Vittorio Alfieri. della tirannide. il principe e delle lettere. la virtù sconosciuta. PDF

Title Vittorio Alfieri. della tirannide. il principe e delle lettere. la virtù sconosciuta.
Author Andrea Della Mea
Course Letteratura italiana moderna e contemporanea
Institution Università degli Studi di Firenze
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riassunto del trattato di Vittorio Alfieri sulla tirannia ...


Description

Vittorio Alfieri

Della tirannide Del principe e delle lettere La virtù sconosciuta Della tirannide Scrisse il trattato a ventisette anni nel 1777. Lo buttò giù sulla carta in un fiato con passione, e con nessun uso della pragmatica e della ragione. Risultato della cultura ricevuto durante la formazione e del corrente affermandosi nell’ambiente letteraria nell’Europa. In un epoca quando i colonizzatori nord americani facessero da precursori si alimentava un clima anti tirannica. Saggi furono pubblicate e gli intellettuali esprimevano ad alta voce il proprio parere ribella e anticonformista. Pubblicato la prima volta 1780 contro la volontà dell’autore che credesse la società ancora non pronta per il trattato. La realtà politica europea formato di monarchia assoluta, la clima degli intellettuali e le lettura di Voltaire, Montesquieu, Rousseau, Helvètius e altri fecero il resto. Il cuore anti tiranno buttò giù il trattato in un fiato. La realtà negativa è contro i diritti della natura e dell’uomo. Del principe e delle lettere Iniziò la stesura nel 1778. Dopo un’elaborazione prolungata e complessa è stato coretto e stampato nel 1789., ma non fu pubblicato prima del 1795 insieme con la Tirannide, L’America libera, La virtù sconosciuta e altri scritti. La tematica è molto legato al trattato Della tirannide. Alfieri si chiedesse come possa un popolo diventare consapevoli della esistenza di un male e di riconoscere l’assurdità di continuare ad andare avanti con tale sistema. La posizione chiave ha il principe. Tocca a lui a insegnare e a illuminare il popolo, i quali non riescono a vedere di concreto dal suo punto di vista l’ingiustizia che stanno subendo. Li deve educare. Grazie all’autonomia conquistata e una autonomia che debba essere mantenuta per poter esprimere discorsi imparziali, e non influenzato dal potere e dalla volontà e il gusto del principe. Pubblicata la prima volta nell’edizione parigina nel 1795. La virtù sconosciuta Un dialogo con l’amico Francesco Gori Gandellini. Esprime il dolore per la perdita del caro amico. L’amico chiarisce con Alfieri la importanza dell’azione. Ciò che conta davvero e che va oltre il pensare è l’azione. Nella situazione in cui si trova Alfieri questo è una realtà frustrante in quanto non è in grado di fisicamente entrare in azione. Però egli può scrivere, e questa capacita provoca azioni posteriori alla scritta dei testi, i quali causeranno azioni nel futuro. Questo la sua virtù. 1789 ebbe inizio la Rivoluzione francese. Alfieri fu testimone diretto ed emotivamente e praticamente coinvolto a causa dei suoi testi di tematica anti tirannica. Disinganno è la descrizione dello stato sentimentale di Alfieri. La causa alla quale si era impegnata a provocare, e alla quale era tanto bramato e profondamente giustificato ha portato alla rapina, l’ingiustizia, la vendetta, e la forza dell’errore, al quale difficilmente possa portare alla libertà. Le violazioni da parte dei rivoluzionari era causata dalla paura per la crisi economica. Si diffondeva la cosiddetta Gran paura che portò all’assalta dei castelli dei nobili. Marco Cerrut dice che Alfieri ebbe un ossessione anti tirannico conforme con le persone colte e letterarie della sua classe. Gli eventi della rivoluzione nord americana a la letteratura anti tirannico fece sì che l’ossessione fu messa in pratica nelle stesure dei testi. Nell’ultima parte del saggio del Cerruti si può leggere la presenza dell’abate Tommaso Valperga di Caluso con opinioni sulle scritte politici pubblicate contro la volontà dell’autore il 1800, con cui esprime la comprensione per le opinioni politici di Alfieri, in quanto sono risultato della lettura dei classici. V. Alfieri: una volta per tutti mi spiego, che io nel dir popolo, non intendo mai altro che quella massa di cittadini e contadini più o meno agiati, che posseggono propri lor fondi o arte (=delle proprietà e una

