Teoria E Tecnica Della Traduzione PDF

Title Teoria E Tecnica Della Traduzione
Author Mariarca Oliviero
Course Introduzione alla traduzione scritta e orale
Institution Università degli Studi Suor Orsola Benincasa
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TEORIA E TECNICA DELLA TRADUZIONE. Strategie, testi e contesti CAPITOLO 1: Dall’analisi alle strategie traduttive 1.1FASI DI LAVORO: L’effetto della riflessione sulla traduzione degli anni 80 e 90 del secolo scorso ha accentuano un approccio descrittivo e non normativo ai fenomeni del tradurre (focalizzato sia sul processo che sul prodotto). L’idea di “fedeltà” al prototesto lascia spazio al concetto di “lealtà” verso l’autore e a quello di “rispetto” per le esigenze dei destinatari. Si discute di meno di “equivalenza” e “intraducibilità” e si dà più risalto alle “problematiche traduttive” e alle soluzioni per risolverle. Tradurre da professionisti comporta l’adesione a un progetto traduttivo consapevole, che determina l’orizzonte delle scelte del traduttore. Ogni problematica traduttiva emergerà nella fase di interpretazione e in quella di produzione del metatesto. Ogni testo presenta specifici problemi interpretativi, legati al codice, al canale, al genere testuale e alla sue convenzioni, all’autore, agli scopi, al tipo di fruizione del testo nella sua realizzazione originale. Dall’altra parte è evidente che tutti i tipi di traduzione implicano perdita di informazione, aggiunta di informazione e/o distorsione di informazione, anche se questi fenomeni possono essere attutiti o accentuati dalla competenza del traduttore, dalle caratteristiche dei destinatari e dal tipo di cultura in cui andrà ad inserirsi il nuovo testo tradotto. Il traduttore rispecchia anche la temperie culturale del suo tempo e le sue strategie traduttive risentiranno del modo in cui i suoi destinatari considerano ciò che è diverso, interessante oppure minaccioso. Le strategie traduttive a disposizione del traduttore sono il mezzo che permette di risolvere le questioni più pratiche del processo traduttivo (negoziando, omologando o eliminando ciò che è culturalmente estraneo ai destinatari, tramite una serie di opzioni intermedie). La consapevolezza traduttiva è legata alla capacità di operare delle scelte in relazione ad una serie di variabili, in modo da adottare l’opzione che permette di realizzare la traduzione più adeguata (NON LA MIGLIORE). La scelta di una strategia dipende dall’analisi del testo, dall’individuazione delle coordinate (spazio temporali, contestuali, testuali, psicologiche) e della dominante del proto testo: capire a fondo il messaggio, contestualizzarlo a livello temporale, spaziale e psicologico, individuare gli elementi fondamentali e caratterizzanti sono operazioni fondamentali e preliminari al trattamento traduttivo di qualsiasi testo, scritto o orale, letterario o specialistico. Chesterman disse che “una traduzione è fondamentalmente una ipotesi su un testo: essa va sottoposta a verifiche, raffinamenti e talvolta a revisioni e cambiamenti”. In questo consiste il lavoro del traduttore consapevole. L’unità traduttiva: si intende l’unità minima (a livello lessicale, frasale o testuale) su cui agisce il traduttore nel passaggio dal prototesto al metatesto. Tuttavia è necessario considerare il testo nel suo complesso, visto come un unità di pensiero, per poter arrivare alla riformulazione del periodo che lo costituisce. Spesso, dal prototesto al metatesto, si nota l’eliminazione delle informazioni dettagliate e irrilevanti (uso della tecnica di cancellazione) o l’aggiunta di un informazione assente nel prototesto ma considerata importante per la comprensione del lettore del metatesto (tecnica dell’amplificazione). Inoltre vi possono essere varie unità traduttive trattate in maniera diversa: ad esempio “fibre aftosa” si traduce in inglese “foot-and-mouth disease”, e deve essere considerata come unità traduttiva tutta la frase nel suo insieme. Dunque è un concetto da intendere in maniera flessibile, visto che le chiavi di interpretazione possono essere fornite dall’insieme del testo e/o da una o più parti. Il processo di traduzione si realizza attraverso 3 fasi: 1) l’analisi del prototesto ai fini della decodifica e della comprensione; 2) il trasferimento mentale del messaggio, a livello di nuclei informativi; 3) la ristrutturazione del messaggio nella lingua del metatesto, in base ai destinatari a cui si rivolge. Tuttavia, il processo non è mai lineare bensì ciclico (o circolare). Christiane Nord, da un punto di vista

