Storia Della Letteratura Angloamericana Dalle Origini ALL\'800 PDF

Title Storia Della Letteratura Angloamericana Dalle Origini ALL\'800
Course LETTERATURA ANGLO
Institution Università degli Studi di Urbino Carlo Bo
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riassunto della storia della letteratura angloamericana...


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STORIA DELLA LETTERATURA ANGLOAMERICANA DALLE ORIGINI ALL’800 Introduzione L'identità e la cultura americane sono in gran parte determinate dai valori puritani e dalla loro base egualitaria e democratica. L'illuminismo incarnò compiutamente quel genio empirico e pratico che contraddistingue la cultura americana non meno della tensione spirituale di matrice puritana. Ai primi dell'Ottocento (1820-1860) risale la nascita di una letteratura nazionale, assorbita dall'esplorazione della terra vergine e dal viaggio verso l'Ovest e che sfocerà nel cosiddetto "Rinascimento americano". In questo periodo l'America acquista coscienza di una propria letteratura e una propria lingua (compilazione del dizionario Webster, 1828). Il trascendentalismo affranca la cultura americana da quella inglese ed europea in generale. La fine dell'Ottocento conosce l'esaurimento della "frontiera", che aveva nutrito l'immaginazione di generazioni di americani. Dopo il trauma della guerra civile (1861-1865) si impongono forme di realismo sorte con l'intenzione di descrivere i fatti materiali, spesso terribili, e di mettere in luce le forze, spesso spietate, che dominano la vita sociale. La gioventù del primo dopoguerra (1919-1930), la lost generation (generazione perduta), si ribella ai vecchi valori per una ricerca individuale di senso dopo la grande devastazione della guerra. L'atmosfera di solitudine e di sgomento, di crollo delle convinzioni e la rivendicazione dell'"eredità americana" danno vita a istanze in cui radicalismo e nazionalismo si intrecciano in maniera anche equivoca. Nella letteratura del secondo dopoguerra (dal 1945) emergono scrittori ebrei e afroamericani, che rivendicano la loro "americanità" e non più l'appartenenza a una minoranza. Negli anni Cinquanta nasce la beat generation, in rivolta contro i modelli consumistici e conservatori. Ogni etnia dai neri agli indiani, ai messicani (o "chicani") riformula o modella il linguaggio americano secondo le inflessioni del proprio patrimonio mitico orale, dando vita a opere singolari, al confine tra due universi sociali e linguistici. Negli ultimi vent'anni, accanto a opere di autori che della solidarietà e dell'impegno civile hanno fatto punti irrinunciabili, si afferma il minimalismo, che si caratterizza per il linguaggio asciutto e scabro e per le piccole storie della gente comune.

Il puritanesimo delle origini Introduzione Dopo i primi scritti sul Nuovo Mondo, apparsi intorno al 1555 e il resoconto di John Smith sulla fondazione di Jamestown, le prime opere furono quelle composte dai puritani: loro temi centrali erano il senso di colpa, l'etica protestante del lavoro, l'individualismo e la natura contrattuale del rapporto fra singolo e società. Il maggiore teologo del puritanesimo americano fu Jonathan Edwards, le cui opere testimoniarono l'instancabile volontà di stabilire un rapporto fra l'uomo e la grazia divina.

Le relazioni di viaggio I primi scritti sul Nuovo Mondo furono resoconti di viaggio di navigatori spagnoli e inglesi, risalenti al 1555 circa, in cui la testimonianza della sopravvivenza in un territorio dalle quasi proibitive condizioni di vita si coniugava con l'idea di una rinascita spirituale. Prendeva sempre maggior rilievo la figura di un "Adamo americano", un nuovo eroe che avrebbe potuto ben incarnarsi nei tratti del capitano John Smith (1586-1631), già soldato di ventura nelle guerre combattute in Francia, Paesi Bassi, Austria e Turchia, il quale, molto prima di fondare Jamestown in Virginia nel 1607, aveva acceso la fantasia dei lettori inglesi sull'esistenza di un paradiso terrestre non lontano dalla loro patria. Suo fu infatti il primo libro in inglese scritto in America: A true relation of occurrences and accidents in Virginia (Un'accurata relazione degli avvenimenti e degli imprevisti in Virginia), stampato a Londra nel 1609. Nel 1616 Smith ritornò in America, nel New England, a capo di una poco fortunata spedizione mercantile e scrisse A description of New England (Una descrizione del New England, 1616) e A general history of Virginia, New England and the Summer Isles (Storia generale della Virginia, New England e Summer Isles, 1624). Queste relazioni furono di notevole importanza, perché definirono i tratti distintivi di molta letteratura dell'epoca coloniale. Scritti in terza persona, contenevano exempla e variazioni nella narrazione (come l'episodio della sua prigionia presso un capo indiano e della sua liberazione grazie alla figlia di questi, Pocahontas). L'America appariva, nelle sue pagine, come una società aperta in cui, pur non appartenendo a elevate classi sociali, era possibile godere di una vita prospera e felice.