professione), e che hanno e moglie e figli e parenti: non mai quella più numerosa forse, ma tanto meno apprezzabile classe di nulla-tenenti della infima plebe. Costoro, essendo avvezzi di vivere alla giornata; e ogni qualunque governo essendo loro indifferente, poiché non hanno che perdere (=non hanno nulla da perdere); ed essendo, massimamente nelle città, corrottissimi e scostumati; ogni qualunque governo, perfino la schietta Democrazia, non deve né può usar loro altro rispetto (=preoccuparsi in altro modo di loro), che di non li lasciar mai di mancare, né di pane, né di giustizia, né di paura. Che ogniqualvolta l’una di queste tre cose lor manchi, ogni buon ordine di società può essere da un istante da costoro sovvertito, e anche pienamente distrutto (p.116-117) DELLA TIRANNIDE Pubblicato prima volta 1780 a Parigi contro la volontà dell’autore durante un periodo di Bonapartismo come una corrente in ascesa. Le scritte solitamente sono dedicate ai principi o al uno suo satellite o in qualche modo un naturale nemico della divina libertà, e si possa credere che mai le scritte sono dedicate alla divina libertà. Però negli uomini moderni esistono scritte dedicate alla divina liberta e si fanno sentire un po’ di qua e un po’ di là. Egli dedica al contrari della cultura dominante delle tradizione letteraria del periodo, il libro alla libertà. Egli scrive per passione per il vero invece per l’eloquenza. Per dare un nome di definizione al fenomeno che si vuole trattare si possa fare riferimento ai greci antichi, i quali diedero il nome Tiranno al fenomeno il quale noi oggi nomina Re. L’aspetto di questo personaggio non ha mai cambiato, quindi si possa continuare con la stessa nominazione. La differenza tra sta nell’approccio alle legge. Il tiranno sta al di sopra e non rispetta le leggi mentre il Re non sta di sopra, ma rispetta le leggi. La tirannide è uno stato che abbia un governo che a ogni momento le leggi non le rispetta, le infrange, le distrugge, le impedisce, le aggira e questo lo faccia impunita. Un infrangi leggi, insomma. Ogni società che ammette un infrangi leggi è una società tirannide. Fra ci crea le leggi e chi le esegue ci deve essere un barriera. L’esecutore non può essere il legislatore. Se fossero le due uno solo egli possa modificarle al proprio piacimento e al proprio interesse e questo sarebbe al contrario dell’interesse comune, probabilmente diventa il fondamento e il trampolino che a egli serve per stabilire una tirannide. La differenza fra una tirannide di uno solo e di una tirannide composto di più individui è che il governo di uno solo è più terribile. Un governo composto di più, anche se tirannica è meno terribili perché uno solo non possa operare da solo secondo il proprio volere. Nell’apparenza il governo dei più pare una repubblica e i cittadini all’apparenza possano godere di une certa libertà, ma in fondo non è reale, è solo meno terribile. Un esempio di tirannide elettivo è il pontificato. Il pontefice non ha un apparato militare per proteggersi dagli eventuali opposizioni. Il proprio potere si basa sulla inerzia e sull’ignoranza politica dei sudditi. In questo capitolo sceglie di continuare a ragionare sulla tirannide ereditaria. La paura è la base e la molla del tiranno per opprimere un popolo. L’effetto della paura dovrebbe essere quella di volere una immediata liberazione dallo stato indegno, ma questo non accade. Invece la paura invita a stare ancora più prudente e a trovare strade in cui si possa muovere con più cautele. L’effetto è che la condizione di schiavitù, dell’oppresso e della cieca obbedienza diventa uno condizione persistente e crescente. La coscienza della propria debolezza gli provoca timore all’uomo oppresso. La paura si è stabilità anche dentro il petto del tiranno, non solo ai sudditi ai quali opprime. Nel suo castello il tiranno rifletta sulle condizioni in cui faccia vivere il popolo, e alle conseguenze che debba subire se una volta il popolo trovasse la forza per protestare e confrontarsi con il