L\'età napoleonica - Riassunto Storia medievale PDF

Title L\'età napoleonica - Riassunto Storia medievale
Course Storia Del Pensiero Cristiano I
Institution Sapienza - Università di Roma
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Summary

Riassunto ben dettagliato sull'età napoleonica. Fatto benissimo!...


Description

L’età napoleonica (1799-1815) Sotto il Direttorio le armate francesi avevano ottenuto significativi successi contro le forze della prima coalizione, conquistando e ponendo sotto il protettorato francese Nizza, Savoia, Belgio, Lussemburgo ed Olanda. Nella grande offensiva prevista per la primavera dl 1796 con uno sfondamento al centro del continente verso l’Austria e Vienna, una terza armata, poco numerosa e male equipaggiata, assegnata al giovane generale Napoleone Bonaparte (1769-1821), ottenne successi spettacolari battendo i piemontesi di Vittorio Amedeo III ( armistizio di Cherasco), sconfiggendo gli austriaci a Lodi ed entrando trionfalmente a Milano. Successivamente caddero in mano francese Genova, la Romagna e parte della Toscana. Napoleone varcò poi le Alpi marciando su Vienna e l’Austria firmò allora la pace che fu sancita dal trattato di Campoformio (1797): l’Austria cedeva alla Francia la riva sinistra del Reno, concedeva l’annessione del Belgio e riconosceva la Repubblica cisalpina con capitale Milano e comprendente i ducati di Parma e di Modena, le legazioni pontificie. In cambio l’Austria ricevette Venezia ed il Veneto (che Napoleone aveva aggredito con un pretesto), l’Istria e la Dalmazia: la gloriosa Repubblica di Venezia spariva così dalla carta geografica, con grande delusione e indignazione dei patrioti veneti (cfr. Foscolo “Ultime lettere di Jacopo Ortis”). L’arrivo delle armate repubblicane fu salutato con entusiasmo dai gruppi intellettuali e politici italiani che fin dagli anni 1790 avevano costituito il primo movimento patriottico italiano o movimento giacobino italiano formato in massima parte dalla media borghesia ed appoggiato da operai, proletari urbani, rappresentanti del basso clero e persino aristocratici con orientamenti politico-ideologici differenziati: liberali, democratiche e sostenitori della rivoluzione sociale (Filippo Buonarroti). Tutti si riconoscevano comunque nella fede repubblicana, negli ideali di liberà civile, politica e religiosa, nella necessità di ridurre le disuguaglianze sociali e dell’istruzione primaria. Così nei territori dell’Italia settentrionale si proclamarono la Repubblica genovese, la Repubblica cispadana (Emilia Romagna) e la Repubblica cisalpina (Lombardia) che poco dopo assorbì la Cispadana. Successivamente le armate francesi occuparono lo Stato pontificio dove venne proclamata la Repubblica romana (1798) e il Regno di Napoli dove venne instaurata la Repubblica partenopea (1799), il Piemonte, annesso alla Francia, e la Toscana. Le vittorie napoleoniche modificarono progressivamente gli equilibri politici francesi a favore del nuovo grande protagonista e dell’autorità dell’esercito in quanto assicuravano alla Francia annessioni territoriali, ricchezze monetarie (imposte) e acquisizioni/requisizioni di beni preziosi storico-culturali (opere d’arte, preziosi manoscritti antichi) che Napoleone utilizzò per pagare i suoi soldati e per rimpinguare le esauste casse dello Stato. Nell’instabile situazione politica interna Napoleone si trovò ad appoggiare il colpo di stato del 18 fruttidoro (1797) promosso dagli altri membri repubblicani del Direttorio contro un tentativo di restaurazione dei monarchici che avevano ottenuto la maggioranza elettorale. Subito dopo Napoleone fu messo al comando della campagna d’Egitto (1798) con una duplice finalità: colpire la Gran Bretagna nei suoi traffici commerciali e coloniali (soprattutto con l’India) conquistando il controllo del Mediterraneo orientale ed allontanare da Parigi lo scomodo e potente generale. Inizialmente la campagna ebbe un andamento trionfale: una flotta di 300 navi e 40000 uomini occupò Malta, sbarcò ad Alessandria e sbaragliò le truppe del sultano d’Egitto nella battaglia delle Piramidi. Ma pochi giorni dopo la flotta inglese al comando dell’ammiraglio Horatio Nelson distrusse quella francese nella rada di Abukir. Intanto in Europa l’aggressione all’impero ottomano portava alla costituzione della seconda coalizione antifrancese (1798) tra Gran Bretagna, Russia ed Austria. Così l’Italia settentrionale fu riconquistata dagli austro-russi (1799) con conseguenze drammatiche sull’intera situazione italiana. Intanto le sconfitte militari, i fallimenti economici, la corruzione e gli intrighi indebolirono sempre più le posizioni del Direttorio determinando la vittoria elettorale dei giacobini. La situazione di incertezze e di ingovernabilità indusse Sieyès, membro del Direttorio a promuovere con Napoleone, accolto come un trionfatore al suo ritorno dall’Egitto, il colpo di stato del 18 brumaio dell’anno VIII (9 novembre 1799) che affidò il potere a tre consoli: Sieyès, Ducos e Napoleone Bonaparte. 1

