Storia romana 1 - Riassunto Roma. Potere e identità dalle origini alla nascita dell\'impero cristiano PDF

Title Storia romana 1 - Riassunto Roma. Potere e identità dalle origini alla nascita dell\'impero cristiano
Course Storia romana
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riassunto storia romana libro Brizzi fino ad Augusto...


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Giovanni Brizzi - Roma: Potere e identità dalle origini alla nascita dell’Impero Cristiano 1 Le origini di Roma. L’ambito geografico. All’alba dell’origine di Roma, il fiume Tevere divide una vasta area in due zone distinte, identificate da lingue, culture e tradizioni diverse. A nord L’Etruria, a sud il Latium vetus, compreso tra il Tevere e le paludi pontine, fino al promontorio Circeo. Nel Latium vetus: a nord si trovano diversi insediamenti preurbani come Tibur (Tivoli) e Praeneste (Palestrina); più a sud, attorno ai colli Albani si costituisce il centro del primo Lazio, dove secondo la leggenda si trova Albalonga che avrebbe l’egemonia su tutta la regione; più vicino alla costa, immediatamente a sud del Tevere sorge Roma. Il Lazio e la prima Roma. Durante l’età del ferro (XI secolo), si sviluppa nel Latium vetus la civiltà proto-laziale, che utilizza tombe a cremazione (a pozzetto e a fossa) che contengono ossuari e vasi molto piccoli, probabile espressione di rituali. Troviamo due nuclei di sviluppo: i Laurentes, immediatamente a sud del Tevere, e gli Albenses, nei pressi dei Colli Albani. La prima età regia. Roma nasce intorno al 753 a.C., la critica moderna mette in discussione le notizie della storiografia antica, poiché gli storici che affermano la fondazione per opera di un solo uomo, Romolo, iniziano a scrivere alla fine dell’III sec. a.C., dopo secoli, basandosi su interpretazioni orali e leggende. È possibile pensare alla fondazione di Roma, intorno alla metà del VIII secolo, come all'unione di più nuclei minori sul colle Palatino (Palatium) in direzione dei colli Albani. La tradizione vede Romolo come fondatore e legislatore di una monarchia con struttura triadica: tre tribù genetiche (Tities, Ramnes e Luceres) ognuna divisa in 10 curie, ogni curia fornisce una centuria per un totale di 10 centurie di 100 uomini (1000 fanti e 100 cavalieri); al di sopra di tutto si trova il rex che detiene potere assoluto militare, giudiziario e religioso. La sua carica è a vita ed elettiva, scelta dal Senato, il quale conferisce gli auspicia (facoltà d’interpretazione divina), poi con un augure (segno celeste) il rex chiede l'imperium, e il popolo conferma in assemblea. Numa Pompilio e la seconda fase della monarchia. Numa Pompilio è il mitico organizzatore della religione, che istituisce culti e crea i collegi sacerdotali.

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Mentre la figura di Romolo è totalmente leggendaria, quella di Numa Pompilio e dei suoi successori Tullo Ostilio e Anco Marcio (che secondo la tradizione ampliano i confini) hanno un collegamento alla realtà: secondo la storiografia Numa e Anco Marcio sono sabini, mentre Tullo è latino, ciò corrisponde all’apparente predominanza dei sabini in questo periodo. Durante il VII secolo, si registra una forte influenza greca, prevalentemente corinzia, che conduce alla diffusione della scrittura e di nuove tecniche edilizie, forse con la creazione di un’area pavimentata destinata alla vita pubblica nel luogo dove sorgerà il foro romano; inoltre le capanne vengono sostituite da costruzioni in muratura. Il resto del Lazio e l’ascesa delle aristocrazie. La maggior parte del Latium vetus in questo periodo è ancora escluso dai confini di Roma. Praeneste, centro florido come testimonia la ricchezza dei corredi tombali, abitato da un gruppo di individui provenienti dall'Etruria, diffonde in tutto il Lazio caratteri aristocratici a base gentilizia.

