VAE Victis - Sintesi esaustiva del libro della Professoressa Cavaggioni PDF

Title VAE Victis - Sintesi esaustiva del libro della Professoressa Cavaggioni
Author antonietta cancellara
Course Storia Romana
Institution Università della Calabria
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Sintesi esaustiva del libro della Professoressa Cavaggioni...


Description

VAE VICTIS! Di Francesca Cavaggioni 1) SUBIRE LA SCONFITTA La II guerra punica si svolse tra il 218 e il 201, agli occhi del Patavino essa merita di essere ricordata per l’ampiezza dei mezzi e delle forze messe in campo, per la straordinarietà del risultato. Prima fase: 218 la sconfitta di Manlio contro i Galli Boi in cui egli stesso rimase ucciso. Trebbia, Ticino e Trasimeno. Annibale trionfa. - Trebbia : è discussa la portata della battaglia, in ogni caso Publio Cornelio Scipione fu costretto a ritararsi e i Romani fecero per la prima volta esperienza dell’abile di Annibale. In più molte genti galliche passarono dalla parte di quest’ultimo. - Ticino: in questa occasione vennero inviate entrambe le legioni consolari: sia quella di Tiberio Sempronio Longo sia quella di Cornelio Scipione. Si venne alla battaglia per due motivi:1) Annibale aveva bisogno di una vittoria per rafforzare il suo status presso i Galli; 2) la smania di Sempronio Longo, egli voleva impedire che qualcun altro trionfasse, questo contro il parere di Scipione. Da parte di Roma c’era comunque la propensione a combattere per impegnare un dispiegamento di uomini così imponente ed in più si valutava come a proprio favore la possibilità di muoversi in un territorio conosciuto, la garanzia della fortezza di Piacenza ecc… Di fatto Annibale riuscì a far pressione sulle debolezze dei Romani principalmente psicologica. - Trasimeno: i consoli Flaminio Nepote e Servilio Gemino avevano deciso di dividersi tra le due direzioni che Annibale avrebbe potuto prendere. Il primo durante l’inseguimento venne ucciso. Sia Livio sia Polibio riconducono la perdita alle mancate capacità morali e strategiche di Flaminio, abilmente sfruttate da Annibale. Le fonti riportano di un’avventatezza irrazionale del console. Ciò è ridimensionato dai moderni. È più probabile che Flaminio si sia trovato con forze numericamente superiori, inesperto, inadeguato. Il quadro viene complicato dal fatto che il console Servilio accorso in suo aiuto sia stato annientato anch’egli.

In questo contesto Fabio Massimo eletto dittatore utilizza la tecnica del temporeggiamento. L’anno successivo (216) il console Terenzio Varrone spinge per un nuovo scontro, contro il parere del suo collega L.Emilio Paolo. Il primo non di origine nobile, alla ricerca di consensi avrebbe cercato lo scontro per ottenere la vittoria che glieli avrebbe dati. In realtà gli studiosi moderni credono che, al di là delle velleità di Varrone, tutti i Romani fossero concordi per un’azione militare e ciò spiegherebbe la grande mobilitazione di forze. La battaglia alla piana di Canne fu in realtà una vera propria strage. Questa carneficina diviene più orrida per una nuova sconfitta a pochi mesi di distanza: Postumio Albino viene assalito dai Galli Boi e trucidato. Gli anni 215- 213 sono contraddistinti da diverse sconfitte minore, mentre molti popoli passavano dalla parte di Annibale e Filippo V di Macedonia si alleava con il Carteginese (di fatto questi nuovi socii non gli giovarono). Si registrano sconfitte sul fronte spagnolo, in Lucania e nel Bruzio (probabilmente venne interessato un certo Veientano in unico evento del 214). 212 i consoli Fulvio Flacco e Appio Claudio Pulcro subiscono perdite prima durante il saccheggio del terittorio da parte di Magone e dei Capuani e poi in uno scontro con Annibale. Un altro fallimento è presso il Bruzio dove Ti. Semprenio Gracco perse la vita probabilmente per un tradimento perpetrato da Magone o perché le sue truppe furono sconfitte in battaglia. Con lui scompariva un uomo carismatico, simbolo della lotta estrema contro Cartagine. Un’altra tragica sconfitta è quella del Centenio Pentula, che avrebbe richiesto 8000 uomini per una spedizione contro Annibale, risoltasi in un nulla di fatto. Questo episodio risulta problematico perché appare strano che il Senato abbia

