Riassunto del libro \'\'Storia Medievale\" di Massimo Montanari - storia medievale - a.a. 2015/2016 PDF

Title Riassunto del libro \'\'Storia Medievale\" di Massimo Montanari - storia medievale - a.a. 2015/2016
Course Storia medievale
Institution Università degli Studi Roma Tre
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Storia Medievale Di Massimo MontanariCapitolo I. La metamorfosi del mondo romano e la fine dell’impero in Occidente (Secoli III-V)Una forte trasformazione detta da Brown ‘rivoluzione tardo-romana’ si determinò durante i secoli III-V che videro infine la caduta dell’impero romano d’Occidente (476). Q...


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Storia Medievale Di Massimo Montanari Capitolo I. La metamorfosi del mondo romano e la fine dell’impero in Occidente (Secoli III-V) Una forte trasformazione detta da Brown ‘rivoluzione tardo-romana’ si determinò durante i secoli III-V che videro infine la caduta dell’impero romano d’Occidente (476). Questa rivoluzione tardo-romana schiera in 4 momenti: Prima parte del III secolo: l’impero vive ancora un periodo di pace e splendore; Seconda parte del III secolo: l’armata che doveva servire a contenere l’insorgenza dei popoli confinanti inizia a cedere e i Romani sono ripetutamente distrutti. Nel IV secolo l’emergenza militare determina trasformazioni amministrative e politiche. È proprio in questo momento che accadono le più grandi trasformazioni: cristianizzazione dell’impero, insediamento di popolazioni barbare all’interno dei confini, ampliarsi del divario tra ricchi e poveri, occidente e oriente. Nel V secolo queste cause portano la fine dell’impero con il nascere di una nuova società. L’impero nel III secolo. Nel III secolo l’impero romano si estendeva su tutti i paesi affacciati sul Mediterraneo, gran parte dell’Europa occidentale – fino alla Gran Bretagna esclusa la Scozia) – e fino all’Europa dell’Est verso la Mesopotamia (attuale Iran occidentale). Vi erano più di cinquanta milioni di abitanti governati da un’aristocrazia ristretta e omogenea che veniva dalle città con molti patrimoni fondiari, capace di scrivere e parlare in greco e latino. Aristocrazia che per le lotte perdeva le sue origini militari. Durante le guerre civili della Repubblica del I secolo a.C. l’aristocrazia riceva il primo scossone, chiunque può permettersi una terra è il vero ricco, e, infatti, si contano molti plebei arricchiti. Gli imperatori avevano preferito appoggiare i senatori, più affidabili, e l’economia aveva iniziato a ristagnare. Finite le guerre i proventi delle conquiste vennero meno e qui si ebbe un grande ristagno economico. Nel corso del II secolo i costi per amministrare e difendere l’impero erano superiori alle entrate. Gli imperatori si rifacevano dunque sulle tasse imposte alle province. Questa è la base per le incursioni barbariche della I metà del III secolo. Questo portò alla necessità di cingersi in mura più resistenti nel 271: mura aureliane. Sempre spinti dalle medesime necessità gli imperatori che susseguirono Diocleziano (284-305) e Costantino (312-337) emendarono delle riforme per stabilire pace e prosperità economica ma ebbero grandi effetti anche sulla vita sociale. Le riforme del IV secolo. La nuova organizzazione dell’esercito consta di 600000 soldati□□aumento del doppio. Le nuove spese sono affrontate con un indurimento della pressione fiscale che richiedeva espansione burocratica. Non si avevano strumenti economici e dunque la risposta a tali necessità fu solo politica volta a bloccare prezzi e distribuire ricchezze. Questa burocrazia pesante, centrale e accentratrice chiamata ‘macchina statale’ da schiavone diverrà la base

