UN Mondo A Spirale PDF

Title UN Mondo A Spirale
Course Sociologia
Institution Università degli Studi di Perugia
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appunti dettagliati del libro...


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FABIO D’ANDREA Riassunto

UN MONDO A SPIRALE!!

INTRODUZIONE La riflessione epistemologica sul ‘900 ha frantumato il mito del della sacralità dei fatti – i fatti, le basi della scienza, sono artefatti che vengono continuamente rifatti tramite demolizioni e ricostruzioni teoriche. La compartimentazione del sapere permette di stabilire gerarchie tra le discipline. Maffesoli: descrive le diverse libidines, i desideri profondi che guidano l’azione umana:

- “libido dominandi” ossia la brama di controllo e dominio su se stessi e sul mondo; - “libido sciendi” ossia la sete di conoscenza; - “libido sentiendi” ossia la spinta a provare emozioni e sensazioni. Le prime due, alleate, sono contrapposte alla terza. I rapporti tra le diverse libido sono chiarite dall’adagio cesariano “divide et impera” – se dominare è sapere, sapere è potere.

CAPITOLO 1 - VIA LATTEA O DEL SAPERE ESPERTO Il cammino segnato dal latte in senso immaginale è una strategia di comprensione della realtà che rinuncia alle “certezze” fornite dalla scienza per recuperare meraviglia e umiltà – siamo figli di un’era convinta a torto che il sapere sia solo uno strumento servile in un panorama tanto noto da risultare soffocante. Sebbene il sapere sia potere, il sapere resta comunque asservito al potere. Per porre al riparo da critiche i principali sostegni della cultura dominante, si ricorre alla pretesa che esista una sola cultura occidentale e moderna – idea che la scienza sia nata d’un tratto fatta e finita. Il positivismo confrontato con la comparsa dei fenomeni irreversibili, dell’aumento del disordine e della perdita di informazione si trova davanti alla necessità di un rovesciamento totale dei suoi valori. È necessario rifondare i principi dell’approccio scientifico, un nuovo metodo e ridefinire le pretese che la scienza può avere verso la conoscenza del mondo. Gli studiosi del XVII secolo avevano una situazione davanti a sé che impose un drastico rinnovamento a tutti i livelli della società, pena il collasso dell’ordine costituito. L’individuazione di una metodologia su cui basare una conoscenza affidabile è importante non solo nell’ottica del progresso scientifico, ma anche dal punto di vista del rafforzamento del potere statale e del consolidamento della dottrina religiosa; l’obiettivo specificatamente cognitivo era l’ultimo della lista. Teologia e filosofia lavoravano alla messa a punto di una versione cristiana del pensiero dei padri greci. – In gioco il ribilanciamento dei rapporti di potere all’interno del sapere; la stabilità è minacciata dall’erosione costante dei tradizionali principi di autorità e dalla pretesa di autodeterminazione individuale e collettiva che si diffonde. Nella fase di fondazione della conoscenza scientifica la separazione più netta che si stabilisce non è tra scienza e religione, ma tra sapere esperto e senso comune; la definizione di “ragione astratta” sottolinea l’allontanamento che ha portato la casta degli “esperti” ad arrogarsi ogni competenza. Il discorso erudito ha sempre preso le distanze dal senso comune, considerandolo nella migliore delle ipotesi materia bruta che necessita di un’interpretazione (e quindi di una correzione della “falsa coscienza”) – “debolezza popolare”. Diffusa la convinzione che sebbene non si possa mettere in atto alcuna riforma senza una certa misura di libertà intellettuale, una libertà di pensiero incontrollata e indisciplinata mette in pericolo l’ordine costituito – il sapere ottenuto dal Libro della Natura, scritto da Dio, ha un peso etico tale da farne il fondamento dell’agire corretto. La scienza in statu nascendi ha molte meno pretese della sua stirpe successive, in quanto rifuggiva dall’idea che tutto sia comprensibile; Newton si diceva soddisfatto di pensare che la natura rimanesse indefinita e indecifrabile, era necessario che la ricerca di intelligibilità imparasse a riconoscere i suoi limiti: la nozione di limite all’attività conoscitiva viene vista come un attentato alla libertà “incontrollata e indisciplinata” e a un regresso ai tempi oscurantisti dalla prerivoluzione scientifica, (sapere come scoglio in un mare di mistero). – Morin: “La conoscenza è una navigazione in un oceano di incertezza attraverso arcipelaghi di certezze”.

