12. Completive Interrogative Dubitative PDF

Title 12. Completive Interrogative Dubitative
Author Luca La Porta
Course Didattica del latino
Institution Università degli Studi di Palermo
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Proposizioni completive introdotte da quin Alcune proposizioni complementari dirette sono introdotte dalla congiunzione quin; la loro reggente è negativa, oppure contiene una domanda retorica o un'altra frase negativa; il loro verbo va al congiuntivo, mentre il tempo è determinato alla consecutio temporum: REGGENTE

COMPLETIVA CON QUIN

TIPO DI RAPPORTO TRA REGGENTE E DIPENDENTE

TRADUZIONE

non dubĭto

quin hoc facias

[contemporaneità]

"non dubito che tu faccia ciò"

non dubĭto

quin hoc facĕris

[anteriorità]

"non dubiti che tu abbia fatto ciò"

non dubĭto

quin hoc facturus sis

[posteriorità]

"non dubito che tu farai ciò"

non dubitabam

quin hoc facĕres

[contemporaneità]

"non dubitavo che tu facessi ciò"

non dubitabam

quin hoc fecisses

[anteriorità]

"non dubitavo che tu avessi fatto ciò"

non dubitabam

quin hoc facturus esses [posteriorità]

"non dubitava che tu avresti fatto ciò"

In particolare le completive con quin si trovano: a) dopo verbi ed espressioni che indicano dubbio, come non dubĭto "non dubito, sono certo", non est dubium "non c'è dubbio", non est dubitandum "non si deve dubitare", quis dubitat? "chi dubita?", ecc.: non dubĭto quin hoc dixeris "non dubito che tu abbia detto ciò" (="sono certo che tu abbia detto ciò") non dubĭto quin hoc verum non sit "non dubito che ciò sia vero" _______ Quando dubito significa "esitare" si costruisce con l'infinito: quis fortis pro patria mortem oppotere dubitavit? "quale uomo valoroso esiterà ad affrontare la morte per la patria?"

_______

b) dopo le seguenti espressioni: • • • • • • • • •

facĕre non possum "non posso fare a meno di..." fieri non potest "non si può fare a meno di..." non multum / paulum / nihil abest "non manca molto / poco / nulla" suspicio non abest "non manca il sospetto" nihil praetermitto "non tralascio nulla" non omitto "non tralascio" temperare non possum "non posso trattenermi" vix abstineo, vix me teneo "a stento mi trattengo" nihil morae / nullam moram interpono quin "non frappongo alcun indugio"

Esempi: facĕre non potui quin illinc abirem "non potrei fare a meno di andarmeno di là" non multum abĕrat quin urbs caperetur "mancava poco che la città fosse presa" c) dopo verba impediendi e recusandi, se il verbo reggente è negativo: teneri non potui quin tibi apertius illud declararem "non potrei trattenermi dal dichiararti quella cosa più apertamente d) quando quin è usato nella sua valenza di pronome relativo seguito dalla negazione (quin = qui non, quae non, quod non), dopo frasi negative (o positive ma di senso negativo): quis est quin (= qui non) Dei omnipotentiam sentiat? "chi c'è che non senta l'onnipotenza di Dio?" nullum est malum quin (= quod non) secum ferat dolorem "non v'è alcun male che non porti con sè il dolore" _______ A volte, quin può essere usato come formula di passaggio ("ed anzi, perchè non...") nelle proposizioni indipendenti e con l'indicativo, per indicare un'esortazione o una nuova riflessione quin igitur expergiscimĭni? (Sall.) "perchè dunque non vi svegliate?"

_______ Proposizioni completive con i verba impediendi e recusandi I verbi impediendi e recusandi indicano impedimento, rifiuto, ostacolo: impedio, intercludo "impedire", detineo, teneo "trattenere", deterreo "spaventare, distogliere", prohibeo, intercludo, interdico "proibire, vietare", obsto, obsisto, resisto "fare ostacolo, resistenza", officio "opporsi", recuso "rifiutare, ricusare". Essi sono seguiti da proposizioni completive introdotte: • •

da quomĭnus o quin quando la reggente è negative dal ne volitivo (e più raramente da quomĭnus) quando la reggente è positiva.

Esempi: nec aetas impĕdit quomĭnus studia teneamus "l'età (avanzata) non (ci) impedisce di continuare a tenerci occupati" [= reggente negativa, completiva introdotta da quomĭnus] impedivit ne in oppidum inirem "impedì che io entrassi in città [= reggente positiva, completiva introdotta da ne].

