Storia d\'impresa (2° sem) - Gregorini PDF

Title Storia d\'impresa (2° sem) - Gregorini
Course Storia d'impresa
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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PAROLE CHIAVE:1) Micro e Macro → tra questi due livelli intercorre una stretta relazione. È la grande impresa (livello macro) che richiama più l’attenzione degli studiosi in quanto protagonista del settore industriale in cui opera. Il destino di ogni singola impresa è correlato alla ricchezza della ...


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STORIA D’IMPRESA

PAROLE CHIAVE: 1) Micro e Macro→ → tra questi due livelli intercorre una stretta relazione. È la grande impresa (livello macro) che richiama più l’attenzione degli studiosi in quanto protagonista del settore industriale in cui opera. Il destino di ogni singola impresa è correlato alla ricchezza della nazione da cui proviene. 2) 3) Rivoluzioni industriali→ → rappresentano le fasi di transizione da un paradigma tecnologico al successivo. Fondamentali sono le competenze tecniche, la conoscenza scientifica, le fonti di energia e l’intensità di capitale. 4) Imprenditori→ → coloro che innovano, assumono rischi, colgono le opportunità e assumono decisioni ai massimi livelli aziendali. I più importanti sono colori che riescono a sincronizzare l’attività della loro impresa con il paradigma tecnologico in atto. Manager→ portatori di competenze teoriche ed esperienza pratica, hanno sviluppato un preciso sapere funzionale spesso radicato nella specificità della singola impresa. 5) Mercati→ luoghi dove l’impresa opera e a cui si rivolge. Elementi di non poco conto dal punto di vista della domanda (n. abitanti maggiore→reddito pro capite maggiore→ mercato più capace di assorbire la produzione→domanda maggiore) 6) Cultura→ atteggiamento di una nazione nei confronti dell’attività imprenditoriale e del cambiamento economico. 7) Stato→ ricopre diversi ruoli: garante giuridico del contesto normativo, fornitore di infrastrutture, regolatore/imprenditore/partecipante alla competizione economica. 8) Forme di impresa→ si definiscono in base alla struttura, dimensione, strategie, interrelazioni reciproche (gruppi di impresa). 9) Varietà dei sistemi capitalistici→ → intersezioni tra economia e istituzioni (determina regolazione della competizione, relazioni tra finanza e impresa). L’impresa nel corso della storia non si inserisce in un contesto in cui il sistema capitalistico è univocamente determinato, infatti le intersezioni tra economia e istituzioni sono numerose. 10) Imprevedibilità del cambiamento→ → riguarda l’instabilità dei contesti nazionali e internazionali. Non di poco conto per una funzione imprenditoriale e manageriale che all’interno dell’impresa deve afre delle previsioni. 11) Post-Chandlerismo→ → fase attuale di studio così denominata perché successiva a Chandler (studioso che ha dato uno status accademico alla Business History) che attribuisce alla grande impresa il ruolo di motore trainante dello sviluppo economico. Il suo schema concettuale sottolinea la centralità della tecnologia vista come vincolo e come un’opportunità. La nostra prospettiva sarà fondata sul paradigma Chandleriano ma analizzerà elementi da lui ignorati mettendo in relazione tecnologia, imprenditori, mercati, cultura e stato attribuendo inoltre un peso maggiore al contesto politico in cui si svolge l’attività economica, alla globalizzazione, alla cultura, non minimizzando come fece Chandler dinamiche sociali. → questa interpretazione è NEO-CHANDLERIANA. 1

