Welfare Community e Sussidiarietà – Sergio Belardinelli PDF

Title Welfare Community e Sussidiarietà – Sergio Belardinelli
Course Sociologia delle organizzazioni e progettazione pedagogica dei servizi
Institution Università di Bologna
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Welfare Community e Sussidiarietà – Sergio Belardinelli

Il WELFARE STATE si è affermato nei paesi dell’ Europa Occ. Per garantire a tutti i cittadini, trami lo stato, una protezione non solo contro i nemici esterni o contro i criminali, ma anche contro determinati rischi sociali, quali l’analfabetismo, la malattia, la vecchiaia. Grazie allo STATO SOCIALE, i tradizionali diritti di cittadinanza si arricchiscono dei cosiddetti “DIRITTI SOCIALI ED ECONOMICI” favorendo in questo modo un AUMENTO DEL BENESSERE, una attenuazione dei conflitti di classe, non chè una maggiore sensibilità per la giustizia, Ma oggi non è più così : il nostro modello di W. S. dall’inizio degli anni ’80 è andato sempre più accentuando i segni della sua crisi. Nuova configurazione del rapporto tra stato e cittadini, tra stato e società civile, incentrata non più sul paternalismo dello stato moderno bensì sul PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETA’, quale fondamento e propulsore del passaggio dal W. S. a quella che potremmo definire WELFARE COMMUNITY ( o WELFARE SOCIETY).

INTRODUZIONE : L’IDEA DI WELFARE COMMUNITY 1. LA CRISI DEL WELFARE STATE Quando si parla di crisi nel modello europeo occ. Di w.s. si fa riferimento ai seguenti problemi : - la sua insostenibilità economica - la sua natura giuridica controversa - i suoi effetti socio – culturali - i suoi limiti ecologici - l’inadeguatezza dei suoi parametri di benessere, legati troppo ad aspetti materiali - l’idea che le politiche sociali debbano essere prerogativa esclusiva dello stato. E’ importante che i cittadini non vengano ridotti a semplici clienti, ma si promuova la sussidiarietà tra stato e cittadino, tra stato e forme sociali primarie ( quali la famiglia), valorizzando le RISORSE, l’AUTONOMIA, la RESPONSABILITA’ personale , in vista del BENE COMUNE.

Quando parliamo di BENESSERE intendiamo che il proposito dello sviluppo è di incrementare le scelte umane, non solo il reddito. Il benessere non è solo quello economico; ci vuole anche cultura, un ambiente naturale e sociale soddisfacente, possibilità di autodeterminazione, un apolitica all’altezza. Lo stato deve promuovere l’UGUAGLIANZA che deve essere: - uguaglianza delle risorse - uguaglianza di opportunità di benessere - uguaglianza di accesso ai vantaggi - uguaglianza di sorte

2. DAL WELFARE STATE ALLA WELFARE COMMUNITY Vi deve essere autonomia – interferenza tra istituzioni dello stato , mercato ed istituzioni sociali autonome : - famiglia - partiti - sindacati - associazioni degli industriali - terzo settore Lo stato deve promuovere e tutelare L’AUTONOMIA DELLA SOCIETA’ CIVILE P. DONATI : - vita familiare - vita economica - vita culturale - vita religiosa

-

istituzioni pubbliche associazioni private singoli cittadini

→ unitamente alla vita politica incarnata nello STATO, che deve governare la società dal di dentro e non dal di sopra.

→ devono agire secondo un PRICIPIO DI RECIPROCITA’ che aiuti ciascuno a fare Bene ciò che deve

MERCATO = Luogo dove si mostra ( anche ) la qualità umana della comunità e dello stesso stato SOCIETA’ = insieme di relazioni che valorizzano la persona umana quale polo di sviluppo, ossia come soggetto degno di sé e quindi come organizzazione di istituzioni che esprimono tale visione. Si deve esprimere la dignità della persona umana e promuovere le forme sociali che la attualizzano per ridefinire i diritti di cittadinanza in riferimento all’uomo così come si realizza nelle formazioni sociali autonome, quale che sia la loro sfera di azione ( economica, culturale, politica, sociale ). Lo stato continua ad essere l’ultimo garante di tutti i nostri diritti per il bene degli uomini e delle comunità che in esso si organizzano, e per rilanciare il suo carattere sussidiario e quindi la responsabilità e la libertà di intraprendere di tutti i cittadini. La società deve tener conto quindi delle molteplici RELAZIONI nelle quali la dignità si realizza : - relazioni con se stessi - relazioni familiari - relazioni politiche - relazioni religiose - relazioni economiche - relazioni con l’ambiente naturale - relazioni con le generazioni future Il PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETA’ = si pone come garanzia di una fondamentale RECIPROCITA’ = ogni individuo, ogni associazione e ogni istituzione pubblica a vario livello ( = tutti ) debbono tendere a promuovere le capacità dell’altro , sia dall’alto verso il basso che viceversa, garantendo a tutti i livelli DIGNITA’ , LIBERTA’ E DIRITTI DELLE PERSONE. Questo è ciò che fa la SOCIETA’ CIVILE.

