Veluti Flos - Riassunti storia della letteratura latina dalle orini a Seneca padre PDF

Title Veluti Flos - Riassunti storia della letteratura latina dalle orini a Seneca padre
Course Letteratura latina
Institution Università degli Studi di Siena
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Riassunti storia della letteratura latina dalle orini a Seneca padre...


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Le origini della letteratura: oralità e anonimato La letteratura a Roma venne influenzata dalla civiltà greca, ma anche da quella indigena, in particolar modo da manifestazioni e tradizioni culturali. Alcune forme preletterarie indigene erano caratterizzate dall’oralità, nonostante la scrittura a Roma fosse nota dal VII secolo a.C. --> erano testi concepiti non per essere scritti, ma per essere recitati e tramandati oralmente. Erano anonimi -> poiché non erano frutti di un’individualità, ma l’espressione creativa di un’intera comunità e avevano una funzione pratica.

I carmina religiosi I testi appartenenti alla sfera sacrale sono particolarmente importanti, perché a Roma accompagnavano ogni situazione ed evento pubblico. La religione romana primitiva concepiva le divinità come forze misteriose, potenzialmente ostili e minacciose che l’uomo doveva cercare di placare con la pietas -> ovvero l’osservanza di precetti morali e norme rituali (preghiere, sacrifici).

I carmina tra prosa e poesia Carmina è un nome dato a questi testi arcaici fin dall’antichità. La parola carmen, nel latino dell’età classica, indica una composizione di versi -> il termine non indica necessariamente una struttura metrica. La particolarità del linguaggio rituale sono infatti tali da impedire una netta distinzione tra poesia e prosa: le preghiere e le formule più antiche sono costruite secondo cadenze ritmiche chiaramente scandite, anche se non sempre riconducibili a schemi precisi e regolari: inoltre fanno ampio uso di parallelismi, le ripetizioni, le figure di suono che rendono più facili all’apprendimento mnemonico. Lo stile delle formule sacrali influenzò in misura determinante la letteratura arcaica, soprattutto in contesti elevati e solenni, ma non solo --> anche il linguaggio comico di Plauto è ricchissimo di parallelismi sintattici e fonico-ritmici e ripetizioni.

Laudationes funebres, carmina convivalia e trimphalia Un’altra forma preletteraria si sviluppò come parte del rituale funebre in uso presso le famiglie aristocratiche. Durante il funerale, il parente più stretto del defunto teneva nel Foro un discorso (laudatio funebris) per celebrarne le virtù e le imprese e ricordare le gesta dei suoi antenati: in tal modo l’elogio si risolveva nella celebrazione di tutta la gens cui il defunto apparteneva. Sebbene la prima laudatio di cui si conservano i frammenti appartenga al II secolo a.C. possiamo ritenere certo che l’elogio funebre sia stato una delle forme più antiche di eloquenza in Roma.

I Carmina convivalia I Carmina convivalia, composizioni in versi caratterizzare anch’esse dall’oralità, di cui nulla si è conservato. Nella civiltà greca e latina il convito era infatti un importante momento di aggregazione in cui le classi più elevate si affermavano la loro identità, politica e sociale. In questo contesto il canto non forniva solo uno dei principali mezzi d’intrattenimento, ma era anche un utile strumento per esprimere e ribadire gli ideali aristocratici attraverso la celebrazione delle glorie e della virtù degli antenati. Sappiamo troppo poco di queste forme antichissime per valutare l’influsso da esse esercitato sulla letteratura successiva. I Romani manifestavano nei carmina convivalia quella propensione per la poesia celebrativa che avrebbe costituito il necessario supporto per il futuro sviluppo dell’epica latina.

I Carmina triumphalia Un’altra forma preletteraria, affine ai carmina convivalia per l’uso del verso e per l’oralità, è costituita dai carmina triumphalia. Si trattava di brevi componimenti poetici cantati durante la cerimonia sacra del trionfo dai soldati che seguivano il carro del comandante vittorioso. I soldati non si limitavano a esaltare le proprie imprese e ad elogiare il condottiero trionfante, ma, approfittando del clima gioioso e permissivo della festa, inserivano nei carmina battute scherzose e salaci nei confronti del comandante. In questi motteggi ritroviamo lo spirito mordace e il tono buffonesco

che caratterizzano le più antiche forme italiche di spettacolo teatrale. Sembra che i carmina triumphalia avessero una rudimentale impostazione teatrale.