affidato ad un centurioni così tanti uomini ad un centurione. Ed in più si profila un caso di reduplicatio: infatti l’omonimia con il Centenio accorso in aiuto a Flaminio avrebbe fatto pensare ad una sovrapposizione dei due eventi. Battaglia ad Erdonea: l’esercito romano venne vinto in quanto si parla di due scontri condotti qui ed entrambi contro Annibale, uno da Cn Fulvio Flacco, l’altro da Cn. Fulvio Centumalo. Per alcuni studiosi sono entrambi da ricondurre ad un unico avvenimento del 210. Tuttavia l’esito diverso (uno fugge, l’altro muore) spingono ancora alcuni avversari che si debbano tener ei due episodi separati. Al di là dell’autenticità o meno, Livio utilizza ancora una volta lo schema del comandante inetto che viene sconfitto in quanto non capace. Per la sua licenziosità e trascuratezza anche qui l’esito fu disastroso. 212-211 in questi anni Roma iniziò a rimontare riprendendo anche due città ribelli come Siracusa ed Agrigento. Ma ancora una volta la rimonta venne macchiata da una sconfitta. Nel 211 vennero uccisi i due fratelli Scipioni trovatosi alle strette in Spagna. Tutavia secondo le fonti grazie ad un eroico L.Marcio l’esercito romano riuscì a resistere. 210 evento del già citato Fulvio (quello che morì) che cercò di riprendere in mano la situazione approfittando della momentanea assenza dalla Apulia di Annibale impegnato nel Bruzio. Anche questa fu una grave sconfitta per Roma, secondo De Sanctis la peggiore dopo Canne. Tra il 209 e il 208 come protagonista ci fu Claudio Marcello. Egli fu incaricato dal console Q. Fabio Massimo di tenere impegnata l’armata cartaginese. Marcello, convinto di essere l’unico comandante in grado di battere Annibale, lo affrontò presso Canosa. Qui l’esercito romano venne sconfitto e i soldati si diedero alla fuga. Tuttavia in questo caso Livio non attribuisce la colpa al comandante, ma al comportamento dei soldati. Anzi, egli appare come un nobile e virtuoso comandante, motivatore ed impegnato in prima linea. Tanto che combatte il giorno dopo ottenendo una vittoria seppur cruenta. In tutto questo gli studiosi sono incerti, è sicuro, tuttavia, che il suo esercito avesse dovuto ripiegare a Venosa. Una nuova sconfitta avvenne durante una marcia di un contingente romano da Taranto a Locri. Un’altra sconfitta che vede l’uccisione di Marcello è sempre a Venosa durante una ricognizione che avrebbe visto l’agguato di un contingente dei Numidi. Polibio accusa i consoli di impudenza, Livio cerca delle cause esteriori come l’insistenza delle truppe ad effettuare la perlustrazione e l’abbondono degli Etruschi, ed anche l’accusa di aver trascurato gli auspicia negativi. L’uccisione di un console come Marcello provocò molto dolore tra i Romani. Dal 207, anno della vittoria del Metauro la fortuna dei Cartaginesi iniziò a finire. Le poche e ultime azioni che vedono la sconfitta dei Romani hanno per teatro la Gallia Cisalpina e nel 203 la vittoria dolorosa del pretore Quintilio Varo e del proconsole Cornelio Cetego che vedono però gravi perdite tra le fila romane.

2) APPRENDERE LA SCONFITTA Il curcuito delle informazioni: - Comunicazioni da parte dei comandanti oda parte dei più alti ufficiali di grado che inviavano a Roma le notizie tramite messaggeri, litterae… Esempio Ti. Sempronio, nel dopo Trebbia, invia un messo. Si attestano lettere nel dopo Canne tra i soldati sopravvissuti; scambi anche tra i soldati a Canosa e il console Varrone ospitato a Venosa.