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Dalla 1° Rivoluzione Industriale→ → Impresa, importante unità di analisi per comprendere la crescita economica moderna. Fine 1700 (piena Rivoluzione Industriale): • La fabbrica (concentrazione di capitale e forza lavoro in un unico luogo) non era più una novità. • novità→combinazione di processo produttivo centralizzato con tecnologia più efficiente. • Le nuove fabbriche, localizzate lontano dai centri urbani utilizzavano acqua e vapore. • Specializzazione delle funzioni→divisione del lavoro→ nuove forme di disciplina della manodopera. Tutto questo consentirà la nascita di un’impresa altamente produttiva ed efficiente. Analisi teoriche sulle origini, struttura e meccanismi di funzionamento dell’impresa: La natura mutevole dell’impresa→ → La transizione dalla produzione artigianale alla fabbrica ha comportato una radicale trasformazione del suo status giuridico→ → fabbriche sono considerate strutture organizzative portatrici di un proprio status legale indipendente da quello dei singoli individui coinvolti nelle diverse fasi del processo produttivo. Attività aziendali sempre più complesse→ nuove forme giuridiche e organizzative→ competizione e cooperazione strategica per l’allocazione delle risorse e la distribuzione dei profitti. Queste attività e organizzazioni sono focus di studiosi di numerosi ambiti (sociologi, antropologi, psicologi). ________________________________________________________________________________ Teoria Neo-classica: La teoria neoclassica cerca di inserire l’impresa nel modello di concorrenza perfetta e monopolio con un approccio piuttosto statico che considera il comportamento della dell’impresa in un segmento temporale definito. la struttura interna dell’impresa non è ancora oggetto di analisi. Presupposti impliciti di questa teoria: • Tecnologia→ → esogena all’impresa. • Il contributo degli attori economici che agiscono all’interno dell’impresa non è rilevante perché l’impresa è considerata un organismo unitario nel suo insieme. • Impresa neoclassica→ scarsamente integrata, operava una singola fase del processo produttivo. Impresa medio-piccola e svolge un numero limitato di funzioni. • L’impresa operava in un sistema priced-oriented altamente competitivo→ deve fare i conti con un modello di concorrenza perfetta in cui tutti hanno le stesse opportunità. La prospettiva neoclassica ha una grande rilevanza nella 1° Rivoluzione industriale: • Nella 1° Rivoluzione Industriale, l’impresa non si è subito trasformata nella grande impresa integrata ad alta intensità di capitale→ questa impresa non è orientata alla crescita perché la sua espansione si ferma al raggiungimento della dimensione media e del raggiungimento del punto di equilibrio (ricavi=costi). • L’impresa ha causato una radicale svolta nella tecnologia→ ma le innovazioni erano minime generate principalmente nei luoghi di lavoro. ________________________________________________________________________________ Esiste un approccio molto semplificato che non impone il modello della concorrenza perfetta. Le imprese sono viste come unità complesse che evolvono nel tempo, caratterizzate da notevoli strutture e dinamiche interne. La storia d’impresa ha due specifiche dimensioni: • Dimensione di analisi comparativa→ gli storici cercano di proporre delle generalizzazioni nonostante l’estrema varietà delle imprese.

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Dimensione di analisi dinamica→ le imprese che suscitano maggiore interesse negli storici sono quelle che mostrano tendenza alla crescita dimensionale. Tuttavia la crescita non è un processo meccanico soggetto unicamente a calcoli economici (es. le imprese non si arrestano nel momento in cui costi e ricavi si eguagliano e possono decidere di espandersi anche se il tasso di crescita dei profitti è ridotto). Le imprese reagiscono in modo differente ai cambiamenti tecnologici esogeni ed endogeni che possono provocare scatti di dinamismo che influenzano il metodo, la velocità e la direzione della crescita. La vita dell’impresa non può essere classificata come da modello neo-classico con condizioni ipotetiche prestabilite perché ha a che fare con le fasi del processo dinamico (continuità e discontinuità dell’economia, espansione, stagnazione e declino) che sono tutte rilevanti per gli studiosi di impresa. •