Nel quindicennio successivo al 18 brumaio il grande generale costruì un potere personale assoluto in Francia e dominò gran parte dell’Europa con la forza delle armi con le doti strategiche e militari, l’ambizione e l’acuto fiuto politico che lo portò a fare dell’esercito, ormai accessibile a borghesi e nobili di modesta origine, il perno della vita politica e fondamento del potere. Inoltre il programma politico napoleonico prevedeva di porre fine alla Rivoluzione in nome degli interessi della borghesia commerciale e finanziaria, garantendo ordine e stabilità con un potere politico forte ad un’opinione pubblica stanca di dieci anni di Rivoluzione. Il generaleconsole si presentava come l’uomo-nuovo comunque erede e portatore dei valori illuministici e rivoluzionari. Da ciò deriva la complessità e l’ambiguità della figura storica di Napoleone , colui che esportò in Europa le conquiste della Rivoluzione e nel contempo le bloccava. All’indomani del 18 brumaio fu elaborata la costituzione dell’anno VIII, approvata con un plebiscito popolare, forma di consenso del popolo chiamato ad esprimersi sulle decisioni prese dal potere politico. Essa sanciva la netta prevalenza dell’esecutivo sul legislativo e riconosceva Napoleone primo console, successivamente console a vita (1802) ed infine, imperatore del primo impero francese (1804) che trasformava la repubblica nella forma istituzionale della monarchia ereditaria poiché il titolo imperiale doveva trasmettersi per discendenza naturale o per adozione. Inoltre venne creata una nuova aristocrazia imperiale ereditaria. Il 2 dicembre 1804, nel corso di una solenne cerimonia nella cattedrale di Notre-Dame Napoleone Bonaparte ricevette la corona imperiale dalle mani dei papa Pio VII con il quale, abolita la costituzione civile del clero, aveva firmato un concordato (1801) che riconosceva il cattolicesimo “religione della grande maggioranza dei francesi” e assicurava finanziamenti alla chiesa, ottenendone in cambio fedeltà al regime. Il governo napoleonico fu autoritario ed intollerante di qualsiasi opposizione ricorrendo anche alla soppressione della libertà di stampa (solo quattro i giornali filogovernativi di Parigi contro i 399 del 1790). Il movimento democratico fu dunque di fatto azzerato dall’autoritarismo e dal controllo poliziesco. La classe sociale che maggiormente fu avvantaggiata dalla politica napoleonica, aperta ad accogliere nell’amministrazione pubblica e nel governo persone dalle valide capacità indipendentemente dall’estrazione sociale, fu la borghesia, nonostante alcune concessioni fatte per conseguire il consenso dell’aristocrazia (amnistia per gli emigrati, reintroduzione dei titoli nobiliari, restituzione del beni non ancora nazionalizzati). Lo Stato napoleonico fu fortemente accentrato attraverso l’istituzione dei prefetti nominati dal governo e direttamente dipendenti da esso. Essi rappresentavano il potere esecutivo in ogni dipartimento con estese funzioni amministrative e di polizia e di nomina degli stessi sindaci e dei giudici. Fu dunque creata un’estesa burocrazia, altro grande perno del potere napoleonico, formata grazie ad un nuovo sistema scolastico statale fondato sui licei e nelle università. Ma il maggiore lascito napoleonico fu sicuramente il Codice civile o Codice Napoleone (1804, 1807) che influenzò la legislazione civile di molti paesi europei, compresa l’Italia. Esso unificava la pluralità di norme giuridiche vigenti in Francia (legge romana, canonica, feudale, consuetudinaria) e le delibere dell’Assemblea legislativa rivoluzionaria (laicizzazione del matrimonio con l’introduzione del matrimonio civile e l’introduzione del divorzio) e dalla Convenzione (abolizione del dispotismo del pater familias e parificazione della posizione giuridica del marito e della moglie). L’opera giuridica riaffermò, rendendoli irreversibili, l’uguaglianza giuridica dei cittadini, il diritto alla libertà individuale, l’abolizione della feudalità, l’affrancamento della terra da ogni vincolo. Pose inoltre la proprietà al centro dell’organizzazione sociale. Nell’ambito del diritto di famiglia la legislazione contrattualistica ed egualitaria della Rivoluzione fu sostituita da una visione gerarchica e autoritaria della famiglia, modellata su quella dello Stato. Essa infatti era fondata sull’autorità quasi assoluta del padre nei confronti di moglie e figli , ritenuti entrambi incapaci di agire autonomamente (la moglie non poteva disporre dei propri beni, né lasciare eredità, né rifiutarsi di seguire il marito). Fu inoltre fortemente penalizzata la posizione dei figli naturali,

