Lezione 1 parte 2 di teoria e tecnica della traduzione PDF

Title Lezione 1 parte 2 di teoria e tecnica della traduzione
Course Scienze della mediazione interlinguistica
Institution Università degli Studi dell'Insubria
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Appunti della prima lezione seconda parte di teoria e tecnica della traduzione...


Description

Partiamo da un esperimento Holcomb, too, can be seen from great distances. Not that there is much to see—simply an aimless congregation of buildings divided in the center by the main-line tracks of the Santa Fe Railway, a haphazard hamlet bounded on the south by a brown stretch of the Arkansas (pronounced “Ar-kan-sas”) River, on the north by a highway, Route 50, and on the east and west by prairie lands and wheat fields. After rain, or when snowfalls thaw, the streets, unnamed, unshaded, unpaved, turn from the thickest dust into the direst mud. Traduzione di Google Translator: 2014 Holcomb, troppo, può essere visto da grandi distanze. Non che ci sia molto da vedere, semplicemente una congregazione senza meta di edifici divisi al centro da tracce principale linea della Ferrovia di Santa Fe, frazione casaccio delimitata a sud da un tratto marrone della Arkansas (pronunciato "Ar-kan -SAS ") River, a nord da una strada, Route 50, e ad est e ad ovest da praterie e campi di grano. Dopo la pioggia, o quando nevicate disgelo, per le strade, senza nome, non ombreggiata, sterrata, svolta dalla polvere spessa nel fango più atroce. 2020 Anche Holcomb può essere visto da grandi distanze. Non che ci sia molto da vedere: semplicemente una congregazione senza scopo di edifici divisa al centro dai binari della linea principale della Santa Fe Railway, un villaggio casuale delimitato a sud da un tratto marrone dell'Arkansas (pronunciato "Ar-kan -sas ”) Fiume, a nord da un'autostrada, Route 50, e ad est e ovest da praterie e campi di grano. Dopo la pioggia, o quando le nevicate si sciolgono, le strade, senza nome, non ombreggiate, non asfaltate, si trasformano dalla polvere più densa nel fango più sporco. Partiamo da un esperimento La traduzione italiana: Il villaggio di Holcomb si trova sulle alte pianure di grano del Kansas occidentale, una zona desolata che nel resto dello stato viene definita «laggiù.» Un centinaio di chilometri a est del confine del Colorado, il paesaggio, con i suoi duri cieli azzurri e l'aria limpida e secca, ha un'atmosfera più da Far West che da Middle West. L'accento locale ha pungenti risonanze di praterìa, una nasalità da bovari, e gli uomini, molti di loro, portano stretti pantaloni da cowboy, cappello a larghe tese e stivali con tacchi alti e punte aguzze. Il terreno è piatto e gli orizzonti paurosamente estesi; cavalli, mandrie di bestiame, un gruppo di silos bianchi che si elevano aggraziati come templi greci, sono visibili parecchio prima che il viaggiatore li raggiunga. Anche Holcomb può essere scorto da grandi distanze. Non che ci sia molto da vedere; solo un confuso agglomerato di costruzioni diviso al centro dai binari della Ferrovia Santa Fé, un borgo qualsiasi delimitato a sud da un tratto del fiume Arkansas (pronunciato Ar-kansas),' a nord da un'autostrada, la Route 50, a est e a ovest da praterie e campi di grano. Dopo una pioggia, o quando le nevi si sciolgono, le strade prive di nome, di ombra, di pavimentazione, passano dal polverone al fango. Che lezioni abbiamo imparato? --- Una delle operazioni primarie del traduttore umano (addirittura preliminare all’atto stesso del tradurre) è la disambiguazione Una caratteristica delle parole è la loro ambiguità semantica. Una parola designa un concetto astratto spesso sottospecificato, che assume significato preciso solo grazie al contesto in cui esso compare. Basarsi unicamente sulla frequenza impedisce di fare quelle che in semantica si chiamano «selezioni contestuali»: Che lezioni abbiamo imparato? Che lezioni abbiamo imparato? --- I traduttori automatici sono strumenti in continua evoluzione, destinati a performance sempre migliori, legate alla sempre maggiore disponibilità di dati elettronici sui quali possono essere costruiti i loro algoritmi. Però:

