Manuale di storia della musica. Volume 1 Dalle origini alla musica del Cinquecento (E. Surian) PDF

Title Manuale di storia della musica. Volume 1 Dalle origini alla musica del Cinquecento (E. Surian)
Author Marialuisa Ferrari
Course Storia della Musica Moderna e Contemporanea
Institution Università degli Studi di Padova
Pages 70
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Summary

Il riassunto è un insieme dei contenuti sintetizzati del "Manuale di storia della musica. Volume 1: Dalle origini alla musica del Cinquecento" di E. Surian e dedegli appunti presi a lezione. Ben schematizzato, chiaro e facile da comprendere, con concetti e parole chiave in evidenza. ...


Description

Riassunto a cura di Marialuisa Ferrari

ELVIDIO SURIAN

MANUALE DI STORIA DELLA MUSICA

VOLUME I

Dalle origini alla musica vocale del Cinquecento

Riassunto a cura di Marialuisa Ferrari

Riassunto a cura di Marialuisa Ferrari

Riassunto a cura di Marialuisa Ferrari

INDICE 1. Introduzione: i principali strumenti di informazione musicale 2. La musica nella preistoria e l’etnomusicologia 3. La musica dei primi popoli storici 4. La musica dei Greci, degli Etruschi e dei Romani 5. Il canto cristiano liturgico nel Medioevo 6. La monodia profana nel Medioevo 7. La polifonia nel secoli IX – XIII 8. Elementi di notazione e teoria musicale medievale 9. Il Trecento: l’«ars nova» in Italia e in Francia 10. Il Quattrocento: la musica nelle corti italiane e l’arte polifonica dei franco-fiamminghi 11. Il Cinquecento: la musica vocale profana e sacra 12. Il Seicento: le musiche monodiche e la “seconda pratica” di Monteverdi 13. Gli albori del melodramma 14. L’opera impresariale a Venezia dal 1637 15. L’oratorio 16. La cantata da camera

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1. INTRODUZIONE: I PRINCIPALI STRUMENTI DI INFORMAZIONE MUSICALE Negli ultimi decenni è cresciuto sempre più l’interesse del musicista interprete per i fatti storico musicali. L’interprete-creatore di un tempo, come Bach, Mozart e Paganini, non esiste più e il repertorio sia vocale che strumentale è basato sulle opere di compositori del passato. L’esecutore moderno, dunque, presenta al pubblico l’opera musicale rimessa nel contesto suo stilistico più originale ed autentico. Tuttavia, le partiture del passato (specialmente delle epoche preromantiche) per essere eseguite in maniera convincente, devono possedere una varietà di considerazioni, ad esempio: •

si dovrà tener conto del tipo e del numero delle parti vocali e strumentali;



occorrerà affrontare le numerose problematiche riguardanti il modo di suonare, fraseggiare, cantare, ornare la melodia.

L’operazione di recupero della musica delle epoche anteriori è stata avviata già nei primi anni del XIX secolo, prima nei Paesi tedeschi e poi in quelli anglosassoni. All’Ottocento risalgono anche le prime biografie critiche dei grandi musicisti, le prime indagini sulle fonti musicali, la compilazione dei primi repertori bibliografici. Tuttavia, in questo campo di conoscenze, l’Italia ha accumulato un notevole ritardo rispetto ai paesi sopracitati, ritardo che solo in questi ultimi anni si è cominciato a colmare. Il vecchio professionismo musicale nostrano, passivo e conservatore, guarda ancora con sospetto il lavoro del musicologo, che ha portato da oltre un secolo a questa parte a scoperte di importanti fonti, a correzioni critiche di materiali d’uso, alla rivalutazione di opere e di autori che in precedenza erano sfuggiti all’editoria musicale.

