Analisi approfondita della poesia \"X agosto\" di Giovanni Pascoli PDF

Title Analisi approfondita della poesia \"X agosto\" di Giovanni Pascoli
Author Aurora Parisi
Course Letteratura Italiana
Institution Università degli Studi di Bergamo
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Summary

Analisi approfondita della poesia di Giovanni Pascoli "X agosto", in cui sono presenti: presentazione del testo, analisi del testo, parafrasi, analisi tematica (l'autobiografia - il male), individualizzazione del genere, struttura del testo, analisi stilistica (metro - rime -strofe - ritmo -figure r...


Description

X AGOSTO PRESENTAZIONE DEL TESTO Tra le opere di Giovanni Pascoli abbiamo X agosto (10 agosto), una delle più famose e di certo la più commovente e ricca di significati. Fu pubblicata il 9 agosto 1896 sulla rivista «Marzocco» e in seguito inserita nella quarta edizione di Myricae, ovvero una raccolta di 156 poesie in cui il poeta canta i temi familiari e campestri, le piccole cose di tutti i giorni, gli affetti più intimi, riprendendo l’atmosfera delle Bucoliche di Virgilio dove il mondo campestre è cantato e idealizzato.

ANALISI DEL TESTO PARAFRASI San Lorenzo, io so il motivo per cui così tante stele brillano e cadono nell’aria tranquilla, il motivo per cui nel cielo concavo risplende un pianto così grande. Una rondine stava ritornando al tetto, quando la uccisero e cadde tra le spine dei rovi. Nel becco aveva un insetto, che era la cena dei suoi rondinini. Ora è lì come in croce, che porge quel verme al cielo lontano e i suoi piccoli sono nell’ombra, che la aspettano e pigolano sempre più piano. Anche un uomo stava tornando al suo nido, quando lo uccisero. Prima di morire disse: «Perdono». Negli occhi aperti restò un grido. Portava in dono due bambole. Ora là, nella casa solitaria, la sua famiglia lo aspetta inutilmente. Egli immobile e stupito mostra le bambole a Dio. E tu, Cielo infinito e immortale, dall’alto dei mondi sereni, inondi di un pianto di stelle questo atomo opaco del Male!

ANALISI TEMATICA L’AUTOBIOGRAFIA: La poesia X agosto ha un carattere fortemente autobiografico, si riferisce cioè e un episodio reale della vita del poeta. L’uomo di cui parlano le strofe 4 e 5 e a cui rimanda anche la rondine altri non è che il padre del poeta , Ruggiero Pascoli, ucciso a fucilate il 10 agosto 1867 (data a cui rimanda il titolo) probabilmente da un rivale che aspirava a prendere il suo posto di amministratore della tenuta dei principi Torlonia. Le indagini non arrivarono mai a una conclusione e il delitto rimase irrisolto. All’epoca Giovanni aveva 12 anni e questo episodio fu il primo di tanti eventi funesti. Il poeta dovette per tutta la vita rappresentarsi l’origine del proprio dolore e l’origine stessa del male attraverso questo evento, centrale per la sua vita. La prova che il poeta in X agosto ci sta parlando della sua stessa vicenda sta nell’immagine del nido, con la quale Pascoli ha sempre indicato il proprio nido personale, la propria famiglia, un nido distrutto prima del tempo dalla morte dei genitori e dei fratelli e che il poeta rimpiangerà per tutta la vita, facendone uno dei temi principali delle sue poesie.