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Un altro modo era attraverso le popolazioni alleate, gli stessi abitatnti o i soldati. Ciò creavano le cosiddete famae o rumores, che si propagavano in città. Non di rado le versioni erano false, messe in circolo dai comandanti per edulcorare l’accaduto o esagerate dal popolo Al di là di questi metodi, non era facile ottenere informazioni e ciò generava ancora più panico: in questo periodo gli struementi di comunicazione erano poco sviluppati.Non sembra strano, quindi, che nel dopo Canne siano stati inviati cavalieri armati sulla via Latina e la via Appia alla ricerca di sopravvissuti che potessero raccontare. Pubblicizzare la sconfitta: Molte volte le sconfitte venivano pubblicizzate attraverso l’annuncio pubblico come nel caso del Trasimeno da parte di Pomponio. Annunci potevano avere varie finalità e motivi: 1) Visione liviana: placare il clima d’allarme del popolo, un intervento quasi solllecitato dal basso per la necessità di risposte. Maggiore attenzione del Patavino per il pathos. 2) Visione polibiana: L’annuncio era ormai giunto a Roma, gli eventi costringono i potenti a dare spiegazioni dell’accaduto. Interesse dell’Acheo di difendere le istituzioni romane in quanto punto cruciale delle sue spiegazioni riguardo l’ascesa di Roma. 3) L’aristocrazia senatoria era l’unica a poter dare validità e significato alle notizie 4) Possibilità per il ceto dirigente di manipolare le notizie (improbabile per quanto riguarda la battaglia del Transimeno Nonostante gli sforzi, la plebe non si calmò affatto, osserva Polibio, analizzando la psicologia della folle, che sente l’evento ancora più grave quando viene sostanziato dalle parole.

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Le prime reazioni di fronte la sconfitta: Per quanto riguarda le prime sconfitte in Val padana, Ticino e Trebbia, la reazione iniziale come ci riporta Polibio fu di sorpresa. in particolare riguardo il Trebbia l’evento fu sentito come un parodoxon, sconvolgente, paradossale. Per quanto concerne il Ticino l’evento fu sottovalutato: i Romani provenivano da una serie lunga di vittorie, che portarono loro a sottovalutare il “pericolo- Annibale”. Sentimenti della popolazione: Polibio riporta che i Romani cadono in preda alla diatrope, a megaloi foboi, ad un un ingens pador e ingens terror. Trebbia: il terror di cui si parla deriva dal dubbio che nessuno potesse fermare l’avanzata di Annibale ora che armate consolari erano state sconfitte, temendo in più un atacco direttamente a Roma. Nel dopo Transimeno al terror si somma il tumultus determinato dalle matrone in cerca di notizie, e dalla turba che a gran voce chiama i magistrati. Polibio lo valuta come un atteggiamento improntato a mancanza di contegno,differente da quello contenuto del senato. Nel dopo Canne il pavor e il terror la fanno da padroni ed assumono caratteri di varie e proprie manifestazioni nevrotiche in pubblico. Ad aggravare il tutto c’è la sconfitta di Postumio che diede l’impressione di un accanirsi del destino. L’anno 212 fu ricco ancora di eventi sfavorevoli oltre alla battaglia ad Erdonea.

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Di fatto la descrizione delle reazioni si avvertono come una selezione sociologica e sessista da parte dei due autori. Si tende ad imputare alla fasce più deboli della società l’irrazionalità, le passioni istintive. Gli studiosi hanno mostrato dubbi riguardo la veridicità di queste reazioni, alcune volte eccessive rispetto ai fatti, ma che sono tuttavia, da considerarsi in parte vere. Prodigia A partire dall’inverno del 218/217 Livio riporta numerosi prodigia ( violazioni delle leggi naturali, fenomeni inattesi e innaturali, percepiti come avvertimenti da parte degli dei ed una rottura della pax deorum): un bambino aveva gettato un grido di trionfo, un bue era salito al 3 piano di un palazzo, un fulmine aveva colpito il tempio della Speranza. Altri prodigi si erano verificati all’assunzione del consolato da parte di Flaminio che non aveva seguito le modalità ordinarie. Altri fatti si verificarono alla vigilia del lago Trasimeno; il rito effettuato da Flaminio alla presa del suo incarico non seguì la prassi in quanto il vitellino ribellatosi di divincolò sporcando gli astanti. Un altro episodio durante la battaglia di Canne: delle Vestali furono accusate di aver intrattenuto rapporti sessuali; anche questo fu visto come malaugurio. Si può pensare che questi prodigia raccontatati da Livio siano in realtà dettati da scelte stilistiche, narrative: esemplare di questo è l’abbondanza di prodigia alla fine del XXI libro delle storie quando c’è la nomina di Flaminio. Probabilmente il Patavino ha colto l’occasione per accentuare la carica drammatica della sua nomina. Questi episodi ci attestano una sorta di “sovraeccitazione religiosa” dei Romani in questo periodo definita “crisi da prodigi”. La religio romana invadeva ogni spazio della vita ed era molto sentita. È per questo che la pax deorum di fronte a così tanti eventi catastrofici sembrava essere in pericolo. I Romani temevano di perdere la protezione degli dei, avuta fino a quel momento.