2 La monarchia dei Tarquinii. L’Etruria: realtà culturale e politica. La civiltà etrusca ha il suo nucleo tra Toscana ed Umbria; nel periodo di massimo splendore (VI-V sec) si estende per buona parte della pianura Padana oltre il Po, fino alle coste della Campania. Nell’VIII sec. a.C. nascono delle vere e proprie città fondate ritualmente con cinte murarie (pomoerium), si tratta di centri autonomi che seguono il modello della polis greca, governati da sovrani con potere assoluto (con simboli che troveremo anche nella monarchia romana: i fasci, la corona d’oro, lo scettro con l’aquila); successivamente (VI sec) il potere è nelle mani di magistrati con carica annuale. La società etrusca è fortemente aristocratica, caratterizzata dalla classe dei nobili, la borghesia mercantile, la plebe rurale e urbana, ed una massa di schiavi. Gli Etruschi sono specializzati nel campo dell’idraulica, della lavorazione dei metalli e della produzione ceramica; la religione è basata sulla triade Tinia (Giove), Uni (Giunone) e Menrva (Minerva), mentre le divinità minori sono assimilabili a quelle greche e italiche. La civiltà etrusca è frutto di un’evoluzione culturale avvenuta all’interno della penisola stessa, si esclude infatti che sia un popolo venuto da fuori. Tarquinio Prisco. Secondo la leggenda, Lucomone, figlio di Demarato che da Corinto si era trasferito in Tarquinia, alla morte del padre decide di andare a Roma. Qui viene salutato dal prodigio dell’aquila che la moglie Tanaquil interpreta come segno della sua futura regalità. Grazie alla sua ricchezza e alla sua abilità riesce a diventare consigliere del re Anco Marcio, tutore dei suoi figli e poi suo

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successore. Il suo nome romano è Lucio Tarquinio Prisco (616-578), fautore di alcune riforme istituzionali (es. aumento del senato, creazione delle vestali), modifiche all’impianto urbanistico, introduzione di simboli del potere e una lunga serie di guerre contro sabini, latini, ed etruschi. Questa leggenda è lo specchio di una situazione reale: la presenza a Roma degli Etruschi diviene dominante alla fine del VII sec., inoltre sembrano risalire a questo periodo la costruzione della Regia e il Comitium (spazio per le riunioni dei patres e del popolo). Roma: gli etruschi e le altre etnie. [I primi contatti con l’Etruria, in particolare con Velio, risalgono al Bronzo finale =XII sec]. Nel VII sec. dall’Etruria e in particolare da Tarquinia inizia un flusso migratorio verso Roma, sia di notabili sia di semplici lavoratori. La classe dirigente romana è aperta ad accogliere i suoi pari anche se arrivano dall’esterno. Servio Tullio. Sul suo regno esistono numerosi dati storiografici ed archeologici, ma è un periodo controverso. Vi sono due versioni sulla sua ascesa al trono: 1) Servio Tullio, figlio di una schiava, sarebbe cresciuto a corte, come protetto della regina Tanaquil. Con la morte di Tarquinio Prisco (ucciso dai figli di A. Marcio), sale al trono con l’aiuto di Tanaquil. 2) più attendibile, poggia su un testo di un’epigrafe contenente un discorso dell’imperatore Claudio e sul ciclo pittorico della tomba Francois a Vulci. Racconta della lotta fra 2 gruppi etruschi: uno capeggiato dai fratelli Vulci e da Mastarna, e l’altro capeggiato da Cneve Tarchunies designato come “il Romano” (non facilmente identificabile con Tarquinio Prisco a causa del nome). A prendere il controllo di Roma è Mastarna, cioè Servio Tullio (578-534) egli introduce la moneta, fa erigere templi, riunisce i latini attorno ad una lega sacra attorno al santuario di Diana sull’Aventino, riforma l’esercito e istituisce la costituzione centuriata. La figlia Tullia sposa un figlio (o nipote) del Prisco e insieme complottano contro di lui: viene deposto e ucciso. L’ordinamento serviano Secondo la tradizione a lui si devono: -Ordinamento centuriato su base censitaria → prevede la riparzione dei compi militari e dei diritti civili in base al censo. Si fonda sul principio secondo cui l’intera comunità è chiamata a prestare servizio (probabilmente collegato all’ordinamento oplitico). Prevede la divisione in 5 classi (1°= fornisce 80 unità, 40 iuniores e 40 seniores; 2°-3°-4°=20 unità ciascuna, 10 e 10; 5°= 30 unità, 15 e 15) + 5 centurie di inermes (artigiani, suonatori) + 18 centurie di cavalieri (più ricchi della 1° classe). I comizi centuriati gradualmente sostituiscono quelli per curie.

