La Cina dal 1949 ai giorni nostri - Marie Claire Bergere PDF

Title La Cina dal 1949 ai giorni nostri - Marie Claire Bergere
Author Francesca Conte
Course Letteratura cinese A
Institution Sapienza - Università di Roma
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Riassunto del libro La Cina dal 1949 ai giorni nostri di Marie-Claire Bergère...


Description

LA CINA DAL 1949 AI GIORNI NOSTRI Marie-Claire Bergére

PARTE PRIMA: L'ISTITUZIONALIZZAZIONE DELLA RIVOLUZIONE 1949-66 Cap. I – IL RIPIEGAMENTO SULLE BASI CONTINENTALI E L’ORGANIZZAZIONE DEGLI APPARATI (1949-1954) La vittoria dei comunisti cinesi comporta un'integrazione rapida della nuova Cina nell'orbita sovietica. Il movimento comunista nazionale si è sviluppato in modo quasi autonomo nel corso dei parecchi decenni e ha trionfato senza l'aiuto del grande fratello sovietico. 1. La ripresa del controllo delle zone di confine/periferie La caduta dell’impero, il periodo dei signori della guerra, l’avvento della repubbica, la guerra civile e l’invasione giapponese, avevano dato la possibilità alle periferie della Cina, abitate da minoranze etniche e linguistiche, di emanciparsi e trovare un’indipendenza de facto dal governo centrale. Dunque una delle prime preoccupazioni della Repubblica Popolare Cinese nel 1949 era proprio quella di riaffermare la sua autorità nelle periferie. Pechino, ricorrendo anche alla forza militare, ma favorevole della non opposizione dell’URSS, riesce a: . riconquista Canton e l’isola Hainan . ottiene il Tibet dall’India a patto di riconoscerne l’autonomia regionale . si impone nello Sinkiang (non riuscendo però ad eliminare del tutto l’influenza sovietica) . recupera gran parte dei diritti in Manciuria Al contrario, la Cina è costretta a riconoscere l’indipendenza della Repubblica popolare di Mongolia. 2. Integrazione della Cina nel blocco socialista e rottura con l'Occidente . L'alleanza con l'Urss nel 1950 Subito dopo aver proclamato la nascita della Repubblica Popolare Comunista, Mao, superando iniziali divergenze e esitazioni, nel 1950 stipula con Stalin un patto di amicizia con l’URSS di reciproca assistenza che getta le basi per una cooperazione destinata a durare una decina d'anni e ad integrare la Cina nel blocco socialista. Esso consiste in: ↓ . un'alleanza difensiva diretta contro il Giappone e, implicitamente, contro gli Stati Uniti . URSS restituisce i diritti, acquisiti dopo la sconfitta nipponica del 1945, sulla ferrovia della Manciuria e sulla base militare di Port-Arthur . Cina riconosce l'indipendenza della Repubblica popolare della Mongolia . URSS si impegna a fornire alla Cina un credito di 300 milioni di dollari americani con bassissimi tassi di interesse . cooperazione nello sfruttamento di petrolio e dei minerali non ferrosi (tuttavia rimarrà abbastanza limitata) L’ URSS coglie l'occasione della guerra di Corea del 1950 per spingere la Cina a integrarsi più strettamente nel dispositivo militare, diplomatico ed economico del blocco socialista. . La guerra di Corea 1950-52 Nel Giugno 1950, le truppe nord-coreane, dopo aver ricevuto il consenso da parte di Stalin, superano il 38º parallelo. La Cina non prende parte attiva alla Guerra di Corea, fino a quando le truppe americane, in Ottobre, non arrivano alla frontiera cino-coreana e riunificano la penisola. Solo allora la Cina, spinta anche dall’URSS, invia volontari per creare una controffensiva, la quale provocherà numerose vittime e darà inizio ad una guerra “in equilibrio” che si concluderà solo con l’armistizio del 1953. La guerra di Corea aumenta la dipendenza strategica ed economica della Cina dall’URSS, la fa cadere in un’isolamento diplomatico e ne provoca la sua rottura conl’Occidente. . La rottura con l'Occidente Alla nascita della Repubblica Popolare Comunista, alcune potenze come UK (per questione Hong Kong) riconoscono subito il nuovo governo anche se decidono di non stabilirci relazioni diplomatiche. Al contrario altre potenze, come gli USA, peggiorano i loro rapporti con la Cina a causa del trattato patto di amicizia cino-sovietico e dell’escalation nella guerra di Corea (che diventa una vera e propria guerra cino-americana) e, in reazione, aumentano il sostegno a Taiwan e attuano un embargo commerciale (sostenuto poi dai suoi alleati). La Cina mantiene come unico fragile sbocco sul mare, Hong Kong. Appoggiandsi alla potente URSS, la Cina cerca di evitare le minacce di un accerchiamento internazionale. 3. Adozione sul modello sovietico La Repubblica Popolare Cinese adotta fin dalla sua nascita il modello sovietico di organizzazione e sviluppo della società (pianificazione centralizzata), in quanto vede l’URSS come stato modello che è riuscito a conciliare modernizzazione e rivoluzione. Mao afferma la propria fede nel pensiero di Marx secondo cui “lo stato crollerà e il comunistmo si realizzerà”, anche se riconosce che ci vorrà tempo, in quanto il socialismo non può essere costruito su un’economia antiquata e senza una base minima di industrializzazione; è necessaria prima una ricostruzione nazionale che renda la Cina ricca e forte, al livello delle altre potenze internazionali. Mentre la maggior parte delle vittorie rivoluzionarie danno luogo a un lungo periodo di instabilità politica e di guerre civili, la rivoluzione cinese mette invece fine alle violenze e al caos persistenti; il PCC si impone e domina le scelte di governo. 4. Il partito comunista cinese

