Heidegger La questione della tecnica PDF

Title Heidegger La questione della tecnica
Course Filosofia teoretica
Institution Università degli Studi di Napoli Federico II
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Riassunto del saggio di Martin Heidegger "La questione della tecnica"...


Description

La questione della tecnica (Heidegger) Heidegger nel suo saggio si propone di individuare l’essenza della tecnica. CI sono due definizioni classiche di tecnica: 1. La tecnica è un mezzo in vista di fini 2. La tecnica è un’attività dell’uomo. Queste due definizioni della tecnica sono connesse. Proporsi degli scopi e apprestare e usare i mezzi in vista di essi, infatti, è un'attività dell'uomo. All'essenza della tecnica appartiene l'apprestare e usare mezzi, apparecchi e macchine, e vi appartengono anche questi apparati e strumenti stessi, come pure i bisogni e i fini a cui essi servono. La totalità di questi dispositivi è la tecnica. Essa stessa è un dispositivo, o in latino, un instrumentum. La definizione strumentale di tecnica è quindi corretta e vale anche per la tecnica moderna. Tuttavia la definizione strumentale non esaurisce l’essenza della tecnica, che è fondamentale conoscere per usarla nel modo corretto. “Solo il vero ci può condurre a svelare l'essenza della tecnica. La definizione strumentale non ci mostra l'essenza della tecnica. Dobbiamo domandarci cosa sia la strumentalità. A cosa ci fanno pensare elementi come mezzo e fine. Heidegger a questo punto evidenzia il rapporto di causalità esistente tra mezzo e fine. Bisonga quindi analizzare prima di tutto il concetto di causa, che non è solo ciò mediante cui qualcos’altro è effettuato, vediamo infatti le sfumature. Per anni la filosofia ha insegnato che esistono 4 cause. La dottrina delle cause risale ad Aristotele.    

Causa materialis: la materia con cui si fa un calice d’argento Causa formalis: la forma in cui la materia entra Causa finalis: lo scopo, il rito per il quale il calice serve Causa efficiens: che produce l’effetto, il calice compiuto, cioè l’orafo.

Tutte queste cause possono essere definite “responsabili del calice”. In particolare l’orafo considera e raccoglie i tre modi menzionati dell'esser-responsabile e li fa entrare in gioco nella produzione del calice sacrificale. I quattro modi dell'esser-responsabile portano qualcosa all'apparire. Fanno sì che questo qualcosa si avanzi nella presenza. Essi lo liberano per questo suo avanzare, cioè per il suo compiuto avvento. Essere responsabile in questa prospettiva vuol dire “far si che qualcosa avvenga”. Essi fanno rendono presente ciò che non è ancora presente. Platone risponde a cosa sia questo processo "Ogni far-avvenire di ciò che -qualunque cosa sia - dalla non presenza passa e si avanza nella presenza è produzione”. Così intesa, la produzione può anche essere definito come un processo di disvelamento. SI ha quando qualcosa di nascosto vie nella disvelatezza. Ora, possiamo dire che la tecnica è un modo del disvelamento, e non è semplicemente un mezzo, nella tecnica ci sono quattro modi del far-avvenire. La tecnica serve a PRO-DURRE Nella tecnica moderna tuttavia non è un pro-durre, ma è un pro-vocare. Il disvelamento che vige nella tecnica moderna è una pro-vocazione la quale pretende dalla natura che essa fornisca energia che possa come tale essere estratta e accumulata. Fin da principio orientato a promuovere, cioè a spingere avanti, qualcosa d'altro verso la massima utilizzazione ed il minimo costo. L’esempio è quello dell’estrazione del carbone, che viene in un promo momento estratto in vista dell’impiego del calore in esso contenuto e quello stesso calore impiegato per far stare in attività la macchina. Quindi la natura è un FONDO a disposizione. In particolare un “Fondo per l’impiego”.