Le forme preletterarie teatrali I fescennini: con le solennità religiose e con le feste che di esse erano parte integrante sono connesse altre forme preletterarie caratterizzate dall’oralità, che potremmo genericamente definire teatrali. Nel mondo greco e romano l’elemento ludico era infatti collegato al culto perché alle divinità veniva attribuita una propensione per le forme di divertimento umane. Dall’atmosfera gioiosa e trasgressiva delle feste che si svolgevano al tempo del raccolto scaturivano i Fescennini (il cui nome è forse da ricollegare alla città etrusca Fescennium). Erano vivaci scambi di battute salaci e facezie che avvenivano tra contadini mascherati, erano caratterizzati dalla mordacità e dall’improvvisazione. I primi ludi scaenici -> in passato a seguito di una grave pestilenza si mise in scena uno spettacolo come offerta agli dei, al fine d’intrattenerli e di placarli. E poiché tali divertimenti erano estranei ai Romani, vennero fatti venire dall’Etruria alcuni artisti che eseguirono un programma di danze al suono del flauto.

La satura e fabula atellana Da questi modesti esordi era escluso il canto. Sulla matrice etrusca si inserì una componente latina: ne derivò uno spettacolo in cui alla musica e alla danza si aggiungeva lo scambiò di battute di spirito, formulate in versi rozzi, simili ai Fescennini. Successivamente si aggiunse l’elemento poetico ed iniziò ad avere una maggiore importanza la forma metrica complessa con melodie prestabilite --> chiamata satura. Un’altra forma antica era la fabula atellana, di origine campana, --> era fondamentale l’improvvisazione da parte degli attori su un canovaccio prestabilito e si serviva di maschere fisse (es. il gobbo astuto). Tutti questi spettacoli sono l’espressione di un diffuso gusto per il comico e per la beffa e rivedremo spesso questo tema, soprattutto nella comicità plautina.

Le più antiche iscrizioni latine La più antica testimonianza della scrittura nell’ambito pubblico-sacrale a Roma è sicuramente l’iscrizione del cippo in pietra rinvenuto sotto il Lipis niger --> un testo risalente all’inizio del VI secolo a.C. e contenente iscrizioni rituali. Nell’ambito privato invece ritroviamo iscrizioni dedicatorie comuni su oggetti che riportano spesso il nome dell’artista o del committente.

Gli elogia --> sono delle epigrafi sepolcrali, chiamati anche elogium, che hanno dei punti di contatto con la laudatio funebris. Gli elogia contenevano il nome del defunto, l’elenco delle cariche ricoperte, le lodi delle sue virtù e le sue imprese. Altre iscrizioni importanti sono sicuramente gli Annales maximi -> ovvero una compilazione annuale di tipo cronachistico redatta dal pontefice. Ogni anno la tavola veniva imbiancata e si annotava l’anno attraverso il nome dei due consoli e dei magistrati, a fine anno veniva ritirata e conservata nell’archivio. Successivamente tutti questi annali vennero raccolti in 80 libri e pubblicati alla fine del II secolo a.C. quando l’usanza di trascrivere gli annali cessò. Vi si annotavano: l’andamento dell’annata agricola, i prezzi, le eclissi, le calamità naturali, i prodigi e i riti espiatori, i principali avvenimenti politici e militari. La conoscenza del diritto e delle legislazioni facevano parte del mos maiorum, del costume degli antenati, della tradizione e la loro trasmissione avviene oralmente all’interno della classe patrizia, che detiene il potere giudiziari. Per questo una legge scritta fu una grande conquista per le classi medi e basse che erano escluse dal possesso del sapere giurisprudenziale. La legge delle XII tavole --> negli anni 451-450 a.C. vennero nominati 10 magistrati con il compito di redigere un codice di leggi scritte, i decemviri legibus scribundis, i quali successivamente affissero nel Foro queste 12 tavole.

