Testi Comici Attuali - LEGGI PDF

Title Testi Comici Attuali - LEGGI
Author Emma Cologn
Course organizzazione aziendale
Institution Università degli Studi di Torino
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Summary

LEGGI...


Description

Indice

S1 SEZIONE

Achille Campanile, Il dubbio di essere pazzo .......................................................................6 Woody Allen, Uno sguardo sulla malavita organizzata .........................................8

Laboratorio sul testo Laboratorio sul testo

Beppe Viola, Mio padre giocava ai cavalli, mio nonno a scopa….........13

Laboratorio sul testo

Stefano Benni, La Luisona ......................................................................................................................18 Comparse .........................................................................................................................................................................19

Laboratorio sul testo

2 Il sottile piacere della paura

SEZIONE

Guy de Maupassant, La mano...........................................................................................................26 Stephen King, A volte ritornano ......................................................................................................32 Joe R. Lansdale, Il coniglio bianco ................................................................................................57

S3 SEZIONE

Tra realtà e fantasia

Nikolaj Vasil’evicˇ Gogol’, Il naso ..................................................................................................71 Dino Buzzati, Qualcosa era successo ............................................................................................88

Laboratorio sul testo Laboratorio sul testo

Dino Buzzati, Lo scarafaggio ................................................................................................................93

Laboratorio sul testo

in una giornata di sole ..................................................................................................................................94 Licia Troisi, Nulla si crea, tutto si distrugge ......................................................................96

Laboratorio sul testo

S4 SEZIONE

Laboratorio sul testo Laboratorio sul testo Laboratorio sul testo

Caccia all’assassino

Agatha Christie, La disgrazia .......................................................................................................... 116

Laboratorio sul testo

Raymond Chandler, Cercate la ragazza ............................................................................125

Laboratorio sul testo

Giorgio Scerbanenco, Di professione farabutto.........................................................159

Laboratorio sul testo

S1

Ridere fra le pagine

* PREREQUISITI

Avere voglia di leggere | Avere voglia di intraprendere una lettura divertente

Il dubbio di essere pazzo

|

* OBIETTIVI

Conoscere i meccanismi narrativi del genere umoristico | Conoscere la genesi della narrativa umoristica | Essere stimolati alla lettura di altri racconti o romanzi di genere umoristico

Woody Allen

Beppe Viola

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Nella tua Aula digitale potrai trovare le analisi del testo e un’ampia batteria di esercizi di comprensione, analisi e scrittura per ogni racconto della Sezione.

tura umoristica, analogamente alle altre di genere, non è pura, ma si incrocia e si innesta su altre letterature. Il tratto distintivo della narrazione umoristica è lo scopo che si propone, cioè divertire il lettore e in genere si distingue in: risata fine a se stessa,

Ridere fra le pagine

offre lo spunto per riflettere su una determinata situazione,

rologico, sarebbe l’antica risposta che l’essere umano dava a uno scampato pericolo, come una manifestazione di sollievo. Che si creda o meno a tale ipotesi, è comunque scientificamente dimostrato che ridere fa bene alla salute, non solo in senso figurato ma reale: l’azione di ridere stimola la produzione di ormoni importanti per il nostro benessere, rinforza il sistema immunitario e ha perfino un’azione antidolorifica. L’umorismo, invece, si fonda spesso sull’ironia, sui giochi di parole o sugli scambi di ruolo, sui colpi di scena che facciano riflettere sull’assurdità di una situazione o su un certo tipo di personaggio stereotipato; la parodia fa parte di questa categoria, poiché spesso sottolinea, in maniera esagerata, alcune caratteristiche di un personaggio, di una storia, di un gruppo di persone come, ad esempio, nel racconto di Woody Allen (vedi p. 8), in cui si ironizza sulla mafia italo-americana esaltandone la volgarità e l’ignoranza). L’umorismo, però, richiede anche di essere recepito e questo non sempre succede, poiché la partecipazione mentale ed emotiva è diversa da persona a persona. In pratica, non tutti ridono per le stesse cose, sia per differenti livelli e tipologie di senso dell’umorismo, che per differenze culturali, gusti, preferenze ecc. L’umorismo, infatti, per essere compreso, richiede l’appartenenza a uno stesso modello sociale o la condivisione di qualcosa; semplificando, potremmo dire che se, ad esempio, una persona non conosce Laura Pausini e la sua canzone La solitudine, non riderà a vederne la parodia. La condivisione è ancora più necessaria

