Teologia II - Riassunti del Prof Dezza, esame frequentanti PDF

Title Teologia II - Riassunti del Prof Dezza, esame frequentanti
Course Teologia II
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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Riassunti del Prof Dezza, esame frequentanti...


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TEOLOGIA IL MISTERO DELL’UOMO Il Padre guarda al Figlio per creare l ’uomo a sua immagine e somiglianza. “In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell ’uomo” (“Gaudium et spes”, 22). Adamo, il primo uomo, era infatti figura di quello futuro e cio è di Cristo Signore. Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione. Dio - Rivelazione (Cristo) → uomo Dio si comunica all’uomo attraverso la rivelazione, rivelandosi l’uomo comprende meglio se stesso. Ges ù Cristo è l’immagine dell’indivisibile Iddio, è l’uomo perfetto che ha restituito ai figli di Adamo la somiglianza con Dio, resa deforme sin dall ’inizio dal peccato. Poiché in lui la natura umana è stata assunta, senza per questo essere annientata, l ’umanità viene in qualche modo divinizzata, innalzata ad una dignit à sublime (natura umana assunta da Cristo, natura divina assunta dall ’uomo). Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito all’uomo. Antropologia teologica → Discorso sull’uomo secondo la rivelazione biblica. L’antropologia teologica vuole aprire un po ’ di più gli occhi sul mistero dell’uomo a partire dalla rivelazione. Esistono tre assunti base: 

Relazione di amore e paternità da Dio verso l’uomo: Dio ha un atteggiamento di benevolenza.



L’uomo non ha in se stesso la sua ragion d’essere: l’uomo è una creatura, cioè dipende da qualcuno che l’ha creato.



L’uomo non vive fino in fondo la comunione con io (a causa del peccato): l’uomo si porta dentro un’inclinazione al male.

La tematica antropologica nella storia della teologia era dapprima sparsa in diversi libri, la possiamo trovare quindi in: 

Commenti alla genesi o trattati sulla genesi (es. “De genesi ad litteram” di Agostino).



Opere antignostiche (es. “Adversus haeres” di Ireneo di Lione).



Trattati autonomi sul peccato e sulla grazia (es. “De natura et gratia” di Agostino).

Nel Medioevo c’è la sistematizzazione di tutte le riflessioni teologiche per merito di Pietro Lombardo nelle “Sententiae”. Il mistero dell’uomo, in particolare, si trova nel secondo libro e vi sono inoltre vari commenti al testo e delle opere di sintesi. La Controriforma e l’apologetica hanno comportato: ➢ La nascita di trattati autonomi su grazia e predestinazione. ➢ Discussione sullo stato di natura e le conseguenze del peccato. ➢ Nascita del trattato “De Deo creante et elevante” (fine ‘800) in cui si spiega come dopo il peccato Dio intervenne per rielevare l’uomo secondo una giustapposizione tra natura e soprannatura. Karl Rahner, autore del ‘900 e teologo, nel 1957 scrive che “la costruzione propriamente detta dell’antropologia (teologica) non è ancora avvenuta”. La teologia non ha ancora trattato il tema dell ’uomo in modo completo partendo da un punto originario (simile a Cartesio). Bisogna partire dall’uomo, ci ò che lega tutti gli uomini a Dio è la coscienza. Secondo Rahner, ogni persona è aperta a priori alla trascendenza, cio è ognuno è disposto in modo naturale a entrare in rapporto con il soprannaturale. Anche chi non ha nessuna fede, ha a priori un ’apertura verso l’infinito. La grazia per Rahner è un esistenziale soprannaturale. Dunque, tutti gli uomini vivono sotto la luce della grazia. Dio dona a tutti la propria grazia, anche se questi non lo sanno e non agiscono di conseguenza. Rahner con la propria riflessione creò scalpore, ma non fu il solo. Il Concilio Vaticano II si interess ò all’uomo, tenendo presenti le varie dei teologi del tempo. “Gaudium et spes”: ➢ GS 3: è l’uomo nella sua totalità, corpo e anima, cuore e coscienza, pensiero e volontà, che sarà il cardine di tutta l’esposizione. ➢ GS 10: il mondo contemporaneo vive degli squilibri e questo trova le radici nel cuore dell ’uomo. Dentro ciascun individuo c’è una lotta continua tra bene e male. Cristo, immagine del Dio invisibile, primogenito di tutte le creature (poiché quest’ultime sono state plasmate assumendolo come modello), si rivolge a tutti per illustrare il mistero dell ’uomo e la soluzione a molti problemi del nostro tempo.