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Secondo Boyle una concezione di Dio tale da presentarlo come immanente era un’arma sociale quanto tecnologica. Regimi autoritari in un’ incarnazione tecnologica, opprimente senso di intrusione – esigenza di controllo strettamente connessa al senso di crisi percepito. “L’emotività della paura, mediante il suo prolungamento, ovvero la ratio, si trasforma in passione d’ordine, in Stato, in civitas meccanicisticamente ordinata.” – Hobbes afferma che la ratio naturalis umana ha per scopo dilazionare potenzialmente all’infinito la minaccia di morte: la paura diventa la sorgente prima della ratio. -

F. Bacon: non si trova nulla, in storia naturale, che sia stato ricercato, verificato, misurato con i mezzi dovuti, tutto ciò che è indefinito e vago nell’osservazione diviene ingannevole e traditore nell’informazione. Durkheim: se si affermasse una conoscenza perfetta e completa della realtà, tutta la realtà verrebbe svelata in piena luce, ridotta ad una somma di nozioni facilmente manipolabili, non ci sarebbero più i misteri dell’universo.

Le procedure scientifiche consentono la costruzione del sapere certo cui ambivano i pionieri della rivoluzione scientifica. L’esperimento è il primo passo verso il controllo della Natura, tuttavia anch’esso presenta aspetti arbitrari (laboratorio come terreno sterile, nessun contatto con la realtà). -

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Feigenbaum: in fisica il modo per comprendere il mondo dev’essere quello di tenerne isolati gli ingredienti finché non siano comprese le cose che si ritiene siano veramente fondamentali; si suppone quindi che le altre cose che non si comprendono siano solo dettagli. L’assunto è che ci sia un piccolo numero di principi che si possono discernere guardando le cose nel loro stato puro e che poi in qualche modo si compongano questi principi in modi più complicati quando si vogliono risolvere problemi meno puri. Monod: scienza come scommessa sulla natura del reale e della conoscenza. In tutte le scienze è stata fatta valere una sorta di determinismo newtoniano, ma le misurazioni non potevano essere mai perfette.

Effetto farfalla: dipendenza sensibile dalle condizioni iniziali. Una catena di eventi può avere un punto di crisi in cui piccoli mutamenti sono suscettibili di ingrandirsi a dismisura; il caos significa che tali punti sono dappertutto. La libido sciendi ha perso la capacità di impulso portando all’imperitia sciendi, l’”intelligenza cieca” – mutazione straordinaria nella conoscenza, fatta sempre di meno per essere discussa dalle menti umane e sempre più per essere riportata in memorie di informazione manipolate da poteri anonimi; la prodigiosa ignoranza è a sua volta ignorata dagli studiosi. L’effetto farfalla priva di ogni fondamento e la pretesa meccanicistica su cui regge l’impianto tradizionale dell’esperimento, in quanto la logica che presiede alla scelta dei parametri finora adottata non ha più senso. “Solo un’epoca come la nostra, con la sua disposizione analitica, poteva trovare nella sintesi l’elemento più profondo, l’unità e la totalità del rapporto formale tra lo spirito e il mondo, quando invece esiste un’unità originaria, predifferenziale che fa sorgere da sé elementi analitici e se ne sta al di là dell’analisi e della sintesi, sia che esse nascano come un’azione reciproca, presupponendosi reciprocamente ad ogni gradino, sia che la sintesi unifichi in un secondo tempo gli elementi analiticamente separati, la quale unità è però cosa ben diversa dall’altra che precedeva la separazione.” Maffesoli oppone alla “ragione astratta” e astraente (unità ricostruita della sintesi) la “ragione sensibile” (unità predifferenziale cui fa riferimento Simmel); ciò che le distingue è che la prima fornisce uno schema che presenta delle caratteristiche importanti, ma al quale manca l’essenziale, ovvero la vita, mentre la seconda sa avvicinarvisi, accompagnandola invece di ordinarle il da farsi. – Berger, “assassination throught definition”; riduzione del corpo ancor meno che a cadavere come metafora perfetta di ciò che i critici imputano alla stile di ricerca scientifico.