Ci sono delle variabili che aiutano a spiegare la crescita dell’impresa: tutti questi fattori di crescita possono interagire tra loro. • Sviluppo dell’impresa determinato da→ dimensioni e dinamismo del mercato di consumo. • Efficienza dei mercati finanziari→ → se i mercati finanziari sono in difficoltà l’impresa ne risente. • Presenza di una cornice giuridica→ → per proteggere l’attività economica. L’evoluzione dell’impresa può essere collegata al sistema culturale e a quello istituzionale. La complessità che non prende in considerazione il modello neo-classico ha molto a che fare con questi due aspetti. Culturale→In presenza di una percezione culturale negativa le imprese possono decidere di adottare alcune tecnologie invece di altre→ questo contribuisce a spiegare le differenze nelle strutture interne in vari settori industriali in diversi paesi e contesti. Istituzionale→ → la struttura dei mercati finanziari (intermediazione delle banche, efficienza della borsa, sistemi giuridici) può avere delle conseguenze dirette sulla disponibilità delle risorse in termini di qualità e di quantità. ________________________________________________________________________________ Schumpeter si interessa al ruolo innovativo delle imprese e a come l’innovazione è realizzata da parte degli imprenditori. Ma la sua analisi non entra nei meccanismi interni e nelle strutture organizzative→le imprese sono il principale cambiamento delle economie moderne. Schumpeter→ sfida l’approccio neo classico • Propensione competitiva dell’impresa→motore di crescita economica. • Il disequilibrio è più importante dell’omogeneità→ è lo squilibrio che porta competizione. In seguito alla 2° Guerra Mondiale→ nuove teorie dell’impresa→ studiosi si interessano al successo della grande impresa verticalmente integrata, multidivisionale, multinazionale, a guida manageriale. Drucker→ tratta dell’emergere della grande impresa e va oltre il pensiero di Schumpeter. La comprensione della grande impresa era possibile tramite l’analisi: • delle sue fondamenta tecnologiche. • Dello sforzo necessario al coordinamento degli individui in essa operanti. • Dell’impatto sociale che questa istituzione ha sul capitalismo moderno. Questo nuovo approccio teorico ebbe diverse declinazioni: 1. Comprensione dinamiche relative alla crescita delle imprese a livello nazionale e internazionale. 2. Comprensione delle decisioni di fondo (strategie). 3

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3. Comprensione dell’architettura organizzativa ottimale dell’impresa. 4. Interesse sui ruoli, modelli di comportamento e dinamiche degli attori operanti. Attenzione crescente alla tecnologia→ motore principale del processo di crescita. Chandler→evidenzia gli effetti della trasformazione causata dalla tecnologia sull’organizzazione e le performance dell’impresa. Nella sua visione i paradigmi tecnologici erano una forza esogena che determinano l’attività e la competitività delle imprese e le loro strutture organizzative. Altri studiosi hanno sottolineato la natura endogena del progresso tecnologico che si è sempre più diffuso all’interno delle grandi aziende→ quando una tecnologia nasce all’interno dell’impresa e si presenta come originale della stessa, diventa una risorsa strategica e da origine al vantaggio competitivo dell’azienda. Penrose→ → ha dato un importante contributo alla teoria evolutiva. L’impresa moderna è un’organizzazione capace di apprendere e perseguire un processo di crescita mediante l’uso di proprie competenze. La sua crescita è spiegata dalla sua abilità di sfruttare al meglio le sue capacità materiali e umane. Nelson e Winter→ concetto di routines fondato sia sull’idea di Schumpeter che di Penrose. Il concetto di routines è uno dei fondamenti della teoria evolutiva dell’impresa. Sono le modalità con cui le organizzazioni sono in grado di ricordare il comportamento di successo per mantenere le loro posizioni di vertice. Per ridurre l’incertezza si ricorre alle routines che inducono a ripercorrere sentieri già tracciati. La competitività dipende dall’abilità del managment di comprendere e sfruttare al meglio il volume di risorse accumulate all’interno dell’azienda. Hymer→ spiegazione dell’espansione dell’impresa multinazionale. Il vantaggio competitivo acquisito da un’impresa sul mercato interno può essere utilizzato anche su quello estero. Dunning→ ulteriore sviluppo dell’analisi di Hymer. Spiegazione dell’attività internazionale delle imprese basata su una combinazione di vantaggi competitivi sviluppati sul mercato interno e vantaggi presenti nel paese ospite (vantaggi di localizzazione→sgravi fiscali, sconti, incentivi). Marris→ → teoria capitalismo manageriale→ → crescita attribuita a interesse personale del managment. I manager mirano ad espandere l’azienda per acquisire nuove risorse e ottenere migliore controllo delle risorse esistenti. Le loro scelte si scontrano con gli interessi degli azionisti più sensibili all’eventuale divisone dei dividendi che alle strategie di crescita→ il processo di crescita è quindi esito di una contrattazione tra manager e azionisti. Importanza di questa teoria: 1. Ha un valore in relazione all’intenso processo di diversificazione che ha modificato il panorama delle imprese statunitensi segnando un’ondata di fusioni negli anni 60-70 negli USA. 2. Ha gettato le basi per un successivo dibattito, quello formalizzato nella teoria dell’agenzia. Jensen e Meckling→ → Teoria dell’agenzia→ → analisi dei problemi che sorgono tra azionisti (principal), coloro che detengono la maggior parte del capitale dell’impresa e i manager (agent), coloro che possiedono solo una frazione minima di capitale di rischio. L’impresa è una “finzione legale” impegnata nella produzione di un saldo positivo nelle attività. La redistribuzione degli utili in presenza di interessi potenzialmente conflittuali fra principale e agente 4