➢ GS 22: il mistero dell ’uomo è reso luminoso dalla rivelazione cristiana. Nel mistero della morte e della resurrezione di Cristo, l’uomo si sente in comunione con Dio. ➢ GS 38: la chiave di lettura per comprendere l ’uomo è Cristo, tramite cui Dio si rivela a noi, permettendoci al tempo stesso di conoscerci meglio. Le caratteristiche principali di Dio sono amore e carit à. ➢ GS 41: “Chiunque segue Cristo, l’uomo perfetto, diventa anch’egli più uomo”. All’interno dell’antropologia teologica si possono distinguere diversi aspetti: ➢ Il fondamento biblico, con predominanza di argomentazioni di natura filosofica. ➢ La dispersione della natura all ’interno delle opere. C’è una raccolta delle diverse tematiche inerenti l’umano in un testo unitario, anche se manca ancora una sistematicità. ➢ Giustapposizione dei due ordini (natura e soprannatura). Si è passati da predominanza filosofica a un fondamento biblico, dalla dispersione della materia ad una trattazione unitaria e coerente, dalla giustapposizione estrinseca di natura e soprannatura (sparita nel concilio vaticano II) all’articolazione di tali ordini in una maggiore unità, grazie al riferimento cristologico, cristo, uomo e dio, uomo perfetto senza peccato. In lui trova la perfetta espressione il genere umano. Si ha maggiore attenzione alle dimensioni storica e relazionale dell’uomo. In partenza si considera l’uomo in una realtà in divenire, la storia. Dio parla attraverso le storie degli uomini, di coloro che hanno vissuto in comunione con lui o si sono sforzati di farlo. Brambilla, un teologo italiano, si è interessato all’antropologia teologica. Secondo lui, la matrice su cui viene costruita l’antropologia teologica è la cristologia: dunque, con maggiore attenzione alle dimensioni storica e relazionale dell ’uomo. Questione del soprannaturale → Oltre la natura umana abbiamo dei doni soprannaturali ad esempio l’immortalità. La carità (virtù teologale insieme alla fede e alla speranza) è un dono di Dio. Noi constatiamo tutti i giorni che siamo finiti, ma dentro di noi siamo aperti verso l ’infinito e per questo abbiamo bisogno di Dio che ci concede questo dono. In questo modo si supera lo schema della divisione tra natura e soprannatura, risolvendolo in Cristo che tiene insieme le due cose. L’uomo per sua natura ha desiderio di infinito, anche chi non è stato battezzato (e quindi non ha ricevuto la grazia). Tuttavia, è incapace di arrivarci in modo naturale e quindi c ’è per lui un’esigenza di qualcosa di sovrannaturale che pu ò trovare solo in Dio (la grazia di Dio verso l ’uomo ci permette di colmare il nostro desiderio di infinito). In questo modo però non è più un dono gratuito, perché in qualche modo l’uomo è obbligato a chiedere grazia. Bisogna quindi reimpostare il discorso a partire da Dio nella rivelazione biblica. 4 Punti fondamentali per parlare di antropologia teologica secondo Luis Ladaria (arcivescovo cattolico) 1.

L’uomo non deve essere pensato come entit à astratta, considerato nella sua “natura pura”, ma come uomo concreto nella situazione storica in cui si trova, pensato fin dall’inizio in relazione con il suo creatore. Il fine dell’uomo è al tempo stesso Immanente e Trascendente, cioè intrinseco all’uomo, ma anche al di fuori di lui. Dentro di noi il desiderio, fuori il conseguimento dello stesso.

2.