I rischi sono : l’individualismo inteso come mancanza di relazioni ed interazioni burocratizzazione

e la

WELFARE COMMUNITY In quanto comunità sussidiaria dovrebbe rappresentare l’alternativa al modello di società basato sull’asse individuo – stato, ossia : - i singoli individui , le singole persone rappresentano il valore più alto della comunità politica - in quanto uomo, l’uomo ha dei diritti ( alla vita, alla libertà, alla proprietà, all’educazione dei figli) - essendo libere le persone debbono poter perseguire liberamente i loro interessi secondo critieri di benessere che essi stessi scelgono - i legami con gli altri , gli usi e costumi della comunità nella quale siamo nati incidono sulla ns identità personale e sulla nostra capacità di essere liberi e felici - abbiamo dunque dei doveri nei confronti del bene comune che si esprimono come reciprocità : dobbiamo promuovere le capacità dell’altro , favorire il suo EMPOWERMENT, nella fiducia che anche l’altro farà lo stesso con noi Quindi lo stato : - secondo lo stesso principio di reciprocità , anzichè sostituirsi alle persone singole, alle famiglie o alle associazioni, deve aiutarle a realizzare le loro finalità - non rappresenta più la grande macchina che dispone e realizza il dover essere della società, ma piuttosto il principio ordinatore di una pluralità di istanze che si generano spontaneamente e autonomamente nella società stessa

3. CAPITALE SOCIALE VS RELATIVISMO Una welfare community è una comunità che, a tutti i livelli, sa promuovere autonomia attraverso la sussidiarietà e la sussidiarietà attraverso l’autonomia. Si parla tuttavia di una comunità certamente pluralista, ma non relativista. -

AUTONOMIA LIBERTA’ SENSO DI RESPONSABILITA’ SENSO DI FIDUCIA SENSO DI RECIPROCITA’ DISPONIBILITA’ A FARSI CARICO DI QUALCHE SACRIFICIO IN FAVORE DEGLI ALTRI - SENSO DEL DONO - SENSO DELLA GRATUITA’ ↓ Sono RISORSE senza le quali una degna società civile non sarebbe immaginabile

Una SOCIETA’ PLURALISTA e LIBERALE quale vuole essere la nostra non può vivere di rapporti esclusivamente contrattuali. Quel che è importante è una giusta SOCIALIZZAZIONE che inizia in FAMIGLIA e continua poi nella SCUOLA e in tutte le altra ISTITUZIONI e RELAZIONI SOCIALI. La FAMIGLIA , o meglio quel tipo di famiglia basato sulla stretta SOLIDARIETA’ CONIUGALE E INTERGENERAZIONALE, diventa una grande SCUOLA DI SOCIALITA’ , una delle forme sociali primarie della welfare community.

La FIDUCIA è UN CAPITALE SOCIALE PREZIOSO, che dà e merita fiducia. Una welfare community veramente virtuosa esce dal relativismo, premiando piuttosto tutto ciò che produce capitale sociale.