tiranno. La prova palpabile di tale paura del tiranno è i numerosi sgherri assunti sotto proprio comando per la propria protezione. Anche sotto un ottimo e un buono tiranno domina la paura, anche se egli è giusto, saranno i suoi cortigiani a fare malvagi nel nome della giustizia. Un tiranno buono deve garantire una sistema politica capace di rendere impossibile l’ascesa di un tiranno. Deve mettere al sicuro i diritti del popolo per tutte le generazioni future, e non pensare all’eredità della sua stirpe che di conseguenza deve vedersi perdere il potere politico. La viltà prende dimora stabile nei sudditi come risultato della paura. Così l’uomo onesto, per sfortuna dalla nascita con il mondo dentro cui è costretto ad abitare ed esistere inizia a tremare e piangendo dentro di sé, sempre sfuggire all’aspetto di colui che atterrisce. Impossibile annullare tale sentimento. L’uomo forte porta dentro questo sentimento al contrario dell’uomo qual è vile per natura che non si allontana dalla figura che atterrisce, ma si avvicina in cerca di accostarsi e identificarsi con il tiranno come tentativo di scemare a sé il timore e di centuplicarlo in altri. Sotto l’assoluto governo di un solo ogni cosa debb’essere

indispensabilmente sconvolta (corrotta) e viziosa Da più temere nasce il più simulare, e dal simulare e tacere, l’esser pessimo e vile (p.105) L’ambizioso che vive in una repubblica cerca il tipo d’autorità che favorisca i più mentre l’ambizioso che vive in una tirannide cerca il tipo d’autorità che favorisca se stesso. L’uno cerca la gloria e l’altro cerca la potenza, la ricchezza e l’infamia. Nella repubblica i più non vogliano onorare una persona che non se lo merita. Se egli non è in grado di giovare i più l’onore non lo abbia. Nella tirannide è sufficiente la capacità d’ingannare uno solo, il tiranno. Ingannato lui la posizione d’onore sia è conquistato. Fra le calamità più atroci negli affari pubbliche debba essere la persona del primo ministro di una tirannide. il primo ministro debba essere uno che riesce a curare gli interessi del tiranno e che non abbia nessun interesse ad ascoltare voce del popolo. Debba essere in grado di ingannare e opprimere la parte del popolo capaci di dare voce al proprio discontento e dare luce all’ingiustizia. Una persona da atterrire, scellerato, cattivo, ingannevole, insomma uno perfido che non possa mai essere uno buono o uno intellettuale o uno filosofo, una persona con virtù maestosi. La milizia è la ragione, la base, il braccio per la sopravvivenza del T. il più infame dei tutti i mestieri, poiché non è altro che vendere la propria volontà, gli amici, i parenti, e il proprio interesse, la vita, l’onore per una causa mostruosa e ingiusta. Alfieri dice che la religione cristiana è stata creata o usata come strumento per la tirannide. Poiché un popolo non volentieri obbedisca a un condottiero o a un tiranno la religione monotona fu la risposta data al popolo dal governo. Fu una opzioni efficace e fu accolta. In questa maniera mediante la maschera della religione cristiana i governi era in grado da farsi rispettare dal popolo senza opposizioni violenti. Il cattolicesimo non è compatibile con la libertà, anzi provoca una cieca ubbidienza alla norma dogmatica e inflessibile. Tutto in nome della figura di cristo, la quale non è altro il tiranno in un’altra veste. Il protestantesimo è la ribellione e la strada che porta verso la libertà. La differenza tra le antiche e la dei tempi nostri è la ferocia e la violenza sanguinaria che determina i romani e i loro imperatori. I romani erano educati fra il sangue. I crudeli spettacoli. In tempi nostro il T non uccide mai apertamente e senza necessità, in caso uccidesse lo faccia in nome della giustizia. In conformità con la paura di trovarsi difronte al un pubblico opinione aggressivo. Senza dubbio a raddolcire gli universali costumi non poco contribuisse la religione cristiana. Con essa un T non poteva operare crudelmente e nello stesso modo attribuirsi una rappresentazione divina per tutti i uomini incluso i buoni, i quali non abbiano mai accettato una divinità crudele e così si abbiano fatto subito oppositori. I moderno sono assai più