RIFERIMENTI A CRISTO: Nella poesia X agosto sono presenti molti riferimenti al martirio di Cristo, in particolar modo nei termini che il poeta sceglie per parlare delle morti della rondine e dell’uomo. Ecco quali sono e a cosa rimandano: • “Spini” (v. 6), rimanda alla corona di spine posta sulla testa di Gesù per prendersi gioco di lui, che si era dichiarato re e guida dei Giudei. • “Come in croce” (v.9), il poeta paragona direttamente la posizione della rondine in punto di morte a quella di Cristo sulla croce. • “Perdono” (v. 14), come Cristo l’uomo ucciso chiede perdono a Dio per i suoi peccati e allo stesso tempo perdona chi lo sta uccidendo. • “Dono” (v.16), l’uomo portava dei doni, come Cristo portava in dono all’umanità la salvezza; il termine rievoca anche i doni portati dai Re Magi a Gesù bambino. Questi elementi ci permettono di affermare che in X agosto il poeta ha voluto paragonare la morte del padre a quella di Cristo, probabilmente per sottolinearne l’innocenza e il martirio subìto da un uomo giusto per mano di persone malvagie. Ma in questo paragone c’è di più. Le immagini di Cristo, così come l’analogia con la rondine, ci fanno andare oltre la vicenda autobiografica dell’autore, quella della morte del padre, e rimandano alle vicende dell’universo intero. Il dolore della rondine ci dice che anche la natura soffre, mentre il dolore di Cristo è il segno che il male è comune a tutti gli uomini e colpisce persino a Dio. Da questo dolore di Dio deriva il pianto del cielo, la bellissima immagine con cui si apre e si chiude il componimento X agosto . IL MALE: Da quello che abbiamo detto finora possiamo ricavare il messaggio che il poeta voleva trasmettere e la tematica dominante della poesia X agosto. In essa leggiamo che il male e il dolore sono personali e universali allo stesso tempo: tutti gli esseri viventi soffrono. Questo si lega alla visione pessimista del mondo di Pascoli, determinata dalle sue sfortunate vicende personali, ma i cui riflessi il poeta vede non solo in sé stesso, ma anche nel mondo che lo circonda. In X agosto emerge la contrapposizione tra il cielo e la terra. Quest’ultima è il luogo del male, “atomo opaco del male”, sul quale il cielo versa impotente le sue lacrime, con un gesto che è allo stesso tempo di cordoglio e di sdegno, perché la terra ospita sia le vittime che i carnefici, coloro che subiscono il male e coloro che lo fanno. Tuttavia, la profonda umanità delle figure della rondine e dell’uomo e la pietà che ci provocano queste due morti ingiuste ci lasciano un senso di tenerezza e solidarietà, nel quale il poeta forse ci vuole indicare, senza dirlo esplicitamente, una via d’uscita dalla sua visione pessimista del mondo, quella stessa via d’uscita che ci indicava Leopardi nella poesia La Ginestra.

INDIVIDUAZIONE DEL GENERE “X agosto” è una poesia lirica, ovvero un genere letterario della poesia che esprime in modo soggettivo il sentimento del poeta ed attraversa epoche e luoghi vastissimi.

LA STRUTTURA DEL TESTO Rispetto ad altre poesie di Pascoli, questa risulta più strutturata e che prende le mosse dal dolore familiare del poeta con una serie di artifici, accorgimenti, rimandi e strutture artificiose, per certi versi. Questa considerazione è dovuta perché questa poesia è costruita su simmetrie, che si rivelano nelle varie strofe: infatti la prima strofa corrisponde all’ultima proponendo il motivo del pianto del cielo (San Lorenzo=E tu Cielo, l’aria tranquilla=mondi sereni, piano=pianto), il gruppo delle strofe secondo e terzo corrisponde al gruppo quarto e quinto (ritornava una rondine=anche un uomo

tornava, al tetto=al nido, l’uccisero=l’uccisero, ella aveva nel becco un insetto=portava due bambole in dono) – (ora è là=ora là, tende quel verme=addita le bambole, a quel cielo lontano=al cielo lontano, che attende, che pigola sempre più piano=lo aspettano, aspettano in vano)

ANALISI STILISTICA METRO, RIME, STROFE: Dal punto di vista metrico, la poesia si compone di sei strofe di quattro versi ognuna. I versi sono decasillabi e novenari (rispettivamente di 10 e 9 sillabe). Le rime seguono lo schema alternato (ABABCDCD). Dal punto di vista del senso e del contenuto la prima strofa si lega all’ultima, mentre le strofe centrali si dividono in due dedicate alla rondine e due all’uomo. La prima strofa crea un senso di aspettativa, di una rivelazione che avverrà nell’ultima strofa e che ci consegna un nuovo senso della notte di San Lorenzo e delle sue stelle cadenti. Mentre la prima e l’ultima strofa di X agosto sono riflessive, nelle strofe centrali il tono si fa narrativo e il poeta racconta due episodi che, seppur carichi di significati e riferimenti, si presentano prima di tutto come racconti di due eventi tragici. RITMO: La prima cosa che salta all’occhio alla lettura della poesia X agosto è un forte uso della punteggiatura. Moltissimi sono i due punti e le virgole, ma sono presenti anche un buon numero di punti e di punti e virgola. Quest’abbondanza di segni di interpunzione ha lo scopo di creare frasi spezzate, ognuna delle quali sospende il discorso e rimanda la spiegazione, in un continuo rincalzo e rinvio alla parola successiva. Questo ha lo scopo di creare un ritmo franto e singhiozzante. Simile è il discorso per le triadi, gruppi di tre parole una di seguito all’altra separata da virgole (“immobile, attonito, addita”, “sereni, infinito, immortale”). Esse rimandano alla tradizione italiana, in particolare a Petrarca, e allo stesso tempo la rinnovano. Petrarca, infatti, era solito inserire tre aggettivi riferiti allo stesso soggetto, mentre Pascoli nei due esempi citati inserisce in un caso due aggettivi e un verbo e nell’altro tre aggettivi riferiti a soggetti diversi. FIGURE RETORICHE: Allitterazioni Figura di suono che consiste nella ripetizione di una parte dei fonemi vocalici e consonantici. La presenza di questa figura ha un effetto fonosimbolico che, tra le altre conseguenze, favorisce la memorizzazione del componimento. Esempi: “Lorenzo, stelle, tranquilla”; “Ritornava una rondine” (v. 5); “pigola sempre più piano” (v. 12); “attonito addita” (v. 19); “atomo opaco” (v. 24) Analogie Consiste nell’accostamento e comparazione tra due o più parole seguendo la loro somiglianza semantica (quindi parole simili tra loro per significato). Esempi: “Ritornava una rondine al tetto” (v. 5), “[…] le bambole al cielo lontano” (v.20): posto un parallelismo tra l’azione della rondine e dell’uomo e inoltre, a strofe alternate, tra l’immagine della carcassa dell’uccello e del cadavere. Anafore Si tratta della ripetizione di una parola all’inizio di un verso o di una frase. La sua funzione è quella di dare ritmo al discorso.

