02 Antropologia evoluzionista Tylor Morgan Frazer PDF

Title 02 Antropologia evoluzionista Tylor Morgan Frazer
Author francesca commisso
Course Antropologia culturale
Institution Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma
Pages 5
File Size 138.2 KB
File Type PDF
Total Downloads 30
Total Views 148

Summary

Download 02 Antropologia evoluzionista Tylor Morgan Frazer PDF


Description

Antropologia EVOLUZIONISTA: Tylor, Morgan, Frazer

TYLOR (1832-1917) È considerato un antropologo da tavolino e fu uno dei padri fondatori dell’antropologia culturale, ottenne riconoscimento accademico ottenendo la prima cattedra ad Oxford. Grazie alla sua definizione di cultura ci si sposta da un ambito soggettivo ad uno oggettivo. Tylor chiama l’antropologia come la scienza del riformatore. In quanto credeva che questa disciplina fosse l’unica in grado di aiutare le altre scienze a riformare la società umana. A livello di vita personale, a causa di una salute precaria abbandonò la sua mansione nella fonderia di rame della società di famiglia e iniziò a compiere numerosi viaggi negli Stati Uniti e in Messico. In Messico fu testimone di usanze (come l’autoflagellazione dei pellegrini) che gli ricordavano alcuni riti dell’antico Egitto. Le osservazioni compiute durante questo viaggio suscitarono in lui il gusto della comparazione. Tylor non fu considerato mai un etnografo ma risultò un attento osservatore, molto acuto. Fu anche il primo studioso che a sottolineare l’unità psichica del genere umano, che è uno dei principi cardine dell’antropologia. La scoperta di oggetti e di pratiche simili anche in parti diverse del mondo, lo portarono a pensare che la mente umana funziona in modo analogo in tutte le società. Qui ritroviamo il suo pensiero da teorico evoluzionista, l’idea di legge universale. Ritrovava gli stessi elementi, in diverse parti del mondo perché tutte le società funzionavano nello stesso modo. Tutti gli uomini dispongono delle stesse capacità mentali e una comparazione tra esse, non solo è possibile, ma auspicabile.

Studi principali di Tylor Tylor viene collocato all’interno dell’antropologia della religione, dove elabora il concetto dell’animismo, considerato uno dei suoi contributi essenziali all’interno di questa disciplina. Secondo lo studioso le società primitive non riconoscevano alcuna divinità suprema. Egli sostiene, successivamente, che le grandi divinità appaiono in seguito ad una lunga evoluzione, a partire dalla credenza primitiva degli spiriti. Definisce la religione come credenza in esseri spirituali ed è un fenomeno universale, perché lo si rintraccia in tutte le società (caratteristica della generalizzazione). Tylor vende l’animismo come l’origine della religione. Dal latino “anima, soffio, vita”, è una forma primaria dei popoli primitivi che attribuiva a tutti gli esseri viventi un’anima, che sopravvive anche alla morte e quindi alla degradazione del corpo. Tylor, nell’animismo, quindi vede il punto comune di ogni religione. Tutte le altre religioni, sia di impronta monoteista o politeista, per Tylor risultano essere delle forme di religione più complesse ed evolute, dove però rimane sempre qualcosa di religiosità primitiva, di questo animismo appunto.

Ad esempio, la concezione cristiana dell’anima che è legata al concetto di sopravvivenza dopo la morte fisica. Secondo Tylor questo pensiero era già presente nelle religioni animistiche e quindi si tratta di una forma arcaica di spiritualità che si è trascinata negli stadi successivi della civiltà. Questo è il percorso di studi di Tylor, cerca di vedere e analizzare le fasi attraverso cui si evolve la religione. Per Tylor il punto di origine è l’animismo, come evoluzionista, vedeva sempre un’origine e un punto di arrivo. Tutte le altre forme di religione più complesse sono solo forme più evolute.