--- Una traduzione non dipende unicamente dal contesto linguistico, ma anche da qualcosa che sta al di fuori del testo, e che possiamo chiamare «informazione enciclopedica». --- Prendiamo il caso di pantaloni stretti di frontiera. Un traduttore (umano) deve conoscere l’idea americana di «frontiera», l’immaginario simbolico e ideale che si associa a questa idea, le speculazioni di tipo sociologico e storico che sono state fatte attorno al concetto di «frontiera». --- Tutta questa informazione è necessaria per interpretare correttamente narrow frontier trousers, ma può non essere esplicitata nella traduzione («pantaloni stretti da cow-boy»). La traduzione italiana rappresenta una perdita rispetto all’originale, almeno in termini di evocazione di un mondo possibile. Che lezioni abbiamo imparato? --- La traduzione italiana («pantaloni stretti da cowboy») rappresenta una perdita rispetto all’originale, almeno in termini di evocazione di un mondo possibile. Che lezioni abbiamo imparato? --- La posizione di Holcomb, in pieno Middle West, è in contrasto con l’espressione narrow frontier trousers, perché non si tratta di un luogo di frontiera (negli anni in cui Truman Capote scrive e ai quali fa riferimento nel romanzo). --- Dire che gli uomini di Holcomb indossano narrow frontier trousers significa evocare una sorta di «immobilità» storica del villaggio, rimasto come «congelato» (nei costumi e nelle abitudini, che si manifestano anche nel modo di vestire) al periodo della corsa verso l’ovest (XIX secolo). Nello stesso brano Truman Capote rende ancora più esplicita questa idea, scrivendo has an atmosphere that is rather more Far West than Middle West. --- La “perdita” della traduzione italiana (pantaloni stretti da cowboy), pur legittima, è evidente. Il traduttore (umano) si è trovato di fronte al problema di trasmettere al lettore italiano un’atmosfera che per gli americani è assolutamente familiare. Lo ha fatto in uno dei modi possibili: evocando l’idea del cow-boy, ben più familiare al lettore italiano per via del cinema. Che lezioni abbiamo imparato? --- Più in generale, esistono termini culturalmente significativi che pongono importanti problemi al traduttore Un esempio concreto: il «destino» --- Concetto presente in diverse culture, ma con declinazioni specifiche in ciascuna di esse; --- assente in molte lingue. Ad esempio, i dyirbal (popolazione australiana) credono che a manipolare gli eventi della vita di un individuo siano quelle che chiamano clever people (che corrispondono, grosso modo, agli antenati). --- il costrutto concettuale corrispondente al nostro “destino” (o all’inglese destiny) non è un costrutto universale, ma un costrutto culture-specific, nato e sviluppatosi in una società e in una cultura specifiche. Che lezioni abbiamo imparato? Un esempio concreto: il «destino» --- Il concetto tedesco lessicalizzato nella parola Schicksal, ad esempio, assieme a quello lessicalizzato nell’ aggettivo schicksalbedingt (traducibile, approssimativamente, come “dovuto al destino”) hanno connotazioni diverse da quelle dell’inglese destiny. --- Schicksalbedingt si può dire delle malattie ereditarie incurabili, ma non dei talenti ereditari, e questo dimostra l’orientamento negativo del concetto di Schicksal. Il termine Schicksal, inoltre, non si combina mai con aggettivi come ‘happy’ o ‘easy’. --- Inoltre, il concetto di Schicksal non ha connotazioni di casualità come il concetto inglese o italiano: una frase come Gestern hat uns Schicksal zufallig zusammen gefuhrt (ieri per caso il destino ci ha uniti) non suona naturale a un orecchio tedesco. Che lezioni abbiamo imparato?