Esempi: “ora è là, come in croce…/ ora là, nella casa…” (vv. 9 e 17); “che tende…/ che attende… / che pigola ” (vv. 9-12); “l’uccisero: cadde tra spini… l’uccisero: disse: Perdono” (vv. 6 e 14) Anacoluti Una figura di parole (di ordine). È una forma di disordine sintattico generata dall’irrompere della lingua parlata in quella scritta. Nell’anacoluto abbiamo una rottura della regolarità sintattica data dall’accavallarsi di una frase su quella che è appena iniziata. Esempi: “i spini” (v.6): l’aggettivo determinativo scorretto (forma esatta “gli”) crea un effetto di discrepanza che descrive sonoramente l’aspetto dei rovi. Similitudine Ha una funzione simile all’analogia, cioè quella di creare collegamenti tra immagini diverse. Nel caso della similitudine il collegamento è esplicitato attraverso l’uso del “come” o di altre parole simili. In X Agosto Pascoli usa la similitudine per dire che la rondine è “come in croce” (v.9) e rendere ancora più esplicito il riferimento a Cristo che, come vedremo, percorre tutto il componimento. Metonimia Consiste nel sostituire un termine con un altro in rapporto stretto: ad esempio l’effetto al posto della causa, il simbolo per il simboleggiato, il luogo di produzione per il prodotto, l’astratto per il concreto, l’autore al posto dell’opera. In X agosto ne troviamo due esempi, tutti e due legati alla figura centrale del nido, del quale si sottolinea così l’importanza: • “il suo nido […] che pigola” (vv.11-12), in realtà non è il nido a pigolare ma i rondinini; • “anche un uomo tornava al suo nido” (v.13), per intendere che tornava a casa. Personificazione Consiste nel rivolgersi in modo diretto e attribuire azioni umane a cose astratte o inanimate. Due esempi: • Nella prima strofa il giorno di San Lorenzo, il 10 agosto, viene personificato e a lui si rivolge l’invocazione che apre la poesia. • Nell’ultima strofa il poeta si rivolge direttamente al cielo e gli attribuisce un’azione, la caduta delle stelle, e uno scopo, quello di evocare attraverso le stelle un pianto. Perifrasi Si tratta di un giro di parole atto a rappresentare un oggetto. Esempio: “quest’atomo opaco del Male” (v.24), figura con la quale Pascoli designa la terra esprimendo il suo giudizio morale sul mondo in chiusura del componimento. Iperbole L’esagerazione della descrizione della realtà col fine di esaltare l’intensità e l’ampiezza del contenuto del discorso. Esempi: “di un pianto di stelle lo inondi…” (v. 23): con “inondi” il poeta amplifica a dismisura la quantità di stelle (associato alle lacrime) che cadono nella notte di San Lorenzo; “atomo” (v. 24): riferito al pianeta Terra, questo viene designato con il nome della sua particella elementare per sottolinearne la minuscola dimensione rispetto all’universo.

INDIVIDUAZIONE DEI LEGAMI CON IL MACROCONTESTO La poetica di Pascoli, che egli descrive minuziosamente nel saggio Il fanciullino (1897), si concentra nel trovare la poesia negli oggetti di tutti i giorni, nei semplici paesaggi naturali e rurali che lo circondano. Gli strumenti per ricavarne poeticità, osservandoli, sono la capacità di stupirsi e meravigliarsi di un bambino: questo atteggiamento permette al poeta di scoprirne le sfumature nascoste e descriverli nella loro intatta purezza. In Myricae si trovano perciò componimenti brevi e caratterizzati da una