MORGAN (1818 -1881) Nasce a New York da una famiglia agiata, non ha una veste accademica e con interessi diversi da Tylor. Nasce come giurista ed avvocato e non viene considerato antropologo da tavolino per l’ampia descrizione sulla società degli Irochesi (siamo nel contesto americano) che conosceva molto bene, perché lui voleva difendere i diritti territoriali di questa popolazione. Siamo nel pieno del colonialismo e si trova a vivere a stretto contatto con gli indiani, con i pellegrini d’America e grazie a questa permanenza sul campo, pubblicò un’opera nel 1851 “La lega degli Irochesi”: molto importante perché rappresenta la prima descrizione scientifica su una tribù. Questa opera diede vita ad un altro scritto di nome: “Sistema di consanguineità e affinità della famiglia umana” nel 1871 (stesso anno in cui Tylor pubblica “cultura primitiva”). In questa opera vi è il primo tentativo di descrivere un altro ambito dell’antropologia della parentela. Morgan opera in un contesto etnografico, si reca sul posto, osserva, descrive, raccoglie dati e informazioni in diverse zone anche distanti dal contesto americano. Non è considerato etnografo a 360 perché per molti dati non si muove lui direttamente, ma organizza una raccolta tramite questionari, un documento che distribuisce alle persone che si recavano per diversi motivi in luoghi di interesse. Morgan utilizza il questionario per riuscire ad ottenere un maggior numero di dati e info provenienti da tutto il mondo. Utilizza la figura del viaggiatore come tramite perché distribuisce a queste persone questo strumento, in questo modo riesce ad ottenere dati che provengono da tutto il mondo e grazie a questi dati riesce ad affermare che esistono due sistemi della terminologia della parentela: descrittivo e classificatorio

Descrittivo È quello che utilizziamo noi, si distinguono i consanguinei in linea diretta (come padre e madre) da parenti consanguinei in linea collaterale (come zio e cugino). Ognuno nella propria cerchia familiare viene identificato a livello terminologico con un termine proprio.

Classificatorio Morgan si accorse che dal punto terminologico le popolazioni come gli irochesi, chiamano con lo stesso termine i consanguinei in linea diretta e i consanguinei in linea collaterale, naturalmente della stessa generazione. Per esempio, padre e zio vengono chiamati con lo stesso termine.

Morgan non si limita ad analizzare questi sistemi terminologici della parentela, ma cerca di indicare i motivi per cui esistono tale distinzione e mette in evenienza che gli irochesi, come tutti gli altri popoli che utilizzavano un sistema classificatorio, di identificazione comune non lo facevano per ignoranza o stranezza, ma perché era il risultato di una costruzione logica legata a delle esigenze particolari dal punto di vista sociale. Facendo una correlazione, partendo da una analisi formale della parentela, andrò a sottolineare il rapporto tra la terminologia della parentela con la realtà sociale in cui questa si andava a collocarsi. Morgan mise in evidenza che gli irochesi chiamavano con lo stesso termine (madre e zia, padre e zio; fratello e cugino) perché esprimevano delle relazioni sociali, in termini di solidarietà. Era un sistema di tutela funzionale. All’interno del sistema descrittivo, che Morgan identifica come un sistema che appartiene alle società più evolute, vi era uno Stato e una legge che poteva tutelare gli individui. Tra gli Irochesi, non c’era nè stato nè legge, quindi chiamavamo con lo stesso termine i parenti, perché in questo modo potevano tutelarsi, era come se formassero una rete sociale. Da teorico evoluzionista, Morgan riteneva che questo avvenisse perché gli individui in questo modo potevano creare dei legami di sangue in termini di sopravvivenza, di adattamento all’ambiente. Ecco il motivo che Morgan mise in evidenza. Nella logica classificatoria, dei popoli primitivi gli uomini facevano appello alla solidarietà di sangue, in termini di alleanza e civile convivenza e potevano chiamare figlio anche chi non lo era. Nel sistema descrittivo tutto questo viene sostituito da altre forme di collaborazione: la legge e lo stato, che tutelano l’individuo e vanno a sostituire il gruppo parentale. In quegli anni compare la proprietà privata e nel passaggio di beni è necessario che ci sia una rigorosa distinzione nei termini all’interno di una generazione, perché non ci può essere ambiguità nel verificare il proprio erede. Oltre ad un motivo di origine sociale, c’è anche uno di origine burocratico, che appartiene alle società più evolute dove vige un sistema descrittivo.

FRAZER All’interno della sua opera “Il ramo d’oro” non si evince più quella grande fiducia nel progresso tipica dell’età vittoriana. Iniziano ad emergere più le incertezze sulla figura dell’uomo, problemi di origine esistenziale, per questo Frazer viene inserito come ultimo antropologo evoluzionista. Frazer 1854 – 1942, di origine scozzese, famigli agiata ed ebbe educazione religiosa della chiesa presbiteriana, ma si distaccò rapidamente, diventando ateo. Ebbe una veste accademica, fu professione di antropologia sociale ed è il maggiore esponente dell’attività accademica perché passava più di 12 ore nello studio. Malinowski fu suo allievo, ma nessuno riconosce Frazer come antropologo importante e padre spirituale, perché l’antropologia evoluzionista venne altamente screditata. L’Opera più importante è “Il ramo d’oro” del 1886. Un’opera monumentale formata da circa 13 volumi che affronta, in termini di evoluzione, il passaggio della magia alla religione, per arrivare alla scienza. È un’opera ambientata nei pressi di Roma, durante il periodo dell’imperio romano, dove c’era un santuario in cui veniva tributato un culto alla dea Diana (dea dei boschi, degli animali, della fertilità) e al suo sposo il principe consorte. La regola del santuario voleva che chiunque potesse diventare un sacerdote e assumere il titolo di re della foresta a patto però che