3) GESTIRE LA SCONFITTA Interventi della classe dirigente: - Le fonti ritraggono i comandanti non vinti dal conforto, riuniti per cercare una soluzione. - Con il primo insuccesso, quello di Vulsone, la prima mossa fu quella di inviare una spedizione di soccorso per salvaguardare il potenziale bellico della legione attaccata dai Galli; tenendo distinti anche i due fronti quello gallico, appunto, e quello punico. - Con le sconfitte successive le risposte diventano più complesse.

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Comandi speciali ed altre soluzioni: Nel 217 si decise di ricorrere ad una dittatura speciale: la dittatura. La dictio dictionis però non seguì la prassi normale: infatti, il dittatore non fu eletto dal cosole ma dai comizi. Da tempo l’istituto era caduto in desuetudine e viene presentato dagli storiografi come qualcosa di insolito. Perché il dittatore? Diversi possono considerarsi i motivi: 1) Nomina celere di un comandante capace che potesse difendere l’Urbe; 2) Essendo una magistratura particolare, era dotata di vari poteri che la rendevano efficace nel gestire velocemente le situazioni di emergenza. 3) Il dittatore era avvolto da un’aura quasi magica e religiosa che lo rendevano adatto a placare le inquietudini di questi momenti.

Nonostante questo la decisione di nominare un dittatore comportava non poche incertezze. -

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La nomina sembra frutto di un complesso gioco politico tra le parti. Furono Eletti infatti come dittatore Q.Fabio Massimo, patrizio e M. Minucio Rufo come magistrum equitum, plebeo. Sicuramente la loro elezione fu dovuta a diversi fattori tra cui la loro reputazione militare e le loro personalità politiche. Ma, appartenendo a due schieramenti diversi, è facile pensare che avvenne un vero e proprio compromesso tra le parti. Un compromesso che ebbe diversi problemi visto il tentativo dei Fabii di far prelevare la propria linea politica con la qualifica di dictator interregnum causa. Con questa procedura avrebbero cercato di condizionare l’esito della votazione; lo stesso cercò di fare il gruppo di Minucio: l’occasione venne fornita dalla discussione su quale tattica utilizzare contro Annibale. Fabio Massimo era per un linea temporeggiatrice, Minucio per una linea più aggressiva. I suoi seguaci arrivarono quindi a votare la lex Metilia che stabiliva gli stessi poteri per il dittatore e il magistrum equitum. Questo causò non pochi problemi, tanto che Minucio ritornò ad essere subordinato a Fabio Massimo e il tutto si concluse con trionfo di quest’ultimo. La classe dirigente di fronte alle sconfitte non esita a ricorrere ad un istituto magistrale extra ordinario recuperato dal passato; non esita ad utilizzarlo per i diversi fini utilitari che avrebbe potuto raggiungere sia a livello militare, sia politico, sia sociale; probabilmente le conseguenza delle sconfitte divennero anche ragione di scontro tra le fazioni, cosa che portò i senatori a ricercare subito una soluzione. Anche nell’anno successivo, 216, con la sconfitta a Canne si rese necessario la nomina di un dittatore: Giunio Pera. Molto probabilmente anche la sua nomina venne accompagnata da anomalie nel rito. A lui venne accostato Fabio Buteone con il compito della lectio senatus: anche il senato era stato colpito duramente dalle sconfitte, ben 177 seggi erano vuoti. Sarebbe sbagliato credere che questa sia la prassi. Di solito infatti si ricorreva alle cariche ordinarie oppure alla prorogatio imperii. Dopo il Trebbia non ci furono cambiamenti nell’elezione dei consoli, anche se può essere considerata strana la nomina come quella di Flaminio, data le sue idee progressiste, estraneo agli Scipioni, che, però, non avevano condotto bene questa prma fase. Più problematiche furono le elezioni del dopo Trasimeno. Nel 217 si chiese ai due consoli in carica Gemino e Attilio Regolo chi dei due volesse rientrare per presidiare i comitia. Entrambi adducendo come scusa il fatto di essere al fronte, proposero di nominare un interrè. Una serie di auguri, però, invalidarono le varie nomine finchè non si arrivò all’interregnum. L’anno dopo ci furono gli stessi problemi: morto Postumio Albino in un’ennesima disfatta, si fece necessaria la nomina di un consul suffectus: venne nominato Marcello ma mentre stava per assumere il mandato si sentì un tuono e fu costretto a rinunciare ( il senato spiegò che era stato causato dal fatto che ci fossero stati per la prima volta due consoli plebei). Prese il suo posto Q. Fabio Massimo. Possiamo ritenere particolare il caso di Massimo: egli stesso faceva parte del collegio degli auguri ed è possibile pensare che la sua parte avversaria abbia prevalso rendendo così la sua elezione vitiosa. Come afferma Scullard è facile pensare che lo stesso Fabio c’entrasse qualcosa con questi giochi di potere, nonostante il rapporto con Marcello. In questi anni si susseguono altre varie procedure fuori dall’ordinario :