Nel 1949 il Partito Comunista Cinese si da degli statuti, basati su regole del centralismo democratico. Il comitato permanente viene costituito da Mao Zadong, Liu Shaoqi, Zhou Enlai, Shu De, Chen Yun, personaggi che durante la Lunga Marcia, la lotta anti-nipponica e la guerra contro il Guomintang, ha dato prova di capacità eccezionali. Il partito comunista cinese si differenzia da quello sovietico per diversi aspetti: . il PCC ha scarso reclutamento operaio (si proclama rappresentante del proletariato ma la classe operaia vi svolge un ruolo secondario) e si compone prevalentemente da intellettuali e quadri militari . il PCC, nonostante molte crisi e rivalità, rimane sempre molto unito . il ruolo del PCC è di definire la linea generale, formulando direttive poi trasmesse agli organi dello stato, e di vigilare sulla loro corretta applicazione; esso occupa una posizione centrale nel funzionamento del regime ma non si sostituisce allo Stato 5. L’apparato di stato . Le istituzioni provvisorie, 1949-1954 Nel 1949 la Repubblica Popolare Cinese si dota di un’organizzazione provvisoria politica ed amministrativa che durerà fino a quanto la Costituzione del 1954 fisserà le istituzioni permanenti. Tale organizzazione rispecchia i principi di Mao, il quale invita i cittadini a cooperare con il regime in cambio del rioconoscimento delle libertà individuali. . La Costituzione del 1954. Nel 1954 viene redatta la Costituzione (molto classica: Consiglio di Stato autorità esecutiva, Assemblea Nazionale del Popolo autorità legislativa), la quale designa un Presidente della Repubblica (primo fu dunque Mao) come capo della Repubblica, un primo ministro come capo del Governo, sostituisce il Consiglio militare rivoluzionario con un Consiglio per la difesa nazionale, definisce un’Assemblea Nazionale, una Procura e una Corte popolare. . Il governo delle minoranze nazionali Le zone (molto ampie, seppur comprendono solo il 6% della popolazione) dove si concentrano le minoranze nazionali non rientrano nell’organizzazione amministrativa regolare; vige qui il principio dell’autonomia regionale e viene garantita l'eguaglianza delle diverse nazionalità e il diritto di tutelare lingue, costumi, culture proprie. 6. Professionalizzazione dell’esercito L’esercito della neo-Repubblica Popolare Cinese, l’APL (esercito popolare di liberazione) è un esercito di guerriglia e di guerra civile: molto mobile, flessibile e compatto. Esso recluta su base volontaria e, accanto a compiti militari, svolge di mobilitazione, di propaganda e anche attività economiche. Durante la Guerra di Corea la Cina si confronta con gli eserciti moderni e si rende conto che è necessaria una modernizzazione dell’APL, dotarla di artiglieria e aviazione, unificare e centralizzare il suo comando. Tale trasformazione viene attuata grazie all’aiuto dell’URSS che offre alla Cina un modello di esercito professionale, tecnino e gerarchizzato; l’esercito si fa moderno e potente. L’APL riesce a rendersi indipendente dai controlli politici, anche se certamente Mao detiene il comando supremo delle forze armate. La politica applicata al nuovo regime definisce uno Stato nazionalista, autoritario e insieme fautore della modernizzazione.

