2.6 Forma e funzione, sviluppo della pala d\'altare, dal paliotto al polittico PDF

Title 2.6 Forma e funzione, sviluppo della pala d\'altare, dal paliotto al polittico
Course Storia dellã¢â€â˜arte moderna1
Institution Università degli Studi di Firenze
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6. Forma e funzione: sviluppo della pala d’altare, dal paliotto al polittico Altari-reliquiario e paliotti Cambiamento nel 200 è epocale con pala di altare al di sopra della mensa eucaristica; cambiando la funzione cambiano i significati. TERMINOLOGIA: ''Paliotto'', fronte d'altare, o antependium – per il rivestimento della fronte dell'altare. Nel 300-400 anche chiamato ''dossale'', che non usiamo più per convenzione, ma si è attestato nell'uso questa accezione per le più antiche pale d'altare che ricalcano la forma rettangolare semplice dei paliotti stessi e quindi che migrano dalla fronte dell'altare a dietro, sopra la mensa eucaristica. Dossali: le più antiche pale di altare tra 200 e 300. BUDAPEST, Szépmuvészeti Muzeum: Visione di San Tommaso d’Aquino. da Siena, tavola dell’arte della Lana (1423-1425) Raffigurazione di pittore senese del primo 400: pittore tardogotico ma che si orienta con forza sulle novità prospettiche che stavano maturando a Firenze intorno a Brunelleschi. Vediamo squadernamento di spazi. Scena della vita di San Tommaso D'Aquino, vita domenicana. Raffigurazione attenta e veridica nel descrivere un paliotto aniconico, tovaglia d'altare ''perugina'', e un polittico (pentittico) che sta tipicamente sopra la mensa di altare. Visione, per cui al di sopra del polittico, su fondo dorato, con Santi angeli (?) che appare e dialoga con San Tommaso. Genesi di questo genere nuovo, della pala d'altare, ha dato adito a ipotesi legate agli usi liturgici: usa di celebrare rivolti verso altare o no. Prima del Vaticano II era consuetudine che il prete celebrasse dando le spalle ai fedeli, ma Vaticano II negli anni 60 si rivoluzionano gli usi liturgici. I due usi convivono, anzi fino all'anno mille ciò che era importante era che il prete fosse rivolto verso Oriente (dove nasce il sole): questo era rispettato rigorosamente. A Roma, le chiese hanno tutti gli orientamenti, perché si innestano su coesistenze pagane, romane. Per esempio: San Pietro è rivolta ad Occidente, non ad Oriente. Il Nord valeva come l'occidente, zona delle tenebre; si predica sul lato meridionale rivolti verso il Nord. Viceversa il Meridione è equiparabile ad Oriente. Essendo che nelle chiese romane ci sono tutti gli orientamenti cambiava il tipo di celebrazione: ad es. in San Pietro, dovendo celebrare verso Oriente, c'era accentuazione del coram populo. Questa diventa un modello: San Pietro è modello per tutta cristianità e questa celebrazione ha avuto un prestigio enorme, anche dopo il Mille, come imitazione di San Pietro a Roma. Liturgia più solenne e rivolta anche a masse di fedeli. Anche perché verso il basso medioevo la messa era frequentata dai laici poche volte all'anno, per il resto le messe erano “pro anima”. Quindi si moltiplica tra 200 e 300 l'uso di ufficiare anche in altari secondari. Fenomeno non è nuovo nel 200 e 300: come si è visto in San Gallo dove c'erano vari altari secondari in età carolingia. Ma è qualificante dello sviluppo, sopratutto per gli ordini mendicanti, nell'affermarsi pieno della civiltà comunali del 200 e 300: diventa veicolo di coinvolgimento dei laici. Altari secondari: molle che fa partire l'uso del coram populo, con spalle ai fedeli. Viceversa nell'altare maggiore c'era uso doppio ma col tempo si codifica l'uso di celebrare con le spalle verso l'altare. Questo uso è teorizzato come una causa dello sviluppo delle pale d'altare. È vero l'inverso: la codificazione della celebrazione è una conseguenza dello sviluppo delle pale d'altare che devono essere collocate davanti, e po in massa negli altari secondari. Conseguenze liturgiche