La letteratura e la cultura puritana Il testo fondamentale della cultura puritana fu la Bibbia, modello di riferimento dal punto di vista sia religioso, sia letterario. Nonostante i collegamenti della cultura delle colonie americane con il Rinascimento elisabettiano, il teatro, insieme alla letteratura romanzesca, era considerato "immorale": Shakespeare non poteva circolare, lo stesso Milton era considerato poco ortodosso, Spenser era ammirato per il suo ideale di cavalleria virtuosa ed erano presi a modello, se non Donne, alcuni dei poeti metafisici del Seicento. Già nel 1636 veniva fondato l'Harvard College, il primo nucleo della famosa università, e nel 1639 nasceva a Cambridge la prima stamperia.

La prosa La produzione letteraria in prosa era prevalentemente costituita da prediche, sermoni, epistole, biografie, relazioni di viaggio, libelli polemici e narrazioni storiografiche.  Edward Winslow (1595-1655) con Good news from New England (Buone nuove dal New England, 1624), apologia della missione assegnata al "nuovo Israele", cioè ai coloni puritani, teorizzò per primo la necessità di uno stile letterario sobrio e lineare (plain style, stile piano), comprensibile a tutti e alieno dalla retorica.  William Bradford (1590-1657), uno dei "pellegrini" della Mayflower, scrisse in plain style una History of Plymouth plantation (Storia della colonia di Plymouth), pubblicata poi nel 1856, cronaca della colonia di cui fu governatore (1621-1656) con lo scopo non di divertire o intrattenere, bensì di istruire e insegnare con rigore.

 John Winthrop (1588-1649), avvocato e giurista, coraggioso leader dei puritani imbarcatisi nel 1630 e poi governatore del Massachusetts, lasciò un diario, ritrovato nel 1790 e pubblicato nel 1825-26 (The history of New England, La storia del New England), in cui raccoglieva materiali interessanti e rivelatori dell'attenzione particolare della cultura puritana per ogni evento, anche il più banale, interpretabile come segno della provvidenza divina. Importante contributo alla prosa del periodo venne dato dai numerosi sermoni scritti da predicatori e teologi quali John Cotton (1584-1652), Thomas Hooker (1586-1647), fondatore della colonia del Connecticut, e Roger Williams (1603-1683), che si batteva per una sempre più larga applicazione delle interpretazioni democratiche e andò a fondare la colonia del Rhode Island, con Providence come capitale.