Un esempio concreto: il «destino» --- Italiano destino vs. sorte (concetti piuttosto diversi dal concetto tedesco di Schicksal e piuttosto diversi tra loro): --- seguire il proprio destino / *seguire la propria sorte --- il giudice deciderà la sorte dell’imputato / ??il giudice deciderà il destino dell’imputato --- essere padrone del proprio destino / *essere padrone della propria sorte --- le scelte di Obama determineranno il destino (?la sorte) di milioni di persone nel mondo Che lezioni abbiamo imparato? --- La salienza di un concetto in una data cultura è storicamente determinata e può essere utilizzata per descrivere lo specifico di una cultura. --- Non esistono concetti “universali”: esistono solo sovrapposizioni parziali (più o meno ampie) tra concetti diversi lessicalizzati in parole diverse di lingue diverse. --- Problema della traducibilità e della (in)commensurabilità dei significati Che lezioni abbiamo imparato? Problema della traducibilità/(in)commensurabilità dei significati: Due posizioni opposte: 1) significati e concetti NON possono essere trasposti da una lingua all’altra se non a costo di gravi perdite di “specificità” e imprecisioni; 2) esiste un nucleo di concetti universali, che possono essere espressi linguisticamente con strategie “semplici” in tutte le lingue, e che garantiscono, se non la traducibilità, almeno la possibilità di parafrasare concetti language- specific e culture-specific in una lingua diversa. Che lezioni abbiamo imparato? Traducibilità/(in)commensurabilità dei significati: La posizione 2) è incarnata dall’approccio noto come Natural Semantic Metalanguage, sviluppato da Anna Wierzbicka e Cliff Goddard, che mira a salvaguardare la specificità culturale dei significati e, al tempo stesso, propone un sistema universale di rappresentazione di questi basato sull’individuazione di: a) un nucleo di primitivi semantici; b) un insieme di regole di spiegazione semantica che combinano insieme i primitivi e permettono di rendere conto dei significati language-specific di parole e costruzioni grammaticali; Che lezioni abbiamo imparato? Una traduzione in Natural Semantic Metalanguage di destino e sorte: Che lezioni abbiamo imparato? La posizione 1) è, invece, al centro di una importante ipotesi, nota come ipotesi Sapir-Whorf Edward Sapir (1884–1939) Nato in Pomerania da famiglia ebraica, di madrelingua yiddish; si trasferisce negli USA nel 1890. Si laurea in filologia germanica alla Columbia University, dove segue i corsi di Franz Boas e ottiene un PhD in Antropologia nel 1908. Sin dal 1905 compie campagne di field-work presso diverse comunità di nativi americani (documentando, attraverso la raccolta di testi, diverse lingue dei nativi americani: chinook, takelma, chasta costa, yana, catawba, ute, southern paiute, nootka, ecc.). Conclude la sua carriera a Yale, dove ha tra i suoi allievi Benjamin Lee Whorf. Benjamin Lee Whorf (1897-1941) Ingegnere chimico, lavorò come ispettore di una compagnia assicurativa e coltivò un interesse per la linguistica, che studiò a Yale con Sapir a partire dal 1931. Può essere considerato il vero e proprio padre dell’ipotesi Sapir-Whorf, o almeno colui che diede all’ipotesi la formulazione più compiuta. Documentò alcune lingue dell’America centrale (maya, nahuatl, hopi). Che lezioni abbiamo imparato? Sapir (“The status of linguistics as a science”, 1929):