Proposizioni interrogative Le proposizioni interrogative si suddividono in: a) interrrogative dirette, contrassegnate dal punto interrogativo, che presentano la domanda indirettamente e sono a tutti gli effetti delle proposizioni indipendenti: quo vadis? "dove vai?", unde venis? "da dove vieni?"; b) interrogative indirette, che sono delle proposizioni dipendenti al congiuntivo, in dipendenza dai verba rogandi e interrogandi: scire volo quid agas "voglio sapere che fai". Sia le interrogative dirette sia le indirette possono a loro volta essere: • •

semplici, quando l'interrogazione si riferisce a una sola cosa: quid faciam? "che dovrei fare?", scire volo num verum dixĕris "voglio sapere se hai detto il vero". disgiuntive, quando l'interrogazione si riferisce a due o più cose, che si escludono fra loro: utrum hoc iustum est an iniustum? "ciò è giusto o ingiusto?", ex te quaero utrum hoc verum an falsum sit "ti chiedo se ciò sia vero o falso"

Le interrogative infine possono essere reali (se esprimono una vera domanda, motivata da un dubbio) o retoriche (se la risposta è gia nota).

Interrogative dirette Le interrogative dirette, semplici o doppie, hanno di regola il modo indicativo: quid agis? "che fai?" _______ A volte si trova il congiuntivo indipendente (potenziale o dubitativo): cur istum non defenderĕm? perchè non avrei dovuto difendere costui?"

_______ Le interrogative dirette semplici possono essere introdotte: a) da pronomi interrogativi, come quis, quid, qualis, quot, ecc.: quid dicis? "che dici?" quis te laudavit? "chi ti ha lodato?" b) da avverbi interrogativi, come cur, quomŏdo, quando, ubi, unde, ecc.: ubi est Paulus? "Dov'è Paulo?", quando venies? "Quando verrai?" c) dalle particelle interrogative -ne, nonne e num: • -ne (enclitica) si trova nelle domande reali, cioè quando la risposta che si aspetta è davvero incerta: licetne dicĕre? (Cic.) "è lecito parlare?" [= risposta incerta];





nonne corrisponde al nostro "non è forse vero che", "forse che non" e si trova nelle domande retoriche, quando si attende risposta affermativa: nonne tibi sunt fratres, propinqui, amici? (Cic.) "non è forse vero che hai fratelli, parenti, amici?" [ = certamente ne hai]; num corrisponde all'italiano "forse, forse che" e si trova anch'essa nelle domande retoriche, quando si sa che la risposta sarà negativa: num oblitus es te hominem esse?"Hai forse dimenticato di essere un uomo?" [= no di certo].

________ Dopo nonne, se c'è un'altra espressione negativa si trova il semplice non: nonne hunc in vincŭla duci, non ad mortem rapi oportet? (Cic.) Non bisognava forse mettere in prigione costui, non (bisognava) forse mandarlo a morte?" Spesso si trova -ne col valore di nonne o num, specie in espressioni come videsse "non vedi", videtisne "non vedete", potesne "può forse", ecc.: videtisne (= nonne videtis) ut apud Homerum saepissime Nestor de virtutibus suis praedĭcet?" (Cic.) "Non vedete come Nestore presso Omero spessissimo esalti le proprie qualità?", potesne (= num potest) virtus servire? (Cic.) "può forse la virtù essere schiava?"

________ Interrogative dirette doppie o disgiuntive Un'interrogativa do doppia o disgiuntiva è costituita da due membri, che si escludono a vicenda: "sei lieto o triste?". In latino si possono avere le seguenti possibilità, rispettivamente nel primo e nel secondo membro dell'interrogativa diretta: utrum... an -ne... an ... an Ad es. in corrispondenza della frase italiana "ciò è vero o falso?"; utrum hoc verum est an falsum? verumne hoc est an falsum? verum hoc est an falsum? _________ Se il secondo termine dell'interrogativa è espresso con "o no", questo in latino si rende con an non o con necne: verumne hoc est an non? "ciò è vero o no?", sunt haec tua verba necne? (Cic.) "queste sono tue parole oppure no?"

_________ Uso della particella an: interrogative dirette apparentemente semplici Si trova a volte, all'indicativo, un'interrogativa diretta semplice introdotta da an; si tratta in realtà di interrogative semplici solo in apparenza, giacchè in realtà in esse viene sottinteso il primo termine (intuibile peraltro dal contesto) di una interrogativa doppia: 1. quando ad una prima interrogazione generale ne segue un'altra di carattere particolare: quo eam? An Romam proficiscar? "dove dovrei andare? Forse dovrei partire per Roma?" 2. quando si evindenzia una contrapposizione fra due pensieri, in cui la seconda affermazione viene sentita come più vera: an hoc alii facĕre potuērunt, ipse non potēro? "Forse altri hanno potuto fare ciò e io non potrò?" 3. Quando di conferma una precedente affermazione con un'interrogazione che esprime ironia o meraviglia, dimostrando così che l'affermazione opposta è insostenibile: oratorem vero irasci