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privandoli tral’altro del diritto di proprietà; fu conservato il divorzio ma in forma limitata e con un regime molto sfavorevole alla donna. Nel campo economico Napoleone ricercò la stabilizzazione finanziaria risanando il bilancio pubblico con le risorse provenienti dai Paesi conquistati e sostituendo l’enorme massa di moneta cartacea con la nuova unità monetaria metallica, il franco germinale (aprile 1803). Fu inoltre creata la Banca di Francia (1800) con il compito di regolare l’emissione di cartamoneta e la circolazione del credito. Fu pienamente attuato il liberismo economico. Negativo fu invece il blocco continentale (1806-1807) teso a piegare economicamente la Gran Bretagna proibendo ai Paesi appartenenti all’impero di commerciare, sia in entrata che in uscita, con l’Inghilterra. Il blocco fallì grazie al contrabbando e all’ampiezza del sistema commerciale-coloniale inglese. Inoltre il “controblocco” inglese danneggiò gravemente il commercio marittimo francese facendo mancare alla Francia beni di prima necessità. Il blocco continentale accrebbe anche in Europa il malcontento e l’ostilità verso il dominio francese. Nei paesi europei conquistati Napoleone da “liberatore” diveniva “despota”. I primi a ribellarsi furono gli spagnoli che si diedero la costituzione di Cadice (1812) ispirata a quella francese del 1791 e punto di riferimento per movimento costituzionale europeo; essi, dopo una dura guerriglia, indussero i francesi a lasciare la Spagna (1813) mentre intellettuali e patrioti di altre nazioni europee con la penna o le armi combattevano contro Napoleone. Ma un corretto bilancio storico del dominio napoleonico in Europa deve anche considerare la positiva introduzione della moderna legislazione francese che accelerò la crisi dell’antico Regime: il codice napoleonico, con l’uguaglianza giuridica, la laicizzazione dello Stato, l’abolizione dei vincoli feudali, la vendita di grandi quantità di beni ecclesiastici, le riforme amministrative, l’apertura di nuove carriere e possibilità per i ceti non aristocratici, l’abolizione del Sacro Romano Impero (1806) e la riduzione da 360 a 38 del numero degli stati tedeschi. Il crollo di Napoleone e del suo impero maturò rapidamente tra il 1812 e il 1814 quando Napoleone, nell’ambito del blocco economico e di un controllo capillare su tutta l’Europa, avviò la campagna di Russia contro lo zar Alessandro I, interessato ai traffici, soprattutto granari, con l’Inghilterra e sempre rispettoso dell’accordo di Tilsit (luglio 1807) stipulato con la Francia, una sorta di spartizione del controllo sull’Europa tra le due potenze. Dunque la Russia fu aggredita (estate 1812) per piegare l’Inghilterra e per provare, con la forza delle armi, l’egemonia della Francia sul continente. La campagna, avviata in modo trionfale, si risolse in un disastro per la lunghezza del fronte, le difficili condizioni ambientali e l’abile condotta di guerra dei russi. Nell’autunno-inverno i francesi furono costretti a riparare in patria decimati e ad affrontare la sesta coalizione (Russia, Prussia, Svezia, Gran Bretagna ed Austria) che inflisse a Napoleone la grave sconfitta di Lipsia (ottobre 1813). Gli eserciti coalizzati entrarono in Francia e a Parigi costringendo Napoleone ad abdicare, ottenendo una guardia di 800 uomini e la sovranità dell’isola d’Elba. Sul trono di Francia tornarono i Borbone con il fratello di Luigi XVI, il conte di Provenza, con il titolo di Luigi XVIII. Il principe Talleyrand firmò il trattato di Parigi (maggio 1814) che riportava la Francia ai confini del 1792. Contando sulle divisioni emerse tra i coalizzati e sul malcontento suscitato da ritorno del re, Napoleone sbarcò a Cannes con un pugno di uomini (15 marzo 1815) e, appoggiato dalle truppe inviate per fermarlo, marciò su Parigi dove entrò il 20 marzo mentre Luigi XVIII fuggiva in Belgio. Sconfitto definitivamente a Waterloo (18 giugno 1815) dalla settima coalizione (Gran Bretagna, Svezia, Prussia, Austria e Russia) Napoleone fu esiliato nell’isola di Sant’Elena dove morì il 5 maggio 1821.