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per le monarchie nazionali. Necessità militari portarono ad escludere i senatori e a privilegiare chiunque volesse intraprendere la carriera militare anche se proveniente da ceti più bassi e periferici, con conseguenti ricambi dei vertici sociali. Società del IV secolo è una società di uomini figli di liberti come Diocleziano o di pastori, che volevano uniformarsi all’aristocrazia romana attraverso lo studio della storia romana, della scrittura epistolare e attraverso l’acquisto di oggetti preziosi, simbolo di ricchezza. Gli uomini del IV secolo comportano una rinascenza culturale e artistica finanziata con il denaro accumulato. Sulle imposte vi era l’onere di sostenere l’esoso stato tardo-romano. Verso il 350 l’imposta fondiaria = 1/3 del reddito di un contadino. Chi riusciva a sfuggire alle imposte cresceva di ricchezza. La separazione tra Oriente e Occidente. L’accentramento delle ricchezze portò la decadenza di centri urbani minori e crescita dei maggiori. La necessità di ampliare le fila dell’esercito portò anche militari germanici – riforma voluta da Costantino. – va sparendo la distinzione tra ordine senatorio ed equestre. Costantino inoltre acuisce il ruolo vescovile dei centri urbani, investendoli della carica di guida. Il sistema esattoriale portò ad una localizzazione dei territori, dove le figure politiche dei vescovi o dei proprietari terrieri divenivano anche i protettori delle popolazioni circostanti. Diocleziano introducendo il decentramento politico di fatto distingue la provincia dell’occidente da quelle dell’oriente. Questo porta un’emancipazione delle realtà locali a scapito dell’uniformità. Tra il 324 e il 330 Costantino sposta la capitale dell’impero a Bisanzio, ribattezzandola Costantinopoli. Questo porta un altro esoso sperperamento di risorse. Diversi furono i processi in oriente, dove il commercio assunse invece dimensioni più grandi□□non si verificò invece la differenziazione tra ricchi e poveri, e il divario tra città maggiori e minori. In Siria, Egitto e Asia Minore i contadini riuscivano sia a pagare le tasse che a ricavare profitti, cosa che non accadeva per quelli della provincia italiana e galla che erano invece costretti a fuggire nelle campagne dove lavoravano come schiavi dai grandi proprietari terrieri. Ultima fase tra il 407 e il 430 movimenti di popolazioni e il perpetrato sacco di Roma da parte dei Visigoti nel 410 furono gli eventi più drammatici. Le élites orientali e occidentali si divisero sulla soluzione del problema della presenza barbarica nell’esercito. In Oriente si andò in corso ad un epurazione degli elementi germanici tra l’esercito. Il fatto che invece in Occidente popolazioni barbariche avessero raggiunto posizioni di prestigio non consentì la stessa manovra, mettendo però nella condizione le élites cristiane e pagane di ritirarsi in un’introspezione molto dura. I barbari che sono forti e potenti non sono tuttavia interessati a un’integrazione nel tessuto romano. Interpretazioni del cambiamento. Sin dal Rinascimento quest’ultima fase dell’impero è stata denominata come tardo

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impero, basso impero, tardo antico ad ogni modo è la fase in cui hanno luogo più cambiamenti. Momigliano: ‘cambiamento negativo’ e dunque exemplum di decadenza paragonandolo con molti altri ‘imperi’ anche nel Novecento, e inoltre i secoli III-V rappresentano la fine della classicità. Per Gibbon vi era attinenza tra la sua epoca - seconda metà del Settecento – e il mondo antico. Nell’epoca moderna scorgeva il decadimento e ne identificava le cause a partire dello studio di quelle che causarono la decadenza della classicità. Sulla scia delle idee di Voltaire e Montesquieu identificò la fine dell’impero nello sviluppo del cristianesimo. L’esaltazione dell’etnia in generale, e la nascita dei nazionalismi portò a vedere negativamente alle incursioni esterne e riconoscerne la causa della decadenza romana. Di seguito le idee di Marx: il cambiamento era stato possibile attraverso il passaggio da una società strutturata sulla schiavitù ad una sullo scambio dei rapporti feudali. Gli strumenti acquisiti nel primo trentennio del Novecento iniziarono a vedere non una decadenza, ma l’inizio di una nuova forma di organizzazione sociale e politica. Per Rostovtzev si trattava non tanto delle invasione barbariche, quanto piuttosto di un imbarbarimento dei costumi delle classi dirigenti sia romane che germaniche. Capitolo II. Il cristianesimo: le chiese episcopali e il movimento delle origini. (secoli IV-VI) Il cristianesimo fu inizialmente una delle religioni salvifiche diffuse tra la classe aristocratica dell’impero romano. Il ruolo gerarchico e il successo riscosso anche tra i ceti urbani fece sì che mantenne il ruolo di conservazione delle strutture amministrative anche dopo il crollo dell’impero. 2.1. Cristianesimo e Europa. Con il termine cristianizzazione si intende il processo che portò questa religione a divenire quella comune sia dei popoli cittadini che di quelli rurali dell’impero e anche delle popolazioni barbariche rimaste fino al IV ai margini dei confini. Due furono le strade che seguì questo processo: la prima via istituzionale incentrata su chiese urbane dominate dall’aristocrazia, intorno alle quali si riunivano i cittadini, promotrice di un’evangelizzazione nelle campagne. Questa organizzazione modernizzò la classe aristocratico-ellenica. La seconda via personale, dunque di comunità in monasteri. I monaci furono i protagonisti di altre evangelizzazioni delle popolazioni lontane dai centri urbani e dei barbari, creando alternativi metodi organizzativi in rapporto a quelli cittadini. Il processo di evangelizzazione va visto anche concomitante ad uno di acculturazione, inteso come di integrazione fra le nuove etnie. Tutto questo in Europa che diviene così una culla delle civiltà. Chiese, città, diocesi. Nel mondo romano l’impero significò perdita di libertà politica urbana. L’aristocrazia

