni mistiche che le procuravano orribili emicranie). E non solo di testi ma si crede anche delle stesse miniature che ornavano i suoi testi. Queste immagini talvolta sono più importanti dei testi in quanto si racconta anche che le sue visioni fossero proprio ispirate da queste immagini (non riusciva a pensare Dio se non suggestionata dalle illustrazioni). Alcune delle opere più famose sono: Liber Scivoias simplicis hominis, Subtitlitates naturarum diversarum creaturarum (trattato di medicina e farnacologia), Symphonia harmoniae caelestium revelationum, Ordo virtutum, Liber Divinorum Operum. Teodorico di Echternach ci descrive la sua vita e così conosciamo molte delle informazioni su di lei. Sappiamo ad esempio che le era molto vicina a Federico II e che compi numerosi viaggi per predicare studiare (anche presso conventi maschili). Il Liber Divinorum Operum del 1220-1230 (lo realizzò in dieci anni prima di donarlo alle sue consorelle), di cui si conoscono solo tre copie di cui solo una miniata e oggi conservata a Lucca, è il testo che riporta le 10 visioni avute da Hildegarda, vengono realizzate miniature a iena pagina che illustrano queste manifestazioni mistiche, probabilmente opera della stessa monaca. In una vignetta ricorrente sul fondo di queste miniature si vede infatti una monaca che potremmo identificare come Hildegarda che abbozza su di una tavoletta la visione appena avuta. Purtroppo però il manoscritto originale andò perduto e oggi ne consociamo solo una copia fedele. I soggetti sono cosmogonie, teofanie e visoni della creazione. 4. Herrada di Landsberg (1130-1195) 6 In u codice cistercense del 1244 troviamo un’iscrizione che racconta come una donna avesse trascritto il testo mentre un'altra lo miniò.

Fu badessa di Hohenburg in Alsazia che scrisse il celeberrimo Hortus Deliciarium, un’opera enciclopedica di carattere ermeneutico-allegorico (1159-1) distrutto nell’incendio del 1870 durante la guerra franco-prussiana. Fortunatamente era già stato studiato da uno studioso tedesco nel 1818 e le miniature riprodotte in alcuni disegni da uno studioso francese nel 1832. Delle 350 miniature ricordiamo la figura dell’anticristo che viene descritta per la prima volta proprio in una di queste figure. Mentre un'altra immagine riproduce l’allegoria delle sette arti. Al centro la Filosofia che porta sul capo tre teste che corrispondono a tre virtù: la logica, la fisica e l’etica. Ai suoi piedi due scrivani: Socrate e Platone (Aristotele non si conosceva ancora). Tutto attorno a lei le arti liberarli sulle quali verranno fondate le prime cattedre universitarie. Si veda poi anche la miniatura dove figura la “ruota della fortuna”, o meglio la personificazione della Fortuna che gira la ruota sulla quale è appollaiato il sovrano che poi cade perdendo la sua corona. 5. Gisela di Kerzenbroeck (?-1300) Di lei ricordiamo l’omonimo codice, ovvero il Codex Gisle. Qui si ripotano le diverse operazioni di scrittura e miniatura del codice (scripsit, illuminavit, notavit, paginavit, aureis litteris et imaginibus pulchris decoravit) che vengono tutte attribuite alla stessa Gisela. 6. Loppa de Speculo Nel 1330 un caso simile è quello di un testo firmato da suor Loppa che dice di aver scritto, rigato, notato e miniato il testo tutta da sé (scrivendo, linaindo, notando e illumianndo). 7. Christine de Pinzan (1365-1431) Christine, scrittrice di grande successo, nacque a Venezia ma nel 1269 si trasferì a Parigi. Il padre infatti, medico e strologo di fama, era stato chiamato alla corte di re Carlo V. La donna diventa così poetessa e scrittrice di successo alla corte. Ma morto il re, la donna e il padre vengono cacciati, perdono i propri bene e finiscono in povertà Lei rimane vedova giovanissima ma si riprenderà fondando una propria bottega dove scriverà e minierà codici. Conosciamo 55 codici di sua mano e scriverà anche di sé. Parlando della sua vita (nel Libro della mutazione della fortuna) racconterà di ave assunto responsabilità importanti (allora diventai un vero uomo). Scrisse almeno dieci libri come La città delle dame nel 1405, di cui abbiamo più esemplari stupendamente miniati per rispondere ad una società maschilista. Alcuni di questi raffigurano episodi che hanno l’hanno guidata nella scrittura di questo libro. Si veda la manifestazione della Ragione, della Rettitudine e della Giustizia che la invitano a riscattare le donne insigni del passato attraverso biografie critiche (mattoni che impilati costituiscono una città appunto dove la femminilità può essere protetta e apprezzata). Oppure quella in cui Christine offre il suo libro alla regina di Baviera (diventa un caso popolare tanto che il suo libro continuò ad essere miniato ben dopo la sua scomparsa) 8. Margherita d’Angiò (1430-1482) Si veda un antico Rotolo di preghiere (1445-1455) appartenuto a Margherita d'Angiò, che fu regina consorte di Enrico VI di Lancaster, re d'Inghilterra dal 1445 al 1461 e poi ancora dal 1470 al 1471 e che reclamò alla morte del marito il diritto alla corona di Francia dal 1445 al 1453 senza risultato. Oggi è conservato al Jesus College di Oxford. Si tratta di un rotulo miniato troviamo un’illustrazione complessa. Una regina, probabilmente la stessa Margherita, è