L’uomo è dal principio nell’ordine naturale perché è creato in Cristo e per questo, gia nella vita naturale stiamo sperimentando il soprannaturale (Karl Rahner).

3.

La creazione implica la redenzione e viceversa.

4.

È difficile distinguere ciò che è della natura dell’uomo e ci ò che invece deriva dalla grazia di Dio. Bisogna cercare di capire ciò che i cristiani hanno ricevuto da Dio oltre la creazione. L’identità cristiana è una nuova conformazione a Cristo.

LETTERA AGLI EFESINI VS 1-14 “[1] Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, ai santi che sono a Èfeso credenti in Cristo Gesù: [2] grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo. [3] Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. [4] In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, [5] predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, [6] a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. [7] In lui, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, secondo la ricchezza della sua grazia.

[8] Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi con ogni sapienza e intelligenza, [9] facendoci conoscere il mistero della sua volontà, secondo la benevolenza che in lui si era proposto [10] per il governo della pienezza dei tempi: ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra. [11] In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati (secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà) [12] a essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo. [13] In lui anche voi, dopo avere ascoltato la parola della verità, il Vangelo della vostra salvezza, e avere in esso creduto, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, [14] il quale è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria”. Paolo scrive ai cittadini di Efeso e a tutta l ’Asia minore, lodando Dio perché lui ci ha benedetti e ci ha pensato in modo benevolo perché ci ha creati guardando a suo figlio Ges ù Cristo. Ci ha pensato prima ancora della creazione per essere in comunione con lui, predestinandoci così a essere suoi figli adottivi tramite Ges ù Cristo. Noi siamo gli eredi della possibilit à di essere in comunione con lui. Ai versi 12 e 13 le parole “noi” e “voi” indicano rispettivamente i Giudei e gli Effemini di matrice pagana, i quali sono altrettanto eredi della comunione con Dio poich é la salvezza è per tutti indistintamente. Hanno acquistato il “sigillo” dello spirito santo, tramite il sangue di Cristo che ci ha liberati. LETTERA AI ROMANI VS 28-30 “Fratelli, 28 noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; 30 quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati. “

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Dio ci ha creato per essere conformi all’immagine di suo figlio, non uguali a lui, ma creati a partire da lui (lui è il primogenito, noi siamo i figli adottivi). Significative in questi versi sono le parole: “conosciuto”, “predestinati”, “chiamati”, “giustificati”, “glorificati”. Predestinati perché ci ha voluto in comunione con lui fin dal principio, “chiamati” perché ci ha interpellati, non ci ha raggiunto in modo passivo, “giustificati” cioè resi giusti e infine “glorificati” cioè come “divinizzati” (resi all’altezza di stare in comunione con Dio). FORMA-MORPHÈ Gesù Cristo diventa il modello dell’uomo, la forma da cui abbiamo preso origine. Nel nuovo testamento la parola Morphè si trova 3 volte in due passi: 1. Vangelo secondo Marco in cui Gesù Cristo appare in modo diverso e non si fa riconoscere, infatti dopo la resurrezione aveva un’altra forma 2. Nella lettera ai Filippesi, Paolo dice che Gesù Cristo è Dio poiché ha la sua forma, intesa non solo come l’aspetto esteriore. Questo vocabolo indica l’identità della persona, il suo modo di esistere. Ciò che ci rende comuni a Cristo dunque non è da ricercarsi nell’ aspetto esteriore, ma bensì l’identità della nostra persona che dovremmo plasmare alla sua. La forma è il cosiddetto Principium identificationis, cioè ciò che ci rende ciò che siamo. Hans Urs Von Baltazar (1905-1988) parla della Gestalt, entità costituita da due aspetti: 1. Species (o forma) → aspetto esteriore 2. Lumen (o splendore) → ciò che c’è più profondamente dentro ciascuno rivestito dalla forma. Quando facciamo esperienza del bello siamo colpiti dall’aspetto esteriore tramite i sensi (forma), ma facciamo esperienza anche di un ideale più profondo dentro di noi (splendore). La forma rende visibile a noi lo splendore. Gesù Cristo viene inteso come Gestalt cioè come forma piena di bellezza perchè caratterizzata da:  Plausibilità e autoevidenza. Non ha bisogno di rendere ragione della sua identità  Misura: integralità e proporzione. È presentato nella sua integralità e per comprenderlo bisogna accogliere tutto il suo messaggio e inoltre è dotato di proporzione e armonia fra le parti. Gesù Cristo è commisurato a stare in comunione con Dio ma anche con noi, per cui può far da mediatore tra noi e Dio.  Qualità\unicità → Per forma si intende l’identità di una persona e Gesù Cristo è la forma realizzata e piena e dunque noi dobbiamo guardare a lui per essere pienamente realizzati. La forma autentica dell’uomo è dunque quella che ci fa essere in comunione con Dio. A seconda dell’immagine che abbiamo di Dio agiamo di conseguenza, per cui è importante avere un’immagine valida così come descritta dalla rivelazione. “Visione cristica dell’uomo”, cioè un’antropologia dell’uomo come improntata nell’immagine di Cristo. Fil 2, 1-8 “Questo sentite in voi, quello che è anche in Cristo Gesù” La comunità cristiana deve esser forte perché riceve ostilità ia dai Giudei, sia dai Pagani. Così Paolo dice ai Filippi di tenere comportamenti di umiltà, carità, compassione, agendo non solo per se stessi, ma per gli altri così da avere gli stessi sentimenti di Gesù Cristo.