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cittadina decadde notevolmente insieme ai culti classici. Le nuove religioni salvifiche promettevano salvezza a qualsiasi individuo a seconda dell’appartenenza a quale classe (culti di Mitra, Iside, ecc.) Tra il I e il III secolo si organizzarono le prime comunità cristiane. Già verso la fine del I secolo laici e cristiani erano organizzati differentemente. I sacerdoti erano divisi in gerarchie di diaconi e preti e avevano a capo un vescovo. Nel 313 Costantino concesse la libertà di culto ai cristiani, nel 380 Teodosio invece impose il cristianesimo come religione di stato con l’editto di Tessalonica. Entrambi gli imperatori inoltre introdussero notevoli riforme che influenzarono la vita amministrativa e sociale. Per come era strutturata e per il suo credo, la chiesa divenne un funzionale strumento in mano ai governanti i quali potevano assicurarsi l’obbedienza della popolazione. Il cristianesimo proveniva inizialmente dalla classe aristocratica che viveva di rendita e passava la giornata in discettazioni filosofiche. Tali classi avevano fornito autorevolezza al culto, talmente tanto che nei periodi di vacanza di potere, la chiesa si era suggerita come supplenza amministrativa. Vescovi cittadini e pievi rurali. A partire dal V secolo abbiamo una massiccia opera di evangelizzazione delle campagne attraverso fondazione di chiese battesimali: pievi. Controllate dal clero cittadino e dell’episcopio. La diocesi era il territorio su cui si estendeva la validità dell’influenza di ciascun vescovo. Queste diocesi corrispondevano a grandi linee al territorio amministrato urbano. L’opera di evangelizzazione è stata definita da Tabacco come un processo di scambio reciproco antropologicamente parlando. Laddove non si parla solo di un indottrinamento ecclesiastico delle popolazioni rurali, ma anche di un’interiorizzazione di tale fenomeno e di manifestazioni locali differenti, si pensi ad esempio al culto dei santi e delle reliquie. Altro elemento che influenzò questo processo di sviluppo amministrativo della chiesa è legato anche alla disposizione dei centri urbani. In luoghi, come il centro sud, vi erano molti centri urbani e dunque diverse sedi episcopali e vescovili, rendendo così molto spesso l’influenza all’interno delle mura di ciascuna città, mentre nel centro nord l’assenza di molti centri urbani permise un amalgamarsi culturale più forte. Iniziano differenziazioni tra i vescovi che afferiscono alle più grandi città – Roma, Alessandria, Costantinopoli, Antiochia, Ravenna, Milano e Aquileia in rapporto a quelli che invece provenivano da quelle minori. Con il passar del tempo Roma si dimostrò il centro di maggior prestigio in quanto avendo dei rapporti – specialmente un ragguaglio politico era – con l’apostolo Pietro. Questo processo portò alla dichiarazione di sede papale di Roma nell’XI secolo. I monasteri e le campagne. Il monachesimo si sviluppa successivamente all'evangelizzazione urbana che ha luogo intorno al III secolo. è una scelta che prevede un rifiuto del mondo e come controparte la volontà d'ascesi tramite il ritiro e il sacrificio. A volte questa ricerca di solitudine si espresse in modalità piuttosto eccessive e vistose, si pensi all'eremita