Appio Claudio Cieco e la nascita dell’oratoria Di origine sabina, è il primo nome storico per il quale abbiamo testimonianze di attività che possiamo considerare vicine alla letteratura. Egli fu un illustre oratore, scrisse la prima orazione latina la quale venne recitata da un Appio Claudio ormai ridotto alla cecità, nel Senato per dissuadere tutti dalla pace con Pirro. Ad Appio Claudio venne attribuita anche una raccolta di massime chiamata Carmen de sententiis, in un metro saturnio. Gli è legato anche alla storia del diritto romano, infatti nel 304 a.C. fu pubblicato il civile ius, un testo di formule di procedura civile mediante le quali il cittadino poteva effettivamente ricorrere alle leggi. Un grande passo verso la divulgazione e la democratizzazione del diritto.

Livio Andronico Fu considerato il primo scrittore della letteratura latina. Delle sue opere si sono conservati soltanto scarsi ed esigui frammenti. Andronico proveniva da una fiorenti città greca, Taranto, ma quando venne conquistata si trasferì a Roma come schiavo e venne accolto in una famiglia dove svolse il ruolo di precettore dei figli del padrone. L’istruzione impartita da un greco si diffuse molto in fretta tra gli aristocratici. Egli successivamente divenne un liberto. Egli era bilingue, si fece mediatore della lingua e cultura greca, traducendo in latino alcuni testi come l’Odissea ed alcune tragedie e commedie. La traduzione dell’Odissea nacque dall’attività di grammatico di Andronico, un insegnante di lingua che rispose all’esigenza degli allievi di confrontare il testo originale con una copia in latino. Noi abbiamo una trentina di frammenti dell’Odissea, testimoniano l’intento di romanizzare il testo, di farlo entrare nell’ambito della cultura romana. Andronico scrisse il testo con il verso saturnio, antico verso italico, usò termini e procedimenti linguistici tipici di Roma, es. “canta, oh Musa, le molte astuzie” Viene tradotto con “oh Camena” perché erano delle divinità italiche alle quali i Romani attribuivano qualità profetiche perciò sono assimilate alle dee greche della poesia. Le opere teatrali di Andronico -> egli si basava su un testo scritto, a differenza della tradizione, e quindi possono essere considerate opere letterarie. La prima opera venne messa in scena nel 240 a.C. e si fa coincidere con la nascita della letteratura latina. Nel 207 a.C. Andronico venne incaricato dia pontefici di comporre un inno (carmen) in onore di Giunone cantato con fine propiziatorio prima della seconda guerra punica (218-202 a.C.)

Nevio Anche egli uno dei più antichi poeti latini, autore di tragedie e commedie d’imitazione greca. Egli inventò un nuovo genere teatrale di ambientazione romana -> la tragedia praetexta, ma soprattutto fu l’iniziatore del Bellum Poenicum dell’epica storia latina, di cui abbiamo brevi frammenti. Egli probabilmente fu un plebeo originario di una colonia greca della Campania e partecipò alla prima guerra punica, dunque deve essere nato prima del 270 a.C. Egli iniziò a mettere in scena le sue opere parallelamente a Livio Andronico, morì nel 204 o nel 201 a.C. Le tragedie -> abbiamo 6 titoli ed alcuni frammenti d’argomento e ambiente greco. Nella ripresa dei miti e forse degli stessi modelli è probabile da parte di Nevio un intento di emulazione. Abbiamo notizia di due pretextae: Romulus -> che metteva in scena le vicende leggendarie delle origini di Roma e Clastidium -> dedicata alla vittoria dei Romani sui Galli presso l’attuale Casteggio nel 222 a.C. Nevio portò in scena un’episodio della storia contemporanea e celebrò la grandezza di Roma. I più numerosi sono i frammenti delle commedie -> ne abbiamo 35 e sono visibili i punti d’incontro con Plauto. Caratterista della produzione di Nevio doveva essere la mordacità con cui egli alludeva all’attualità politica in chiave polemica e satirica. Per esempio venne scritto un verso dal duplice senso che offendeva i Metelli, grazie al doppio senso della parola “Fatum” -> fato e disgrazia.

Il poema epico storico: il Bellum poenicum In tarda età Nevio scrisse la sua opera più importante -> il bellum poenicum, un poema epico- storico in saturni, dedicato alla narrazione della prima guerra punica. Con quest’opera il poeta diede il suo contributo alla causa nazionale, esaltando i valori che avevano reso possibile la vittoria romana in quel primo scontro. L’opera di Nevio aveva dei punti in comune con l’Eneide, per esempio era presente la regina Didone, fondatrice di Cartagine.