Phren → diaframma o pericardio (tutto ciò che ha a che fare con l’interiorità dell’uomo, centro degli affetti, del pensiero). Retaggi della parola phren in italiano: frenetico, schizofrenico. Paolo identifica 4 modi di comportarsi che rendono plausibile la nostra identità, cioè essere persone realizzate:  NON POSSESSO  SVUOTAMENTEO  UMILIAZIONE  OBBEDIENZA Secondo una logica diversa da quella usuale. PARABOLA DEL BUON SAMARITANO - Luca cap. 10, versi da 25 a 37 Gesù è in viaggio verso Gerusalemme. Un dottore della legge gli chiede cosa deve fare per ereditare la vita eterna con un atteggiamento un po’ di sfida. Gesù rilancia la domanda. Il dottore risponde con due sentenze del deuteronomio e del levitico (Dt 6,5) (Lv 19,18). Gesù acconsente e gli dice di applicarlo facendone conoscenza anche pratica. Ma il dottore si chiede chi sia il suo prossimo, non solo colui che appartiene a Israele, ma anche il forestiero. Quindi Gesù costruisce il racconto di un uomo che va da Gerusalemme a Gerico che viene assalito dai briganti, privato di tutto e quasi morto. Il sacerdote e il Levita passando lo lasciano lì perché dovevano seguire particolari rituali (Nm 19, 11-13) “Chi avrà toccato cadavere sarà impuro per 7 giorni”. Quindi la paura di essere impuri non gli ha permesso di compiere atti di benevolenza. Invece il Samaritano ne ha compassione e dà importanza alla persona, lo cura in albergo e paga l’albergatore per curarlo. DIALOGO TRA GESU’ E NICODEMO (cap 3 Giovanni) Diviso in due sezioni: un dialogo e un monologo di autorivelazione. Nella prima fase Nicodemo si presenta come uno dei capi dei Giudei, quindi una persona istruita e di prestigio. Egli va da Gesù di notte (o perché di notte i dottori della legge stavano svegli per leggere le scritture, o perché preferisce andare da lui quando non è visto, assediato dai fedeli. Infine, perché la notte rappresenta una metafora della confusione nella mente di Nicodemo) e afferma di sapere che Gesù deriva da Dio e che egli è un profeta investito dal signore. Afferma di sapere queste cose perché ritiene impossibile fare determinate cose (alcuni miracoli a cui aveva assistito senza l’aiuto del signore). Quindi Nicodemo parte da una presunzione di sapere quindi Gesù risponde: “in verità ti dico che se non nasci dall’alto non puoi vedere i segni di Dio”. Quindi Gesù non è vicino a Dio per i gesti che compie ma perché è rinato dall’alto per essergli vicino. Nicodemo non comprende come si possa nascere da vecchi, tuttavia si tratta di una nascita diversa che non è possibile per l’uomo ma solo per Gesù cristo. E’ una nascita dello spirito non della carne (non si tratta di una divisione tra anima e corpo, ma piuttosto una distinzione tra i pensieri umani e quelli divini). L’uomo per poter incontrare Dio non deve sforzarsi, ma solo accettarlo, non deve sentirlo con la carne perché in questo modo è inafferrabile, ma con lo spirito. Gesù chiede quindi a Nicodemo di abbandonare la pretesa di sapere e accettare di abbandonarsi allo spirito. Nella seconda parte abbiamo l’autorivelazione. Gesù parla come se si rivolgesse ad una pluralità di persone (forse i