linearità semplice, che contengono piccoli quadri di vita campestre, associati spesso al mistero e all’idea della morte. Lo stesso “nido” in X agosto è una di quelle “piccole cose” che il poeta erige a baluardo e pone in difesa di sé stesso e dell’uomo contro l’oscurità minacciosa che lo avvolge. Quello del X agosto è tuttavia un nido violato e abbandonato. Attraverso una proliferazione di simboli, come spesso accade nel Pascoli di Myricae, viene rievocata la notte dell’assassinio del padre del poeta, Ruggero Pascoli, per mano di due sicari spinti da ragioni ignote (l’omicidio è stato spesso ricondotto a un’azione di brigantaggio), avvenuto il 10 agosto 1867. La notte di San Lorenzo, la cui data dà il titolo alla poesia, è tradizionalmente associata al picco del fenomeno astronomico delle stelle cadenti visibili ad occhio nudo, a causa del transito della terra nello sciame meteorico delle Perseidi, nel periodo dell’anno tra fine luglio e metà agosto. Il poeta paragona dunque la gran quantità di stelle cadenti al pianto del cielo che ricorda la notte dell’omicidio del padre e, per estensione, la malvagità degli esseri umani.

INTERPRETAZIONE In X agosto è riconoscibile la poetica personale e generale che Pascoli elabora ne Il fanciullino (1897), pubblicato a un solo anno di distanza dalla lirica in questione e in concomitanza con le varie edizioni di Myricae. Rifacendosi a Platone, il poeta afferma che il fanciullino è un’entità nascosta nell’intimità di ogni essere umano, la quale attraverso l’immaginazione e la sensibilità è capace di scoprire il mondo nei suoi risvolti “che sfuggono ai nostri sensi e alla nostra ragione”. Si tratta perciò di un simbolo nel quale sono raccolti il valore di indagine, di espressione e di moralità del fare poetico. Ciò si ricollega a uno dei concetti fondanti dell’età decadente, ossia che la realtà possa essere rivelata nelle sue profondità nascoste solo dall’intuizione innata. Seguendo l’esempio del poeta francese Charles Baudelaire, figura maggiore di tale corrente letteraria in quel periodo, la poesia pascoliana si articola su analogie, parallelismi e simboli astratti che cercano di capovolgere la consueta visione delle cose. Nella tetra atmosfera che domina X agosto vediamo perciò applicati tali principi nell’accostamento analogico posto tra la rondine e l’uomo che vengono uccisi deliberatamente e nella metafora del nido. Quello che dovrebbe essere un porto sicuro, un riparo delle minacce, diventa un luogo di intimità protetta ma costantemente minacciata e violata dal mondo esteriore. Esso è un simbolo, appunto, della debolezza dell’individuo a fronte della malvagità intrinseca nell’“atomo opaco del male”. Il tema del nido violato è strettamente legato a quello del trauma dell’assassinio del padre del poeta. La questione è continuamente sollevata sia all’interno di Myricae, la cui intestazione porta la dedica “A Ruggero Pascoli, mio padre”, sia nei Canti di Castelvecchio (1903), l’altra raccolta maggiore dell’autore. Il componimento più significativo a riguardo è La cavalla storna, nella quale mettendo in bocca alla madre la celebre litania “O cavallina, cavallina storna / tu portavi colui che non ritorna” Pascoli rievoca ancora una volta la notte dell’omicidio. La donna si rivolge alla cavalla che aveva riportato a casa il padrone, ricordandole l’affetto che li legava, chiedendole conforto e il nome dell’assassino. La poesia si conclude con un nitrito dell’animale che partecipa quindi al dolore dell’intera famiglia e alla disperazione dovuta al fatto di non poter mai ottenere giustizia per quanto accaduto. La morte improvvisa di Ruggero Pascoli è un evento che condiziona profondamente la visione delle cose e del mondo da parte del poeta. “L’atomo opaco del Male”, perifrasi con la quale egli designa la terra nei confronti dell’immensità dell’universo richiama la concezione delle cose dell’ultima stagione poetica e filosofica di Giacomo Leopardi, autore amato e spesso chiamato in causa come

riferimento da Pascoli. In particolare, il verso di chiusura di X agosto richiama alcuni versi di A sé stesso: 7. […] Non val cosa nessuna 8. I moti tuoi, né di sospiri è degna 9. La terra. Amaro e noia 10. La vita, altro mai nulla, e fango è il mondo. A sé stesso è il componimento che chiude Il ciclo di Aspasia nei Canti leopardiani, nel momento in cui il poeta di Recanati affronta l’ultima illusione a cui egli aveva creduto – l’amore non ricambiato per Fanny Targioni Tozzetti – ed afferma una volta per tutte l’inutilità della vita sulla terra e nell’universo. Riproponendo il concetto di mondo come fango che non vale nulla – “l’atomo opaco” – Pascoli vi aggiunge un ulteriore elemento di sensibilità, tipicamente decadente, che lo vuole come culla di malvagità e oscurità insensata nei confronti della serenità e l’immobilità delle sfere cosmiche....


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