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-Ordinamento per tribù su base territoriale → Le tribù genetiche sono sostituite da 4 tribù urbane legate a 4 regioni: Suburana, Esquilina, Collina e Palatina. Queste sono adesso incluse dentro il pomoerium di Roma, che diventa la città quadrata. Servio: il personaggio e l’eredità politica. In età repubblicana è stato definito in modi opposti: 1) dinasta buono, mite e moderato; 2) tiranno che ricorre all’intimidazione e al sotterfugio. Tarquinio il Superbo. Le fonti sono ricche anche se ostili (considerato tiranno=possiamo oggi dire che lo fu in un’accezione greca, cioè usa il potere assoluto per sviluppare l’economia). L’ultimo re, Lucio Tarquinio il Superbo (534509) sale al trono con un’azione violenta, afferma il diritto dinastico, inasprisce l’assolutismo, il senato diventa meramente consultivo. Roma, sotto il suo domino, raggiunge un assetto unitario ed è abbellita e arricchita (es. tempio in stile etrusco sul Campidoglio dedicato alla triade; ricostruite la Regia e la Curia Hostilia; rilastricato il comitium), dato confermato dagli studi archeologici. Inoltre, trasforma la lega dell’Aventino (creata da Servio a carattere religioso) in uno strumento di supremazia sul Lazio. Il quadro internazionale. Alla fine del VI sec, Roma è la città più estesa del centro Italia, nello spazio attorno ad essa (ager Romanus antiquus) si trova un gran numero di tribù rustiche. Sfuggono al controllo di Roma le terre a nord e a est (confini con sabini ed etruschi); La tradizione riferisce continui scontri con Veio; Caere (Cerveteri-cartaginese) è frequentata da etruschi e da greci, in questo periodo Cartagine afferma la sua supremazia sul territorio cacciando i greci e stipulando diversi trattati, di cui il primo con Roma (fonte Polibio), che le riconosce il potere su una parte dei latini.

3 Le origini della repubblica. Dalla caduta della monarchia allo scontro con i latini. Secondo la tradizione: Sesto (figlio di Tarquinio il Superbo), invaghitosi della nobildonna romana Lucrezia, moglie di Lucio Tarquinio Collatino, l'avrebbe violentata. Così facendo scatena una congiura di nobili guidati da Giunio Bruto che caccia Sesto. Questi si rifugia a Gabii, e il padre e i fratelli a Caere. I Tarquini, con l’aiuto di Veio, Tarquinia e Chiusi (città etrusche), sferrano un attacco contro Roma  vengono sconfitti nei pressi di Aricia. Tarquinio la Lega Latina ad appoggiarlo  sconfitto (lago Regillo), si ritira a Cuma, dove muore (496). La data della cacciata di Tarquinio (509) sembra attendibile, è certa l’esistenza di alcuni personaggi, come Publio Valerio Publicola (epigrafe di Satiricum), e delle due battaglie, quella di Aricia (contro gli etruschi), e quella del lago Regillo (contro