mira un personaggio pubblico di successo, ma non necessariamente. La comicità pura scaturisce da situazioni buffe in sé, come una torta che viene tirata in faccia inaspettatamente o un uomo che cade in maniera goffa, cioè un evento improvviso che rompe l’equilibrio di una situazione o la rappresentazione di un personaggio con caratteristiche eccessive (ad esempio, un uomo che, oltre a essere strabico, abbia anche un naso sproporzionato e molti peli). Questo è un tipo di comicità che, in linea generale, diverte tutti, anche coloro che – per età, cultura o altre variabili – sono lontani dalle situazioni narrate o viste. Ciò è vero soprattutto nella comicità cinematografica e teatrale, perché ci sono espressioni umane che suscitano ilarità in tutti, al di là della lingua, della razza e della cultura. Anche alcune situazioni sono universalmente riconosciute come comiche: quando qualcuno cade improvvisamente, ad esempio, suscita riso. Il fenomeno è quasi sempre limitato alle situazioni in cui è evidente che la persona caduta non si è ferita. A questo proposito è interessante menzionare il neuroscienziato indiano Vilayanur S. Ramachandran1, il quale affer- 1. Vilayanur S. Ramachandran, Che cosa sappiama che la risata, dal punto di vista neu- mo della mente, Mondadori, Milano, 2004.

e terminarla con un’indagine che la mancanza di idonei risultati rende quanto mai penosa, dobbiamo dire che, da qualunque parte si esamini la questione, non c’è nulla in comune fra gli asparagi e l’immortalità dell’anima»: spesso l’umorismo si basa su un nonsense (la possibile correlazione tra gli asparagi e l’immortalità dell’anima) come in questa citazione di Achille Campanile (1899-1977); ma, a una seconda lettura, l’apparente nonsense si spiega con l’evidente presa in giro di certi studiosi, scienziati o filosofi che talvolta sembrano concentrare i loro sforzi per dimostrare cose ovvie e risapute, mostrando una mancanza di buonsenso per chi, in teoria, dovrebbe esserne dotato. Tra i contemporanei di Campanile ricordiamo Giovannino Guareschi (1908-1968), noto soprattutto per la sua saga di Don Camillo e Peppone, rispettivamente parroco e sindaco di Brescello, in provincia di Reggio Emi-

ammira quella persona o condivide qualcosa con l’oggetto della satira, probabilmente invece di ridere proverà sentimenti negativi come la rabbia, l’offesa, l’indignazione.

lia. Nell’immediato dopoguerra, quando non c’era più la Resistenza a unire forze politiche per certi aspetti divergenti come i cattolici e i comunisti, erano abbastanza frequenti la polemica e la lotta tra queste due frange, soprattutto nella gestione di piccole realtà come i paesi, nei quali il parroco e il sindaco erano le personalità più rispettate e autorevoli. Guareschi narrò le possibili (e spesso assurde) divergenze tra queste due figure. La saga comprende più di dieci romanzi, il primo dei quali è Don Camillo (1948) e l’ultimo, pubblicato postumo, Don Camillo e Don Chichì (1969). Dalla saga sono stati tratti diversi film di enorme successo, interpretati da Fernandel nel ruolo di Don Camillo e da Gino Cervi nel ruolo di Peppone. L’umorismo, in libreria, vende da sempre molto bene; in Italia, negli ultimi decenni, anche i comici di cabaret e teatro si sono cimentati con la scrittura, oppure hanno messo sulla carta parte dei loro monologhi e dei loro spettacoli. Tra questi Luciana Littizzetto (1964), con Sola come un gambo di sedano (2001) e La Jolanda furiosa (2008); Gene Gnocchi (1955), con Stati di famiglia (1993) e Sai che la Ventura dal vivo è quasi il doppio? (2002); Raul Cremona (1956), con L’arte della prestidirigiri… (2008); Geppi Cucciari (1973), con Meglio un uomo oggi (2009). Wodehouse (1881-1975) è forse il più famoso umorista inglese; estremamente produttivo, scrisse quasi cento opere tra romanzi, racconti e una commedia musicale. I suoi libri sono divisi in cicli, il più noto dei quali è quello di Jeeves,