CAPITOLO 1: LA SUSSIDIARIETA’ COME PRINCIPIO DI GOVERNANCE

1) LA GOVERNANCE TRA SPINTA SUSSIDIARIETA’ ORIZZONTALE

GLOBAL-LOCAL

E

PRINCIPIO

DI

La teoria della governance di cui oggi si discute nasce dallo squilibrio tra le istituzioni e il mercato e muove verso al ricerca di forme evolute di governo sorrette dal consenso della società. La prospettiva global-local è diventata quindi essenziale per spiegare certi fenomeni dell’ultimo decennio. La devoluzione dei poteri, DALLOS TATO ALLE REGIONI, non è solo il trasferimento di poteri politici, ma anche apertura di vastissimi settori di attività (sanità, istruzione) ad operatori diversi da quelli organizzati nella forma burocratica classica. Tutti gli organi di governo territoriale devono implementare le forme di CONSULTAZIONE, CODECISIONE e CO-REGOLAMENTAZIONE coinvolgendo quei soggetti organizzati della società civile che si caratterizzano per una competenza in termini di VALORE AGGIUNTO funzionale al migliore raggiungimento dell’interesse generale. SUSSIDIARIETA’ ORIZZONTALE = capacità di solidarietà e di sviluppo sociale dei corpi intermedi nella società pre-industriale. TERZO DECENTRAMENTO = dallo Stato, alle Regioni, ai COMUNI – logica bottom up= riconoscere, custodire, valorizzare e “inventare” risorse su cui contare (logica detta anche federalista). Un moderno federalismo implica, pertanto, una maggiore responsabilità nella gestione delle risorse oggettivamente limitate e, in questo contesto, la sussidiarietà orizzontale diventa la formula di governance idonea a valorizzare le condizioni di sviluppo di una cittadinanza attiva. La responsabilità di una pubblica amministrazione che gestisca lo sviluppo secondo questa prospettiva è quella di saper identificare i soggetti depositari di potenzialità, economiche e sociali, coinvolgendoli nella gestione o nella cogestione dei servizi pubblici.

2) IL PERCORSO DELLA SUSSIDIARIETA’ DELL’ASSETTO ISTITUZIONALE ITALIANO

NEI

PROCESSI

DI

RIFORMA

La w.society ha storicamente rappresentato una delle risorse + decisive dello sviluppo economico, culturale e sociale del nostro Paese: tuttavia, essa è rimasta soffocata per motivi essenzialmente ideologici, per un lungo periodo che inizia a datare dall’Unità d’Italia e arriva fino agli ultimi anni della “Prima Repubblica”. Solo a partire dagli anni Novanta è iniziato, contestualmente all’avvio di un processo di rivitalizzazione delle autonomie locali, qualche segnale d’inversione di tendenza nell’assetto dei poteri pubblici che ha portato ad esempio alle misure di liberalizzazione variamente adottate a partire dalla legge 142 del 1990.

Le prime dirette ed esplicite formulazioni del principio di SUSSIDIARIETA’ sono avvenute nell’ambito della riforma delle autonomie territoriali (l.59 del 1997 e l.265 del 1999 : “i comuni e le province sono titolari di funzioni proprie e di quelle conferite loro con la legge dello Stato e della regione, secondo il principio di sussid. I comuni e le province svolgono le loro funzioni anche attraverso le attività che possono essere adeguatamente esercitate dall’autonoma iniziativa dei cittadini e delle loro funzioni sociali”. La legge costituzionale n.3 del 2001 di riforma del Titolo V ha poi riformulato l’attuale art. 118 della Costituzione, prevedendo espressamente al IV comma, il PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETA’ ORIZZONTALE. Il nuovo articolo 118 prevedere ora: “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni riconoscono e favoriscono l’AUTONOMA INIZIATIVA DEI CITTADINI, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà. Essi riconoscono e favoriscono altresì l’ATONOMA INIZIATIVA DEGLI ENTI DI AUTONOMIA FUNZIONALE per la medesima attività e sulla base del medesimo principio”.