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Antonio che visse in Egitto nella prima metà del IV secolo in una vuota necropoli. Altri vennero chiamati dendriti, (dal greco 'dendron' albero) poiché vivevano sulle cime degli alberi, altri 'stiliti' (dal greco stylon: colonna) poiché trascorrevano le loro vite in cima a delle colonne. Anche il deserto fu un luogo privilegiato. Inizialmente legata all'Oriente, con l'affermarsi del cristianesimo come religione di stato, il fenomeno del monachesimo si sviluppò anche in Occidente, attraverso dottrine che però tendevano a condannare l'eccessivo individualismo, temperando il monachesimo con regole di vita comunitaria (cenobitismo: che regolava la vita dei monaci su base comune per ogni aspetto quotidiano) In Occidente i primi gruppi monastici si formarono nella Gallia occidentale grazie a Martino, vescovo di Tours. Opere come quella di Cassiano del V secolo 'Institutiones cenobiticae' o le 'Consolationes Spirituales' esaltavano il monachesimo nella sua superiorità morale della vita comunitaria. In Italia le prime esperienze monastiche furono nel IV secolo e coinvolsero l'aristocrazia romana--> cfr con Girolamo di Dalmazia senatore romano, che convertitosi al cristianesimo si recò in Siria nel deserto, divenne referente spirituale per molti uomini che vollero intraprendere il monachesimo. Nei secoli V-VI il fenomeno raggiunse la costruzione del monastero del 529 di Montecassino operato da Benedetto da Norcia che ne detto le modalità attraverso la Regula di San Benedetto appunto, redatta intorno al 540 prevedendo la comunità nella vita monacale incentrata su lunghe ore di preghiera e lavoro. Ma questo non significa che la vita ascetica eremitica non fu raggiunta; in realtà era ritenuta possibile solo per pochissimi eletti. Altro luogo in cui il monachesimo conobbe splendore fu in Irlanda, dove i realtà l'impero romano non era mai realmente giunto, non conosceva le organizzazioni urbane romane, ed era suddivisa in clan regolati da sacerdoti celtici: druidi. Gli abati in Irlanda avevano il compito di regolamentare la vita spirituale dando vita ad un ascetismo fondamentalmente più rigido e duro, consistendo anche in un forte proselitismo. Da qui i monaci irlandesi giunsero in Europa fondando monasteri più rigidi di quelli preesistenti prima in Gallia e poi in Italia. Le più famose fondazioni: quella dell'abate Colombano: Luxeuil in Borgogna, San Gallo in Svizzera e infine nel 612 A Bobbio, in Italia. 2.5. La conversione dei Barbari: un processo di acculturazione. Una delle opere più impressionanti dei monaci fu quella di conversione dei barbari. iniziata dall'alta aristocrazia. il piano era, laddove possibile, di partire dal potere regio, poiché era il re che determinava -attraverso la sua sacralità- il culto del suo popolo; dunque se il re si convertiva, tutto il popolo lo avrebbe da lì a poco seguito. Le popolazioni barbariche, ad alti e bassi, si dimostrano sensibili al messaggio salvifico cristiano. Le classi dapprima militari, si resero poi conto di quanto avrebbe fruttato loro una carriera ecclesiastica piuttosto che una militare. Per potervi accedere, occorreva una formazione classica e latina. Ma come ogni scambio, qui le popolazioni germaniche inserirono i loro valori all'interno della cultura ecclesiastica; la forza e la violenza nel cristianesimo, tesi ad esaltare il lato eroico dei martiri ad esempio e combattivo della religione, basti anche pensare che