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per godere della satira che, come abbiamo detto, di solito prende di mira un certo soggetto (persona, partito, tema ecc.) per metterlo in ridicolo; se il lettore (o lo spettatore), al contrario,

valletto di un ricco signore che, per una ragione o per l’altra, si trova sempre in situazioni complicate e sfortunate. Chi tira fuori dai guai l’imprudente riccone è, naturalmente, Jeeves. Jerome Klapka Jerome (1859-1927), anch’egli inglese, scrisse alcuni romanzi, ma viene ricordato soprattutto per Tre uomini in barca (per tacere del cane), edito nel 1889: tre amici, Jerome, Harris e George, insieme a un cane, risalgono il Tamigi in barca, vivendo una serie di assurde e divertenti avventure. Douglas Noël Adams (1952-2001) è

stato, in ordine di tempo, l’ultimo grande umorista inglese; è noto soprattutto per la Guida galattica per gli autostoppisti, un romanzo in cui l’umorismo si coniuga con la fantascienza. L’americano Arthur Bloch (1948) ha riscosso invece un successo planetario con La legge di Murphy e altri motivi per cui le cose vanno a rovescio! (1988), compendio di frasi e detti sul tema della sfortuna, il cui primo assioma è: «Se qualcosa può andar male andrà male». Sulla scia del primo successo, Bloch ha scritto altri due libri sulle leggi di Murphy.

COLLEGAMENTI

LA MUSICA Il riso sul pentagramma: la canzone umoristica

Ridere fra le pagine

1

La canzone umoristica contemporanea per eccellenza è quella demenziale. L’aggettivo demenziale (che deriva da “demente”) è stato applicato a un genere musicale umoristico caratterizzato da testi pieni di nonsense, parodistici, surreali e, talvolta, anche volgari e grossolani. Prima del demenziale, tuttavia, ci sono stati esempi notevoli di canzoni umoristiche, come quelle di Fred Buscaglione (19211960) tra cui Eri piccola, Che bambola, e Teresa non sparare, che ironizzavano sull’uomo macho e conquistatore che, però, soccombeva davanti a donne per niente arrendevoli. Anche alcune canzoni del Quartetto Cetra, attivo dal 1941 al 1988, sono ricche di umorismo, come Però mi vuole bene (1964), storia di una donna che crede ciecamente nell’amore del marito, il quale “casualmente” la mette spesso in pericolo di vita fino a riuscire nel suo intento. Alcune produzioni musicali degli anni Cinquanta non venivano catalogate come demenziali, ma sicuramente lo erano come, ad esempio, le canzoni Nonneta, Il carceratto e Il gatto scritte dall’attore Alberto Sordi, modernissime e caratterizzate da un umorismo assurdo. La canzone demenziale, quindi, esiste da molto tempo, ma viene così chiamata dagli

anni Settanta, dopo che Freak Antoni (Roberto Antoni), il leader del gruppo bolognese Skiantos, l’ha definita in questo modo. La fine degli anni Settanta e, in particolare, gli anni 1977 e 1978 videro arrivare al successo gli Skiantos, con canzoni che rompevano con la tradizione sia dei cantautori impegnati che della musica leggera più popolare; in particolare, ebbero grande successo i brani Io ti amo da matti (sesso & karnazza), Mi piaccion le sbarbine, Sono un ribelle, mamma. La prima band demenziale, però, anche se non veniva definito così, fu quella degli Squallor, nome dietro al quale si nascondevano parolieri “seri” come Daniele Pace o Giancarlo Bigazzi e il produttore discografico Alfredo Cerruti. Tra i loro successi Arrapaho (1983) e Cambia mento (1994). Il demenziale ha talmente successo che ogni anno, a Sanremo, si organizza un festival dedicato al genere e chiamato, non a caso, Festival di Sanscemo. I più noti gruppi demenziali sono Gli Atroci, i Nanowar of Steel, gli Zio Ematitos, mentre tra i cantanti singoli ricordiamo Dario Vergassola, Stefano Nosei (entrambi attori) e Leone di Lernia. I più popolari, comunque, sono Elio e le Storie tese, gruppo nato negli anni Ottanta. Nel 1996 Elio e le Storie tese si sono presentati al Festival di Sanremo, qualificandosi al secondo posto con La terra dei cachi, una canzone che allude ai cronici reati dell’Italia.

