Storia economica d italia dall ottocento ai giorni nostri PDF

Title Storia economica d italia dall ottocento ai giorni nostri
Course Storia Economica
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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Riassunto: P. MASSA - G. BRACCO - A. GUENZI - J.A. DAVIS - G. L. FONTANA - A. CARRERAS, DALL’ESPANSIONE ALLO SVILUPPO. UNA STORIA ECONOMICA D’EUROPA, CON IL COORDINAMENTO DI A. DI VITTORIO, TORINO, GIAPPICHELLI, 2011., Riassunto: P. MASSA - G. BRACCO - A. GUENZI - J.A. DAVIS - G. L. FONTANA - A. CAR...


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STORIA ECONOMIA D’ITALIA CASTRONOVO 1) ALLA PERIFERIA D’EUROPA L’Italia Unita mostrava una profonda arretratezza rispetto alle altre nazioni europee:  Scarsa quantità di materie prime, risorse agricoli insufficienti, industrie straniere più forti di quelle nazionali, reddito individuale era 1/3 della Francia e ¼ dell’Inghilterra Alla metà dell’800: - Vi furono lo sviluppo di nuovi mezzi di trasporto, aumento dei prezzi e l’ammodernamento dell’economia. - Nel contesto dell’Unità la borghesia industriale era favorevole all’unione doganale - Lo sviluppo dell’agricoltura era dato dall’aumento della domanda correlato all’aumento della popolazione e all’aumento delle merci per il commercio.  Nel N della Penisola con lo sviluppo della manifattura tessile, soprattutto in Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia  Vi erano zone arretrate o in cui le innovazioni procedevano a rilento, in Toscana per il conservatorismo dei proprietari, nel Meridione per latifondi, fondi feudali, arcaismi e mezzadria - Sviluppo della piccola industria e dell’industria domestica, nell’area pedemontana e intorno ad alcuni capoluoghi. Industria della seta, della lana e del cotone. Metallurgia e settore meccanico (piccole imprese e piccole fornaci) Lo sviluppo italiano non era uniforme e tra Nord e Sud rimaneva e cresceva un divario economico destinato a restare per molto a lungo.  Agricoltura e allevamento, materie prime, energia idraulica, infrastrutture  Al Nord l’agricoltura si era sviluppata dopo trasformazioni complesse e secolari: industrializzazione (porta a manodopera salariata), sistemi fondiari, sistemi di irrigazione, diffusione di nuove colture (riso, patata, mais…) Tante differenze, un unico comune denominatore, la prevalenza dell’economia rurale, così il principale obiettivo della classe dirigente fu l’ammodernamento dell’agricoltura. Tra 1861 e 1880 la produzione agraria registrò un incremento del 47% dato da: - Diffusione della tariffa doganale piemontese del 1851 a tutta la Penisola - Accordi commerciali liberoscambisti - Aumento dei prezzi del grano e di altri prodotti  Specializzazione e ingresso di prodotti italiani in nuovi mercati cozzavano con una produzione agricola incostante, crescite e decrescite di anno in anno.  L’agricoltura italiana non conobbe un vero ciclo espansivo, quanto un consolidamento di certe produzioni o la specializzazione di altre  Nel Mezzogiorno vi era un’espansione dei terreni agricoli senza però ammodernamento dei macchinari e delle attrezzature  Per avere un vero ammodernamento ci sarebbero dovuti essere un aumento dell’offerta di produzione agricola e una diminuzione della popolazione attiva nelle campagne (avvenne solo con la crisi agraria degli anni ’80 con aumento dell’emigrazione e del lavoro salariato) Lo Stato non realizzò un complesso di infrastrutture e servizi per accelerare lo sviluppo economico e il decollo industriale nei primi 20 anni post-unitari, questo perché:  Le entrate tributarie non erano sufficienti e la spesa pubblica incentrata più sugli oneri dell’amministrazione e sul pagamento dei debiti pubblici, rispetto a lavori pubblici e alla spesa per l’istruzione. - Spese pubbliche (ferrovie) ci furono per ammodernare il paese, ma non furono sufficienti per determinare lo sviluppo industriale. Non per mercato comune, grado di complementarietà interregionale molto basso con benefici per le regioni settentrionali (interazione reciproca, rete ferroviaria sviluppata e preunitaria)