Plauto È il primo autore della letteratura latina di cui leggiamo opere intere. Egli derivò le sue commedie dai modelli greci attuando una sintesi originale della commedia greca. Della persona sappiamo ben poco, dai nomi di alcune commedi si ricava il nome di Plautus, da altri Maccus che risponde ad una delle maschere dell’atellana. Si pensa che in momenti diversi abbia usato nomi differenti, forse Plauto fu il nome d’arte che significa “piedi piatti”. Nacque prima del 250 a.C. in Romagna ed iniziò l’attività di commediografo a partire dagli anni della seconda guerra punica. Possiamo datare solo lo Stichus nel 200 a.C. e lo Pseudolus nel 191 a.C. grazie ad alcuni riferimenti e sappiamo che Bacchiudes e la Casina sono da ricondurre all’ultimo periodo della sua vita. Le 21 commedie varroniane -> Varrone (erudito del I secolo a.C.) si occupò dell’autenticità delle opere di Plauto, poiché circa 130 commedie circolavano sotto il suo nome. -> L’attribuzione a Plauto era una garanzia di successo che spingeva molti commediografi a false attribuzioni. Varrone individuò, dopo uno studio, 21 commedie autentiche. Asinaria, i Captivi, la Cistellaria, il Curculio, l’Epidicus, il Mercator, il Persa… Intrecci e personaggi ricorrenti -> le trame plautine sono tipiche della commedia nuova greca, sono presenti molti intrecci complicati e ripetitivi in cui ricorrono situazioni e personaggi convenzionali. Di solito in una commedia troviamo un giovane (adulescens) innamorato di una donna e ostacolato nel suo amore. L’ostacolo è rappresentato, se la ragazza è una cortigiana, dalla mancanza del denaro necessario per assicurarsi i suoi favori o, se la ragazza è onesta, da impedimenti di carattere familiare e sociale. L’adulenscens è sempre dipendente economicamente dal padre, lotta ed è spesso aiutato da un amico, da un vecchio, da un parassita o più spesso da un servitore intelligente. La trama consiste in espedienti, trovate ingegnose messe in opera dal servo per truffare e raggirare gli antagonisti. Nell’immancabile lieto fine il giovane e i suoi aiutanti hanno la meglio sugli antagonisti e l’adulenscens realizza il suo sogno d’amore. Un topo molto diffuso è la rivelazione “agnizione”, per esempio una ragazza di umili origini si scopre libera e di buona famiglia, la figlia di un rispettabile contadino perduta e rapita da bambina. Anfitrione -> Giove, innamorato di Alcmena, assume le sembianze di suo marito Anfitrione, per giacere con lei. La comicità nasce dagli equivoci causati dagli scambi di persona non solo tra Giove ed Anfitrione, ma anche tra Mercurio (servo di Giove) e Sosia (servo di Anfitrione). Aulularia -> il vecchia avaro Euclione, trova una piccola pentola piena d’oro e vive nella paura ossessiva che gli venga sottratta, gliela ruba il servo di un giovane innamorato della figlia, già promessa in sposa a un anziano benestante. La restituzione della pentola consentirà al giovane di sposare la ragazza (ma la commedia ci è pervenuta mutila nella parte finale). Le Bacchidi -> due giovani cortigiane divennero le amanti di due giovani amici grazie al denaro preso al padre di uno dei due grazie all’astuto servo (servus callidus) Crisalo che mette in opera una serie di inganni. Nella scena finale i due padri si lasciano sedurre anch’essi dalle Bacchidi e festeggiano insieme ai figli. Casina-> un vecchio e suo figlio vorrebbero entrambi godere dei favori di una ragazza di nome Casina. Il vecchio tenta di darla in sposa al proprio fattore, che gliel’avrebbe poi messa a disposizione, ma la moglie organizza una messa in scena facendo travestire da sposa un giovane scudiero. Così il vecchio ridicolamente innamorato finisce beffato, mentre Casina sarà riconosciuta libera e potrà sposare il figlio.

