1 - Tesina L’asservimento delle donne di J. Stuat MIll PDF

Title 1 - Tesina L’asservimento delle donne di J. Stuat MIll
Author Luciana Marinelli
Course Filosofia teoretica
Institution Università degli Studi dell'Aquila
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Tesina L’asservimento delle donne di J. Stuat MIll...


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Quanto è vero che innaturale in genere significa solo inconsueto e che tutto ciò che è usuale appare naturale.

L’asservimento delle donne di J. Stuat MIll John Stuart Mill nacque a Londra il 20 maggio del 1806. Fin dai primi anni il padre James MIll, si incaricò personalmente dell’educazione del figlio primogenito, imponendogli una formazione spirituale ed un tirocinio intellettuale molto precoce. Lo introdusse allo studio del greco a tre anni. A otto anni il piccolo John Stuart aveva già letto sei dialoghi platonici. Sempre a otto anni dovette cominciare a studiare il latino. A quattordici anni fu costretto, sempre dal padre, a frequentare un corso di economia politica classica, quindi inglese. Questo iter culturale non permise a Mill di vivere le gioie e le spensieratezze solite dell’infanzia e dell’adolescenza. A quindici anni la dottrina di Bentham sull’utilitarismo lo affascinò a tal punto da dedicarsi esclusivamente alla ricerca della propria felicità, collaborò strettamente con lui e fondò addirittura il Club Utilitaristico i cui tenne continue conferenze e dibattiti. A vent’anni visse una crisi depressiva dovuta alle fatiche fisiche e mentali provocate dallo studio, ma ne guarisce in breve tempo. Decide di seguire il padre nell’impiegarsi nella British East India Company fino al 1858. Nel 1851 sposa Harriet Taylor dopo ventuno anni di casta amicizia. I due erano legali da comuni vedute politiche ed ideali, infatti lo stesso MIll, dopo la morte della moglie nel 1858, asserì che la maggior parte degli articoli e libri pubblicati erano sati composti insieme. Harriet fu per lui la sua “ispiratrice” oltre che “amica e moglie”.

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In seguito allo scioglimento della Compagnia delle Indie e, successivamente alla morte della moglie, John Stuart Mill, decise di ritirarsi per il resto della sua vita nella propria villa a Saint-Vèran, ad Avignone (dove scrisse la maggior parte delle sue opere) fino alla sua morte, nel 1873.

Non è stato facile per gli studiosi interpretare Il pensiero di Mill. Si è approfondito maggiormente il pensiero sull’economia, sulla logica, sulle teorie di governo ed in merito all’asservimento delle donne. Mill ha vissuto in un contesto storico in cui si sono caratterizzati rapidi cambiamenti e scoperte nello sviluppo delle scienze umane, questo ha contribuito che il suo pensiero fosse di contributo negli anni a venire. La condizione della donna è l’argomento da Mill più trattato e non solo nelle sue pubblicazioni, ma anche come membro della camera dei Comuni. Creatore di un intervento altamente rilevante il matrimonio inteso come schiavitù per le donne, ripreso successivamente in “L’Asservimento delle Donne”. L’amicizia con

Harriet Taylor, sua futura moglie, accresce in lui ulteriormente l’interesse

sull’argomento, perfino a farne tema principale della sua creazione filosofica. Molte discussioni e dialoghi avvenuti con la moglie hanno convito ancora di più Mill della parità dei valori tra l’uomo e la donna e

che le parti più incisive e profonde del suo

pensiero sono dovute alle loro lunghe conversazioni. Mill in gioventù presa parte insieme ad altri intellettuali, a diversi dibattiti riguardanti l’uguaglianza femminile. A quei temi c’era la convinzione che le donne erano inferiori all’uomo sotto il profilo intellettuale e fisico, qualificate da uno stato di Minorità e di una forte sensibilità emotiva, la debolezza fisica e la scarsa intelligenza. Solo nei primi anni del diciannovesimo secolo iniziato dall’Inghilterra, le donne iniziarono a reclamare i loro diritti nella società, quella società dell’epoca composta esclusivamente da uomini.