Necessaria RIFORMA AGRARIA? Eliminare forme di sfruttamento, soddisfare “fame di lavoro” La situazione dell’agricoltura italiana era legata a logiche precapitalistiche, il contadino è interessato ad assorbire la forza lavoro familiare e a produrre ciò di cui ha bisogno.  Relatori dell’Inchiesta agraria o inchiesta Iachini: - Necessarie misure legislative volte all’accorpamento delle piccole frazioni terriere in aziende di maggiori dimensioni - Evitare disboscamento indiscriminato e pascolo abusivo, avrebbero in futuro avviato processi si impoverimento del suolo e il dissesto di varie zone - Aziende mezzadrili basate su un esiguo investimento di capitali in attrezzature e con livelli di reddito incostanti e inadeguati  staticità - Riforma agraria nel Sud dovrebbe riguardare vasti territori dove unico patrimonio dei braccianti dei latifondi erano i loro attrezzi agricoli  investimenti troppo alti Più che una riforma agraria sarebbe servita una riforma tributaria, quindi fine della ripartizione ingiusta e disordinata del carico fiscale e delle usurpazioni a danno dei contadini Il debito pubblico dello Stato dall’Unità alla fine del secolo aumentò vertiginosamente per le spese di guerra (Indipendenza, annessione Veneto, Stato Pontificio, brigantaggio), per le spese per l’unificazione amministrativa e per quelle per realizzare le prime infrastrutture Nel Mezzogiorno vi furono pochi investimenti da parte dello Stato, illusioni e poca conoscenza dei problemi pregressi e presenti, legislazione unitaria danneggiò un territorio che avrebbe avuto bisogno di una legislazione particolare e differenziata (situazione creatasi per la situazione d’emergenza delle finanze pubbliche, più che per la piemontizzazione). - Da qui il Decreto Rattazzi del 1859 e l’istituzione con Sella della Cassa depositi e prestiti nel 1863 (centralizzare depositi e prestiti a enti locali. - Così venne neutralizzata la possibilità di istituire Casse e livello locale e restrinse la sfera d’iniziativa di province e comuni  L’amministrazione centrale sottrasse molte entrate a province e comuni, così debiti comunali si innalzarono. Il Nord riuscì ad assorbire gli effetti negativi, mentre il Sud a causa di abusi e malversazioni non riuscì a riprendersi Lo sviluppo economico si sarebbe dovuto basare su ciò che l’Italia poteva produrre a costi convenienti, quindi con specializzazione e aumento della produzione agricola - Imperniato su liberismo, cioè sul libero scambio, quindi sullo sviluppo agricolo - Afflusso di capitali esteri permettono ammodernamento e sviluppo infrastrutture - Espansione settore terziario (banche di emissione, casse di risparmio, istituti bancari) - Sviluppo industria manifatturiera, soprattutto quella del comparto serico Il bilancio fu nel complesso negativo - Prodotto interno lordo crebbe di pochi punti (1-2% tra 1862-76) - Le importazioni rimasero superiori alle esportazioni - Industria italiana fortemente arretrata rispetto a quella di altri paesi (FR, GER, BEL) Occorreva una revisione del regime liberoscambista, necessari investimenti per lo sviluppo industriale, acquistò maggiore spessore dopo la caduta della Dx Storica, svolta protezionistica. Il ribaltamento della politica liberista fu dovuto alla fine del ciclo espansivo di fine ‘800:  L’agricoltura era in difficoltà per la massiccia concorrenza dei cereali americani e russi, riversatisi a basso prezzo nel mercato internazionale grazie all’abbattimento dei costi di trasporto e allo sviluppo delle comunicazioni a vapore e ferrate  In Italia, caduta produzione agricola, diminuzione prezzi, diminuzione reddito pro capite, contraccolpi in ogni campo d’attività, aumento miseria braccianti (scioperi e violenze), aumento dell’emigrazione  Paesi europei elevarono dazi di importazione per tutelare industria e agricoltura, così l’Italia. Furono soprattutto gli industriali e non i possidenti a volerlo