funzionalista, fa una distinzione tra “Translationsvorgang” (lineare e sequenziale) e “Translationsprozess” (circolare): quest’ultimo ha inizio con la definizione dello “skopos” (situazione e funzioni del prototesto) da parte dell’autore, a cui fa seguito l’analisi del prototesto e delle sue coordinate, da parte del traduttore. Questi isola gli elementi rilevanti per la traduzione e li trasferisce (nella fase di transfer) in un metatesto che, una volta realizzato (nella fase di sintesi o ristrutturazione), dovrebbe funzionale nella cultura di arrivo così come il prototesto funzionava nella cultura in cui era nato. Ogni azione in avanti è quindi accompagnata da uno sguardo all’interno, comporta una revisione delle conoscenze precedenti, che vengono confermate o corrette. (VEDI FOGLIO SCHEMA) L’ANALISI: nella fase di analisi il traduttore esplora il prototesto sia a livello di lingua che di nuclei informativi. Può trattarsi di un’analisi senza pressioni di tempo, concentrata sulla sola dimensione verbale (come un opera letteraria, un testo settoriale, il copione di un opera teatrale), oppure l’analisi può comprendere sia il messaggio verbale che quello iconico (come testi pubblicitari) o si integra con altri codici (come il fumetto, canzone e cinema). Se il prototesto è solo orale, si avranno forti costrizioni di tempo e l’analisi si dovrà concentrare sull’input e sui suoi nuclei informativi (come nell’interpretazione consecutiva) oppure si svolgerà quasi contemporaneamente alle operazioni di trasferimento e ristrutturazione (come nell’interpretazione simultanea). Nessun traduttore/interprete può esimersi da un’analisi sociolinguistica del prototesto e delle sue coordinate contestuali. Ogni lingua può essere descritta secondo 5 assi di variazione sociolinguistica (mettendo cioè in relazione le scelte linguistiche con altri parametri di tipo sociale): - la variazione diacronica (variabile tempo), che riguarda le trasformazioni che la lingua subisce nel corso del tempo; - la variazione diatopica(variabile spazio), che permette di distinguere i dialetti, le varietà regionali, ovvero il mutare della lingua a livello geografico; - la variazione diamesica (variabile canale comunicativo), che distingue linguisticamente i testi scritti, parlati e trasmessi attraverso altri canali (telefono fisso, mobile, radio, tv, internet); - la variazione diafasica (variabile situazione comunicativa), che dipende dai ruoli degli interlocutori, dell’argomento, dalle funzioni comunicative e distingue il registro aulico, formale, informale e trascurato, il linguaggio colloquiale, settoriale); - la variazione diastatica (variabile caratteristiche del parlante), influenzata dallo strato sociale a cui appartiene il parlante, dalla sua cultura, età, competenze sul tema del discorso. L’insieme degli assi di variazione definisce lo spazio linguistico, ovvero tutte le possibilità di espressione a disposizione della comunità di parlanti di una determinata lingua e cultura. Un altro livello di analisi riguarda la tipologia testuale e il genere testuale a cui appartiene il prototesto. Si possono tenere in considerazione gli aspetti funzionali di un testo distinguendo, secondo la tassonomia di Egon Werlich, i testi narrativi, descrittivi, argomentativi, espositivi, regolativi, oppure a partire da criteri pragmatici come quelli di maggiore o minore rigidità/ esplicitezza, come nella tassonomia di Sabbatini, che distingue i testi molto, mediamente o poco vincolanti. Ognuno