--- formulazione classica dell’ipotesi del relativismo linguistico: «il modo in cui pensiamo il mondo è influenzato e forgiato dalla lingua che usiamo per farlo»; «ogni lingua esprime una diversa visione del mondo» “It is quite an illusion to imagine that one adjusts to reality essentially without the use of language and that language is merely an incidental means of solving specific problems in communication or reflection. The fact of the matter is that the “real world” is to a large extent unconsciously built up on the language habits of the group. No two languages are ever sufficiently similar to be considered as representing the same social reality. The worlds in which different societies live are distinct worlds, not merely the same world with different labels attached.” Che lezioni abbiamo imparato? “I find it gratuitous to assume that a Hopi who knows only the Hopi language and the cultural ideas of his own society has the same notions, often supposed to be intuitions, of time and space that we have, and that are generally assumed to be universal. In particular, he has no general notion or intuition of time as a smooth flowing continuum in which everything in the universe proceeds at an equal rate, out of a future, through a present, into a past; or, in which, to reverse the picture, the observer is being carried in the stream of duration continuously away from a past and into a future.” (Whorf 1956) Whorf sosteneva l’idea che la visione del tempo del pueblo hopi fosse sostanzialmente diversa da quella dei parlanti delle lingue europee. La lingua hopi infatti, secondo Whorf, non ha termini per indicare concetti temporali né una tripartizione presente/passato/futuro (ipotesi successivamente ridimensionata). Che lezioni abbiamo imparato? Traducibilità/(In)commensurabilità: un falso problema? Umberto Eco, Dire quasi la stessa cosa, Bompiani, 2003 (p. 37, adattato) «Se la traduzione riguardasse solo i rapporti tra due sistemi linguistici, si dovrebbe consentire con coloro che hanno sostenuto che una lingua naturale impone al parlante una propria visione del mondo, che queste visioni del mondo sono mutualmente incommensurabili e che pertanto tradurre da una lingua all’altra ci espone a incidenti inevitabili. Questo equivarrebbe a dire [...] che ogni lingua esprime una diversa visione del mondo. [Ma] la traduzione, ed è principio ormai ovvio in traduttologia, non avviene tra sistemi, bensì tra testi.» Sistema ≠ Testo Che lezioni abbiamo imparato? Traducibilità/(In)commensurabilità: un falso problema? Umberto Eco, Dire quasi la stessa cosa, Bompiani, 2003 (p. 44, adattato) It. John visita ogni giorno sua sorella Ann per vedere suo nipote Sam Ingl. 1) John visits every day his sister Ann to see his nephew Sam 2) John visits every day his sister Ann to see her nephew Sam 3) John visits every day his sister Ann to see his grandchild Sam 4) John visits every day his sister Ann to see her grandchild Sam «A nessun traduttore capiterà mai di dover tradurre la parola nipote avulsa da qualsiasi contesto [...] Il traduttore invece traduce sempre testi, vale a dire enunciati che appaiono in qualche contesto linguistico o sono proferiti in qualche situazione specifica» Che lezioni abbiamo imparato? Un po’ di aneddotica: Video_1 (piattaforma e-learning) http://www.repubblica.it/esteri/2014/05/14/foto/30_disegni_per_spiegare_il_signifi cato_di_quei_vocaboli_intraducibili-86131833/1/#1 «Il mio dialetto natio ha una bellissima espressione, scarnebiè, ovvero scarnebbiare, per indicare un fenomeno atmosferico che non è solo nebbia o brina ma non è ancora pioggia, bensì un’acquerugiola fitta,