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L’ITALIA SOTTO IL DOMINIO NAPOLEONICO Grande influenza e controllo dei francesi sull’Italia dalla casmpagna napoleonica in Italia alla fine dell’Impero. Periodo che si può distinguere in due momenti: L’età delle repubbliche (1797-1799): Cisalpina, Ligure, Romana e Partenopea. L’età dell’Impero (1800-1814): dominio francese su tutta la penisola (tranne la Sicilia) diviso in Regno d’Italia; territori annessi all’Impero; territori affidati ai membri della famiglia imperiale. L’età delle repubbliche (1797-1799): Cisalpina, Ligure, Romana e Partenopea o Napoletana  Nascita del movimento giacobino filofrancese diversificato socialmente e ideologicamente con forte presenza del ceto medio di professionisti (avvocati, medici, militari, studenti ed artigiani) ed ideologie liberal moderate e orientamenti più radicali che sfociavano nella rivoluzione sociale propugnata da Filippo Buonarroti che partecipò alla congiura degli eguali di Babeuf;  Nascita di un movimento di patrioti che per la prima volta considera la possibilità di realizzare l’unità della penisola; cfr. il primo tricolore quale bandiera nazionale a Reggio Emilia del 9 gennaio 1797; trattato di Campoformio (17 ottobre 1797) tradisce le aspettative di liberazione dei patrioti italiani (cfr. le Ultime lettere di Jacopo Ortis di Foscolo)  Pesante condizionamento politico ed economico, requisizioni e pesanti tributi in beni, denaro e opere d’arte;  I francesi favorirono le tendenze localistiche e municipalistiche per garantire una situazione politica divisa e più facilmente assoggettabile ai francesi;  Forma repubblicana, carte costituzionali sul modello di quella francese del 1795 (sistema bicamerale a suffragio ristretto, separazione tra potere legislativo ed esecutivo) legge modernizzatrici (introduzione del matrimonio civile, abolizione del fidecommesso, riduzione della manomorta, confisca e vendita di terre ecclesiastiche) Le Repubbliche caddero nel 1799 in seguito: 1. Le sconfitte militari dell’esercito francese in seguito arrivo degli eserciti austro-russi (sconfitta francese a Cassano d’Adda ad opera del generale Suvorov comandante dell’esercito austro-russo, aprile del 1799) 2. le “insorgenze contadine”, ossia le sollevazioni di masse popolari, prevalentemente contadine, contro i governi repubblicani dell’estate 1799 La Repubblica partenopea fu abbattuta dall’”Armata cristiana” organizzata nel Regno di Napoli dal cardinale Fabrizio Ruffo in nome del re. I suoi seguaci, detti sanfedisti, dopo aver risalito la Calabria e la Basilicata occupavano Napoli dove insorgevano “i lazzaroni”, ossia i mascalzoni o pezzenti, cioè il popolino della città. Lazzaroni, sanfedisti e il governo monarchico restaurato giustiziarono centinaia di patrioti fra cui Mario Pagano, Francesco Caracciolo, Vincenzo Russo, Eleonora Fonseca Pimentel. Infine cadeva la Repubblica romana (settembre 1799) occupata dalla truppe austriache. La tesi storico-politica più interessante sul periodo fu quella di Vincenzo Cuoco “Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799” che aveva aderito alla Repubblica napoletana e che era stato esiliato. A suo avviso il fallimento dell’esperienza repubblicana era imputabile alla “rivoluzione passiva”, cioè importata dall’estero, senza l’appoggio e l’autentico coinvolgimento delle masse popolari. Una rivoluzione subita dal popolo e caratterizzata dalla profonda frattura sociale e culturale tra la maggioranza delle masse contadine e popolari, da una parte, e il ristretto gruppo di patrioti dall’altra. Questi ultimi non erano riusciti a coinvolgere le masse contadine prospettando loro una possibile soluzione dei secolari problemi di miseria che li affliggeva. Anzi, agli occhi dei contadini i giacobini stessi venivano ad identificarsi con i possidenti e con i francesi, autori di una politica di spoliazione e saccheggio che finiva col gravare soprattutto sui ceti più poveri che nel corso del Settecento avevano aumentare il loro malcontento per il rincaro dei prezzi, la perdita degli sui civici, sfruttamento operato dai nuovi proprietari, spesso più esosi degli antichi padroni.