di questi tipi di testi si realizza poi in una serie di generi testuali, riferiti al mondo reale ( non-fiction) o a mondi immaginari (fiction). La capacità di interpretare e produrre un testo, anche sulla base delle convezioni culturali che caratterizzano ogni tipo e genere testuale, rappresenta la competenza testuale. E’ una delle caratteristiche principali dal momento che non si traducono mai, nella comunicazione orale, parole o frasi isolate ma testi socialmente significativi. Dunque è necessario tener conto dei canali, dei codici e dei contesti comunicativi in cui il testo viene elaborato e prodotto dal traduttore: si distinguono testi per la traduzione scritta, per la traduzione multimediale e per la mediazione/interpretazione orale e trasmessa. Ogni testo deve collocarsi nel contesto situazionale in cui ha avuto

origine: in quanto messaggio, viene infatti prodotto da un emittente che si rivolge ad un destinatario e utilizza un determinato codice e un determinato canale. La forma del messaggio, l’evento comunicativo, i ruoli degli interlocutori e lo scopo che spinge l’emittente a produrre il proprio messaggio sono altre variabili contestuali fondamentali analizzati anche in prospettiva traduttiva. (VEDI FOGLIO SCHEMA) Le sei funzioni comunicative (secondo la tassonomia di Jakobson) sono messe in relazione con i sei fattori della comunicazione sopra menzionati: (VEDI FOGLIO SCHEMA) 1) La funzione personale è orientata verso l’emittente (per esempio nell’atto di presentarsi); 2) La funzione interpersonale serve a stabilire un contatto fra emittente e destinatario (per esempio quando ci si saluta) o a confermare che il contatto esiste (per esempio nelle espressioni fatiche, tipo ‘giusto, eh’); 3) La funzione regolativo - strumentale è orientata verso il destinatario e mira a determinare i suoi comportamenti (per esempio negli ordini, leggi, pubblicità); 4) La funzione referenziale è orientata verso il contesto e ha come obiettivo quello informativo (per esempio spiegare, chiedere, dare informazioni); 5) La funzione poetico - immaginativa è incentrata sul messaggio, quando si usa la lingua per creare mondi immaginari, producendo effetti ritmici, rime, allitterazioni; 6) La funzione metalinguistica mette a fuoco il codice (per esempio quando si danno spiegazioni sulla lingua). Il modello di analisi di C. Nord non prevede un percorso sequenziale (dal prototesto al metatesto) ma si basa sulla ciclicitàcon cui il traduttore deve affrontare l’analisi dei fattori esterni ed interni al prototesto, sulla base delle conoscenze via via acquisite, attraverso continui rimandi. Durante quest’analisi, il traduttore dovrà soppesare le informazioni individuate, mettendole in relazione fra loro e valutandone la rilevanza per la realizzazione del metatesto. Il procedimento più adeguato, partirà dall’analisi dei fattori esterni al testo per poi arrivare a quelli interni, verificando, nel testo da tradurre, questi singoli punti: (VEDI FOGLIO SCHEMA) A- fattori esterni al testo: 1) Chi è l’EMITTENTE del prototesto? Egli può essere un “committente” concreto (soggetto privato, editore) e non va confuso con l’estensore vero e proprio del testo; traducendo un libretto di istruzioni di un apparecchio, per esempio, il committente è la ditta produttrice mentre l’estensore è un dipendente dell’azienda. Naturalmente le due figure possono coincidere. 2) Quali sono le INTENZIONI comunicative del prototesto (informare, convincere, esprimere un opinione)? Che EFFETTO vuole ottenere sui destinatari? Con quali FUNZIONI testuali si realizzano? 3) Chi è il DESTINATARIO MODELLO del prototesto? Bisogna considerare l’età, il sesso, la cultura, il ruolo, le preconoscenze o il contesto sociale. Koller a tal proposito parla di “pragmatica del ricevente”. Il traduttore deve isolare gli elementi specifici dei destinatari del prototesto e prestare attenzione al loro trasferimento nella cultura del metatesto, per andare incontro ai nuovi destinatari o per imporre loro una prospettiva diversa.