Menaechmi -> un giovane, durante un viaggio alla ricerca del fratello gemello perduto da bambino, giunge nella città dove questo abita. Prima che i due si incontrino e si riconoscano, si ha una lunga serie di equivoci poiché erano uguali di nome e di aspetto, vengono continuamente scambiati l’uno con l’altro. Miles Gloriosus -> un giovane innamorato di una cortigiana, riesce a sottrarla ad un soldato con l’aiuto di un servo scaltro e di un simpatico vecchio. Il soldato millantatore viene ripetutamente beffato e finisce ingannato. La commedia del fantasma (Mostellaria)-> durante l’assenza del padre, un giovane prende il denaro a usura per comperare una cortigiana. Il padre torna all’improvviso: l’astutissimo servo Tranione non lo lascia entrare facendogli credere che la casa sia abitata da un fantasma, inoltre si fa dare il pagamento del debito fingendo che il figlio abbiamo comperato un’altra casa, alla fine si scopre la verità, ma il giovane e il servo vengono perdonati. Pseudolo-> un giovane ama una cortigiana che il lenone Ballione ha promesso a un soldato, il servo Pseudolo mette nel sacco sia Ballione sia il messo del soldato venuto per prendere la ragazza, sia il vecchio padrone padre del giovane innamorato. Alla fine il lenone Ballione ha il danno e le beffe, mentre Pseudolo fa baldoria con il padroncino e si riconcilia con il vecchio. Vediamo che spesso vi è un rovesciamento della realtà -> il servo vince sul padrone Quindi assistiamo ad una Carnevalizzazione della realtà Le commedie non sono ambientate a Roma, ma in Grecia o nel suolo italiano. Il vero protagonista delle commedie è il servo -> è un eroe comico su cui si contrano la simpatia e l’attenzione del pubblico. Il servo è sempre un abile oratore, orditore di inganni, sempre pronto a prendersi gioco degli altri per aiutare il proprio padrone. Le commedie di Plauto riprendono e rielaborano modelli greci -> si conserva la loro ambientazione. Egli usa degli espedienti nella commedia nuova tra cui Menandro. Plauto non si limita a tradurre ma interveniva e li adattava alle proprie esigenze Es. inserisce nel modello principale parti tratte da un’altra commedia -> chiamato procedimento di contaminazione. Egli dà più spazio al canto, fa riferimento a usi e costumi romani, introduce elementi di comicità ricollegandosi alla tradizione popolare. Inoltre accentua i tratti caricaturali dei personaggi e crea uno stile originalissimo, ricco di figure retoriche e di invenzioni lessicali. Nell’Aulularia è presente il consueto amore ostacolato che alla fine si realizza felicemente. Non manca la figura del servo, ma in questo caso lo spazio maggiore è occupato dal vecchio L’Aulularia ha come protagonista assoluta il vecchio avaro, nella sua magistrale raffigurazione • Per questo motivo essa può essere definita anacronisticamente una “commedia di carattere”, incentrata sulla delineazione di un tipo psicologico • Euclione effettivamente non è solo una caricatura grottesca; nei meccanismi psicologici che l’autore applica al personaggio il pubblico riconosce sé stesso, gli atteggiamenti e gli spunti tipici di ogni uomo, come l’attaccamento al denaro • Nella Casina ad essere in primo piano non è l’amore del giovane, ma il senex libidinosus, che fa da rivale nei confronti del figlio • È la tipica “commedia della beffa”, spiccatamente farsesca e licenziosa • Altri temi sono quello dei simillimi , dello scambio cioè di persona (Menaechmi), e quello dello sdoppiamento dell’io (Amphitruo) • Modelli: Menandro, Filemone, Difilo, Demofilo • Molto presente è la contaminatio, ovvero l’azione, da parte dell’autore, di modificare la trama della storia, sull’originale greco, inserendo scene e personaggi di un’altra commedia, anch’essa greca • Uno spazio molto ampio viene dato alla musica e al canto, con la formazione anche di “recitativi” o di veri e propri pezzi cantati (cantica) (entrambi accompagnati dal suono di un flauto) • Frequenti sono i riferimenti agli usi e costumi romani, nonostante i personaggi e i luoghi siano prettamente greci, con voluti effetti di “spaesamento” • Ba...


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