Cap. II - MOBILITAZIONE DELLE MASSE E TRASFORMAZIONE DELLA SOCIETA' Il monopolio che il PCC mantiene nel campo dell’ideologia gli permette di mantenere vivo nella società l’ideale di una società egualitaria. I movimenti di massa svolgono un ruolo essenziale nella vita politica cinese fin dal 1949, a differenza degli altri paesi con a capo un partito comunista dove non viene dato spazio all’intervento diretto delle masse. Questo pone la domanda se il socialismo cinese possa essere considerato democratico o per lo meno populista (atteggiamento culturale e politico che esalta il popolo) e se questa società resa rivoluzionaria dall’alto possa essere considerata una società rivoluzionaria. 1. Linea di massa e grandi movimenti “Yundong” Le istituzioni di mobilitazione di massa permanenti (Yundong) come i sindacati operai, le associazioni di donne, la lega della gioventù, determinano un inquadramento stretto della popolazione. Essi si basano sul principio della “ linea di massa” formulato da Mao, il quale consiste nel dirigere il movimento delle masse popolari sviluppando le loro iniziative dall’interno. Tali movimenti, pur seguendo gli stessi meccanismi, hanno diversi obbiettivi: educazione del popolo, mobilitazione per la ricostruzione economica, controllo delle classi sociali pericolose per il regime. 2. Riforma agraria 1950 e distruzione della classe dei proprietari terrieri Mao, circa il rapporto tra lavoratore e la terra che sfrutta, distingue in quattro classi: proprietari terrieri (assenteisti, vivono di rendita), contadini ricchi (sfruttano parte della loro proprietà e affittano il resto), contadini “medi” (hanno sufficiente terra per soddisfare le loro necessità), contadini poveri (costretti a vendere la loro forza lavoro per sopravvivere). La riforma agraria del 1950 prevede provvedimenti abbastanza moderati: le terre e i materiali di lavoro che appartengono ai proprietari terrieri vengono confiscati dal governo e ridistribuite ai contadini (in URSS invece furono i contadini che se ne appropriarono direttamente). Tale riforma, oltre che obbiettivi economici, attua anche gli obbiettivi politici e sociali di eliminare la classe dei proprietari terrieri (contro cui i contadini sfogano il loro odio represso) – attuata anche con la forza/uccisione - e stipulare un’alleanza fra i contadini e il nuovo regime rivoluzionario. La Guerra di Corea provoca un brutale irrigidimento nella campagna di riforma agraria; gli espropri si allargano ai contadini ricci e medi.