4) Qual è il CANALE COMUNICATIVO di cui si serve il prototesto per raggiungere i suoi destinatari? 5) Qual è il LUOGO della produzione del prototesto e quello della ricezione del metatesto? Le prime forniscono delle indicazioni che possono cambiare secondo il punto di vista (per esempio i concetti di nord/sud, lontano/vicino, noi/loro) e nella traduzione vanno considerati per la loro rilevanza culturale e politica (oltre che linguistica). 6) Quali informazioni sono disponibili sul fattore TEMPO? La prospettiva diacronica è fondamentale per interpretare le caratteristiche linguistico - culturali di un testo prodotto nel passato, visto che nel tempo cambia la lingua. La traduzione e ritraduzione dei testi letterari del passato si confronta continuamente con le problematiche della distanza temporale fra destinatari del prototesto e quelli del metatesto. 7) Per quale OCCASIONE COMUNICATIVA è stato realizzato il prototesto? Stile, registro, intenzioni dell’emittente, simboli, codici non verbali sono spesso determinati dall’occasione comunicativa. 8) Quale FUNZIONE COMUNICATIVA viene realizzata dal prototesto nella situazione di produzione e di ricezione? Nord consiglia di distinguere il genere testuale (per esempio la ricetta di cucina) e la tipologia testuale (per esempio il testo narrativo, descrittivo) dalla funzione testuale, che è ad un livello più astratto (per esempio il testo espositivo informativo, che rimanda alla funzione referenziale di Jakobson). Riconoscere la funzione dominante del testo e le funzioni secondarie è fondamentale per il traduttore che può così orientarsi verso una traduzione più documentaristica o più strumentale. B- fattori interni al testo: 1) Qual è l’ARGOMENTO del prototesto? Esso può essere sottinteso se emittente e destinatari condividono lo stesso orizzonte culturale, oppure esplicitato in vario modo: può emergere dal titolo, dal lessico ricorrente, può essere recuperato dall’individuazione dei nuclei tematici presenti nel testo. 2) Qual è il CONTENUTO del prototesto? Può essere dedotto dai riferimenti alla realtà extralinguistica, anche se si tratta di una realtà di fantasia (come nei testi letterari e nel cinema). Nord suggerisce di isolare i nuclei informativi, in modo di individuare i collegamenti logici presenti esplicitamente nel testo e scoprire anche le eventuali lacune lasciate dal non detto. 3) I destinatari del prototesto di quali PRECONOSCENZE si presume dispongano? Riguarda i dati che sono già noti; il grado di ridondanza di un testo (spiegazioni, ripetizioni, sintesi, riformulazioni) dipende sia dal genere testuale, sia dalla cultura di riferimento. La distanza tra i destinatari del prototesto e quelli del metatesto determina la maggiore o minore necessità di intervenire nel metatesto con aggiunte o cancellazioni. 4) Qual è la STRUTTURA e la SUDDIVISIONE del prototesto? L’inizio e la fine spesso hanno un ruolo e una forma codificata secondo i generi testuali (si pensi per esempio alla fiaba o alla tragedia). Quest’analisi permette di scoprire se ci sono oppure no parti che nel metatesto devono essere trattate diversamente. Inoltre permette di esaminare la suddivisione non solo in capitolo ma anche in periodi (frasi principali, subordinate, parentesi) che rispecchiano la progressione tematica.

5) Il prototesto presenta degli ELEMENTI NON VERBALI significativi? Essi servono per integrare, chiarire o rafforzare quanto detto e variano secondo il canale comunicativo: possono essere a livello scritto, l’impaginazione del testo, i caratteri mentre a livello orale, i gesti, i movimenti del corpo, la distanza. 6) Quali sono le CARATTERISTICHE LINGUISTICHE e STILISTICHE del prototesto? Riguardano il lessico, la sintassi, i tratti soprasegmentali. Il lessico è influenzato da fattori esterni al testo (canale, destinatari, luogo e tempo in cui esso è realizzato) e da fattori interni (l’argomento, tema, contenuto e preconoscenze). La sintassi riguarda la costruzione del periodo, che spesso differisce da cultura a cultura per forma e lunghezza della frase (ad esempio le coordinate della cultura anglosassone e i periodi complessi del tedesco) e infine i tratti soprasegmentali sono tipici dell’oralità (altezza, intensità della voce, tono) ma possono emergere anche nello scritto grazie a particolari convenzioni grafiche (corsivo, sottolineatura, parentesi) o a specifiche funzioni comunicative (ritmo, pause). Anche i fattori interni al testo non possono essere valutati isolatamente, ma richiedono da parte del traduttore uno sforzo di sintesi e di continui rimandi, analogamente a quanto suggerito per la gestione dei fattori esterni. TRASFERIMENTO: Alla fase di analisi fa seguito la fase di elaborazione mentale del prototesto da parte del traduttore, prima che questo prenda forma nel metatesto. Si realizza una profonda compenetrazione del testo da parte del traduttore che prende il nome di “circolo ermeneutico”, attraverso un continuo rimando tra le ipotesi interpretative e la ricerca nel testo di conferme o smentite a tali ipotesi. RISTRUTTURAZIONE: indica la fase in cui il metatesto prende corpo. Si tiene conto delle informazioni ottenute dall’analisi sociolinguistica, dalla ricerca della dominante e delle sottodominanti del prototesto e si procede all’elaborazione anche in base alla rete di informazioni derivanti dal contesto in cui questo andrà ad inserirsi. Hatim e Munday affermano utilizzando il concetto di “equivalenza dinamica”, che la ristrutturazione dovrà garantire che l’impatto della traduzione sui suoi destinatari sia quello che era stato previsto per il prototesto. Hatim e Munday hanno individuato le caratteristiche intrinseche e formali ricorrenti di una lingua usata nelle traduzioni. Essa è: più standardizzata; con minore variazione, maggiore coesione ed esplicitezza rispetto alla lingua d’uso; con alta frequenza di calchi, interferenze, forestierismi. Cardinaletti e Garzone hanno individuato nella loro indagine che la lingua delle traduzioni mostrerebbe: strutture frasali più semplici; presenza di glosse e spiegazioni; interferenze. L’analisi della lingua dei testi tradotti, indipendentemente dalla lingua del prototesto e dal quella del metatesto, ha fatto ipotizzare l’esistenza nella mente umana, di UNIVERSALI DELLA TRADUZIONE (ricordano gli universali linguistici di Chomsky): si tratta di comportamenti traduttivi ricorrenti, spiegabili su basi probabilistiche. Anche l’italiano delle traduzioni è stato oggetto di analisi linguistiche. E’ stato notato che gli aspetti sintattici e semantico - pragmatici dell’italiano in traduzione sono in parte diversi dalle produzioni spontanee nella stessa lingua, con un evoluzione per certi aspetti diversa da quella dell’italiano neostandard. E’ stata rilevata una tendenza conservatrice (“normalizzazione”). I fenomeni di questa tendenza alla normalizzazione sono: un uso sovrabbondante del congiuntivo, una maggiore varietà lessicale rispetto al prototesto e una maggiore coerenza e esplicitazione del messaggio. Fenomeni innovativi dovuti all’interferenza della lingua del prototesto sono: l’esplicitazione e la ripetizione del soggetto

quando non sarebbe necessario; la posizione marcata del soggetto e dell’aggettivo qualificativo; la struttura sintattica meno variata rispetto ai testi nativi (per esempio SVO); ripetizioni. Queste tendenze sono state confermate dagli studi sul doppiaggio in italiano. Partendo da una rassegna di film americani doppiati in italiano, Pavesi ha analizzato il parlato filmico tradotto dimostrando sia il mantenimento di tratti che il parlato stenta a conservare, sia la dipendenza dai testi di partenza. 1.2 PROBLEMATICHE: Dopo aver richiesto ed ottenuto dal committente tutte le informazioni sul testo da tradurre, il traduttore procede all’analisi dei fattori esterni ed interni al testo, elaborando una gerarchia delle problematiche traduttive, in modo da decidere: a) l’approccio traduttivo da adottare; b) gli elementi da adattare al contesto culturale in cui andrà a inserirsi il metatesto; c) la gestione dei problemi di tipo linguistico. [ecco alcuni fenomeni linguistici che comportano delle scelte traduttive sulla base delle coordinate del prototesto]. ANISOMORFISMO: fenomeno per cui due lingue differenti danno forma linguistica diversa agli stessi concetti, di modo che due segni con un ambito d’uso assai simile presentano spesso significati non perfettamente sovrapponibili: per es., i significati resi in ingl. da ‘house’ e ‘home’ sono espressi dall’ital. ‘casa’, oppure all’ital. ‘bosco’ e ‘legno’ corrisponde l’ingl. ‘wood’. L’ammissione che n...


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