Tesina di terza media PDF

Title Tesina di terza media
Course Scienze e tecniche psicologiche
Institution Università degli Studi di Enna Kore
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Tesina con collegamenti sull'importanza della donna...


Description

Alunna: Debora Blanco Classe: V A Sez. Turistica Percorso logico e mappa concettuale su LA DONNA ‘DALLA SOTTOMISSIONE ALL’EMANCIPAZIONE FEMMINILE’ “Ogni fiocco di neve era il sospiro di una donna infelice da qualche parte del mondo. Che tutti i sospiri che si elevavano al cielo si raccoglievano a formare le nubi, e poi si spezzavano in minuti frantumi, cadendo silenziosamente sulla gente”. Khaled Hosseini, Mille splendidi soli

L’ idea del mio percorso pluridisciplinare è nata dalla lettura del libro di Khaled Hosseini, Mille splendidi soli. Si tratta di un’incredibile storia ambientata nell’Afganistan degli ultimi trent’anni e di una commuovente storia di famiglia, di amicizia e di fede. È il punto di vista femminile a emergere nel libro attraverso le vicende delle due protagoniste Mariam e Laila, due donne che vivono vite diverse destinate poi ad intrecciarsi, trovandosi a condividere sotto lo stesso tetto un tragico destino: quello di essere mogli dello stesso perfido uomo. Una narrazione forte e intensa che colpisce dritto al cuore. Hosseini ha la straordinaria capacità di farci sentire dentro la storia, di farci percepire l’angoscia di queste vite estremamente infelici. Nonostante l’avvicendarsi dei regimi politici, il sistema talebano e le forze Onu, la condizione della donna in Afganistan non è mai cambiata. Spirito di sopportazione e sacrificio, violenza e dolore, umiliazione profonda e sottomissione: sono questi i sentimenti e le situazioni, a cui una donna afgana è abituata; considerate nella società come fantasmi, costrette nelle case ad eseguire lavori domestici e fare bambini. La legge dei talebani vieta alle donne di lavorare, di studiare, di fare qualsiasi attività non accompagnate dall’uomo (il padre, il marito o il fratello). Tale situazione è vissuta non solo in Afganistan ma in tutto il Medio Oriente. Negli

anni molte donne hanno cercato di contrastare le dure leggi imposte dai talebani. Un’esempio di resistenza per la lotta del diritto all’istruzione è Malala Yousafzai. INGLESE Malala Yousafzai In Pakistan, a 15- years old girl, Malala Yousafzai risked her life to go to school. By the age 11, she was known of her championing education and women’s right making the Taliban, who didn’t want girls to go to school, angry. She became a national figure due to her eloquence and logic, she also wrote a blog for the BBC criticizing life under the Taliban and for his reason she was nominated for the International children’s Peace Prize awarded Pakistan’s first National Youth Peace Prize. The Taliban felt she must be eliminated so on October 9th a Taliban got on her school bus and shot her in the head and neck. The critically injured girl was flown to Great Britain for treatment. The Taliban again threatened to kill her and her father. Pakistan’s President Asif Ali Zaradi denounced the shooting. The story of a brave teen who fanatics tried to murder captured the world’s attention.

Un’evoluzione diversa si è realizzata in Occidente alla fine del Settecento, dove il percorso delle donne per raggiungere i propri diritti è stato lento e progressivo.