NUOVA TARIFFA DOGANALE 1888, aumento dazi su grano e zucchero, cotone e lane, altri legati all’industria siderurgica e meccanica. Così i veri favoriti furono gli industriali, da ora lo sviluppo economico avrebbe avuto come asse portante il settore industriale, con il sostegno statale. Il comparto agricolo non fu in grado di assorbire appieno le conseguenze della crisi. Il protezionismo favorì la diffusione delle merci delle imprese italiane nel mercato interno e pose le basi per una maggiore integrazione fra diverse aree del paese. Però direttrici tradizionali del commercio interregionale non conobbero grossi mutamenti. Aumento della domanda pubblica: politica comprende che non si può continuare a dipendere dalle forniture delle imprese straniere riguardo armamenti e altri settori strategici. - FIRMA DELLE TRIPLICE ALLEANZA 1882, fine isolamento internazionale e sviluppo della marina militare. Espansione della spesa pubblica per sviluppo dell’industria pesante e trasporto marittimo  Legge Boselli 1885, Piano del ministro Brin. Sviluppo della grande industria prendendo Bismarck a modello: sussidi, prestiti, agevolazioni governative, provvedimenti assistenziali rivolti alla classe lavoratrice  Mondo finanziario colpito dalla crisi, dall’ondata speculativa del 1880 nel settore immobiliare (aumento prezzi terreni, della circolazione di banconote e prestiti e degli investimenti di capitale, progetti edilizi incauti a Roma e Napoli). Calcoli approssimativi e troppo ottimistici. Furono bruciate molte piccole e medie fortune, i prezzi degli alloggi divennero più alti della disponibilità dei consumatori. - Il Crollo in Borsa di società finanziarie e di imprese costruttrici investì gli istituti di credito (impiegati nel finanziamento delle operazioni d’acquisto delle aree prefabbricabili) - Crisi degli istituti di emissione che si erano impegnati in costose operazioni di salvataggio con il sostegno governativo.  1893 liquidazione BANCA ROMANA, duplicò il n° di serie dei suoi biglietti - 1893 fondazione della BANCA D’ITALIA attraverso fusione di 3 banche d’emissione. Concentrazione delle funzioni di emissione e gestione unitaria della circolazione monetaria  Crisi aggravata dai tesi rapporti con la Francia - Protezionismo francese provocò danni all’agricoltura italiana - Motivi reali di natura politica, occupazione francese della Tunisia 1881 e Triplice - Crispi intendeva recidere i legami con la Francia per una politica estera risoluta e orientata all’imperialismo. Guerra Commerciale ebbe pesanti effetti sull’agricoltura italiana (in Veneto massiccia emigrazione, nel Mezzogiorno già danneggiato dalla depressione e dalla concorrenza straniera - Il protezionismo riuscì a sollevare le sorti della produzione agricola, soprattutto al N con miglioramenti dei sistemi colturali e incremento della produttività  Ma la crisi agraria mostra l’illusione che l’Italia possa vivere e svilupparsi rimanendo un paese agricolo e fornitore di mercanzie artigianali. Industrializzazione con intervento statale, si crea sodalizio tra dirigenza statale ed élite industriali - Sviluppo + paternalismo sociale + prestigio politico-militare. Nell’intento di Crispi si doveva consolidare autoritarismo, militarismo e potenziare il sistema economico. Quindi sviluppo industria pesante, formazione borghesia agraria in alcune zone del latifondo meridionale. MODELLO BISMARCK  Rafforzamento del potere esecutivo, padroneggiare la situazione interna  Repressione moti operai e agricoli (Fasci Siciliani), ripudio provvedimenti liberali (diritto di sciopero), avventura coloniale. Quest’ultima si concluse con la sconfitta di Adua del 1896 e l’uscita di scena di Crispi.