raccogliesse una fronda di un albero sacro (il ramo d’oro) e con questa uccidesse il sacerdote in carica. Era una rappresentazione di successione dei sacerdoti del tempio. Questa ambientazione creò in Frazer molti interrogativi. Egli concepisce il “ramo d’oro” come un romanzo poliziesco etnologico. Secondo lui l’enigma di nevi può essere risolto solo facendo ricorso al metodo comparativo. Infatti, seziona il mito romano, in parti sempre più piccole, paragonandole a tutta la parte legata alla mitologia. A differenza di Tylor, Frazer fa un passo avanti nella religione all’interno di questa opera, perché secondo Frazer la storia dell’umanità si riassume in 3 gradi stradi: magia, religione e scienza. Rappresentano appunto 3 fasi dello sviluppo intellettuale dell’uomo. Secondo Frazer la MAGIA è tipica di uno stadio dominato dall’ignoranza, in cui l’intelletto uomo è incapace di cogliere i rapporti che regolano l’esperienza. All’inizio l’uomo di affidava alla magia perché purtroppo non era capace di cogliere la realtà perché era dominato dall’ignoranza. La magia viene definita come la sorella bastarda della scienza, perché dice che come l’uomo di scienza, il mago definisce delle leggi naturali e tenta di sfruttarle, ma al contrario della scienza, le leggi della magia sono immaginarie perché si reggono su basi illusorie. Per questo Frazer dice che la magia cerca di manipolare le leggi della natura e quando l’uomo si accorgerà di questo, si affiderà alla religione, perché all’età della magia segue la religione. L’uomo primitivo finisce prima o poi per rendersi conto del carattere fantasmagorico della magia. La RELIGIONE soppianta a poco a poco la magia, perché si inizia a crede a poteri superiori all’uomo. Si rende conto di non poter governare tutto e quindi si affida alla religione, perché l’individuo cerca di guadagnarsi il favore delle divinità, intese entità che hanno il compito che di mediare tra l’uomo e la natura ostile. L’uomo però prima o poi si rende conto che anche la religione, offre spiegazioni illusorie del mondo. Per questo arriviamo alla SCIENZA, una base in cui l’intelletto ricerca le leggi che regolano i fenomeni naturali ed è l’unica che è in grado di apportare delle risposte e delle spiegazioni oggettive a come avvengono determinati fenomeni naturali. Ecco perché viene considerata la fase più evoluta dell’uomo.

LIMITI DELL’ANTROPOLOGIA EVOLUZIONISTA  

  



Credere in una cultura universale Nella ricostruzione storica evolutiva culturale non c’è riscontro oggettivo, essendo antropologi da tavolino. Le ricostruzioni risultavano spesso futili forzi di immaginazione, dove non c’era base empirica o storica. Non è possibile mettere a confronto solo una parte di una società, ogni aspetto è collegato all'altro (come invece vediamo nel funzionalismo) Non considera l'insieme e l'interazione degli aspetti culturali, prendendo in considerazione i singoli elementi Oggi le argomentazioni degli evoluzionisti sono quasi scomparse dagli studi dell’antropologia moderna perché credevano che gli stadi evoluzionisti fossero lineari e che tutte le società passassero per ogni stadio e ritenevano che ogni nuovo stadio rappresentasse un miglioramento, rispetto allo stadio precedente La teoria era attraversata da un giudizio di valore

MERITI   

Non esiste il selvaggio Sono stati i primi ad aver inserito nel mondo accademico questi argomenti Gli intellettuali appartenenti a questa scuola di pensiero, grazie alla loro curiosità scientifica, hanno gettato le basi dalla disciplina antropologica ponendo importanti domande per la materia. Tra l’altro sono stati anche in grado di incitare i loro allievi a raccogliere altro materiale, per averne sempre di più dettagliato e numeroso. Lo sviluppo delle tecnologie e della vita economica sembra avvalorare la teoria evoluzionista, perché secondo la tecnologia e l’economia tutte le società sono in continua evoluzione, progresso e miglioramento. Non a caso le società vengono classificate rispetto al tecnico economico (passaggio da quella che veniva chiamata l’ascia di pietra, computer di oggi). In questi termini, è vero che si procede dal semplice al complesso. Abbiamo chiaramente una teoria evoluzionista....


Similar Free PDFs