La diffusione delle idee d’uguaglianza dell’Illuminismo avviò un processo di emancipazione di tutti i gruppi sociali tradizionalmente emarginati, ivi comprese le donne. STORIA Autonomia economica ed emancipazione Così nel corso della rivoluzione francese un ‘quaderno delle doglianze delle donne’ venne presentato all’assemblea costituente e, nel 1791, la letterata Olympe de Gouges pubblicò la Dichiarazione dei diritti delle donne e della cittadina in cui affermava che alle donne andava riconosciuta la libertà di pensiero e d’opinione e che esse dovevano poter accedere alle cariche politiche e agli impieghi al pari dei cittadini maschi. L’assemblea costituente, su proposta di Robespierre, respinse la tesi sull’uguaglianza politica dei due sessi. Qualche anno dopo, anche il codice Civile napoleonico continuò a sancire l’inferiorità delle donne. Durante gli anni della rivoluzione industriale si crearono in Inghilterra, le condizioni per il riscatto delle donne. La spinta decisiva al movimento di emancipazione femminile avvenne infatti nella seconda metà dell’800 con l’estensione del processo d’industrializzazione un numero sempre maggiore di donne venne investito nella produzione. La conquista del diritto di voto per le donne arrivò per gradi, paese per paese. Le prime tappe si verificarono nell’America del Nord dove il territorio del Wyming garantì nella propria Costituzione uguali diritti politici a tutti i cittadini. Questa norma venne poi introdotta negli Stati Uniti d’America quando il Wyming entrò a farne parte. Nel 1919 il Congresso approvò il XIX emendamento alla Costituzione che vieta, ai singoli stati dell’Unione, di negare o limitare il diritto di voto ai cittadini in base al sesso. In Inghilterra, la svolta si ebbe soltanto con lo scoppio della prima guerra mondiale, quando le donne si trovarono improvvisamente a ricoprire ruoli chiave nell’organizzazione sociale. Nel 1927 l’elettorato attivo fu concesso alle donne sopra i trent’anni e l’anno successivo venne riconosciuto loro il diritto di essere elette alla Camera dei Comuni. Nel 1928 il suffragio venne esteso a tutte le maggiorenni. In Italia il movimento di

emancipazione delle donne risentì del ritardo generale. Si avvertiva molto il peso predominante della Chiesa cattolica che assegnava alla donna un ruolo subalterno rispetto a quello maschile. Nonostante la dominante cultura antifemminista, il movimento delle donne aveva tuttavia compiuto i suoi primi passi anche in Italia: nel 1881 era nata la Lega promotrice degli interessi femminili fondata da Anna Maria Mozzoni. Grazie però ad una dirigente socialista come Anna Kuliscioff la questione femminile guadagnò attenzione del partito, che sostenne la lotta per il diritto di voto. Dopo che la richiesta venne sottoposta alla votazione del parlamento per venti volte raccolse adesioni sufficienti solo dopo la fine della seconda guerra mondiale e il crollo del regime fascista.

Le elezioni per l’Assemblea costituente del 1946 furono le prime alle quali abbiano partecipato le donne. La Costituzione che ne è nata riafferma con forza il principio dell’ eguaglianza giuridica di tutti i cittadini nell’art. 3 “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinione politiche, di condizioni personali e sociali”. DIRITTO La costituzione italiana e le donne Inoltre, precisa che la famiglia si fonda “sull’eguaglianza morale e giuridica” dei coniugi, i quali hanno pari dignità e gli stessi diritti e doveri, primo fra tutti quello di “mantenere, istruire ed educare i figli” agli articoli 29 e 30. Poiché si potessero attuare questi principi era però necessaria una riforma radicale del codice civile, entrato in vigore dal 1942 durante il regime fascista che lo aveva improntato al principio della supremazia della supremazia del capo famiglia (padre o marito), al quale soltanto era riconosciuta la podestà sui figli. Non fu facile riformare quelle norme giuridiche e si dovette aspettare fino al 1975 perché, con l’emanazione del Nuovo diritto di famiglia, la figura del capo famiglia venisse eliminata e venisse attuato il principio costituzionale dell’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi. Negli stessi anni inoltre, una forte ripresa del movimento femminista e un’accresciuta sensibilità della società italiana al tema della libertà civili produssero altre significative riforme nel campo dei diritti delle donne. Ricordiamo la tutela delle lavoratrici madri, il referendum che confermò la legge del divorzio, l’istituzione dei consultori famigliari, la legge sulla parità di trattamento tra gli uomini e donne in materia di lavoro e legge sull’interruzione di gravidanza. Tuttavia però in molti paesi del mondo le donne non hanno ancora diritto di voto, e dappertutto la loro rappresentanza al Governo è inferiore rispetto alla loro consistenza numerica. Alla fine dell’800 inizio 900, con l’arrivo del Verismo, la figura della donna era destinata a cambiare. Nel 1874 esce Nedda, in cui emergono per la prima volta le tematiche siciliane che caratterizzano l’adesione di Verga al verismo. Per la prima volta Verga sceglie come protagonisti gli “umili” collocati in un ambiente contadino