2) IL DECOLLO INDUSTRIALE La congiuntura era favorevole: scoperti nuovi giacimenti minerari, incremento risorse energetiche (elettricità e petrolio), comparsa nuovi prodotti nel mercato, perfezionamenti tecnici grazie a processi scienza e ricerca. Da età del ferro e del vapore a era dell’elettricità e del motore a scoppio. Crescita economica eccezionale da fine secolo alla I G.M., ascesa di paesi prima ai margini come USA e GER (forti esportazioni di prodotti e capitali) che minacciarono egemonia inglese, già intaccata dalla depressione economica di fine ‘800. In Italia vi fu una ripresa grazie a: effetti urbanizzazione, aumento produzione agricola, nuove fonti energetiche, politiche di risanamento finanziario, formazione grande classe imprenditoriale. 1) Urbanizzazione e crescita della popolazione  Aumento della popolazione urbana nei centri sopra i 20mila abitanti, i grandi centri videro aumentare notevolmente il n° di abitanti per l’afflusso di gente da fuori: emigrazione interna - Passaggio da emigrazione stagionale a esodo definitivo, non più solo verso l’estero, ora anche verso i grandi centri produttivi - Crescita delle dimensioni demografiche e territoriali delle città: ampliamento del mercato per aumento della domanda di beni e servizi, sviluppo infrastrutture, elevazione dei livelli di istruzione  Emigrazione verso l’estero. Fino all’inizio del ‘900 per la maggior parte dalle regioni del N, crebbe nel I° decennio del ‘900 con un notevole incremento della popolazione e soprattutto dalle regioni del S - Valvola di sfogo all’eccesso di popolazione, aiuto all’industrializzazione italiana grazie alle rimesse degli emigrati (aumento domanda interna), aumento delle esportazioni verso le comunità italiane all’estero per i prodotti italiani 2) Aumento della popolazione agricola. Correlata all’aumento della popolazione agricola  Innovazioni tecniche colturali e degli attrezzi (concimi chimici, macchine agricole, miglioramento dei mezzi già esistenti, aumento della coltura del frumento)  Sviluppo e crescita incentranti soprattutto nella Val Padana (aumento esportazioni, frumento, grano, vite, riso…), regioni meridionali ebbero uno sviluppo più modesto. - Al N così si concentrarono gli investimenti pubblici nel campo agricolo e dell’allevamento, investimenti aumentarono la produttività 3) Nuove fonti energetiche  L’avvento della elettricità contribuì a potenziare l’economia. Lo sviluppo dell’industria elettrica avvenne grazie ad un notevole sforzo finanziario da parte di alcune società elettriche (es. Edison), attraverso l’investimento di capitali e risorse umane 4) Intervento statale, GIOLITTI. Legato al risanamento finanziario, importanza del nuovo corso liberale intrapreso dai governi Giolitti 1903-14  Abbandonando autoritarismo di fine secolo i governi Giolitti seppero imprimere nell’azione dello Stato, e dei suoi rappresentanti, una maggiore autonomia decisionale per imprese e lavoro, lasciandosi una funzione più mediatrice - Sviluppo cooperazione e lavori pubblici, bonifiche, nazionalizzazione ferrovie, assicurazioni sulla vita, riforma tributaria in senso progressivo 5) Sviluppo della classe imprenditoriale  Comparsa sulla scena di capitalisti e imprenditori dalle file dell’artigianato, in grado di competere con le famiglie industriali più grandi, e in grado a loro volta di fondare grosse dinastie industriali  Comparsa di imprenditori stranieri che contribuirono al rinnovamento tecnico e a stabilire più stretti legami tra banche e industrie  Sviluppo di un’imprenditoria di origine rurale o aristocratica, ad esempio a Torino sviluppo dell’industria automobilistica (Agnelli)



Distanti dalla matrice risorgimentale quanto dal solidarismo paternalistico, il nuovo ceto imprenditoriale (Agnelli, Olivetti, Pirelli…) mirava ad affermazioni e prestigio sociale, consapevoli del loro ruolo primario nello sviluppo industriale italiano. Il I° decennio del ‘900 fu per l’industria italiana un periodo di forte crescita nella produzione e nel numero dei lavoratori. L’industria manifatturiera fu quella che ebbe maggiori benefici in questa fase espansiva, detta non a caso rivoluzione industriale italiana. Non venne meno il divario con gli altri paesi, ma fu una cesura con il passato  Agricoltura non più preminente nella formazione del reddito nazionale, dal 60% al 43%  Espansione dell’industria meccanica, 17% di manodopera complessiva. Cantieri navali, materiale ferroviario, macchinari. Investimento di capitali per modernizzare l’industria, competizione con le industrie straniere  Espansione dell’industria manifatturiera, soprattutto il tessile (serico e cotoniero)  Industria automobilistica (FIAT, Lancia, Alfa Romeo). Vetture non solo di lusso e costose, commesse governative legate alle campagne militari (Libia, Eritrea) Rimanevano ancora dei limiti insiti nell’industria italiana, come la forte dipendenza di alcune aziende dai finanziamenti bancari quindi con forti indebitamenti, la forte concorrenza straniera e il rischio di sovrapproduzione (soprattutto nel tessile) Il settore della siderurgia nacque nei paesi di II° Industrializzazione con le dimensioni tipiche della grande impresa. L’aumento del ricorso al credito bancario per le difficoltà a procurarsi capitali per la conversione degli impianti alla produzione a ciclo continuo, portò la Banca Commerciale e il Credito Italiano ad aumentare il controllo sulla grossa siderurgia, sulle principali acciaierie del N e sulla cantieristica e compagnie marittime La recessione del 1907 ebbe gravi conseguenze in molti paesi, in Italia la produzione di tutti i settori (tranne quello alimentare) subì un rallentamento o forti cadute, inoltre rivelò i punti deboli dello sviluppo economico italiano  Riduzione dei finanziamenti bancari  Scarsa corrispondenza del mercato dei valori mobiliari nei confronti della ricerca di guadagni facili  Divario tra espansione industria pesante e ristrettezza del mercato interno  Alla sempre maggiore offerta della produzione industriale corrispondeva una modesta domanda di beni e servizi, popolazione con uno scarso potere d’acquisto  Alto n° di aziende a conduzione familiare e autofinanzianti, modesto n° di imprese siderurgiche e meccaniche favorite dalla protezione doganale e dalle commesse statali, e che assorbiva la massa degli investimenti bancari stabilendo dei monopoli L’aumento dell’intervento statale nella vita economica, protezionismo e sovvenzioni gravavano enormemente sulla finanza pubblica, sui contribuenti e sui consumatori. Erano aspetti che riguardavano anche altri paesi europei, l’Italia si distingueva per il carattere istituzionale che stava assumendo l’intervento pubblico. Ma senza l’assistenza dello Stato l’Italia non avrebbe avuto uno sviluppo industriale come quello di inizio ‘900. Lo sviluppo industriale italiano non fu uniforme, furono le regioni del N ad averne uno maggiore. Gli impianti e la manodopera erano concentrati nell’Italia N-Occidentale, Piemonte Liguria Lombardia, il cd triangolo industriale (indice di sviluppo non lontano da quelli dei paesi europei) 1) Apertura della linea ferroviaria del Gottardo (Brennero) nel 1882, mette in comunicazione Milano con gli impianti tedeschi e svizzeri; normalizzazione dei rapporti con la Francia 2) Sviluppo industriale del porto di Genova, primo emporio italiano per volume di traffici 3) Espansione dell’industria automobilistica e metalmeccanica torinese 4) Presenza di numerose industrie sparse intorno ai capoluoghi  Vasta area industriale nella Val Padana Occidentale connessa sia con altri impianti nel N (Veneto ed Emilia-Romagna) sia con le zone industriali del Reno, Mare del N, francesi All’inizio del ‘900 vennero promulgate le prime leggi speciali per il Mezzogiorno che prevedevano un poderoso sviluppo industriale



Legge del 1904 per Napoli del governo Giolitti. Agevolazioni di carattere economico e finanziario per le aziende che vi si sarebbero trasferite, opere pubbliche  Concessione di 200mila tonnellate di ferro elbese per aziende che usavano ferro meridionale  Creazione dell’impianto dell’ILVA a Bagnoli nel 1906 - Non fu però possibile dotare il S di adeguate risorse energetiche, agricoltura antiquata, poca autonomia della società civile La riforma elettorale del 1882 e il suffragio universale maschile del 1912 accrebbero il peso politico della borghesia e immisero ceti contadino e operaio nella scena politica.  Crebbe il peso politico dei gruppi sociali con peso preminente nel mondo economico, cioè la borghesia industriale e le rappresentanze sindacali e di categoria Questo avvenne nell’età del Riformismo Giolittiano, in questi anni si assistette a:  Nazionalizzazione ferrovie, municipalizzazione di alcuni servizi, grandi opere infrastrutturali, primo impianto previdenziale, riassetto sistema creditizio  Quindi ammodernamento ed estensione delle funzioni dello Stato al pari con evoluzione civile e sociale del Paese  Rafforzamento della stabilità della moneta e abbassamento del debito pubblico. La formazione di un maggiore risparmio privato accrebbe il valore delle risorse disponibili per l’investimento. Il risanamento delle finanze dello Stato permise al governo di varare provvedimenti per sviluppo editoria popolare e lavori pubblici aumento occupazione, quindi aumento d...


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