Diz Dizion ion ionari ari ed en encicl cicl ciclop op oped ed edie ie Per collegarsi via web ai vari siti della ricerca musicologica (reperti bibliografici, associazioni musicologiche italiane ed internazionali, società dedicate a singoli compositori, riviste musicologiche) vedere il sito http://www.sidm.it/links.html. Altri siti utili per la consultazione di partiture di musica vocale e strumentale, di libretti d’opera: •

http://delteatro.it/dizionario_opera.php



http://opera.stanford.edu



http://librettiopera.it

Per ottenere informazioni su ogni possibile argomento di interesse musicale, le grandi opere enciclopediche sono di estrema e insostituibile utilità. Tuttavia, anche nelle più ampie e aggiornate

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opere sono inevitabili certe lacune; pertanto, sarà bene consultare più opere dello stesso genere. Tra le opere enciclopediche monumentali apparse di recente dedicate alla musica bisogna ricordare Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Allgemeine Enzyklopädie der Musik (MGG), a cura di F. Blume, Kassel, Bärenreiter 1949-1968, 14 vol. + 2 vol. supplementari (1973, 1979). L’opera concede largo spazio alla musica germanica e numerosi sono gli esempi musicali ed iconografici; tuttavia, dal momento che essa fu pubblicata con cadenza periodica nell’arco di vent’anni, solo gli ultimi quattrocinque volumi contengono le voci più aggiornate. Il più esteso ed aggiornato dizionario musicale finora stampato è il New Grove dictionary of music and musicians, 2a ed. a cura di S. Sadie, Londra, Macmillian 2001, 27 vol. + 1 vol. di “Appendici” e 1 vol. di “Indice”. L’opera comprende, oltre alle voci tradizionali, quelle sulla musica popolare ed extraeuropea, nonché numerosi esempi musicali ed illustrativi. I continui aggiornamenti relativi a questo dizionario sono disponibili online al seguente sito: http://grovemusic.com. Lo strumento di informazione più moderno ed esteso attualmente disponibile in italiano è il Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti (DEUMM), a cura di A. Basso, Torino, UTET 1983-1999. Nella prima parte sono incluse voci relative a terminologie, forme, città, generi, periodi storici, ecc. La seconda parte contiene indicazioni su un buon numero di compositori e interpreti.

I re repe pe perti rti bibl bibliog iog iograf raf rafici ici Si tratta di opere non propriamente per la lettura e lo studio, ma di consultazione rapida, di guida e di documentazione. Un’opera bibliografica che serve come guida di partenza per sapere sui più svariati strumenti di studio disponibili è V.H. Duckles e M.A. Keller, Music reference and research materials: an annotated bibliograpghy, 4a ed. riveduta, New York, Schirmer 1994. Le grandi opere bibliografico-musicali si dividono in due categorie: 1) quelle che registrano gli scritti pubblicati sulla musica; 2) quelle che elencano e descrivono le musiche a stampa e manoscritte. Data la vastità delle informazioni e di dati che devono essere raccolti e resi disponibili, i compiti di organizzazione e di coordinamento sono affidati ad organismi internazionali che operano sotto il controllo della International Musicological Society e della International Association of Music Libraries. Sono attualmente quattro i repertori internazionali che si occupano di campi diversi della ricerca bibliografico-musicale e ciascuno è identificato con una sigla.

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R.I.L.M. (Répertoire international de littérature musicale): pubblica trimestralmente brevi riassunti degli scritti che a partire dal 1967 vengono stampati sotto qualsiasi forma, in ogni Paese e in ogni lingua.



R.I.P.M. (Répertoire international de la presse musicale – Retrospective index to music periodicals): si occupa dell’indicizzazione delle informazioni apparse sui periodici musicali dal 1766 al 1962.



R.I.d.I.M. (Répertoire international d’iconographie musicale): si occupa dell’inventariazione dei documenti dell’iconografia musicale che si trovano nei quadri, dipinti ed altre opere delle arti figurative.



R.I.S.M. (Répertoire international des sources musicales): cataloga le musiche a stampa e manoscritte datate fino all’anno 1800 attualmente esistenti nelle biblioteche e archivi del mondo. Si articola in tre serie: 1) La prima è suddivisa a sua volta in due sezioni: I.

La prima (A/I) riguarda l’elenco delle opere di singoli autori stampate dal 1600 al 1800, con la localizzazione delle fonti;

II.