descritto realisticamente. Le donne umili, infatti, pur di sfamare la famiglia furono costrette a lavorare. ITALIANO Nedda La novella si apre con la descrizione del caminetto di fronte al quale Verga è seduto: il focolare gli ricorda quello della fattoria del Pino, dove lavorano le raccoglitrici di olive, tra cui Nedda, la giovane protagonista. La ragazza, sostiene Verga, è “bruna, vestita miseramente, dall’atteggiamento timido e ruvido, a causa della miseria e dell’isolamento” ; lavora per procurarsi i soldi con cui curare la madre, malata e in fin di vita, da cui si reca ogni sera mentre le altre raccoglitrici cenano in serenità con la ‘castalda’ , la governante. Le raccoglitrici vengono pagate a fine settimana a seconda delle ore effettivamente lavorate: una settimana piovosa quindi produce un salario magrissimo, in quanto le lavoratrici sono costrette a ripararsi nelle stalle o nelle cucine. Mentre Zio Giovanni aiuta Nedda ad accudire la madre morente, la ragazza conosce e si innamora di Janu, un ragazzo povero e affetto da malaria. Nedda non può sposarlo a causa del lutto e della sua povertà, per cui lavora presso lo zio per costruirsi una dote. Ma Janu cade da un albero e muore: Nedda, che nel frattempo era rimasta incinta del ragazzo, è scartata dalla società, che la considera una peccatrice. La bambina che nascerà sarà rachitica e morirà di stenti pochi mesi: Nedda rimarrà sola per il resto della vita.

Anche gli artisti, nel Realismo, si stancano di rappresentare la realtà in maniera romantica scegliendo come protagonisti delle proprie opere i contadini sottopagati,

operai e viaggiatori della terza classe, che rappresentavano la maggior parte della popolazione. A risentirne maggiormente furono le donne costrette a lavorare nei campi. ARTE Le spigolatrici Millet, artista realista, nato in Normandia ma trasferitosi a Parigi per dedicarsi alla pittura, decise di rappresentare nell’opera “Le spigolatrici” , tre donne intente alla spigolatura. Il primo piano è occupato dalle donne in una disperata ricerca che contrasta con l’abbondanza dei covoni e dei carri colmi di frumento che appaiono alle loro spalle. Millet non risparmia nulla allo spettatore, si notano: i volti che tradiscono l’abbruttimento, le mani deformate dalla durezza del lavoro e arrossate, gli abiti semplici e i corpi affaticati. Non c’è spazio nel dipinto per una pietà fine a se stessa: il gesto immobilizzato delle donne e la monumentalità scultorea dei loro corpi, conferiscono alla scena una valenza realistica. Quando la tela fu esposta ai Salon, risultò intollerabile l’immagine di miseria rappresentata da Millet e le donne furono definite dai critici come le tre grazie dei poveri.

Durante la guerra civile spagnola, molte donne pensarono che fosse necessaria un’organizzazione specifica adatta a sviluppare a pieno le proprie capacità e a portare avanti le proprie lotte politiche. Fu così che, nel 1934, Amparo Poch y Gascón, Lucía Sánchez Saornil e Mercedes Comaposada fondarono la rivista Mujeres Libres (in italiano Donne libere) che era portavoce della Federación Mujeres Libres. SPAGNOLO

Mujeres Libres Mujeres Libres era una revista para mujeres y escrita por mujeres. Vetò la colaboración de ombre, a exepciòn del artista Baltasar Lobo, que era ilustrador y maquesita de la publicación. La edución y la capacitación profesional eran premisas determinantes a la hora de conquistar los derechos de las obreras en el ámbito de una formación libertaria. Su objetivo era la emancipación de la mujer de la servidumbre, de la ignorancia y de la sumisión sexual. Las agrupaciones Mujeres Libres de Madrid y el Grupo Cultural Femenino de Barcelona se fusionaron en septiembre de 1936 en la Agrupación de Mujeres Libres. En Barcelona la Agrupación de Mujeres Libres estableció comedone colectivos, organizó cursillos de alfabetización, enfermería y puericultura y envió víveres al Madrid asediado. La Agrupación Mujeres Libres abrió una Escuela de Chóferes para mujeres para ser ùtiles en los Servicios de Sanidad de la retaguardia. También impartió cursillos para capacitar a mujeres como conductoras de tranvías....


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