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L’età dell’Impero (1800-1814): la penisola italiana fu poi nuovamente conquistata (dalla primavera del 1800) dalle truppe francesi. L’assetto geopolitica dell’Italia napoleonica presentava tre tipologie: 1. territori appartenenti al Regno d’Italia; 2. territori direttamente annessi all’impero francese; 3. territori affidati a membri della famiglia imperiale. Il dominio francese si ebbe su tutta la penisola (tranne la Sicilia) diviso in Regno d’Italia; territori annessi all’Impero; territori affidati ai membri della famiglia imperiale.  Totale subordinazione economica e politica agli interessi francesi con l’introduzione della leva obbligatoria; politica doganale favorevole alle importazioni francesi e sfavorevole alle esportazioni Nascita dell’opposizione antinapoleonica (società segrete)  Nella penisola l’opposizione antinapoleonica si manifestò con proteste e rivolte contro le requisizioni e la coscrizione obbligatoria e con giacobini e patrioti convinti ormai che l’indipendenza italiana non potesse più appoggiarsi all’aiuto francese. Essi diedero pertanto vita alle prime società segrete, quali la Società dei raggi, l’Adelfi e la Carboneria.  Accentramento politico; nuovi codici, modernizzazione del sistema fiscale ed amministrativo Indubbiamente si furono anche riforme economiche ed amministrative importanti che favorirono uno stato accentrato con una efficiente burocrazia. Vennero inoltre introdotti i seguenti codici francesi: il codice napoleonico, di procedura civile, penale e di commercio. In particolare nel Regno di Napoli, affidato a Giuseppe Bonaparte e poi a Gioacchino Murat, si ebbe un governo dell’”amalgama” tra ceti e orientamenti politici diversi. Fu varata una riforma amministrativa e la legge della cosiddetta eversione della feudalità (2 agosto 1806) che abolì la feudalità in tutto l’impero che cancellò il feudalesimo come realtà giuridica. In realtà vi erano numerosi limiti in quanto veniva comunque riconosciuta la proprietà terriera e fondiaria dei baroni, la divisione dei demani, cioè la vendita di terre feudali, ecclesiastiche e comunali ai privati, favorì quasi sempre i possidenti nobili o borghesi e dunque la grande proprietà ne uscì rafforzata. In quegli anni anche in Sicilia, in cui aveva trovato rifugio Ferdinando IV di Borbone, formalmente protetto ma in realtà esautorato dagli inglesi e circondato dall’ostilità dell’aristocrazia isolana, il liberale inglese lord Bentinck ed i baroni, interessati all’autonomia dell’isola, promossero una monarchia costituzionale con una forte caratterizzazione aristocratica redigendo ed approvando la costituzione del 1812, un importante punto di riferimento per il movimento liberale italiano.

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