La poesia e la prima "epica americana" I puritani non furono contrari alla poesia, anzi la sentivano necessaria per esprimere il loro contenuto dottrinale e spirituale. Il primo libro stampato in America fu Il libro dei Salmi (1640), tradotto da R. Mather, J. Eliot e T. Weld con la dichiarata intenzione di sacrificare l'eleganza alla fedeltà. L'inglese delle traduzioni metriche dei Salmi era assai artificioso, ma aveva il vantaggio, fondamentale per i puritani, di essere fedele e di accompagnarsi alle musiche dei servizi religiosi. La poesia era praticata anche come un'attività "supplementare", a cui ricorrevano, non di rado, proprio i personaggi più impegnati sul piano pubblico e operativo. Poesie comparivano anche negli almanacchi e in altre pubblicazioni. Il diffusissimo “New England Primer” (Sillabario del New England) riproponeva a ogni generazione, in drammatiche sequenze in versi, le situazioni tipo offerte dalle Scritture, a cominciare dal racconto del peccato originale. Una traduzione delle Metamorfosi di Ovidio, iniziata da George Sandys (1578-1644) in Inghilterra, fu pubblicata in Virginia nel 1626; anche in questo caso fu considerata essenziale la fedeltà, anche se l'autore riteneva che i miti ovidiani potessero conciliarsi con il cristianesimo, contrariamente al pensiero puritano. Il primo poeta americano di un certo rilievo fu una donna: Anne Bradstreet (1612-1672). Le sue poesie furono pubblicate a Londra (1650), pare a sua insaputa, con il titolo The tenth muse lately sprung up in America (La decima musa di recente apparsa in America); una seconda edizione, corretta dall'autrice, apparve nel 1678. La Bradstreet adottò il plain style e compose poemetti didascalico-meditativi, dettati dalle suggestioni del simbolismo del numero 4. Le sue qualità migliori, in particolare la pacatezza elegiaco-riflessiva, si concentrano nei componimenti più brevi e più penetranti, di carattere familiare. Nelle Contemplations (Contemplazioni, 1678 postumo) si sofferma sulle immagini naturali, celebrando la gloria divina espressa nella natura.  Michael Wigglesworth (1631-1705) compose il libro più popolare del New England puritano, The day of doom (Il giorno del giudizio, 1662), un poemetto in ottave di tetrametri e trimetri alternati, che raccontava il giudizio universale offrendo una sorta di teologia versificata, per l'edificazione dei lettori, non tralasciando di scuoterli fino al terrore con l'elenco di orribili dettagli di castighi e tormenti.  Edward Taylor (1644-1729) fu il poeta più intensamente consapevole di quest'America delle origini: le sue Preparatory meditation, composizioni preparatorie alla mensa eucaristica, privilegiano il dialogo diretto con Dio, fondendo plain style e linguaggio figurato.  Cotton Mather (1663-1728), letterato e teologo, autore di circa cinquecento opere

fra studi storici, filosofici e pamphlet politici, che intese celebrare nel voluminoso Magnalia Christi Americana (1702) l'avventura dei coloni dalle origini, facendo il resoconto delle lotte religiose e contro le streghe di Salem e gli indiani.

Autobiografismo e "conversion narratives" La cultura puritana ebbe come punto di riferimento i modelli classici e biblici e agli autori, più che la verità accertata dei fatti, importava la fedeltà del loro racconto alla tradizione religiosa o spirituale. Così, per tutto il Seicento e il Settecento si produssero numerose biografie e autobiografie. Nella diaristica del tempo Samuel Sewall (1652-1730) occupò un posto di rilievo per il suo Diary, degli anni 1673-1729, pubblicato solo alla fine dell'Ottocento, nel quale all'abituale attenzione puritana per l'introspezione si affiancava lo spirito d'osservazione per la vita quotidiana, la cronaca, l'attività mercantile. Il viaggio, il pellegrinaggio diventavano nelle opere puritane percorsi di formazione e narrazioni di conversione (conversion narratives), metafore in funzione del racconto di storie esemplari di redenzione. Come, per esempio, i Captivity tales (Racconti di prigionia) di Mary Rowlandson (1635-1729), che narravano la sua prigionia presso gli indiani e la liberazione finale in chiave provvidenziale. Un altro filone in questa direzione fu quello delle narrazioni della schiavitù dei neri d'America: memoriali, autobiografie spirituali, narrazioni di prigionia e di fuga che formano un corpus articolato. L'opera più interessante fra le biografie di schiavi neri, e che ebbe un grande successo, è The interesting narrative of the life of Olaudah Equiano, or Gustavus Vassa, the African (1789). Olaudah Equiano (circa 1745-1800), africano giunto alle isole Barbados e poi liberato, fu la prima voce nera a sottoporre all'attenzione pubblica americana la ferocia nei confronti dei propri simili. Altre voci da ricordare sono quelle di Phillis Wheatley (1753-1784), prima nera americana a vedersi pubblicare un volume di poesie, e di Sarah Kemble Knight, insegnante e autrice di un resoconto di viaggio ricco di impressioni e osservazioni brillanti che lo discostavano dai toni moralistico-didattici della maggior parte della prosa dell'epoca. IN SINTESI: SMITH