La seconda (A/II), destinata alla inventariazione della gran mole di manoscritti musicali redatti dal 1600 al 1800, è consultabile online all’indirizzo http://opac.rism.info/index.php.

2) La seconda serie segue l’ordinamento monografico per soggetti. Tra i 27 volumi finora realizzati di questa serie, figurano: •

Le antologie stampate nei secoli XVI-XVIII;



La teoria della musica dell’età carolingia al 1400;



Manoscritti di musica polifonica dei secoli XI-XVI;



Tropi e sequenze nei manoscritti;



Scritti riguardanti la musica stampati nel secoli XVII-XVIII;



Le melodie del Lied sacro a stampa e il Lied polifonico;



Scritti ebraici sulla musica fino al 1800;



Scritti di teoria musicale in lingua araba;



Scritti di teoria musicale della Grecia antica;



Manoscritti persiani sulla musica.

3) La terza serie è una guida agli archivi e biblioteche musicali e descrive sommariamente le biblioteche di tutto il mondo in possesso di fondi musicali.

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I ca catal tal talog og oghi hi te tem matic aticii I cataloghi tematici risultano molto utili ai fini della ricerca storico musicale, in quanto si tratta di opere di consultazione relative: •

a particolari generi musicali;



all’intera produzione di un singolo compositore;



a fondi musicali di biblioteche.

Tali cataloghi hanno il vantaggio di essere più completi rispetto ad altri lavori del genere, grazie alla maggior completezza dei dati bibliografici e all’inclusione degli incipit musicali (ovvero le prime note di una o due parti vocali o strumentali di ogni brano o di parte di esso). Il primo catalogo tematico edito secondo un metodo scientifico fu compilato per le opere di W.A. Mozart dal musicologo Ludwig von Köchel (1800-1877): il Chronologisch-Thematisches Verzeichniss sämmtlicher Tonwerke Wolfgang Amadé Mozarts (“Catalogo tematico-cronologico di tutte le opere di Wolfgang Amadé Mozart”), Lipsia 1862. Frutto di lunghi ed approfonditi studi, il catalogo costituì il modello per i successivi lavori analoghi ed tutt’oggi strumento di consultazione.

Pe Period riod riodici ici e ri rivis vis viste te musi usicali cali Si tratta di strumenti di lavoro che servono al musicista per tenersi aggiornato su quanto si produce di volta in volta nel campo storico musicale. Le riviste ospitano recensioni critiche di libri di ogni argomento, di edizioni di partiture, di CD di una certa importanza appena emessi su mercato. Caratteristica fondamentale delle riviste è la loro pubblicazione a cadenza annuale, semestrale o trimestrale. Ciascuna di esse è dedicata ad un settore speciale dell’indagine musicale: •

indirizzo storicistico documentario;



problemi della prassi esecutiva:



teoria della musica ed estetica;



varietà del contenuto.

Il notevole sviluppo dopo la Seconda Guerra Mondiale degli studi musicologici determinò la nascita di periodici legati alle società di musicologia e di biblioteconomia. Quelli che offrono il maggior rigore metodologico sono: •

Notes (dal 1943);



Journal of the American Musicological Society (dal 1948);



Die Musikforschung (dal 1948);



Fontes Artis Musicae (dal 1954).

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In Italia, il recente e notevole interesse per le discipline musicologiche ha portato alla fondazione della Società italiana di musicologia (1964) che pubblica dal 1966 la semestrale Rivista italiana di musicologia.

Le ediz edizio io ioni ni criti critich ch che e Le edizioni critiche hanno come proposito quello di fornire testi di documentata integrità e completezza, che si avvicinino il più possibile alle intenzioni originarie del loro autore. Nella realizzazione dell’edizione critica, le fonti musicali da prendere in considerazione sono (in ordine di importanza): •

il manoscritto autografo;



le copie manoscritte redatte sotto la diretta supervisione dell’autore o ritenute storicamente importanti;



le prime edizioni a stampa svoltesi sotto il diretto controllo dell’autore;



altre fonti contemporanee, manoscritte e/o a stampa.