3) LA GOVERNANCE A LIVELLO REGIONALE: I NUOVI MODELLI REGIONALI DI WELFARE MIX Si tratta di una tendenza espressiva della ricerca di un nuovo equilibrio nel rapporto tra cittadini e istituzioni,diretto a realizzare non solo la maggiore prossimità, in sé promessa dal solo decentramento, ma anche l’immedesimazione dei cittadini nell’esercizio delle funzioni pubbliche attraverso le formazioni sociali in cui essi si organizzano,con correlativa responsabilizzazione in proprio. Tutti i maggiori paesi sono sotto osservazione per il loro debito, fertilità bassa, invecchiamento della popolazione,che rendono esplosiva la spesa dell’assistenza sociale e sanitaria. La gestione di questi problemi spetta innanzitutto alla regione,dove la maggiore vicinanza ai cittadini può consentire di valutare le concrete possibilità offerte dalla situazione locale. Per quanto riguarda l’ ISTRUZIONE, l’introduzione del BUONO SCUOLA ha permesso un importante evoluzione del rapporto tra pubblico e privato. E’ ormai vigente in diverse regioni quali LOMBARDIA, VENETO, EMILIA ROMAGNA, PUGLIA, FRIULI, PIEMONTE E LIGURIA. A livello regionale invece negli ultimi anni si sono sviluppate POLITICHE FAMIGLIARI dirette a superare una logica puramente assistenziale e a riconoscere il ruolo della famiglia come “SENSORE PRIVILEGIATO DI BISOGNI E PRODUTTORE SOLIDALE DI RISORSE”. La legislazione lombarda, come quella di altre regioni, promuove tramite incentivi di varia natura l”ASSOCIAZIONISMO FAMIGLIARE” e la “CREATIVITA’ SOCIALE” favorendo la realizzazione di forme d’autonoma risposta ai bisogni, valorizzando iniziative innovative, forme di auto-organizzazione e mutualità famigliare come nidi famiglia, servizi nido presso le imprese,banche del tempo,assegni di cura o voucher; si sta diffondendo inoltre il sistema del BUONO ANZIANO: erogazione mensile a favore degli ultra-sessantacinquenni non autosufficienti che già beneficiano dell’assegno di accompagnamento, utilizzabile per acquistare prestazioni assistenziali da soggetti pubblici o privati accreditati. Il buono ha permesso a molti anziani lombardi di rimanere in famiglia senza finire in una casa di riposo o in un ospedale. SUSSIDIARIETA’ – SERVIZI REGIONALI : - integrazione tra i servizi sanitari e quelli socio-assistenziali - grado di diffusione di fondi integrativi regionali - sussidiarietà fiscale (IRAP,IRPEF-ICI) l’Ici consente ai comuni margini di manovra piuttosto ampie e/o eliminazione della stessa

Nuovi modelli regionali di Welfare rappresentano quindi l’inizio di un processo che può consentire una importante evoluzione al sistema di protezione sociale del nostro paese.

4) EVOLUZIONI POSSIBILI: LA PROSPETTIVA DI UNA GOVERNANCE DAL BASSO ATTRAVERSO MECCANISMI DI SUSSIDARIETA’ FISCALE Gli strumenti che possono essere utilizzati per la sussidiarietà fiscale sono: - outsourcing o esternalizzazione di servizi - sussidiarietà per progetti - valorizzazione delle iniziative dei privati - voucher - buoni servizi a consuntivo o a preventivo - strumenti fiscali

LA CRISI FISCALE DEL MODELLO DI WELFARE E’ evidente la dimensione della crisi accaduta quando sul tradizionale modello di welfare state si è innescato il fenomeno della GLOBALIZZAZIONE. Con essa entra in crisi l’alleanza tra statalismo, economia di mercato e stato sociale. Tutte le politiche sociali del 900 si basavano sull’idea di uno stato sempre più forte che avesse il dominio e il controllo dell’economia. Oggi questo presupposto non esiste più e le leggi che autorizzano la spesa sociale in deficit sono abrogate di mercati tradizionali: non è più lo stato che sceglie come tassare la ricchezza, ma è la ricchezza che sceglie dove essere tassata (Tremonti 1993). Il fine del W.S. è quello di garantire le classi più deboli, ma il peso fiscale che il suo mantenimento implica rischia di diventare paradossalmente a carico proprio delle classi che avrebbe dovuto tutelare. I rapporti Istat più recenti hanno denunciato un notevole AUMENTO DEL RISCHIO DELLA POVERTA’ NELLE COPPIE MONOREDDITO CON FIGLI MINORI O CON HANDICAP.

SUSSIDIARIETA’ FISCALE E “GOVERNANCE”: IL CITTADINO “PADRONE” DELL’IMPOSTA Vi dovrebbe essere il giusto EQUILIBRIO tra : - ESIGENZE DI SVILUPPO - SOLIDARIETA’ - DEMOCRATICITA’ Ricordando che i DIRITTI SOCIALI costituiscono ormai un patrimonio culturale irretrattabile della civiltà europea occidentale (=UNIVERSALITA’ DEI DIRITTI SOCIALI) Il TERZO SETTORE si presenta come il nuovo possibile FULCRO DELL’EROGAZIONE DELLE PRESTAZIONI AVENTI VALORE SOCIALE (teniamo conto che i destinatari dei servizi fino a pochi anni fa non avevano voce in capitolo nelle decisioni sulle spese sociali). Il principio di sussidiarietà invece favorisce la sovranità popolare, riconoscendo al contribuente la possibilità di destinare parte dell’imposta a favore di soggetti sociali ritenuti meritori, ottenendo la detassazione delle relative donazioni (=DIRETTA LIBERTA’ DI SCELTA). Tale modello corregge il tradizionale “modello burocratico impositivo” attraverso l’applicazione di un meccanismo di sussidiarietà fiscale, in forza del quale il terzo settore sarebbe stato valorizzato come il nuovo possibile fulcro dell’erogazione delle prestazioni aventi valore sociale: l’origine ideale delle ONP (Organizzazioni non profit) le qualifica come soggetti privati attenti ai bisogni delle fasce + deboli.