che opacizza leggermente la visione e taglia il viso del passante, specie se si procede alla velocità di una bicicletta» (Umberto Eco, Dire quasi la stessa cosa, 2003, Milano, Bompiani, pagg. 40-41). Che lezioni abbiamo imparato? --- Un’altra operazione necessaria è la «traduzione» delle metafore e delle metonimie in modo che siano comprensibili ai parlanti della lingua di arrivo --- Anche le metafore e le metonimie sono language-specific e culture- specific, e non c’è sempre corrispondenza tra una metafora/metonimia della lingua di partenza e una metafora/metonimia della lingua d’arrivo (v. ranch-hand; in italiano esistono metonimie simili con il termine «braccio», non con «mano»!) Che lezioni abbiamo imparato? --- Alcune metafore possono essere attestate in lingue diverse, ma i dettagli delle espressioni che le realizzano sono diversi. Ad esempio la metafora THE ANGRY PERSON IS A PRESSURIZED CONTAINER ha buone probabilità di essere universale, dal momento che la sua base esperienziale è molto forte (la temperatura corporea e la pressione sanguigna si alzano quando siamo preda dell’ira), e di fatto in molte lingue è ben attestata. I dettagli, però, differiscono: in giapponese, ad esempio, il contenitore vero e proprio dell’ira è lo hara (‘stomaco’), in cinese l’ira è sempre “contenuta” all’interno della persona, però non è concettualizzata come un fluido ma come un gas (qi). --- Esistono poi casi di metafore che, semplicemente, NON sono universali, e che si correlano con tratti culturali più generali. Ad esempio, in cinese esiste una metafora per cui HAPPINESS IS FLOWERS IN THE HEART, che in inglese non è attestata. Significativamente, la presenza di questa metafora si correla con una maggiore “introversione” dei cinesi nella gestione della felicità, che si pone in contrasto con la natura più “estroversa” delle manifestazioni di felicità delle società occidentali. Torniamo a Google Translator... If you really want to hear about it, the first thing you'll probably want to know is where I was born, and what my lousy childhood was like, and how my parents were occupied and all before they had me, and all that David Copperfield kind of crap, but I don't feel like going into it, if you want to know the truth. In the first place, that stuff bores me, and in the second place, my parents would have about two hemorrhages apiece if I told anything pretty personal about them. They're quite touchy about anything like that, especially my father. They're nice and all--I'm not saying that --but they're also touchy as hell. Besides, I'm not going to tell you my whole goddam autobiography or anything. I'll just tell you about this madman stuff that happened to me around last Christmas just before I got pretty run-down and had to come out here and take it easy. Torniamo a Google Translator... Due domande per iniziare: 1. Che tipo di testo è? A quale registro linguistico appartiene? 2. Da che cosa lo capiamo? • Testo letterario • Registro linguistico colloquiale Torniamo a Google Translator... If you really want to hear about it, the first thing you'll probably want to know is where I was born, and what my lousy childhood was like, and how my parents were occupied and all before they had me, and all that David Copperfield kind of crap, but I don't feel like going into it, if you want to know the truth. In the first place, that stuff bores me, and in the second place, my parents would have about two hemorrhages apiece if I told anything pretty personal about them. They're quite touchy about anything like that, especially my father. They're nice and all--I'm not saying that --but they're also touchy as hell. Besides, I'm not going to tell you my whole goddam autobiography or anything. I'll just tell you about this madman stuff that happened to me around last Christmas just before I got pretty run-down and had to come out here and take it easy.

Torniamo a Google Translator... Sì, ma che tipo di registro colloquiale? Possiamo dire di più? --- Il testo è l’incipit di un famoso romanzo di J. D. Salinger, del 1951. Il titolo originale del romanzo è The catcher in the rye. In italiano è noto come Il giovane Holden, dal nome del protagonista Holden Caulfield. --- Il titolo originale è difficilmente traducibile. Letteralmente significa «il prenditore nella segale», e deriva da una storpiatura di una canzone in Scots (varietà vernacolare di inglese parlata in Scozia): « Gin a body meet a body Coming thro' the rye, Gin a body kiss a body Need a body cry? » « Se una persona incontra una persona Che viene attraverso la segale; Se una persona bacia una persona Deve una persona piangere? » Torniamo a Google Translator... --- In una scena del romanzo, al protagonista viene chiesto che cosa intende fare da grande. Egli risponde, storpiando il verso della canzone, che vuole fare il «prenditore» di bambini che giocano nei campi di segale: "You know that song 'If a body catch a body comin' through the rye'? I'd like--" "It's 'If a body meet a body coming through the rye'!" old Phoebe said. "It's a poem. By Robert Burns." "I know it's a poem by Robert Burns." She was right, though. It is "If a body meet a body coming through the rye." I didn't know it then, though. "I thought it was 'If a body catch a body,'" I said. "Anyway, I keep picturing all these little kids playing some game in this big field of rye and all. Thousands of little kids, and nobody's around-- nobody big, I mean-except me. And I'm standing on the edge of some crazy cliff. What I have to do, I have to catch everybody if they start to go over the cliff--I mean if they're running and they don't look where they're going I have to come out from somewhere and catch them. Torniamo a Google Translator... --- Che tipo di lingua è rappresentata nel romanzo? Donald P. Costello, «The language of ‘The Catcher in the Rye’», American Speech 34 (3), 1959, pp. 172-181 Most critics who looked at The Catcher in the Rye at the time of its publicat...


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