• SAPERE INCORPORATO Gli scienziati del XVII secolo, sebbene proclamassero la superiorità dei dati oggettivi come fonte di conoscenza, non rinunciavano alla certificazione umana dei loro procedimenti: “una scienza naturale che rifiuti del tutto la testimonianza altrui non è concepibile.” - Gilbert: ciò che veramente conta è che “tutto quello che viene ammesso provenga da storie credibili. La fondatezza delle storie e l’affidabilità delle testimonianze vengono giudicati sulla “mobilitazione del sapere all’opera nella vita sociale di tutti i giorni. Ricorso spontaneo alla fiducia, che non si vede ancora insidiata dalla secondarizzazione dei rapporti; l’ordine sociale è ben lungi dall’essere messo in gioco, funziona da generatore di affidabilità. Coscienza di far parte di una nuova élite che definisce i suoi contorni nell’opposizione agli strati sociali inferiori (Copernico, Gilbert, Galileo) – le connessioni tra successo mondano e salvezza ultraterrena descritte da Weber alimentano bisogni di un’etica pratica. Lo status del singolo diviene garanzia di affidabilità scientifica cosicché gli esperimenti acquisiscano una dimensione rituale che consolida lo spirito di appartenenza e la differenziazione.

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Il settorializzarsi della conoscenza e il rafforzarsi dello spirito esclusivo divengono tratti dominanti della configurazione individualista occidentale. La scienza diventa sempre più autoreferenziale, e la libido sentiendi ha sempre meno spazio e significato – inadeguatezza del sapere alle richieste dell’esistenza. Il processo di astrazione e strumentalizzazione porta ad assegnare al sapere stesso un ruolo parziale e ad interpretarlo non come una risorsa fondamentale. L’indebolimento della concezione del globale conduce all’indebolimento della responsabilità e della solidarietà; tale dinamica ha notevoli conseguenze sulla costruzione del sapere stesso e sulle aspettative che su di esso si concentrano. In primo luogo il radicalizzarsi della separazione tra sapere esperto e opinione comune implica un pregiudizio negativo nei confronti della seconda, e allo stesso modo la “casta degli eruditi” si presenta come un punto di riferimento fondamentale per ogni iniziativa, aumentando il valore delle sue specializzazioni e il potere che ne consegue dal loro possesso. Tuttavia gli aspetti imprevisti modificano l’insieme nel quale essa trova un senso: si tratta di effetti non voluti, in quanto la mossa iniziale faceva affidamento su uno stato di cose ritenuto “naturale” e “ovvio”, una prassi che non faceva sospettare il rischio dell’innescarsi di spirali perverse, prevedeva anzi il diffondersi di un ottimismo mitico. Lo stabilirsi della dicotomia implica l’incapacità di inserire se stessi e il proprio operato in un quadro di senso, ne deriva il diffondersi nel corpo sociale di un crescente senso di insicurezza e incertezza. L’esaurimento dell’ideale lascia in eredità all’occidente un’economia a favore di un’oligarchia senza volto e una comunità internazionale in preda a lotte intestine. Il corpo sociale si scopre incapace di orientarsi, vengono di fatto abbandonati gli interrogativi etici le scelte politiche e l’interesse generale. Furedi: nella fiducia una delle radici del problema; l’incessante espandersi dell’autorevolezza scientifica è eguagliato nella sua portata da un pesante clima di sfiducia e diffidenza nei suoi confronti. La captatio fiduciae non è avvenuta senza riflessi sull’autopercezione della “gente comune” che ha delegato ogni capacità di decisione agli esperti, ritenendosi non all’altezza di un’azione autonoma: la scienza è venuta dunque caricandosi di aspettative che non è in grado di soddisfare. Lo scarto tra la rappresentazione ideologica e le sue capacità effettive è divenuto impossibile da ignorare. L’impotenza deriva dunque anche dalla struttura intima della conoscenza che la modernità è venuta costruendo; l’alleanza tra libido dominandi e libido sciendi ha portato ad un knowledge divide che pochi finora hanno rilevato (il ricorso sempre più frequente a termini come “casta” e “cricca” è il segno di una crescente consapevolezza del fenomeno). La rassegnazione, la fuga dall’impegno non è fatalismo: qui si dubita di avere una capacità qualsiasi, perfino il consumo si rivela al di là delle possibilità soggettive (personal shopper/ life coach). L’accento ossessivo sulla felicità, che ha portato alla nascita di una branca specializzata dell’economia, segnala un disagio, la necessità magica di evocare qualcosa nella speranza che si avveri. Non c’è da stupirsene, secondo Maffesoli: le migliaia di anni di anzianità della nostra specie dimostrano doti indiscutibili che solo di recente sembrano annichilite. Prima che la differenziazione sociale si trasformasse in Spaltung, nessuno avrebbe mai avuto la necessità di far ricorso a professioni particolari per la maggior parte dei compiti richiesti per vivere, perché esisteva un sapere diffuso sul quale si faceva affidamento. Questo prima che la vulgar knowledge fosse schiacciata dalla learned expertise. Profondi livelli di percezione da cui origina la depressione, male del XXI secolo; allo stesso modo tra l’autorappresentazione e la capacità di azione c’è uno scarto che consente di risolvere l’apparente paradosso della continuità funzionale. Tuttavia gli uomini operano nella quotidianità senza rendersi conto di quanta parte del loro agire smentisca praticamente ed empiricamente le idee con le quali si descrivono a se stessi e agli altri.