3. La legge sul matrimonio nel 1950 e la liberazione delle donne Nel 1950 venne emanata una legge sul matrimonio, la quale ruppe le tradizioni antiche, derivanti per lo più dal pensiero confuciano. Fino ad allora la famiglia cinese si fondava su gerarchie e diritti ineguali; la terra veniva ereditata dai figli maschi, la sposa non sceglieva il marito ed era ad esso sottomesso, le bambine delle famiglie povere spesso venivano uccise sperando nell’arrivo di un maschio o rischiavano di essere vendute come schiave. La nuova legge emancipa il ruolo della donna: vieta l'unione tra bambini, fissa il matrimonio a 20 anni per gli uomini e 18 anni per le donne, condanna il concubinato e l'infanticidio, stabilisce il divorzio per semplice reciproco consenso e privilegia gli interessi della donna in caso di separazione. Tuttavia a legge non stabilisce l’uguaglianza dei sessi. 4. I movimenti dei “Tre e Cinque contro” e l'assoggettamento della borgesia degli affari Nel 1949 nelle grandi città costiere si concentrarono molti capitalisti (borghesi di affari), i quali, decidendo di non rifugiarsi ad Hong Kong e Taiwan come fecero molti altri spaventati dall’avvento del comunismo, aderirono al nuovo regime. I comunisti ancora non si sentivano si prendere in mano la direzioni di imprese e si affidarono dunque alle competenze di questi imprenditori. Mao distingue due categorie di capitalisti: capitalisti patriottici e capitalisti corrotti, legati al Guomindang (Taiwan) e al Giappone. Solo i primi dunque vengono trattati bene e incoraggiati nelle loro imprese. La fine della guerra civile fa tornare in patria altri imprenditori scappati all’estero; questo provoca una crescita del settore privato e una stabilità economica sociale. Con il tempo il governo estendo il suo controllo sulle imprese capitalistiche (prelievo fiscale, assegnazione di materie prime) provocando malcontenti fra gli imprenditori che oppongono resistenza tramite frode fiscale e corruzione. In reazione il governo attuò una forte repressione dei quadri corrotti (molti scelsero il suicidio); nel 1955 si procede alla nazionalizzazione delle imprese industriali commerciali tramite le campagne “Tre contro” e “Cinque contro”, non incontrando alcuna seria resistenza, e dunque all’eliminazione della borghesia d’affari cinese. 5. Rieducazione degli intellettuali Nel 1951 Mao attua una campagna di riforma di pensiero per costringere tutti gli intellettuali a una stretta ortodossia al regime e indirizzare la loro attività all’attuazione dei suoi obbiettivi. Alcuni intellettuali però vogliono resistere all’influenza del PCC; si assiste dunque all’esodo di molti giornalisti, scienziati, economisti e tecnici. Il governo, avendo bisogno di loro per la ricostruzione nazionale, ricorre ora alla seduzione, ora all'intimidazione. Ma alla fine gli intellettuali si devono piegare alla campagna di riforma del pensiero, denunciata successivamente come imperialismo culturale e termnata nel 1952 con il PCC che controllava tutti i messi di espressione dell'opinione pubblica (stampa) e le attività letterarie e artistiche. Il modello culturale che viene imposto, si ispira al modello sovietico e pone l'accento sulla formazione scientifica e tecnica degli studiosi; occorre produrre tanti diplomati necessari per l'economia nazionale. Il numero degli studenti delle superiori si quadruplica. → In pochi anni la classe dei proprietari terrieri e dei borghesi urbani sono state eliminate, la famiglia patriarcale tradizionale è stata superata, gli intellettuali sono stati rieducati. Ma sulla rovina dell'antica società non è stata edificata una nuova società: si tratta di un potere nuovo al quale la linea di massa conferisce un carattere apparentemente meno brutale ma in realtà più vincolante di quello dell’autoritarismo. Questo potere tuttavia non è soltanto imposto: è stato accettato più o meno volentieri, nella speranza che si realizzasse finalmente una modernizzazione economica la cui urgenza è evidente a tutti.

Cap. III – LA COSTRUZIONE ECONOMICA: IL PRIMO IANOQUINQUENNALE Dopo un periodo di ricostruzione dal 1949 al 1952, la Cina è pronta a impegnarsi sulla via dello sviluppo, sull'esenmpio e con l’aiuto sovietico. Il primo piano quinquennale (1953-1957) rappresenta il punto di partenza di una costruzione socialista che implica non soltanto la trasformazione della Cina in una grande potenza industrializzata, ma anche il cambiamento radicale delle strutture di produzione. 1. La ricostruzione e il lancio del primo piano quinquennale Il ritorno alla pace permette al nuovo regime di apprivigionare le città, riassettare la produzione nelle campagne, ripristinare i trasporti, far riprendere l’economia. Pechino prende come modello la pianificazione sovietica per rispondere alla duplice esigenza: modernizzazione e rivoluzione. Punto di partenza si ha con il Piano Quinquennale del 1953, di cui contenuto si sa poco, il quale si scontrò subito con degli ostacoli: . incertezza esito Guerra di Corea . l’industrializzazine necessita di imprese gigantesche e costose L’aiuto prestato dai sovietici intermini di trasferimenti tecnologici e scientifici rappresenta un grande contributo; l’attuazione del piano esige tuttavia una complicata gestione economica. A tal fine imposta un’organizzazione verticale per cui ogni settore viene affidato ad un ministero appositamente creato. 2. Linea generale dello Stato durante la transizione verso il socialismo . Le nazionalizzazioni nel settore industriale e urbano All’inizio del primo piano quinquennale il settore industriale privato era già molto indebolito e il settore nazionalizzato, grazie alle campagne “Tre contro” e “Cinque contro” è molto progredito; la maggior parte delle imprese di Stato sono poste direttamente sotto controllo dei ministeri.