cristiani della prima comunità, forse ironicamente a Nicodemo). Il discorso riguarda la sua missione e le novità per cui gli uomini sono chiamati. Gesù a differenza di Nicodemo sa cosa testimonia perché l’ha visto, perché è realmente in comunione con Dio essendo disceso dall’alto. Gesù è sceso dall’alto sulla terra e li deve essere innalzato dagli uomini come Mosè alzò il serpente nel deserto. Dio ha amato così tanto il mondo da concedergli il suo unico figlio, accettando questa situazione perché l’unica via di salvezza per gli uomini. Gesù chiede a noi di lasciarci trasformare dallo spirito, affidandoci a lui e credendo in lui e accettando che lui si riveli in quel modo (tramite la croce). Così l’uomo passa dalle tenebre alla luce. Genesi 1-3: Racconti del mondo e dell’uomo La scrittura non si occupa di come sia stato creato l’universo in modo scientifico, ma più che altro il senso del cosmo in cui viviamo. Sono racconti sapienziali non storici e nemmeno miti, perché non sono invenzione umana. Il linguaggio dei primi 11 capitoli Rahner parla di questi racconti come EZIOLOGIA STORICA, ossia indagine sulle cause della storia, una meta-storia prodotta dalla riflessione sapienziale di Israele. Nei racconti della Genesi ci sono sei tradizioni che si intrecciano, c’è un racconto nato a partire dalla tradizione javhista e egoista (X secolo a.C.). Nel corso dei secoli ci sono riflessioni differenti e gli autori biblici li hanno conservato entrambi, cogliendo i due diversi messaggi. Gen 1,1 - 2,4a → 1° Racconto Il racconto ha il suo vertice nella creazione del Salato, ha un andamento ripetitivo. Il primo versetto dice “cielo e terra” e si conclude con un’espressione simile come un ciclo. Molto rilevante il sabato= elemento identitario della diaspora. Come Dio crea? (Elohim)  tramite gesti antropomorfici (Genesi 2)  per generazione (partoriti da divinità)  tramite lotta (miti norreni/babilonesi) In questo caso Dio crea attraverso la sola PAROLA (modalità ebraica), DABAR infatti significa sia parola sia il fatto. Schema: 1. Introduzione comando (Dio disse…)

2. Comando 3. Realizzazione comando 4. Giudizio 5. Schema cronologico Aiuta la memorizzazione, prima erano tramandati oralmente. L’espressione iniziale “In principio” (berschit - primizia del raccolto). Il tempo viene creato da Dio insieme alla creazione, quindi non ha senso chiedersi “quando”. “creò” = “bara” in ebraico, non la creazione dal nulla, ma l’azione straordinaria di Dio. In Genesi 1 non avviene una creazione dal nulla come era stato per i testi deuteronomici (in particolare il libro della sapienza e il secondo libro dei macabbei). E’ importante sottolineare che la creazione è “secondo il giorno”(per gli antichi il giorno iniziava la sera) quindi Dio è il Signore del Tempo, perché è lui che scansione i giorni secondo il tempo inventato prima che inventasse il sole e la luna nel terzo giorno. Dio nella creazione dà un nome ad ogni cosa ed è un po’ come se gli desse un senso. La creazione separa gli elementi (li distingue) e li rende fecondi, ed è Dio stesso a dare alla creaz...


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