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“In principio era l’azione”, Goethe (ridefinisce un ordine che la cultura occidentale sottace).

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“Cogito ergo sum”, Cartesio (attenzione frammentaria e lacunosa, coscienza episodica).

L’uomo è al di là di quel che crede è essenzialmente capace. La vita è contraddittoriale, mentre il filo del pensiero si vuole continuo e coerente, lineare ad esclusivo. -

Neumann: perdita del senso della misura, si è andati ben oltre il necessario e l’auspicabile. Maffesoli, apatia come non impegno civico e politico: processo di inversione frequente nelle storie umane; la vita sociale si “utopizza”, crea delle grandi entità (Dio, Stato, Religione) che poi riverisce, l’energia è allora estensiva. Se l’energia si spende all’interno e si attacca al minuscolo, crea dei piccoli dèi intercambiabili ed effimeri, legati ai luoghi e ai momenti, e diviene allora intensiva “ecologica”. Si stabilisce una stretta relazione tra la fine del politico e una supposta inerzia popolare, un luogo comune confezionato da coloro che non riescono ad ammettere che il pensiero possa fare a meno di un fine o di un’azione finalizzata. Si può ipotizzare che l’energia si trasfiguri ma non perda potenza.

Homo razionalis: individuo autonomo la cui caratteristica essenziale è di essere razionale. È portatore del sapere compartimentato, disincarnato ed utilitaristico, che “vede gli alberi, ma non la foresta”. È l’individuum, il non ulteriormente separabile, l’atomo. (Nietzsche, rivelarsi dell’Io come un groviglio di serpenti). L’uomo moderno ha continuato a comportarsi come se le pretese ideologiche fossero descrizioni verosimili e il collasso della complessità umana nello stereotipo dell’homo economicus fosse davvero accaduto.

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Wechselwirkung: unione dell’uomo e della natura. Di questa azione reciproca la modernità non ha saputo darsi conto, assolutizzando le dinamiche semplici di causa ed effetto, intendendo ogni forma di cultura come l’adeguamento più o meno forzato di un’idea ristretta e soffocante di razionalità. La socializzazione ha preso la forma dell’educazione e della pedagogia, che postulano che vi sia del vuoto che va riempito, del negativo che bisogna rendere positivo. Il fine dell’educazione moderna consiste nel fare del bambino un individuo autonomo, che sia la sua propria legge; grazie a ciò può essere in grado di partecipare al contratto sociale (l’associazione razionale dei soggetti che l’educazione ha reso autonomi). La visione antropologica recupera la corporeità e la compresenza, il paradosso e la coscienza ordinaria, il male; rimangono sul terreno frammenti di sogni infranti: controllo e dominio, autonomia, pulizia/purezza (versante simbolico/ sacrale dell’autonomia). La passione simmeliana per l’interazione (la Wechselwirkung) è limpidamente opposta al delirio che afferma la liberazione da ogni vincolo. -