durevoli che gli antichi. L’onore; è definita nel tempo di Alfieri come: il desiderio e il diritto d’essere onorato dai più, con la base per guadagnare tale onore si dev’essere la virtù e nient’altro. È falso l’onore che pretende rispetto, amore e fede chi a nessuno conserva questi tre cose. Ogni onore che vada contra la natura degli uomini, è falsa. Dalla nobiltà si passa presto alla tirannia aristocratica poiché è nella natura dell’uomo il sempre desiderare di più. Il nobile quando già ha la ricchezza e la superiorità dei più gli manca solo maggiore potere. Cosa che essi sono costretti a usurpare quanto nella repubblica non è possibile aumentare il proprio potere orientato per sé al contrario dei più. Quindi si fanno usurpatori. Se esistesse una classe di nobili e di sacerdoti in uno stato a parte del popolo. Saranno questi la scandalo, la corruzione, la rovina di tutti. Questi generà sempre un interesse di conservazione e accrescimento. Dalla caduta dello stato dell’impero romano nacquero adesso infiniti stati e in ognuno di essi fu stabilito un nuovo tipo di governo. I stati feudatari. Un T adesso controllava tanti tirannidi. Ogni tanti i piccoli tirannidi si univano contro il tiranno maggiore e così cambiò l’assetto dello stato e il tiranno. I feudatari si fecero insopportabile al popolo, i quali dovettero sopportare le loro tante offese e oltraggi. Questo il T operò per il proprio vantaggio. Egli indovinava che potette impiegare il popolo contro i feudatari se questi non fecero come volle lui. Fu una vero lotta fra le tre schiere. Il tiranno, i feudatari (nobili) e il popolo (ignorante gregge). Il T li sfruttava secondo la strategia scelta. Una volta i nobili e una volta il popolo. Tutti i due contro l’uno con l’altro. Questo periodo si chiama la seconda tirannia feudale. Non furono totalmente estinti le famiglie feudatari e le loro stirpe sopravvivono anche oggi. Furono usate dal T come satelliti dandogli cariche e titoli. Comodo avere una classe fra sé e il popolo, che sia più potenti di loro e meno forte del T stesso. Dandogli cariche garantiva la fedeltà assoluta all’autorità che gli dava i cariche. Dalo stabilimento dei perpetui eserciti il T vede allontanarsi il bisogno d’alleanza fra i nobili e il popolo. Oramai l’esercito garantisca i suoi diritto e impedisca anche i oltraggi al popolo da parte dei nobili. Vedendo noi nell’Occidente il T quasi ogni giorno e grazie a questa quotidiano contatto diminuisca la venerazione cieca e alimenta la consapevolezza della scelleratezza della figura. La noia e il fastidio. Cresce così l’odio e il senso di timore. Nell’Oriente è contrario. Il T è irraggiungibile ed è conosciuto solo attraverso simboli e immagini, ai quali il popolo è costretto a venerare. Così è provocato un

senso gratitudine per lui che gli abbia offerto tutto quello che abbiano, ed essendo un popolo molto ignorante che non sanno l’esistenza di una condizione migliore. Alfieri dice che pensa che sia il lusso per cui il popolo non sente la gravità della servitù e di conseguenza non pensano di scuoterla permanente. Il lusso è la ragione dell’eguaglianza, quanto la classe nobiliare è già piena e brama sempre per più, e il popolo è avvilito e bisognoso. Dove esiste il lusso la libertà soffrirà di conseguenza e alla fine sparisce, per colpa della lotta fra i classi per questo elemento che stimola l’antagonismo e la corruzione. Le ricchezze in una repubblica si accumulo mediante l’industria, il commercio, l’arte e non come nella tirannide mediante accumulo delle terre da feudatari che tolgono terre dal popolo e così divenga senza terre, qual è necessaria per la sussistenza. In modo che la ricchezza sia guadagnato grazie alla virtù e non grazie alla prepotenza. Il lusso è adoperato come mezzo di dominio e di corruzione, poiché maggior parte del popolo veda i benefici del lusso, della quale godono i nobili , e di conseguenza ambiscano anche loro il lusso per sé stessi. Il lusso gli permette una vita comoda e volendo oziosa, e non vogliano che sia tolta tale stile di vita, così un tiranno che gli permetta sarà appoggiato. I nobili ci lasciano comandare dalla loro dappocaggine. Il lusso fa crescere