LA LETTERATURA PURITANA LA POESIA E L’EPICA

AUTOBIOGRAFIE

John Smith (1580-1631) è autore del primo libro in inglese scritto in America. Le sue relazioni sulla Virginia (1609) e il New England (1616) sono di notevole importanza perché definiscono i tratti distintivi di molta letteratura dell'epoca coloniale: l'America vi è descritta come società aperta, in cui è possibile una vita prospera e felice, anche se non si appartiene alle classi sociali più elevate. La Bibbia è il testo fondamentale della cultura puritana; la prima produzione in prosa è costituita da prediche, sermoni, epistole, biografie e narrazioni storiografiche. Anne Bradstreet (1612-1672) è la prima autrice di un certo rilievo, che in un plain style compone una poesia didascalico-meditativa, celebrando la gloria divina espressa nella natura, oppure elegiaco-riflessiva nei componimenti più brevi, di carattere familiare. Cotton Mather (1663-1728), teologo e scrittore prolifico, nella sua opera Magnalia Christi Americana (1702) ha tentato di fissare un'inviolabile identità americana. Per tutto il Seicento e il Settecento si producono biografie e autobiografie su modelli classici e biblici, ispirate a viaggi, pellegrinaggi, conversioni, racconti di prigionia. Autori principali: Samuel Sewall (1652-1730), Mary Rowlandson (1635-1729).

Tra i racconti degli schiavi neri: Olaudah Equiano (circa 1745-1800).

L’Illuminismo Introduzione Non vi è vera e propria letteratura americana fino alla vittoriosa guerra d'indipendenza (1775-1782); i modelli letterari o filosofici, infatti, sono sempre quelli della madrepatria inglese. Benjamin Franklin incarna quel genio empirico e pratico che contraddistingue la letteratura americana non meno della tensione spirituale di origine puritana. Il suo stile lucido, arguto, colloquiale ha un'influenza decisiva nella formazione della prosa americana. Un momento decisivo nello sviluppo di una coscienza nazionale è segnato dalla Dichiarazione d'Indipendenza (1776), ispirata da Thomas Jefferson.

Dal puritanesimo all'illuminismo Nei primi decenni del Settecento il puritanesimo perse di vigore e di compattezza per diversi motivi: a. l'autorità ecclesiastica, che fino ad allora aveva dominato la vita civile americana, si indebolì a favore di quella civile ed economica; di pari passo si stemperò progressivamente il rigore morale, che spesso si limitò a forme di bigottismo e superstizione; b. si impoverì la lingua e il dibattito culturale si arenò su un rigido formalismo condito di provincialismo. c. il diffondersi dall'Europa della filosofia empirico-illuministica portò profondi mutamenti culturali. La ragione non era più vista solo come strumento, bensì come "fonte stessa della verità". A tale proposito, in quegli anni il pastore John Wise (1652-1725) scrisse che rivelazione e ragione si posero parimenti come emanazioni della divina sapienza. Inoltre, i principi lockiani del patto sociale e dei "diritti naturali" favorivano sempre più l'idea di una conduzione "laica" del potere.

Il "grande risveglio": Jonathan Edwards L'idea della "missione" particolare dell'America, ovvero la fondazione dell'agostiniana Città di Dio quale modello per la comunità cristiana, andava assumendo un concreto aspetto politicoistituzionale, ma la secolarizzazione dei concetti e dei termini già utilizzati dai puritani non poteva avvenire senza contrasti. Il great awakening (grande risveglio) scosse l'America fra il 1739 e il 1742 come un uragano: si trattò di un movimento di revivalismo religioso, fenomeno itinerante diffuso da alcuni predicatori, che esortavano a ritornare a una pienezza di fervore religioso, rivolgendosi direttamente alle masse. Il suo riaffiorare in vari luoghi fino all'indipendenza e oltre (la fine del secolo) testimoniò come fosse impossibile al razionalismo livellare alcune tenaci componenti americane. La figura più rappresentativa del Settecento americano, oltre a quella di Benjamin Franklin, personificazione della nuova America illuminista, fu quella del predicatore congregazionalista Jonathan Edwards (1703-1758), uomo di grande cultura, rappresentante eccellente dell'ortodossia calvinista, che tentò di riportare il puritanesimo allo zelo delle origini; il