minime decet, simulare non dedecet, an tibi irasci tum videmur? (Cic.) "all'oratore non si addice certamente l'adirarsi, gli conviene fingere (l'ira); o forse ti sembra che noi ci adiriamo?". 4. per indicare l'impossibilità di una cosa assurda o per dare un tono ironico o di meraviglia: an potest quisquam dubitare? (Cic.) "Forse qualcuno può dubitare?" Proposizioni interrogative indirette Le interrogative indirette sono delle proposizioni dipendenti, sostantive complementari dirette, che esprimono una domanda in dipendenza da verbi come interrogo, expĕto, quaero, ecc., o da sostantivi ed aggettivi che esprimono domanda o incertezza (quaestio, dubium, incertus, ignarus, ecc.). Esse vogliono sempre il modo congiuntivo, nei tempi richiesti dalla consecutio tempŏrum. Anche le interrogative indirette possono essere semplici o disgiuntive (o doppie). Interrogative indirette semplici Esse possono essere introdotte: a) dagli stessi pronomi, aggettivi o avverbi che introducono le interrogative dirette: ex te quaero quid dixĕris "ti chiedo che cosa hai detto", scire volo quis sit "voglio sapere chi egli sia"; b) dalle particelle interrogative -ne (enclitica), num e nonne. In particolare si trovano: •

l'enclitica -ne o num "se", indifferentemente se la risposta è incerta o negativa. Dic mihi verumne dixĕris / dic mihi num verum dixĕris "Dimmi se hai detto il vero" [= risposta incerta] ex te quaero mortemne ames / num mortem ames "ti chiedo se ami la morte" [= risposta negativa]



nonne quando l'interrogazione è retorica e si aspetta risposta senz'altro affermativa: quaero ex te nonne parentes dilĭgas "ti chiedo senon ami i genitore"

Interrogative dirette disgiuntive Enunciamo, in dipendenza da un'altra proposizione, due o più concetti che si escludono a vicenda; come le dirette disgiuntive, sono introdotte da: utrum... an

scire volo utrum id iustum an iniustum sit "voglio sapere se ciò è giusto o ingiusto";

-ne... an

scire volo iustumne id an iniustum sit

... an:

scire volo iustum id an iniustum sit

... -ne:

scire volo iustum id iniustumne sit

_______ La congiunzione "o no" nelle indirette disgiuntive è espressa da necne: venĕrit necne, nescio "non so se sia venuto o no".

_______ Risposte alle interrogazioni La risposta affermativa, che corrisponde al nostro "si", in latino viene data: • •

ripetendo la parola principale "Vidistine hanc urbem?" "Vidi" "Hai visto questa città?" "Sì, l'ho vista" usando un avverbio affermativo (certe, ita, quidem, sane, ecc...) "Venitisne Romam?" "Certe" "Sei venuto a Roma?" "Certo"

La risposta negativa, che corrisponde al nostro "no" è resa in latino: • •

ripetendo la parola principale preceduta dall'avverbio non: "Solusne haec facies?" "Non solus" "Farai queste cose da solo?" "No" usando un avverbio negativo (minime, non ita, nequaquam, ecc...) "Num Romani fugient?" "Minĭme vero" "Forse i Romani fuggiranno?" "Niente affatto"

Proposizioni dubitative Le proposizioni dubitative esprimono per l'appunto dubbio, esitazione, incertezza e ignoranza; sono rette dai verbi dubito, haud, scio, ignoro, nescio o dalle espressioni dubius sum, incertus sum, dubius est, incertum est, in incerto est, in dubio est. Le dubitative sono sempre al congiuntivo e si basano sulla consecutio tempŏrum: Haud scio an hoc iustum sit "Non so se ciò sia giusto" Dubito num idem tibi suadēre debeam (Plin. Giov.) "non so se debba suggerirti la stessa cosa". Possono essere introdotte da pronomi o avverbi (quis "chi", quando "quando", ubi o quo "dove", ecc.): dubitatis etiam cui tanta praeda quaesita sit? (Cic.) "Ancora dubitate per chi sia stato accumulato così tanto bottino?". Più spesso, però, sono introdotte dalle seguenti particelle: a) an "se non", quando, pur sussistendo il dubbio, si è inclini a fare ciò di cui si dubita: dubito an exspectem "non so se debba aspettare" (= forse sarebbe neglio aspettare) b) an non "se", quando si è poco disposti a fare ciò di cui si dubita: dubito an non exspectem "non so se debba aspettare" ( = forse sarebbe meglio non aspettare) c) num o -ne "se", per indicare un dubbio assoluto: erat incertum visurusne te esset tabellarius (Cic.) "non si sapeva se il corriere ti avrebbe visto" (= dubbio assoluto), haud scio num tu haec facturus sis "non so se farai ciò" Come le interrogative indirette, anche le dubitative possono essere doppie o disgiuntive; in tal caso, in corrispondenza delle frase italiana "dubito / sono incerto se ciò sia cosa onesta o turpe" si avranno queste possibilità:

dubito / incertus sum

utrum hoc onestum sit an turpe honestumne hoc an turpe sit honestum sit hoc an turpe honestum sic hoc turpene....


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