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all'interno della vita monastica, lo stesso monaco veniva chiamato 'miles Dei'--> soldato di Dio. Verso la seconda metà del IV secolo molte popolazioni germaniche si convertirono al cristianesimo secondo la forma ariana. questa forma prende il nome dal sacerdote di Alessandria Ario, sostenendo che Gesù Cristo non aveva lo stesso grado di divinità di Dio padre, e che gli era sottoposto. Dottrina condannata al concilio di Nicea (325). Nonostante ciò ebbe grande risonanza. l'opera fondamentale di evangelizzazione fu effettuata poi dal vescovo Ulfila, di origine visigota di formazione greco-orientale, traducendo il testo sacro in lingua gota. L'arianesimo dunque aveva soprattutto un carattere sociale simbolo d'identità etnica. 2.6. Questioni dottrinali. La molteplicità delle sedi episcopali ebbero come risultanza diverse interpretazioni dottrinali. Attraverso queste diverse visioni si ebbero diverse discussioni dogmatiche che in un certo qual modo si riversavano e simboleggiavano una specifica identità legata anche alla scelta dottrinale. La Trinità fu senza dubbio il dogma più discusso poiché andava contro il concetto principale della filosofia classica che prevedeva l'essere come UNA sola entità. Dunque il concilio di Nicea del 325 si pose come obiettivo di discutere di tutte queste problematiche, arrivando come abbiamo visto a condannare l'arianesimo. Questo fu il vero primo concilio teologico come lo si pensa oggi, sancendo anche che alle forme imperiali spettava il compito di difendere la religione nella sua vera forma, quella sancita appunto dal concilio. Discostarsene diventa da questo momento in poi un reato gravissimo, al pari della disobbedienza civica. Città antiche come Antiochia e Alessandria elaborano teorie sulla natura del figlio di Dio. Ad Antiochia si verteva soprattutto sull'umanità di Cristo (nestorianesimo dal nome dell'ideatore Nestorio) mentre ad Alessandria ne si esaltava l'elemento divino (monofisismo dal greco moné physis: unica natura. Il successivo concilio, quello di Calcedonia del 482 sancì un punto d'incontro tra queste due visioni: sancendo l'unione inscindibile delle due diverse nature di Cristo. Questa unione non durò a lungo nel 482 sempre l'imperatore Zenone emanò un editto che annullava il precedente editto alessandrino del monofisismo per aumentare i propri poteri imperiali. Anche Giustiniano avvertiva questo come un pericolo e dunque nel 544 con l'editto dei Tre Capitoli (perché diviso in tre disposizioni) condannava le posizioni dei seguaci di Nestorio. Questo editto in realtà ottenne solo una profonda spaccatura all'interno della chiesa cristiana. I vescovi di Roma si rifiutarono di accettare l'editto, anche per segnalare il loro disaccordo con le mire di Giustiniano verso l'occidente. Questo portò allo scisma, così chiamato, 'dei tre capitoli' durato sino alla fine del VII secolo.

Capitolo 3. Le invasioni e i regni romano-barbarici (secoli IV-VI). Tra il IV e il VI secolo molti popoli che erano vissuti ai confini con l'impero romano,

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molto spesso trovando accordi di convivenza o comunque di alleanza nelle migliori delle ipotesi, emigrarono al suo interno. Le loro migrazioni sono di fatto dette aver portato la caduta dell'impero romano d'Occidente. 3.1 Chi sono i Barbari? I barbari, le popolazioni al di là del limes (il confine romano) erano così chiamate identificando tutti coloro i quali non fossero romani e che con questi ultimi avevano presso i confini appunto - avuto molteplici conflitti. Si trattava di un termine che connotava negativamente, termine onomatopeico adoperato dapprima in Grecia e a Roma poi per coloro che non parlavano prima il greco e poi il latino, che parlavano lingue 'bar-bar' incomprensibili. I Germani solitamente erano considerati primariamente come i barbari come cliché diciamo. I germani in seguito passarono quella fase, dagli storiografi, identificata come 'etnogenesi' che li portò a divenire da clan agli attuali tedeschi. 3.2. L'irruzione dei Barbari nei territori dell'impero. Vi sono due approcci di questo fenomeno migratorio. da un lato gli storiografi italiani e francesi hanno parlato di vere e proprie invasioni barbariche intendendone il carattere denigratorio quasi di inversione della civiltà ad uno stadio più rudimentale, laddove invece gli storiografi tedeschi hanno utilizzato l'espressione 'migrazione dei popoli' sottolineandone il carattere di scambio. Certo fu che a partire del III secolo molti furono i soldati germanici assoldati nell'esercito romano, che talvolta ricoprivano anche delle importanti cariche militari. Questo delicato rapporto entrò in crisi intorno alla seconda metà del IV secolo, quando diverse popolazioni barbariche oltrepassarono il limes non per compiere razzie, come e...


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