i vizi ed è necessario in una tirannide. dove è radicato la peste del lusso non possa sorgere e radicarsi la libertà. Per essere giusta l’uso bisogna investire in opere pubbliche e non in privato, cosicché diventa diviso giustamente ai più cittadini, ai un più largo quantità di cittadini, questo sarà un uso decente. Nella T cresce l’amor proprio quando l’amore per la patria è inesistente e l’amore per la moglie e i figli siano dominati dall’insicurezza. L’amore proprio nel senso animale. L’amore fra T e sudditi non è possibile, poiché richiede una certa somiglianza di condizione. Se il divario sia troppo ampia, l’amore reciproca non è possibile, in quanto il potere del più forte sia largamente superiore al dell’altra. È arrivato alla fine del primo libro in cui brevemente ha ragionato quanto egli sappia delle cause e i mezzi della tirannide, accennato di una minima parte agli effetti che ne derivano. Libro secondo: ragionerò dei modi con cui si possa sopportare e volendo, scuoterla. Impossibile essere incontaminato dai vizi, i lusinghe (falsità) e la corruzione dei sorti, quindi bisogna allontanarsi il più lontano possibile da dove si respira l’aria della T. Difficile e quasi impossibile allontanarsi dalla vita incivile se si sia in stato di dover procacciarsi il vitto giornaliera. Le persone nate in condizione agiate abbiano la possibilità d’allontanamento. Il popolo sono innocenti perché sono avvezzi da secoli alla condizione di servitù. Non conoscono nemmeno la parola di libertà e ancora meno l’esperienza di vivere libero. Altro discorso invece per la classe agiata che consapevole della condizione in cui vivono essi e il popolo non facciano niente per cambiarlo. Anche essi vivono in servitù, sebbene non manchino di niente, questo è vera vilita, con consapevolezza appoggiano un governo al cui temono gli pone in uno stato d’avvilimento. Il T stesso è nelle mani sue la risposta di come sia abbattuto. Nella sua natura nell’oltraggiare con ferocia i diritti dei sudditi si spera che sia provocato nella sensibilità del suddito la voglia di porre fine a questa sventura e ingiustizia. Infiltrazione nella corte e ambire alla posizione del primo ministro per poi consigliare male e così il T si autodistrugge quando segue i falsi suggerimenti e provoca una rabbia feroce nel popolo. Per non destare il furore della vendetta popolana il T non eccede mai le sue tirannie, però quando sia costretto a tale oltraggio lo fa velato dietro una maschera di legalità. Dolcificando i suoi modi si è garantito una vita eterna. Per finire Alfieri ha la sua risposta di, con quale governa se sostituisce la tirannide. debba essere uno che non facilmente ricade sotto una nuova pressione tirannica. Opina che a far cadere la tirannide non è difficile come sia il mantenerla sotto controllo e lontano dal governo. È nella natura dell’uomo di pensare più a sé stesso che al collettivo. Anche se si ottenesse una repubblica non sarebbe possibile mantenerla. Richiede una continua esercitazione della più alta virtù. La violenza richiesta per il cambiamento non è conciliabile con l’armonia che un nuovo governo richieda e quindi difficilmente sia in grado di convincere i più ad appoggiare l’innovazione e i cambiamenti. I più debba essere convinti, ma quanto non abbiano né la intelligenza né la conoscenza e particolarmente la fiducia per appoggiare un concetto, la quale per loro sia sconosciuto. Dunque i più debbano essere convinti con la forza (proprio come nella tirannide). Richiede una forza enorme abbattere una tirannide. Una forza poco probabile si trova nel popolo. Una tale forza richiede forte consapevolezza del premio, e essendo poco conosciuto la libertà nel popolo abituati al servaggio per secoli, non è possibile che trovino lo stimolo per una così forte impresa come è l’abbattere un governo tirannico. Sono in troppo pochi in cui il fuoco eccezionale della divina libertà arde, e sono troppo freddamente spalleggiata dai di più. Serve una volontà e opinione universale per abbatterla. Il sostegno dei più. Il tiranno ha la capacità di cambiare e ostacolare la volontà che i più virtuosi

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