. La collettivizzazione agraria Nel 1953 si procede alla collettivizzazione agraria per rispondere alla difficoltà di sfruttamento delle terre, ormai troppo spezzettate in diverse proprietà e per eliminare l’autoconsumazione che si era sviluppata. Essa inizialmente fa leva sulla creazione di squadre di aiuto reciprico, che si riunivano stagionalmente, formato da contadini poveri e medi, nel quale essi mettevano insieme i propri utensili. Successivamente si creano delle cooperative di tipo superiore, o socialiste, dove l'attrezzatura, il bestiame le terre diventano beni collettivi. Per finanziare il piano di industrializzazione, i contadini sono costretti a vendere l’eccedenza di grano allo Stato a prezzi fissi; per placare le proteste il governo lo presenta come sistema di maggior sicurezza per cui in caso di cattivi raccolti sarà lo stesso Stato che venderà grano a basso prezzo ai contadini. Tali riforme, da alcuni chiamate Piccolo Balzo in Avanti, furono generalmente impopolari, e condussero a forti resistenze fra i contadini, costretti a partecipare a riunioni di villaggio di giorni o settimane, finché "volontariamente" non aderissero alla collettivizzazione. Nonostante le violenze e le sofferenze dalle quali è accompagnata, la collettivizzazione agraria si compie dunque in Cina con una relativa facilità; essa sempra più vicina alla NEP (1921) che al primo piano quinquennale sovietico. 3. Valutazione dei primi risultati . Alcuni progressi importanti Il primo piano quinquennale potrebbe apparire come un successo. Il tasso di crescita del prodotto nazionale è aumentato, la produzione si diversifica con nuove attività (sfruttamento del petrolio, fabbricazione concimi chimici, attrezzature meccaniche). La raccolta di grano supera gli obiettivi fissati dal piano, il governo intraprendere investimenti realizzati alla costruzione di dighe e canali per prevenire inondazioni. Questi successi vengono parzialmente annullati da una crescita demografica che nessuna politica di controllo viene ancora a limitare. . Squilibri economici e inquietudine sociale L’URSS, avendo a disposizione ampie zone di terra arabile, poteva sacrificare la crescita agricola per quella industriale. La Cina invece, avendo risorse più limitate, non può adottare la stessa strategia di sviluppo. Scopo principale dell’agricoltura cinese è quello di nutrire la sua popolazione; numerose inondazioni hanno compromesso i raccolti provocando miserie e panico. Questo costringe il governo ha lasciare ai contadini la libera disponibilità dei loro surplus; anche in città però diviene difficile la situazione alimentare, dove si assicura un approvvigionamento a basso costo per i prodotti di base. La Cina e i cinesi hanno pagato caro il successo del primo piano quinquennale; nascono quindi i primi dubbi e le incertezze sull'imitazione del modello sovietico.

Cap. IV - PRIMI DUBBI Qunado nel 1956 Nikita Krusciev inizia la destalinizzazione, accusando, in un discorso, Stalin (morto nel 1953) per i crimini commessi, il PCC viene preso di contropiede. Mao non accetta tali critiche a Stalin il quale, nonostante delle rivergenze, apprezza. Il Congresso del PCC in reazione riafferma l’unità del PCC: il compromesso con i sovietici è ancora possibile ma ora molto fragile. 1. L'evizione di Gao Gang e Rao Shishi (1954) Ancora oscuri rimangono i fatti del “caso Gao-Rao”. Gao e Rao sono stati leader durante la guerra civile e dopo la fondazione della Repubblica Popolare cinese hanno accumulato potere lavorando al comitato centrale e alla commissione di Stato; essi scompaiono misteriosamente dalla scena politica nello stesso momento. Le dinamiche di queste prime purghe sono ancora misteriose a causa dei pochi dati disponibili. I testi ufficiale che annunciano la loro destituzione, li accusano di essersi serviti...


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