detta chick-lit, espressione americana che indica la letteratura per ragazze, è umoristica e si basa sull’autoironia di donne “sull’orlo di una crisi di nervi” per ragioni prettamente femminili: l’impossibilità di trovare il principe azzurro, i chili di troppo, la paura di invecchiare, la difficoltà di conciliare lavoro, carriera e vita privata. Helen Fielding (1958) ha riscosso un enorme successo con Il diario di Bridget Jones (1998), cronaca di una trentenne afflitta dalla ricerca del peso-forma e

dell’uomo ideale. Dal romanzo è stato tratto il film omonimo di cui nel 2005 è uscito il sequel, Che pasticcio Bridget Jones! E il problema del peso-forma riguarda anche la protagonista di Ma tu mi vedi grassa? (1998) di Arabella Weir (1957), che ha doppiato il successo con Mai piangere sul latte versato (2002). Sophie Kinsella (1969), pseudonimo di Madeleine Wickham, ha ottenuto un enorme successo con il ciclo I Love Shopping (2007), che narra le disavventure di una giornalista affetta da un impulso irrefrenabile allo shopping.

La terra dei cachi di Belisari, Conforti, Civaschi, Fasani Parcheggi abusivi, applausi abusivi, villette abusive, abusi sessuali abusivi; tanta voglia di ricominciare… abusiva. Appalti truccati, trapianti truccati, motorini truccati che scippano donne truccate; il visagista delle dive è truccatissimo. Papaveri e papi, la donna cannolo, una lacrima sul visto… Italia sì Italia no Italia bum, la strage impunita. Puoi dir di sì puoi dir di no, ma questa è la vita. Prepariamoci un caffè, non rechiamoci al caffè: c’è un commando che ci aspetta per assassinarci un po’. Commando sì commando no, commando omicida. Commando pam commando papapapapam, ma se c’è la partita il commando non ci sta e allo stadio se ne va, sventolando il bandierone non più il sangue scorrerà… infetto sì, infetto no, quintali di plasma. Primario sì primario dai, primario fantasma, io fantasma non sarò e al tuo plasma dico no. Se dimentichi le pinze fischiettando ti dirò (fischio) “ti devo una pinza,(fischio) ce l’ho nella panza”. Viva il crogiuolo di pinze, viva il crogiuolo di panze. Quanti problemi irrisolti ma un cuore grande così. Italia sì Italia no Italia gnamme, se famo du spaghi. Italia sob Italia prot, la terra dei cachi. Una pizza in compagnia, una pizza da solo, un totale di due pizze e l’Italia è questa qua. Fufafifì fufafifì Italia evviva. Italia perfetta, perepepé nanananai. Una pizza in compagnia, una pizza da solo: in totale molto pizzo, ma l’Italia non ci sta. Italia sì Italia no, Italia sì ué, Italia no, ué ué ué ué ué.