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i latini). Tutte le figure coinvolte nella congiura sono legate al tiranno con parentele e amicizie, un’ipotesi plausibile è che sia stata una congiura volta a cambiare dinastia, non ad eliminare la monarchia. Dopo la cacciata di Tarquinio, Roma si trova isolata e dopo poco occupata dalle forze etrusche del sovrano di Chiusi, Porsenna . Nella battaglia finale presso Aricia, Porsenna viene sconfitto e ucciso, segnando così la disfatta degli Etruschi. Nel 501 alcune città latine dichiarano guerra a Roma guidate da Ottavio Mamilio e Sesto Tarquinio, lo scontro termina presso il Lago Regillo con un Foedus Cassianum (494) che prende il nome del console Spurio Cassio: pace, cooperazione militare, reciprocità dei diritti privati riassunti nei concetti giuridici di conubium, commercium e migratio. = Roma rientra nella lega latina (fonte Dionigi di Alicarnasso). Alla fine del VI sec, a Roma tra aristocratici venuti dall’esterno, si affermano i clan sabini dei Valerii e dei Claudii (la loro presenza smussa i contrasti con Sabina). La genesi del consolato. È difficile credere che la forma politica repubblicana sia nata all’improvviso. Probabilmente le riforme di Servio Tullio ispirarono alcuni esponenti dell’aristocrazia riformatrice che prese il potere dopo la cacciata di Tarquinio, l’aspirazione al trono di Publio Valerio Publicola e Spurio Cassio finì però per condurli alla morte. Al potere rimasero i riformatori che tentarono forse di privilegiare una forma di governo che, non più monarchica, prevedesse una carica di vertice formata da 2 membri con poteri distinti: il magister populi e il magister equitum (ispirazione etrusca). L’ultimo tentativo riformista è la legge agraria di Spurio Cassio volta ad alleviare i disagi dei piccoli proprietari terrieri. Con la morte del console (486) e con l’emarginazione delle gentes etrusche, prende il sopravvento l’aristocrazia conservatrice: ha inizio la serrata del patriziato che porterà alla divisione fra patrizi e plebei. Patrizi e plebei: origini, natura e limiti del dualismo. Sono incerte le origini di plebe e patriziato e del loro antagonismo. Oggi si tende a considerare la divisione come il frutto di un’evoluzione: durante la prima età repubblicana l’aristocrazia si sarebbe differenziata per i suoi privilegi dal resto della cittadinanza. [Nel primo corpus di leggi scritte, le XII Tavole (450 circa), è sancito il divieto di conubium, cioè di matrimoni misti tra patrizi e plebei. Questa non è una norma inventata ex novo, bensì la forma giuridica data ad una consuetudine]. Il patriziato è collegabile alle gens, aristocrazie gentilizie, che sono più antiche della città stessa, se è così, la sua origine è connotata dalla superiorità economica imposta nella realtà dei villaggi e conservata nel tempo sul piano sociale.

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La classe patrizia vanta l’accesso alle magistrature e al consolato, il possesso delle più importanti cariche sacerdotali e dell’auctoritas patrum (approvare le decisioni delle assemblee popolari) ed il controllo dell’elezione del re tramite la figura dell’interrex. Gli ultimi re ne limitano i privilegi: con la caduta della monarchia, i patres cercano di rivendicarli. La plebe, le secessioni, l’origine del tribunato. La plebe si definisce per contrasto, come complesso di non-patrizi (accezione negativa). Essa è composta dagli strati più modesti della popolazione: servi, braccianti, immigrati o lavoratori nelle opere urbane. La lotta per la parificazione inizia nel 494, con la 1° secessione sul Monte Sacro (Aventino) da parte di un gruppo di plebei oppressi dai debiti; seguono altre quattro secessioni. Sull’Aventino sorge il centro di culto della plebe sull’Aventino: il tempio di Cerere, Libero e Libera. Come risultato vengono istituiti tribuni della plebe e i concilia (le assemblee). I tribuni della plebe (inizialmente 2, poi 4/5; 10 nel 457) nascono con una lex sacrata (risoluzione collettiva sancita da un giuramento) e sono inviolabili: godono della sacrosantitas: chiunque li contrasti fisicamente è dichiarato sacer, votato agli inferi, passibile di morte e di confisca dei beni. Essi riuniscono il concilium plebis, assemblea aperta a tutti i cittadini tranne i patrizi. Nel 471, per iniziativa del tribuno Publilio Volerone, l’assemblea viene riformata, diventa plebiscito, prendendo come base le tribù territoriali. (maggiore validità dopo le leggi Valerie-Orazie del 449). Dalla seconda metà del V sec, i tribuni hanno il diritto dell’intercessio (intervenire con il veto su ogni procedura del governo della repubblica); Le tappe della parificazione. Nel 451 si verifica la sospensione del consolato e l’avvento del primo collegio di decemviri (10 magistrati), patrizi con il compito di redigere le leggi scritte; l’anno dopo il collegio viene rinnovato con la partecipazione della plebe. Le tavole redatte contengono le peggiori iniquità (es. divieto matrimoni misti) e il capo, Appio Claudio, si sarebbe macchiato di soprusi e di violenze verso una plebea di nome Virginia, uccisa dal padre per sottrarla alle insidie del decemviro. Questo episodio scatena la rivolta. Nel 499, si torna al consolato. Davanti alle pressioni dei plebei, i patrizi decidono di abolire la magistratura suprema e creare i tribuni militum consulari potestate (=tribuni militari con potestà consolare) in numero variabile da 3 a 6. Il diritto di ricoprire questo incarico apre il senato ai plebei. -(443) I patrizi, per tutelare i propri interessi creano la censura, carica inizialmente riservata a loro, poi almeno uno dei 2 censori deve essere plebeo (351). -(366: leges Liciniae-sextiae) i tribuni ottengono l’apertura anche del consolato, e