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spiega la necessità di allineare gli interessi personali coinvolti attraverso il mercato azionario e strumenti legali. Coase→ → Teoria dei costi di transizione. Le imprese sono isole di potere consapevole in un oceano di cooperazione inconsapevole. Questo significa che le imprese sono costrette ad internalizzare alcune transazioni, svolgendoli all’interno dei propri confini giuridici perché i mercati sono inefficienti. Williamson→ → sviluppa la riflessione di Coase. Le transazioni comportano costi di ricerca e di contollo, in un quadro in cui vi è inclinazione a comportamenti opportunistici più le risorse sono strategiche più sono i costi di transazione legati al loro scambio. Di conseguenze per le imprese è conveniente internalizzare alcune transazioni in modo tale da non dover ricorrere al mercato. Queste teorie hanno lo scopo di comprendere ed interpretare l’origine di crescita della grande impresa, la forma di organizzazione dominante per quasi tutto il XX secolo. ________________________________________________________________________________ L’IMPRENDITORIALITÀ: Un fenomeno elusivo e versatile, quindi molto difficile da definire con chiarezza e da costringere in categorie. Tentativi di codificazione dell’imprenditorialità per dare un percorso formativo e per definire politiche industriali→ solo negli USA ci sono college e business school che offrono programmi accademici ad essa dedicati. Anni 90→ Grandi imprenditori hanno contribuito alla grande ondata di innovazione in settori come l’elettronica e le ICT che hanno portato il mondo nell’era della globalizzazione. Weber→ l’imprenditore è un portatore di razionalità strumentale che lo rende capace di mettere in relazione alcuni obiettivi con mezzi più adatti a raggiungerli, con una attitudine al calcolo. Sombart→ sottolinea le caratteristiche elitarie dell’imprenditore che con la creatività da origine a fattori economici che altrimenti possono essere considerati inerti. Nietzsche→ simile al pensiero di Schumpeter, sottolinea la differenza tra coloro che sono più avanti rispetto alle convezioni morali del proprio tempo e coloro che invece non fanno altro che adattarsi ad esse. Evidenziando così il ruolo di quelli che intraprendono un percorso non considerato razionale dimostrando grande forza di volontà. Schumpeter→ → l’imprenditore è il motore della crescita. Il suo fine primario non è il profitto infatti egli aspira all’ascesa sociale. Il ruolo dell’imprenditore è così fondamentale che se viene assunto da un’organizzazione formalizzata, l’intero sistema borghese capitalistico degenera in un socialismo burocratico.