L’intervento del curatore consiste nelle operazioni seguenti: 1) accertamento critico e documentario del testo/i musicale/i e letterario/i; 2) trascrizione dal sistema originario di scrittura musicale in notazione moderna; 3) correzione di eventuali errori di scrittura e soluzione di incertezze presenti nel testo originale; 4) aggiunta di indicazioni e integrazioni degli elementi che nell’originale sono assenti o dati in modo sommario e incompleto; 5) preparazione di un saggio introduttivo in cui il revisore chiarisce i criteri adottati, colloca l’opera nel momento storico che l’ha vista nascere, ne traccia l’iter creativo, fornisce nozioni documentate sulle prassi esecutive per interpretare l’opera; 6) segnalazione e valutazione a parte, nel “commento” o “apparato critico”, delle varianti tra le diverse fonti, degli eventuali errori di scrittura, omissioni, correzioni, spiegazioni, ecc.; 7) preparazione di un’Appendice che allinea tutti quei pezzi aggiunti, rifacimento, adattamenti che l’autore ha incontrato nell’opera. Non è sempre facile determinare quale testo sia “il migliore” su cui basare l’edizione. A volte sono pervenute due o più fonti autografate di una stessa opera che differiscono tra loro, come nel caso della Toccata in DO min. di J.S. Bach. Ogni qual volta esistano molteplici versioni della stessa opera,

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il curatore può adottare il criterio di utilizzare come base dell’edizione la prima, o l’ultima delle versioni, o anche una sintesi di esse. Quanto più le musiche da pubblicare risalgono ad epoche lontane, tanto più è difficile risalire in maniera attendibile alla volontà dell’autore. Ad esempio, prima della fine del XV secolo non si possiedono brani autografati di alcun compositore; pertanto, i problemi da risolvere nella redazione di musiche medievali e rinascimentali riguarderanno soprattutto la trascrizione moderna della notazione, detta mensurale. Un problema particolare riguarda la scelta delle edizioni moderne denominate Urtext (termine tedesco che significa “testo originale”). In teoria, esse dovrebbero fornire una lettura autentica di una data composizione, priva di interventi di rielaborazione. Alcuni studiosi hanno affermato che in questa categoria dovrebbero rientrare solo le edizioni facsimilari di autografi e di altre fonti originali. Ad esempio, la lettura della fonte originale in facsimile (di un brano del Medioevo come di una sonata di Beethoven) consente una comprensione migliore del processo creativo dell’autore e può fornire indicazioni utili a risolvere determinati problemi di interpretazione e di prassi esecutiva.

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2. LA MUSICA NELLA PREISTORIA E L’ETNOMUSICOLOGIA Le “ori “origi gi gini” ni” de della lla mus musiica La questione delle origini della musica è rimasta irrisolta, in quanto ad un fenomeno artistico così complesso e universale non si può attribuire una sola radice. Numerosi studio hanno formulato, negli ultimi duecento anni, diverse ipotesi e supposizioni su quale potrebbe essere stata l’origine della musica, ma nessuno di essi è riuscito ad offrire un’idea fondata. Una buona parte delle ricerche sviluppate su questo argomento tra Sette-Ottocento è riconducibile ad una matrice ideologica pregiudiziale a favore della tradizione europea. La visione del progresso, materiale ed intellettuale, era fondata sul concetto di superiorità; da qui discendono le asserzioni che “ primitivo” significa “selvaggio” e quindi inferiore, che “non europeo” equivale a “primitivo” e cioè dei popoli subalterni, colonizzati o colonizzabili, perché privi di civiltà. L’interesse dell’Occidente per le culture extraeuropee risale alla seconda metà del Settecento e fu sviluppato durante l’Illuminismo da Jean-Jacques Rousseau, che trattò nell’Essai sur l’origine des langues (scritto tra il 1756 e il 1762) il concetto dell’origine comune di musica e linguaggio in quanto espressioni parallele che comunicano le passioni, i sentimenti, le emozioni che agitano l’uomo. Le teorie di Rousseau sul problema delle origini della musica hanno costituito il punto di riferimento in tutta Europa, specialmente per gli studiosi evoluzionisti che ipotizzarono uno svolgersi lineare della musica da origini semplici ad un’arte sempre più complessa e perfetta. Così come Rousseau, anche il filosofo positivista Herbert Spencer (1830-1903) assegna la nascita del canto ad una intensificazione espressiva del linguaggio parlato ( The origin and funcion of music, Londra 1857). Secondo Charles Darwin (1809-1882), invece, lo scopo originario della musica sarebbe stato quello di accompagnare e facilitare il corteggiamento e l’accoppiamento nel mondo animale (The expression of the emotions in man and animals, Londra 1872). Verso la fine del XIX secolo, numerose altre teorie furono elaborate sulla natura e origini della musica, soprattutto fondate sull’indagine etnografica e sociologica: •