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Nascono le prime associazioni femminili che hanno il compito fondamentale di modificare il sistema tradizionale dell’opinion pubblica che in quei tempi impediva la donna alla presenza nelle arriverà pubbliche, di avere una propria autorità giuridica che permettesse loro di separarsi dal proprio marito, di libertà giuridica di successione, diritto al libero voto. Mill, inizio ad occuparsi del disuguaglianza tra l’uomo e la donna solo nell’ambito domestico specificatamente nella relazione tra l’uomo e la donna instaurata attraverso il contratto matrimoniale secondo la tradizione. Mill, influenzo dalla dottrina utilitarista, sosteneva che l’ostacolo maggiore che impediva la crescita del progresso umano fosse la disuguaglianza tra l’uomo e la donna. Lottava per una perfetta uguaglianza, senza superiorità al potere nel confronti dell’uno sull’altro. A coloro che si opponevano a questa teoria di parità, obiettava nel evidenziare che la superiorità dell’uomo alla donna fosse priva di fondamento. La concezione della subordinazione della donna all’uomo, nasceva dal fatto che fin dall’inizio dei tempi della società civile la donna viveva in balia di un uomo. Mill ha evidenziato nei suoi scritti che l’istinto

egoistico dell’uomo nei confronti della

donna era un comportamento di cui essi si erano serviti nel tempo, per creare una dipendenza nella donna evidenziandone la docile debolezza e sottomissione ad ogni tipo di volontà maschile anche nella sfera sessuale. I concetto di MIll era chiaro e lineare “gli uomini e le donne sono uguali”. Gli esseri non devono essere legati da un vincolo indissolubile, ma anzi, devono sentirsi liberi di impiegare le loro facoltà, e di sfruttare le circostanze più favorevoli che si offrono, per inseguire il destino di vita che appare loro più allettante. Mill chiarisce che la totale eguaglianza tra l’uomo e la donna comporta anche l’accettazione delle donne a tutte quelle mansioni ed occupazioni che finora erano ritenute monopolio del maschio, altrimenti non sarebbe una eguaglianza reale e totale. in breve, l’umanità si svilupperebbe

in maniera più rapite e migliore se gli uomini e le

donne lavorassero insieme.

“The subjecion of Women” rappresenta la ricognizione morale e politica sulla società contemporanea, è il testo che più di ogni altro fornisce una precisa descrizione della

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condizione di subordinazione subita dalle donne, rappresentando un preciso quadro sociale, familiare e psicologico del contesto femminile. Nel 1861 Mill elaborò il primo scritto, ma la pubblicazione avvenne solo nel 1869. Ritenne che il momento migliore per la pubblicazione fosse quello, dopo la sua esperienza avuta come parlamentale alla Camera dei Comuni. Mill presenta l’argomento al grande pubblico dopo che la questione della parità dei diritti tra i due sessi era stata affrontata sotto diversi profili: come prima istanza, in sede parlamentare per l’estensione del suffragio femminile. Nel 1866 Mill stesso appoggiava una petizione sull’argomento e sulla problematica riguardante la preclusione alle donne verso la professione nelle carriere pubbliche. Nell’opera, s. Mill spiega lo scopo dell’intera opera dedicando apertamente alle donne parale affinché esse possano non solo riflettere, ma attivare nella consapevolezza del loro essere, dei loro pensieri, dei loro interessi e dello scopo di vita. Allo scopo di realizzare la perfezione etica e morale ed al raggiungimento della giusta parità tra i due sessi. Queste parole riservate anche a tutti quegli uomini nei quali vive il pregiudizio del loro predominio, legato nelle loro azioni di forza sempre basate sull’egoismo,

purtroppo

giustificato dal linguaggio e dall’intera società. Attraverso la sua opera, Mill intraprende una battaglia non solo civile ma anche politica e parlamentare, pur sapendo di avere esigue possibilità di successo nell’influenzare l’opinione della persone, dei colleghi parlamentari e probabilmente, nelle stesse donne. Mill, mostra attraverso il suo lavoro le difficoltà riscontrate nella trattazione dell’argomento, legato al fatto che la subordinazione delle donne è di fatto una usanza consolidata. Alla base di questo pensiero è la teoria e non certo l’esperienza, la cui unica fonte è la ormai famosa frase “la legge del più forte”. Mill sottolinea, che la società del tempo cominciava generalmente a ripudiare questa frase, come nel caso della schiavitù o come l’idea che la nascita di una persona non dovrebbe determinare il suo posto nella vita. Viene evidenziato dall’autore come una triste eccezione è la subordinazione delle donne a causa del loro sesso. Lo scopo dell’opera era quello di demolire le teoria dell’incapacità femminile e abbattere i pregiudizi che la sostenevano.