Achille Campanile da Achille Campanile, Opere, a cura di Oreste Del Buono, Classici Bompiani, Milano, 2001

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Ridere fra le pagine

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Autore: Achille Campanile Raccolta: Opere, romanzi e racconti Anno: 1924-1933

Afflitto dal dubbio di essere pazzo, volli consigliarmi con un medico circa l’opportunità di sottopormi ad un esame psichiatrico1. «Ma sei pazzo?» mi disse quegli. «Perché vuoi farlo? Sarebbe una pazzia andare a mettersi in bocca al lupo». «Naturalmente», dissi, «se sono pazzo, niente di strano che commetta delle pazzie». «Che vuol dire?» esclamò l’altro, ridendo bonariamente. «Anch’io sono pazzo. Ma non lo dico a nessuno. Fossi matto». «Perché?» «Ma andiamo, dovrei esser pazzo per rivelare d’esser pazzo. Simulo2. Fa’ altrettanto tu e non ti crear problemi». Mentre me ne andavo, mi richiamò. «Per carità», fece «non lo dire a nessuno». «Che cosa?» «Che sono pazzo». «Credo già si sappia». Andai da un amico. «Vorrei simulare la tua saggezza», gli dissi. «Ti consiglio di non imitare me, allora», mi disse. Malgrado il parere del medico, mi presentai al manicomio e chiesi d’esser messo in osservazione3. 1. esame psichiatrico: visita specialistica atta ad accertare la presenza di malattie mentali. 2. Simulo: fingo.

3. essere messo in osservazione: essere ricoverato, visitato e osservato per verificare la presenza della malattia.

L’AUTORE

Achille Campanile Achille Campanile nasce a Roma nel 1899. Inizia la sua carriera giovanissimo, come giornalista, e si distingue subito per l’ironia, il paradosso e il senso dell’umorismo. Scrittore non solo di prosa, ma anche commediografo, fu aiutato e sostenuto da Luigi Pirandello ed Eugenio Montale, che ammiravano il suo talento. Nel 1924 va in scena la sua prima commedia, Centocinquanta la gallina canta e, nel 1927, pubblica il primo romanzo, Ma cos’è questo amore? Raggiunge il massimo della popolarità negli anni Trenta quando, con la sua consueta

ironia, inviato come commentatore al Giro d’Italia del 1932, inventa un ciclista inesistente; nel dopoguerra continua a lavorare, nell’ombra, come sceneggiatore e soggettista per la televisione e il cinema. Negli anni Settanta vive un secondo momento di grande successo soprattutto grazie a Manuale di conversazione (1973) e Gli asparagi e l’immortalità dell’anima (1974). Tra i suoi grandi successi, oltre a quelli già citati, ricordiamo anche La moglie ingenua e il marito malato (1941), Il povero Piero (1959), L’eroe (1976). In tutto, ha scritto quattordici commedie teatrali e più di trenta romanzi. Muore nel 1977.

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«Che sintomi avete?» mi domandò il direttore. «Ecco, io mi considero pazzo». «Non basta. Bisogna assodare4 se lo siete davvero». «Perché? Nel caso che io fossi pazzo, lei mi considererebbe pazzo?» «Evidentemente.» «E sbaglierebbe. Se io fossi realmente pazzo, non sarei pazzo a considerarmi pazzo. Mentre, se non lo fossi, è chiaro che lo sarei per il fatto di ritenermi tale». «Ma in che consisterebbe la vostra pazzia?» «Nel credermi pazzo senza esserlo». «Ma allora non sareste pazzo, se non lo siete». «Lo sarei in quanto, senza esserlo, mi ritengo tale. Se mi ritenessi pazzo essendolo realmente, questo mio credermi pazzo non sarebbe pazzia; mentre lo è se non lo sono». Il direttore del manicomio si passò una mano sulla fronte. «Voi mi fate diventare pazzo», mormorò. Si volse all’assistente: «Cosicché, dovremmo metterlo al manicomio se non è pazzo?» «Precisamente», fece l’assistente. «Perché, non essendolo, ritiene di esserlo. Questa è la sua forma di pazzia». «Ma con questo ragionamento», obiettò il direttore, «se fosse pazzo non lo metteremmo al manicomio». «Beninteso. È pazzo se non è pazzo». «Ma siete pazzo voi». «Sarei pazzo se non ritenessi pazzo uno che non essendo pazzo si considera pazzo e che non sarebbe pazzo a considerarsi pazzo, se fosse realmente pazzo». A tagliar corto il direttore mi sottopose a una minuziosa5 visita, sperimentò le mie reazioni, mi interrogò e...


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