Mainstream del pensiero l’imprenditorialità.

economico:

autori

neoclassici

che

non

considerano

Adam Smith e Ricardo→ il processo economico avanza per forza propria. Considerazione opposta del processo economico che considera l’imprenditorialità come irrilevante infatti la funzione più importante dell’uomo di affari è quella di fornire capitale. 5

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L’abilità negli affari è un requisito importante per il successo o il fallimento delle singole iniziative ma non è in grado di influenzare il processo economico nella sua totalità. L’imprenditorialità è stata sempre più trascurata a causa del successo del paradigma neoclassico fondato sul concetto dell’equilibrio di mercato. Metcalfe→ l’imprenditorialità è considerata qualcosa che non può essere misurata con strumenti abituali con cui l’economista indaga gli incrementi di produttività. Denison→ cercando di individuare l’origine della crescita degli USA nel periodo 1900-1960 per determinare l’incremento di produttività menziona fattori quali il progresso tecnico, capitale umano, riallocazione delle risorse, cambiamento istituzionale e non cita l’imprenditorialità perché la considera inclusa nei vari input.



Autori che hanno attribuito all’imprenditore un ruolo rilevante ma non virtù eroiche: via di mezzo fra Schumpeter e teoria neoclassica.

Cantillon→ l’imprenditore è il vero motore dell’economia, abile a fronteggiare l’incertezza. Knight→ → capacità distintiva dell’imprenditore è affrontare l’incertezza, evento unico che richiede assunzione delle responsabilità. Questo è il compito fondamentale dell’imprenditore che giustifica il profitto che egli trae dalle sue attività. Jean-Baptiste Say→ l’abilità di far fronte a situazioni difficili e incerte è la funzione imprenditoriale principale e nell’opinione comune è considerata una manifestazione di capacità di leadership. Inoltre il tratto decisivo dell’imprenditorialità è la capacità di far concorrere differenti elementi, come il lavoro e le risorse finanziarie con l’unico obiettivo della creazione di un prodotto. Marshall→ → colloca l’imprenditorialità all’interno della routine gestionale, distinguendo un ruolo imprenditoriale dedicato alle decisioni fondamentali e un ruolo manageriale caratterizzato da un potere delegato. L’imprenditore non è una personalità eccezionale ma la sua att ività quotidiana lo impegna a far funzionare l’azienda.

• Dimensione psicologica dell’azione imprenditoriale: Kizner→ → l’essenza dell’agire imprenditoriale è l’attenzione ovvero l’abilità di riconoscere le opportunità che nascono dall’errata allocazione di risorse sul mercato. Perciò è necessario possedere creatività, immaginazione, abilità ad anticipare gli eventi ed individuare giuste fonti di informazione sulla situazione dei mercati. Casson→ il talento più importante per un imprenditore è la sua abilità di prendere decisioni appropriate riguardanti il coordinamento delle risorse in condizioni di scarsità. L’imprenditore è diverso dalle altre persone per la sua abilità di riconoscere situazioni in cui è possibile trarre un profitto.

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IMPRENDITORIALITÀ e ORGANIZZAZIONE: Per fare in modo che le sue idee si realizzino, l’imprenditore è indotto a creare un’impresa con un’organizzazione→ → sistema di risorse fisiche e umane tenuto insieme da relazioni gerarchiche. Questo sembra essere il paradosso dell’imprenditorialità perché le organizzazioni con le loro regole burocratiche sembrerebbe che finiscano per soffocare l’iniziativa dell’imprenditore. Taylor, Berle e Means→ → nei loro scritti enfatizzano la centralità dell’organizzazione rispetto a un’imprenditorialità la cui forza va svanendo (organizzazione=routine, imprenditorialità=creatività) La crisi della grande impresa negli anni 70 ha fatto capire che l’organizzazione non può essere una macchina senza anima. Lazonick→ → ha evidenziato nel successo dell’impresa giapponese degli anni 80 l’abilità della classe dirigente a coinvolgere nel processo innovativo tutte le componenti della vita dell’impresa partendo dai lavoratori in fabbrica. Kanter→ → l’ambiente dell’impresa è capace di mobilitare le risorse imprenditoriali del managment di medio livello in un quadro di compiti indefiniti e aree di competenza sovrapposte. Questo significa che l’innovazione proviene dall’interno dell’i...


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