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Morin: il soggetto isolato si rinchiude nelle insormontabili difficoltà del solipsismo. La nozione di soggetto acquista senso unicamente in un eco-sistema e dev’essere inserita in un meta-sistema. Dobbiamo riconoscere il nostro doppio radicamento nel cosmo fisico e nella sfera vivente, e nel contempo il nostro sradicamento propriamente umano: siamo nello stesso tempo dentro e fuori la natura (II a priori di Simmel) – radicamento dinamico. La teoria di Maffesoli è essa stessa contraddittoriale. Maffesoli: non è più questione di restare chiusi nella fortezza del proprio spirito, bensì di trovare una paradossale libertà nella reclusione collettiva e di non esistere che in funzione di un “Io comune”.

Generalizzazione estrema del tribalismo: - Morin: criticando l’individualismo sostiene una posizione che fa di ciascun individuo il semplice “punctum” di una catena ininterrotta, considerando ognuno un microcosmo, cristallizzazione ed espressione del macrocosmo generale. Il soggetto post-moderno è impegnato in una building infinita, che lo lega costantemente al mondo e agli altri conservando una sua cifra di unicità. È l’approccio all’uomo che meglio orienta la nozione di forma e il formismo di Maffesoli: “[essi]ci fanno accedere ad una struttura specifica, ci portano a considerare la realtà come una globalità; la forma aggrega, riunisce, modella un’unicità, lasciando ad ogni elemento l’autonomia sua propria e costituendo un’innegabile organicità.” I diversi momenti del percorso di ricerca di Maffesoli vanno dunque intesi come oscillazioni che di volta in volta illustrano una delle posizioni possibili nell’arco tensivo della sua visione del mondo e della sociologia. Esiste una stretta interazione tra oggetto e soggetto; di fatto la forma permette di comprendere la reversibilità delle cose e del senso. SPIRALE: L’IMMAGINE CHE SI RITIENE PIÙ ADATTA PER DESCRIVERE IL MOVIMENTO DEL SAPERE. -

Simmel: “tragitto antropologico” (Durand), movimento costante dello spirito soggettivo allo spirito oggettivo e viceversa, cosicché il soggetto, tornando su certi contenuti, è come se li osservasse da un livello qualitativamente superiore – sapere come cammino irrequieto ed irregolare, una serie senza regole di avanzamenti, stasi e recessioni che portano infine ad un’epifania, un darsi che è anche un salto.

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Maffesoli: nel descrivere l’avvenire dell’uomo a se stesso fa ricorso alla produzione di immagini, vi è qualcosa di circolare, che ricorda la spirale; questa produzione non obbedisce più al linearismo meccanico, ma segue un insieme di circonvoluzioni che ne complicano particolarmente l’interpretazione. Esiste una struttura labirintica presente allo stesso tempo nell’inconscio e nel mondo delle immagini.

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CAPITOLO 2 - MONTE CITERONE/ CAPRICORNO O DELLA RAGIONE CONTESTUALE Ciò che sembra incomprensibile richiede una diversa capacità di lettura, l’apertura ad altre leggi; confrontarsi con il capricorno (animale mostruoso, confuso e inclassificabile) significa scavare negli strati profondi delle nostre percezioni e superare l’apparente semplicità della ragione astratta.

• RAGIONE La compresenza di esponenti di correnti diverse non può essere letta unicamente come il risultato di un’evoluzione che lascia dietro di sé epigoni sterili, ma va intesa come dimostrazione vivente che la cultura è un processo in continuo divenire. Ciò smentisce radicalmente le pretese assolutistiche della variante che si presenta di volta in volta come egemone e...


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