Carl Stumpf (1848-1936) sostiene che la musica sarebbe nata, come il linguaggio, dalla necessità di emettere segnali sonori per comunicare a distanza maggiore di quella permessa dal linguaggio parlato (Die Anfänge der Musik, Lipsia 1911).

Alcune teorie, fondate in parte su studi antropologici, sottolineano l’origine magica o divina della musica, che svolgeva una funzione di controllo dell’uomo sulle forze della natura. Tale teoria,

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influenzata dall’evoluzionismo darwiniano, fu sviluppata da Jules Combarieu (1859-1916) nel suo studio La musique et la magie del 1909. A partire dalla fine del XIX secolo, alle teorie elaborate da naturalisti e positivisti, si andò sostituendo una forma di studio fondata sulla oggettiva osservazione scientifica, chiamata etnomusicologia e fu sviluppata soprattutto in Inghilterra e nei Paesi di lingua tedesca.

L’etnomusicologia L’etnomusicologia ha sviluppato un metodo di lavoro basato fondamentalmente sull’analisi del testo etnografico-musicale (scale, ritmi, generi verbali-letterali) inserito in un particolare contesto socio-culturale. Tra le acquisizioni dell’etnomusicologia va inserito il concetto che il nascere della polifonia non fu un evento esclusivo della civiltà europea, in quanto forme primitive di canto a più parti furono coltivate già in culture di tradizione orale. Marius Schneider, fondando il suo giudizio sullo studio di musiche tribali extraeuropee, ha suggerito che l’organum medievale dovrebbe essere inteso come fase conclusiva di un lungo processo di sviluppo del linguaggio musicale (Geschichte der Mehrstimmigkeit, Berlino 1934-1968). Un’ulteriore acquisizione della ricerca etnomusicologica riguarda le leggi e i sistemi che governano la costituzione del suono e degli intervalli. Gli etnomusicologi concordano nel ritenere che non possa esistere un solo sistema “naturale” di suoni e di scale, bensì tanti sistemi musicali nelle diverse culture. Si deve all’inglese Alexander John Ellis (1814-1890), studio di fonetica, l’invenzione di un metodo di calcolo dei suoni che consente di fissare graficamente sistemi di intervalli diversi. Nel saggio Tonometrical observations: on some existing non-harmonic scales Ellis introdusse una nuova unità di misurazione degli intervalli, il cent (centesima parte del suono temperato) che permette il calcolo e la comparazione dei sistemi tonali ed è rimasta in uso ancora oggi. Verso la fine del XIX secolo, i metodi di lavoro degli etnomusicologi si perfezionarono. Determinante fu l’invenzione di Thomas A. Edison (1847-1931) del fonografo a cilindro, strumento che facilitò la raccolta di canti, ritmi di danze, musiche strumentali, che permetteva di fissarli attraverso la registrazione nello stesso momento dell’esecuzione. Nascono in quest’epoca i primi archivi sonori: i primi sono istituiti a Vienna nel 1900 e poi a Berlino, ed influiranno notevolmente sulle iniziative future della ricerca etnomusico...


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