suo famoso sermone Sinners in the hands of an angry God (Peccatori nelle mani di un Dio irato) ribadiva alcuni aspetti della tradizione puritana. Nel contempo, egli era però proiettato verso Locke e Newton, sensibile al metodo della "ricerca sperimentale" e teso alla presentazione "sensibile" della realtà soprannaturale. Di grande interesse fu anche un'altra sua opera, Personal narrative (1740), ritratto del percorso spiritualeintellettuale dell'autore.

L'illuminismo e Benjamin Franklin Due concetti si fecero sempre più strada nella mentalità americana del Settecento: (1) quello della perfettibilità dell'uomo e (2) quello del suo progresso futuro. Il paese cominciò a mostrare una propria identità, indipendente da quella della madrepatria Inghilterra, e le opere che contribuirono ad alimentare l'identità nazionale furono l'Autobiografia di Franklin, le Lettere di un agricoltore americano di Crèvecœur e l'autobiografia di T. Jefferson. Benjamin Franklin Benjamin Franklin (1706-1790) fu l'uomo che incarnò lo spirito illuminista americano. Nato a Boston, autodidatta geniale ed eclettico, self-made man per eccellenza, egli fu il primo americano illustre anche in Europa, poliedricamente aperto a una vasta gamma di interessi: inventore (la scienza fu la sua grande passione), musicista, giornalista, editore, enciclopedista, autore di diversi saggi, diplomatico e politico accorto. Nel 1757 andò in Inghilterra come rappresentante delle colonie e vi si fermò per circa cinque anni, facendo ritorno in patria nel 1763. Proprio durante il soggiorno inglese, Franklin sentì crescere il proprio senso di alienazione nei confronti dell'Inghilterra e divenne consapevole dell'impossibilità di un compromesso con la madrepatria. La sua celebre Autobiography (Autobiografia, 1867), per gli anni 1731-59, manteneva l'archetipo strutturale della "vita del santo" le cui virtù erano state trasferite sul piano socialeoperativo, così da trasformarsi in una nuova identità americana. Il progetto per il difficile conseguimento della perfezione morale (e la grazia divina veniva letta in chiave di miglioramento della virtù personale) era articolato in tredici virtù fondamentali, una per settimana: temperanza, silenzio, ordine, risolutezza, frugalità, laboriosità, sincerità, giustizia, moderazione, pulizia, serenità, castità e umiltà. A partire dal 1733 egli avviò la pubblicazione del Poor Richard's almanac (Almanacco del povero Riccardo), repertorio di massime morali e pragmatiche che fu per venticinque anni fonte di intrattenimento e ammaestramento per la società coloniale americana. St. John de Crèvecœur Hector St. John de Crèvecœur è lo pseudonimo di Michel-Guillaume-Jean de Crèvecœur (1735-1813). Nato in Normandia, si trasferì in Inghilterra e poi in Canada, dove si arruolò nell'esercito. Dopo numerosi viaggi attraverso le colonie, comprò della terra presso New York e, sposatosi, vi si stabilì. Varie traversie lo riportarono in Francia, dove restò fino al 1783 quando, al ritorno negli Stati Uniti come console francese, apprese che la fattoria era stata bruciata dagli indiani, la moglie era morta e i figli erano stati affidati a estranei. Diplomatico di successo, nel 1785 ritornò in Francia e vi rimase fino alla morte. La serie di saggi sull'America, basati sui suoi viaggi e sull'esperienza come agricoltore, nota come Letters from an American farmer (Lettere di un agricoltore americano, 1782), ebbe subito successo e confermava la visione dell'America come una terra nuova, ricca e piena di promesse, dove l'operosità contava più della classe sociale.

Nel capitolo What is an American? (Cos'è un americano?) l'autore definì l'uomo americano attribuendogli due caratteristiche che rimarranno peculiari della cultura americana, quello di frontier (frontiera, geografica e mentale) e quello di melting...


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