inginocchiata in preghiera accanto ad uno stemma adorno di gigli francesi sostenuto da due angeli (che suggerisce venne realizzato in occasione o in ricordo del matrimonio di Margherita). Sopra di lei una lunga preghiera iscritta in una ruota al cui centro figura la Vergine. È il più grande esemplare del suo genere. Ne conosciamo infatti altri 25 esemplari nei quali al centro della ruota (chiaramente ispirata alla “ruota della fortuna” troviamo però le Arma Christi, ovvero i segni della passione. In corrispondenza di questi segni l’orante poteva mimare alcuni gesti. Per questa ragione si è supposto che questo oggetto non dovesse avere un uso individuale, ipotesi che trova conferma nelle enormi dimensioni. Sonia Drimmer interpreta il senso di questo rotulo nel seguente modo: a vergine intercede contro i rischi della fortuna. Continua poi spiegando come i vettori visuali pongono in relazione la figura di Margherita con quella della Vergine. La Drimmer ipotizza inoltre che il manufatto potrebbe essere stato realizzato per l’arrivo di Margherita a Londra nel 1445 e usato durante la processione durante la quale la regina venne presentata alla nazione. Dunque Margherita sarebbe simbolo di pace tra due nazioni. Il rotolo sancisce il ruolo della regina e la pacificazione tra i due paesi. Dunque non è un ricordo del matrimonio di Margherita come aveva invece suggerito Kipling. 9. Anonimo Per lei si veda il Salterio di Bute del Maestro della Passione acquisito dal Paul Getty Museum nel 1963. È un codice importante perché si lega ad un numero cospicuo di codici realizzati in Francia per i sovrani. Si è supposto o che questo codice sia stato realizzato per una donna, forse una nobildonna della corte di Hainaut o la moglie di Valeriano duca di Juleries, tra il 1220 e il 1290. Si tratta di un codice molto pregiato con 150 preghiere e 190 capolettera istoriate e numerose droleries marginali (drollerie). Si veda uno dei fogli più pregiati dove troviamo la figura di una donna molto slanciata dalla posa insolita che sembra invitare il lettore al canto dei salmi e che tiene in mano uno strumento particolare o forse un doppio specchio. 7 Si supposto che si tratti di una sorta di “cattedrale della memoria”, ovvero un sistema figurativo mnemonico (esercizio di mnemotecnica), un sistema di segni che doveva aiutare a memorizzare le pagine. 8 Elizabeth Anne Peterson suggerisce invece un’interpretazione diversa, riconducendo il programma iconografico alla Glossa di Pietro Lombardo. DONNE NEGATE NEL MEDIOEVO La storiografia maschilista ha penalizzato sensibilmente l’opera di artiste e committenti donne. Un caso particolare è quello degli statuti delle corporazioni dei mestieri veneziani che ci sono giunti in antico veneziano e dai quali sappiamo come a volte vi fossero anche abili lavoradrici, lavoratrici. Tessitrici, doratrici, ricamatrici ecc. Vediamo alcuni esempi.

EX. A lei sembrerebbe lecito attribuire il Lezionario di Bamberga, codice francescano realizzato in un monastero di Clarisse di Santa Margaretha e comprato da Jacopo Filippo nel 1781. Si tratta di un volume in pergamena di 7 Emma Dillon in The Sense on Sound suggerisce appunto questa versione anche se Richard A. Leson dice che in verità i salmi andavano ascoltati e non cantati.

8 Cfr. A. Stone, Le livre d'images de Madame Marie

dimensioni davvero piccole. Vi sono alcune lettere istoriate: Caterina da Siena offre il cuore al Crocefisso, Santa Margherita e Santa Agnese, Sant’Orsola e una Vergine in nave e San Francesco. Miniature la cui paternità non vien chissà come attribuita ad Agnese alla quale viene solo ricondotta la stesura del testo. EX. Si osservi il Mantello di Enrico II o “mantello delle stelle”, conservato nel duomo di Bamberga. Si tratta di un manto di seta blu bizantina su cui, in un secondo momento, forse nel XII secolo quando Enrico e Cunegonda vennero fatti santi, sono stati cuciti ricam...


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