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Viene approvato un plebiscito che permetteva di rieleggere i consoli senza rispettare l’intervallo decennale; La prorogatio concessa ai fratelli Scipione fu di fatto perpetua fino alla loro morte; A Marcello venne affidato un imperium proconsulare: le fonti sono discordanti se questo accadde prima della sua elezione- abdicazione oppure dopo (Livio riporta prima, Plutarco dopo). Questo ci fa sospettare di procedure non corrette né nei modi né nei tempi. Alla morte dei due Scipioni il comando venne concesso a Scipione junior, che non aveva intrapreso il cursus honorum ed aveva svolto la sua edilità.

Organizzazione dell’apparato militare: Le operazioni furono portate avanti dai patres: riorganizzazione dell’apparato bellico; scelta delle zone d’azione; cura della logistica. Roma iniziò a sfruttare il suo grande potenziale umano, ricorrendo anche agli alleati e ad elaborare grandi piani strategici Scelse di abbandonare la Gallia Cisalpina, che per la sua conformazione avrebbe potuto aiutare i Cartaginesi, e preferì l’Italia. I due consoli guidando per uno una legione si divisero: uno sulla linea sud est (Servilio), l’altro su quella sud- ovest ( Flaminio) Dopo il Trasimeno e dopo Canne la situazione cambiò di certo: per paura di un assedio si rafforzarono per la prima volta la difese dell’Urbe e M. Claudio Marcello, pretore, fermo ad Ostia inviò un proprio contingente a Roma. È probabile pensare che Livio non ebbe mai nessuna intenzione di assediare Roma per la scarsa propensione dei Cartaginesi alle guerre di assedio. Se dopo il Trasimeno furono trasferite a Fabio Massimo le legioni di Servilio, più altre due; dopo Canne si aggiunsero ben 6 legioni reclutate tra i giovanissimi (anche minori di 17 anni che non erano tirones cioè istruiti alle armi) e in più furono comprati schiavi e reclutati i condannati. Queste scelte vanno contro il normale reclutamento basato su criteri di sesso, età, censo, estrazione sociale… Potevano divenire cittadini soldati solo i maschi adulti liberi e provvisti di tutti i diritti. Ciò ci fa comprendere l’eccezionalità della situazione e il forte pragmatismo dei patres. Si rese necessario al’indomani di Canne far rientrare tutti quelli impegnati sul fronte conto Annibale per chiarire le reali condizioni dell’esercito. Nel 212 dopo la disfatta in Apulia e in Lucania si rese necessario recuperare i soldati rimanenti dai 2 eserciti di Flacco e Gracco. Importante era mantenere lo status quo delle risorse umane. La stessa cosa avvenne per Canne quando P. Cornelio fu incaricato di procedere alla leva e di emanare un editto per ricercare i soldati schiavi in fuga. Lo sforzo militare in questi anni fu enorme. Roma, però, tenne soprattutto grazie ai suoi rapporti con i soci...


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