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Il testo è una vera disapprovazione del ruolo della donna nella situazione familiare e lo tra i due sessi anche nella società e nella politica. In un periodo in cui la cultura dominante vuole la donna sottomessa al marito, un presupposto che non concorda con la modernità del XIX secolo. Nel corso dei secoli molte condizioni di vita sono cambiate, eccetto quella del ruolo della donna nella struttura familiare, che non si è ancora allineato al cambiamento della società. Il concetto di uguaglianza nelle classe subalterne non viaggia di pari passo con le impostazioni di una famiglia tradizionale. Gli esseri umani sono liberi di impegnare le proprie forze e capacita nel crearsi un destino che non risulta già essere segnato. Nel medioevo le persone nascevano già con una posizione sociale prefissata, mentre nella civiltà moderna succede l’opposto, non ci si attribuisce già un futuro, il governo non dispone più un ruolo o il metodo di una attività sociale o produttiva. L’individuo ha la libera possibilità di scelta. Dunque, se le dottrine di pensiero sono fortemente affermate nella società moderna, c’è di fatto una viva contraddizione dal momento in cui ritroviamo le donne

già escluse dalla

legislazione per nascita. Lo stato di servitù delle donne lascia un vuoto nella costituzione sociale moderna e risulta ancora come fatto isolato, ma comunque come un vecchio modo di pensare. Se il progresso umano ha portato gli uomini a sostenere, anche tramite l’uso di leggi, il fondamento di legittimità del principio di uguaglianza, e a rinnegare i rapporti sociali di servitù, nel rapporto uomo-donna la “legge del più forte” è legittimo. Mill confuta il concetto di legittimità del rapporto di sottomissione delle donne che secondo il pensiero comune non può essere comparato ad altri rapporti di servitù, in quanto perfettamente connaturato all’indole femminile. Mill spiega che i rapporti di subordinamento, cosi come occorsi tra uomo e bianco e nero, dovranno riguardare anche quelli tra uomo e donna. Quella definita come “inclinazione delle donne”, va spiegata unicamente come il risultato di una cultura imposta prima dai padri e successivamente dai mariti che giustificherebbe la subordinazione (arbitraria) della donna all’uomo, allo stesso modo in cui i colonizzatori giustificavano la schiavitù dei neri.

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In realtà esiste una effettiva inferiorità femminile, ma questa riguarda esclusivamente la forza muscolare. Questo non significa che una semplice caratteristica fisica debba essere convertita in una sanzione sociale attraverso la codificazione di un diritto ad esclusivo beneficio dell’uomo acquisito con la forza. C’è una sorta di sottomissione volontaria delle donne all’uomo. Mill afferma che è naturale preferire il compito della moglie- madre, dato che sono impossibilitate far comprendere che possono fare altro. L’eventuale soluzione sarebbe quella di ampliare la libertà di scelta nel pensiero e nel fare della donna. Mill ci fa osservare che analizzando la parte psicologica del rapporto uomo/donna, l’uomo esercita sulla donna un comportamento di potere assoluto che agisce a livello mentale e comportamentale. La donna viene educata ad assecondare l’uomo attraverso l’educazione paterna, decideva e con forza cedeva la propria figlia al marito, sotto l’aspetto legale il marito diventava “signore della

moglie”

Questa condizione,

e

questo

la

sottometteva

ad

esso.

rende la donna debole ed incapace di creare il proprio destino,

rendendola priva dei diritti. L’autore analizza le reazioni di potere nei rapporti umani. Nel matrimonio patriarcale la donna è schiava, la paura la rende debole ed incapace di scegliere le proprie azioni e pensieri. Per Mill l’immoralità nel patriarcalismo familiare è la causa dell’ineguaglianza sociale nel matrimonio. In particolare nella famiglia la donna subisce una forte oppressione a prescindere dalla sua classe sociale. Il capo famiglia esercita un potere senza controllo su di essa. Non sempre questo potere avviene attraverso una forza brutale, ma nella maggior parte dei casi nella donna viene provocata nei confronti del marito una certa forma di dedizione, sotto forma di affetto e paura. Come avviene per gli schiavi nei confronti del proprio padrone. Il marito esige ubbidienza ed i suoi affetti, tenendola in uno stato di soggezione fino al raggiungimento di una arrendevolezza.

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La causa di ciò è dovuta che fin dalla nascita la donna viene indottrinata a credere di non avere altra vita che Il solo affetto per il proprio padre e marito.

«Gli uomini non vogliono solamente l’obbedienza delle donne, vogliono anche i loro sentimenti. Tutti gli uomini, tranne i più brutali, vogliono avere nella donna che a loro è più legata non una schiava forzata, ma una schiava volontaria, non una pura e semplice schiava, ma una favorita».