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-Nascono gli edili curili e il pretore, cariche esclusivamente patrizie ma poi aperte anche ai plebei. -(339) Le delibere dei concilia plebis sono valide per tutti i cittadini, con la ratifica del senato. Diventano organi elettorali e legislativi. -I comitia tributa diventano riunioni del populus e si sostituiscono ai comitia centuriati. La distinzione fra lex (proposta dal console, pretore o dittatore) e plebiscitum (proposta dal tribuno della plebe) diventa meramente formale, prende il nome in base a chi la propone. -(326: lex Poetelia-Papiria) Viene limitata l’applicabilità del nexum, la schiavitù per insolvenza. - (300) Viene colmato il divario delle massime cariche religiose monopolio dei patrizi: i collegi dei pontefici e gli auguri si aprono ai plebei. Nasce così la nuova nobilitas patrizio-plebea, un gruppo composto da chiunque riesca ad accedere alle magistrature. I soli criteri di selezione sono il possesso di un patrimonio e della virtus, merito ed eccellenza al servizio della res publica. Le magistrature. Priva di una costituzione scritta, Roma diede corpo alle diverse funzioni dello Stato man mano che ne aveva bisogno. Le magistrature sono state classificate dai moderni in ordinarie, permanenti (consolato, pretura, edilità, questura, tribunato della plebe), non permanenti (censura) e straordinarie (dittatura). Le magistrature ordinarie e permanenti sono elettive e collegiali e graduate secondo la potestas (autorità su persone e cose) che si traduce nella facoltà di intercessio (diritto di veto). I governanti restano in carica per un anno (per impedire l’assolutismo), poi con una legge, ex consoli ed ex pretori poterono prorogare il mandato diventando proconsoli e propretori. Rispetto ai criteri generali fanno eccezione il dittatore, il magister equitum e l’interrex, che sono cariche né elettive né collegiali. L’Imperium è la somma dei poteri dei magistrati ordinari di più alto rango (pretore e console) e di quelli straordinari, anche di comandare gli eserciti, ed è simboleggiato nei fasci portati dai littori. Nel tempo viene limitato al pomoerium: all’interno del perimetro urbano è potere politico, giudiziario e coercitivo; fuori dalla città potere assoluto, militare e giurisdizionale (imperium militiae). • Dittatore carica singola, senza collega quindi libera da ogni intercessio. Ha l’imperium di entrambi i consoli, che restano in carica ma sono sottoposti alla sua autorità, è seguito da 24 littori ed ha una durata ridotta (max 6 mesi), quella necessaria a svolgere un compito preciso. È nominato dai consoli su delibera del senato, molto frequente nel V e IV sec, poi sempre più rara, rivalutata da Q. Fabio Massimo.

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• Interrex nel caso in cui entrambi i consoli siano morti o impossibilitati, ha il compito di farne eleggere altri. La sua carica dura appena 5 giorni. • Censura magistratura maggiore, ordinaria e collegiale ma non permanente (dura 18 mesi). I censori, in genere scelti tra gli ex consoli, non hanno l’imperium ma godono dell’intercessio verso pari ed inferiori (non verso consoli, pretori e tribuni). Hanno la facoltà di spostare i cittadini da una classe all’altra e di scegliere quali ex magistrati inserire in senato o radiare. 3 compiti: 1) curare e registrare il patrimonio dello stato e fissare il bilancio; 2) fare il censimento dei cittadini; 3) stabilire la composizione del senato. • Consolato magistratura collegiale ed eponima (il nome della coppia dà il nome all’anno). È il sommo ufficio della res publica. Compiti : 1) comando supremo degli eserciti maggiori, sotto il controllo del senato; 2) convocare il senato e i comizi e amministrare le finanze dello stato insieme ai questori. • Pretura  costituita nel 367 e subito aperta ai plebei. Comanda l’esercito pretorio (meno forte di quello consolare), convoca i comizi tributi e il senato in caso di assenza dei consoli. Il numero dei pretori aumenta progressivamente fino ad 8. • Edili magistratura ordinaria minore, eletta dai comizi tributi (no imperium). Competenze: cura della città, mantenimento dell’igiene e dell’ordine pubblico, or...


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