Uomo del mio tempo: analisi della poesia in questione. PDF

Title Uomo del mio tempo: analisi della poesia in questione.
Course Dialettologia italiana
Institution Università degli Studi di Perugia
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Summary

Analisi concisa e dettagliata della poesia Uomo del Mio Tempo di Salvatore Quasimodo.
Nell’analisi sono riportate le più importati figure retoriche, il significato, la divisone della poesia, la sintassi, e il messaggio dietro tale componimento...


Description

Uomo del mio tempo: la poesia “Uomo del mio tempo” è stata composta da Salvatore Quasimodo ed è stata pubblicata nel 1947 come componimento di chiusura della raccolta Giorno dopo giorno. Questa poesia ha come tema centrale la guerra e la sofferenza che essa genera negli uomini. Può essere suddivisa in due macro sequenze: -

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la prima (vv. 1-13) è caratterizzata da tempi al passato (come “SEI”, “ERI”, “HO VISTO”) e presenta attraverso una serie di riferimenti simbolici la lunga tragedia che ha segnato il secondo conflitto mondiale la seconda (vv. 14-17) è costituita da una sorta di “preghiera” rivolta agli uomini del presente e del futuro, con l’utilizzo dell’imperativo (come “DIMENTICATE”, “SALITE”).

Quasimodo nel corso della poesia fa uso di diverse figure retoriche come ad esempio l’Enjambement presente ai versi 1-2; 2-3; 4-5; 5-6; 8-9; 10-11; 12-13; 14-15. Oltre all’ Enjambement fa uso della metafora, per indicare maggiormente allusioni agli elementi di tortura utilizzati in guerra; al verso 3 abbiamo “ali maligne”: per indicare le ali degli aerei, viste con terrore dalla popolazione civile poiché durante la guerra segnalavano un imminente bombardamento; “meridiane di morte”: le meridiane sono strumenti di alta precisione utilizzate dai soldati per rilevare la posizione dei bersagli sui quali sganciare le bombe, per cui diventano portatrici di morte; v. 4: “carro di fuoco” indica il carro armato; v. 17: “gli uccelli neri” sono gli avvoltoi che si aggirano nei pressi dei cadaveri insepolti, lasciati sulla terra fredda dopo il combattimento. Quest’immagine che ci fa vivere Quasimodo ricorda molto il proemio dell’Iliade, in cui lo stesso Omero nel IV secolo a.C scrive “generose travolse alme d'eroi, e di cani e d'augelli orrido pasto lor salme abbandonò”. Anche il poeta greco mette in luce le oscenità della guerra, che miete vittime, che rimangono come carcasse divorate da avvoltoi senza scrupoli. Possiamo trovare una Sinestesia al v.10: “questo sangue odora” e al v.12: “eco fredda”; inoltre nel brano compare anche la figura retorica della Sineddoche al v. 2: “carlinga”, al v.3: “ali”, “meridiane”: con queste tre parole si indica l’aereo, proprio attraverso le sue componenti (la parte per il tutto); è presente anche una metonimia al v. 7: “senza Cristo”: qui si nomina il messaggero (Cristo) per indicare il messaggio di pace da lui stesso portato e diffuso. Infine possiamo riconoscere una similitudine al vv. 10-11: “E questo sangue odora come nel giorno/ quando il fratello…”; Nella poesia “Uomo del mio tempo” nella sintassi prevale la struttura paratattica e l’utilizzo di frasi brevi; il lessico è quello della lingua comune, semplice e comunicativo, con alcune eccezioni date da parole più tecniche e specifiche come (“meridiane”, “carlinga”). Da un punto di vista stilistico, l’autore adotta diverse figure retoriche, creando un linguaggio raffinato ed elegante ma che si discosta dalle esagerazioni linguistiche dagli ermetici degli anni Trenta. L’autore sembra sin da subito sembra voler denunciare la tragicità della guerra, che porta non altro che continua devastazione. L’autore sembra in qualche modo ripercorrere le tappe della guerra, da quella combattuta con le fionde e con le pietre, fino ad arrivare a quella del suo periodo combattuta con armi ben più tecnologiche e all’avanguardia che fanno strage di uomini e non risparmiano nessuno. Ci parla degli aerei da guerra e dei carrarmati. L’uomo è rimasto lo stesso uomo primitivo e

selvaggio di un tempo, con la sola differenza che il suo potere distruttivo è aumentato. In quel periodo infatti saranno sganciate le prime bombe nucleari su Hiroshima e Nagasaki che porteranno alla morte non solo di soldati ma anche di civili con enormi conseguenze su tutta l’umanità. Viene rievocata la vicenda di Caino e Abele, apparentemente lontana ma eppure così attuale: il poeta ricorda infatti l’inganno condotto da Caino per uccidere suo fratello “andiamo ai campi”, e sembra di avvertire ancora l’odore del sangue di Abele sparso nei campi, così come sembra di udire il suo urlo di dolore. Proprio il mito biblico rappresenta il punto di contatto fra la prima e la seconda parte Quindi se nella prima parte della poesia, il poeta, ribadisce quanto la guerra sia terribile, nella seconda parte fa una sorte di preghiera, rivolta alle generazioni presenti e future di uomini attraverso il vocativo (“o figli”), esortandoli a cancellare, le colpe atroci di cui si sono macchiate le generazioni passate, attraverso l’amore fraterno....


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