La nozione di fondo è particolare ed si riferisce a tutto ciò che ha in sé Disvelamento Provocante. Il fondo non è l’oggetto in sé, ma il modo in cui esso si presenta come disvelamento. Noi moderni, con la tecnica, eseguiamo un particolarissimo tipo di manifestazione della natura: le richiediamo la sua energia. Non si tratta più di creare oggetti, ma di stabilire (svelare) quello che Heidegger chiama un “fondo” da impiegare: non si vogliono costruire centrali idroelettriche in quanto tali, ma un sistema di sfruttamento dell’energia elettrica; non aerei semplicemente in quanto oggetti dotati di ali, ma in quanto parti di un sistema di trasporti. Uno scenario in cui è facile perdersi. Nell’artigiano si riassume l’organizzazione di una materia, l’argilla, di una forma, quella del vaso, e un di fine, contenere l’acqua. In questo caso, l’uomo dà vita a un oggetto che non avrebbe potuto esistere altrimenti, e porta a compimento una parte di realtà come lo sbocciare di un fiore ne porta a compimento un’altra. Dall’altro lato c’è la tecnica moderna: la scoperta dell’energia atomica porta a codificare un sistema di centrali che “chiedono” all’uranio di sprigionare quantità incredibili di energia, determinando un “fondo” di potenza da sfruttare nei modi più disparati. Viene svelato il potere dell’energia atomica, ma non in quanto oggetto: in quanto riserva. Es. Un aereo sulla pista di decollo è un oggetto, ma si disvela in quanto fondo solo nella misura in cui è impiegata per assicurare la possibilità del trasporto. La macchina quindi non è indipendente, ma diventa fondo nel momento in cui viene usata pe uno scopo. Chi compie il richiedere provocante mediante il quale ciò che si chiama il reale viene disvelato come "fondo"? Evidentemente l'uomo. Tuttavia pur essendo egli stesso provocato a disvelare la natura, l’uomo non diventa mai egli stesso fondo, poiché in quanto esercita la tecnica, l'uomo è parte dell'impiegare (usare l’aereo per volare) come disvelamento, il quale non è semplicemente opera dell'uomo. L’uomo è alla provocato dal richiamo ad impiegare il reale come fondo, nell'imposizione. L’uomo è provocato all’impiego e non fondo d’impiego. Im-posizione quindi è il processo per cui il soggetto è portato (provocato) a disvelare il reale come fondo attraverso la tecnica; l'uomo dell'età della tecnica è pro-vocato al disvelamento in un modo particolarmente rilevante. Tale disvelamento concerne anzitutto la natura come principale deposito di riserve di energia. Conformemente a ciò, il comportamento “impiegante” dell’uomo si manifesta anzitutto nell’apparire della moderna scienza esatta della natura: la fisica. E’ perché l’essenza della tecnica moderna risiede nell’”impianto di richiesta” che essa deve adoperare le scienze esatte. Di qui si origina la falsa apparenza che la tecnica moderna sia scienza applicata. Questa apparenza può imporsi come vera fino a che non vengano messe in luce adeguatamente l’origine essenziale della scienza moderna, e, più ancora, l’essenza della tecnica moderna. La scienza, cioè, è ancella della tecnologia. “L’essenza della tecnica moderna è quel processo, apparentemente inarrestabile e che si autoalimenta, attraverso cui si è instaurato quell’impianto coattivo di richiesta che provoca e costringe l’uomo a di svelare (conoscere) il reale (cioè il mondo naturale e l’uomo stesso) come “fondo da impiegare”. Questo modo di conoscere, per Heidegger angusto al pensiero, domina oggi su ogni altro modo più originario per l’uomo di esperire il reale.” Il pericolo dell’uomo moderno L’essenza della tecnica moderna, sottolinea Heidegger, porta l’uomo sul cammino di quel disvelamento mediante il quale il reale, in modo più o meno percettibile, diviene dovunque “fondo da impiegare”[42]. Su questo cammino, l’uomo procede perseguendo e coltivando soltanto ciò che si disvela nel modo dell’impiego, come “fondo” . Quando il disvelato si presenta all’uomo esclusivamente come “fondo da impiegare”, allora il cammino dell’uomo è sull’orlo del precipizio poiché comincia a sentirsi il “signore della terra” e a pensare che che si

incontra sussista solo in quanto è prodotto dall’uomo, e che dovunque l’uomo non incontri altro che se stesso. In realtà, invece, l’uomo di oggi tende a non incontrare più, in alcun luogo, neanche se stesso, si conforma in modo così decisivo all’impianto di richiesta da non riuscire a vedere tutti gli altri modi in cui egli stesso può esistere. Per H. invece il pericolo risiede nell’essenza della tecnica e il non “riconoscerlo” è il rischio supremo. Il dominio dell’essenza della tecnica - cioè il nichilismo - minaccia l’uomo nel senso che fonda la possibilità che all’uomo possa esser negato di raccogliersi in un “disvelamento” (in una verità) più originario di quello offerto dalla tecnica moderna. Cioè di non essere più in grado di esperire il richiamo di una verità più profonda. Il pericolo è il prevalere dell’essenza della tecnica, dell’imposizione. Ma quanto più ci avviciniamo al pericolo, conclude Heidegger, tanto più comincia a illuminarsi la via verso ciò che salva; e tanto più noi domandiamo, “perché il domandare è la pietà del pensiero”. La tecnica può persino aiutarci a guardare più a fondo in ciò che è l'imposizione, facendo apparire nel suo sorgere ciò che salva....


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