Così facendo si forma un personaggio adeguato alle finalità maschili. Colei che asseconda le aspirazioni e voglie di quegli uomini che gestiscono la società e che non vogliono che le donne siano in grado di esprimere le proprie opinioni. L’unica strada per trovare una sistemazione sociale per la donna è il matrimonio. La stipula di un contratto con l’uomo a cui viene chiesta alla donna un accordo di obbedienza totale in cambio della sopravvivenza. L’uomo si abitua a tale condotta egoistica, si comporta come un dittatore facendo dipendere la donna al suo potere, danneggiando anche il suo carattere. Il matrimonio è avverso alla libertà personale, in esso non c’è libertà tra i due sessi una vera forma di schiavitù riconosciuta nella nostra legge. È proprio nella legislazione che disciplina questi rapporti, che Mill riconosce il vero nodo da sciogliere per raggiungere una vera parità tra i sessi. La subordinazione nel nucleo domestico non dovrebbe rischiarare grazie anche alla religione Cristiana per nessuna ragione al mondo, ciò nonostante negli usi antichi dell’Inghilterra, lo stato di servitù della donna è ancora accettata. La moglie non può prendere decisioni ne su prole e ne su averi anche se di sua successione, senza il consenso, anche tacito del marito. Alla donna inglese è vietata qualunque forma di indipendenza, financo dopo la morte del marito, a meno che, lo stesso non abbia rilasciato testamento al riguardo. Qualunque sopruso su di essa, per la legge inglese, non trova favoritismi alcuni nei confronti della donna.

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Se dovesse recidere il matrimonio per sua scelta, non porterebbe con se averi, anche se di successione. Tutto ciò fatta accezione delle famiglie di nobili ranghi, laddove è sì padrona dei suoi onori ed oneri ma, sempre sotto la visione attenta del marito. Anche in questo caso la donna se abbandona il tetto coniugale non può anteporre pretese. Nella sua opera, Mill definisce importante estendere le professioni, fino ad allora riservate ai soli uomini, come politica, cultura, sport ed arte, anche alle donne esaltando la sua importanza, fino ad elevare il suo grado a bene dell’umanità. Conclude l’opera con una certezza, la sua liberazione porterebbe benefici all’uomo e all’umanità stessa, istruendola miglioreranno le facoltà mentali a disposizione. Condanna i mariti per soprusi e maltrattamenti e le autorità per gli includenti mezzi che mette a disposizione della vittima. E’ necessario l’intervento di un pubblico ministero in casi estremi perché non esiste legge che automaticamente le dà diritto ad una separazione legale e anche il casi ultimi, è d’obbligo la presenza di un testimone. Resta comunque ostaggio del marito per tutta la durata del processo, lesa dai maltrattamenti fisici e soprattutto morali. L’autonomia patrimoniale ed economica è il perno principale dove far ruotare l’emancipazione della donna, così da rendere paritari gli opposti sessi. L’analisi compiuta da Mill sui diritti della donna riguarda anche il lato giuridico ed ha come fine

quello di marcare la opinione di un sistema legislativo ormai obsoleto rispetto al

progresso sociale. E’ un preciso interesse della normativa porre la donna in una condizione di continua incapacità giuridica, in quanto mantiene costante l’assetto sociale e familiare fondato sulla disuguaglianza tra i due sessi. Una disuguaglianza che nel corso dei secoli è stata innalzata a principio giuridico da tutelare. L’autore compie un’azione politica e socio-culturale a sostegno della libertà femminile attraverso l’obiezione di argomenti che costruiscono la legalità della inferiorità della donna. Dimostrando che la sottomissione giuridica della donna è svantaggiosa per lo sviluppa di tutta la società.

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I sistemi che Mill propone sono principalmente giuridici. Asserendo che si necessita di una legislazione a tutela dei diritti importanti della donna, riconoscendoli nell’istruzione, nel lavoro, al voto, diritto di esercitare la patria potestà sui figli al pari dell’uomo, il diritto ad ottenere il divorzio. Ancora oggi al centro dell’attenzione cè la donna, come indirizzo giuridico autonomo, rendendo ancora discutibili e principalmente attuali le concezioni di Mill da generazioni che esplica, il suo maggior pensiero a riguardo, nella sua opera “L’asservimento delle donne”. Riteneva divisi ambi i sessi delle loro mentalità in tutti gli aspetti della vita quotidiana, mentre oggi vive una vita parallela condividendone gli interessi. Porgendone il diritto al voto, la si incoraggia con doveri morali e responsabilità verso i cittadini e verso la comunità interna. Mill partecipa vivamente all’emancipazione femminile attraverso esami opportunistici, nei quali relaziona l’innovazione della proposta avanzata con mentalità ormai meno ottuse. Il primo cambiamento della società civile si colloca nella cultura, passo importante per sostenere la causa femminile e poi politica. A tal proposito ritiene contributiva la sua opera al raggiungimento del diritto di voto ed si convince del movimento favorevole per renderle politicamente efficaci e che la loro emancipazione civile e politica non avrà ripercussione alcuna nel nucleo familiare. Ritiene la donna coscienziosa al punto che, dinanzi ad una scelta lavorativa anteporrà l’educazione dei figli.

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