Così il contribuente sarebbe tornato il “PADRONE DELL’IMPOSTA” (o almeno di una sua parte).

CAPITOLO 2: IL PRINCIPIO COSTITUZIONALE DI SOLIDARIETA’ COME PRESUPPOSTO DELLA WELFARE COMMUNITY

1) IL PRINCIPIO DI SOLIDARIETA’ NELLA COSTITUZIONE ITALIANA COME LEMENTO CARATTERIZZANTE IL MODELLO DI STATO SOCIALE REPUBBLICANO La Costituzione italiana, a differenza della maggior parte delle altre Carte costituzionali europee, prevede espressamente il PRINCIPIO DI SOLIDARIETA’ (art.2 = “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”, ma al contempo “richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”). Vi è un PARALELLISMO TRA DIRITTI E DOVERI, inscindibili. Implica il rifiuto di una visione individualista e la ricerca di un nuovo EQUILIBRIO tra i diritti individuali e la responsabilità sociale, tra la libertà e l’uguaglianza, tra le ragioni del singolo e delle comunità intermedie e le istanze redistributive dello stato sociale. Solidarietà non solo in senso economico, ma in senso sociale, per non cadere nell’errore, nel rischio di non ridurre tutto al lato economico.

2) LA CONSISTENZA DELLA SOLIDARIETA’ NEL RETROTERRA CULTURALE DEI COSTITUENTI Ci si rifà alla visione propria dei Costituenti cattolici – presentazioni di Dossetti del 10 settembre 1946= “Il nuovo Statuto dell’Italia democratica avrebbe dovuto riconoscere la precedenza sostanziale della persona umana rispetto allo Stato e la destinazione di questo al servizio di quella, nonché la necessaria SOCIALITA’ di tutte le persone, le quali sono destinate a completarsi e a perfezionarsi a vicenda mediante una RECIPROCA SOLIDARIETA’ ECONOMICA E SPIRITUALE. Tale programma di politica costituzionale risente soprattutto dei precetti della dottrina sociale della Chiesa, in cui “il valore della SOLIDARIETA’ evoca un’articolata prospettiva, secondo la quale ciascuna personalità umana dovrebbe esplicarsi liberamente, nella considerazione della COMUNE FRATELLANZA in Cristo e dunque del dovere di STIMARE IL PROSSIMO COME UN ALTRO SE STESSO, tenendo conto della sua vita e dei mezzi necessari per viverla degnamente (Conc. Ecum. Vaticano II). La visione propria dei Costituenti cattolici impone dunque la VALORIZZAZIONE DELLA RESPONSABILITA’ DEI SINGOLI E DEI GRUPPI, reclama la PARTECIPAZIONE PERSONALE E VOLONTARIA ALLA VITA POLITICA, SOCIALE ED ECONOMICA DELLA COMUNITA’ in modo che l’atteggiamento solidale verso il prossimo possa essere il risultato di una manifestazione spontanea e non il frutto di una conformazione autoritativa dei rapporti tra i cittadini, nonché tra questi ultimi e lo stato. LIBERTA’ e DIGNITITA’ = VALORI OGGETTIVI ED UNIVERSALI

Nella visione laico-democratica la solidarietà trae le sue radici dalla virtù civica della fratellanza (Costituzione giacobina “non fare agli altri quel che non vorresti fosse fatto a te”) Molto importante è anche il concetto di COOPERAZIONE per un fine comune, ossia per il BENE COMUNE, come criterio guida della condotta individuale di ciascuno.

3) LA POSITIVIZZAZIONE DEL PRINCIPIO PERSONALISTA COROLLARI DI SOLIDARIETA’ E SUSSIDIARIETA’

E

DEI

SUOI

Il PRINCIPIO DI SOLIDARIETA’, richiamando il sentimento di condivisione di valori comuni indisponibili e dunque l’interdipendenza e la corresponsabilità in vista della loro tutela e promozione, esprime il trapasso dall’individualismo liberale alla + articolata visione personalista in cui l’uomo viene considerato “immerso” nel gruppo sociale e nella comunità cui partecipa come “attivo componente”. (In opposizione: modello fa...


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