quindi che ha. In queste opere vediamo che la pala d'altare fa schermo al celebrante e non è più visibile coram populo. Permane invece in San Pietro, Assisi (superiore), chiese Cattedrali collegiali, dove le pale si affermano lentamente e per gradi. Celebrazioni spalle ai fedeli non standardizzata ma poi dopo il Mille va scemando l'uso di celebrare verso Oriente. MILANO, Sant’Ambrogio Altare di Vuolvinio commissionato dal vescovo Angilberto II (824-859) argento sbalzato e cesellato, parzialmente dorato smalti cloisonné e pietre incastonate Nell'alto medioevo la decorazione prestigiosa è concentrata sul rivestimento della mensa eucaristica che è il centro della Chiesa, dove converge ogni visione. Altari, che nei casi più prestigiosi, sono altari reliquiari ed hanno anche la funzione di confessionis, con finestrella che ti permette di guardare la tomba del Santo venerato. Nell'alto medioevo il valore è santificato dalla presenza di reliquie. Quando ci sono reliquie vengono connesse con l'altare maggiore così in Vuolvinio vediamo la finestrella sul retro, apribile. Così come si vede in: CIVIDALE DEL FRIULI, Museo del Duomo, altare di Ratchis (739-744) fronte con il Cristo in gloria e retro con la fenestella confessionis

Liber floridus di Saint Omer (Gand, Biblioteca municipale), miniatura del sec.XI che ritrae l’altare sormontato dalla cassa-reliquairio (“chasse”) Altare è santificato dalle reliquie e qui è chiaro. Candelieri, mensa e sopra la mensa una chasse (cassa) reliquiario che ha la funzione analoga della pala di altare (che qui ancora non esisteva). Possibilità di girare intorno, modelli sono Saint Denis e poi Cluny, e venerare. Tutto questo prefigura lo sviluppo della pala di altare, es. famoso è quello di Stavelot. VENEZIA, San Marco: Pala d’oro paliotto sec.XI (doge Ordelaffo Falier); aggiunta superiore dopo il 1204, trasformazione in pala d’altare; incorniciature gotiche e castoni 1343-1345 Svolgimento e sviluppo organico nel 200 è la scelta di erigere dei diaframmi visivi che non sono più reliquiari ma di maggiore visibilità. Celebrante copre il paliotto se si rivolge ai fedeli. Così il cambio radicale di funzione del paliotto che viene spostato sopra l'altare e addizionato di questa protesi con smalti del sacco di Costantinopoli (1204). PARIGI, Musée national du moyen âge dal Duomo di COBLENZA circa 1160-1170 (dall’abbazia di Stavelot, regione della Mosa) pala d’altare Pentecoste cm 85 x 215 Lamina di rame dorato, smalti champlevé Gradino monumentale con la Pentecoste di manifattura mosana, che viene da Stavelot. Con lunetta al centro per ospitare il Cristo che irradia con Spirito Santo, le fiamme che incendiano il capo dei 12 apostoli. Non può che stare sopra la mensa eucaristica. La storia della pala di altare è conquista sempre più ascensionale e monumentale. PISTOIA, Duomo, cappella di San Jacopo, sistema integrato antependium e pala, argento (fine sec.XIII-fine sec,XIV, in fasi successive) Caso toscano importante è questo. Negli anni 40 del XII secolo, il vescovo si procura una reliquia di San Giacomo (seppellito in Gallicia a Santiago - meta di pellegrinaggio più importante dell'Occidente oltre Roma): questa mossa del vescovo catapulta Pistoia in una posizione di grande prestigio. Reliquia veneratissima anche nei secoli seguenti, e l'altare che era una specie di chiesa nella chiesa nella navata destra a San Zeno con altare rivolto in senso opposto era stato ricavato nelle prime campate un oratorio. L'altare è orafo che nasce come antependium, rivestimento, alla fine del '200 e nel '300 viene incrementato con la pala d'altare, che è incrementata però all'altare stesso. Ultimi interventi sui fianchi legati a ultimo 300 con Brunelleschi orafo e giovane che crea alcune statuette degli evangelisti. Vicenda che si ritrae per un secolo e mezzo. Arcate della vera pala d'altare, e struttura di fine '200. Taddeo Gaddi, polittico per l’altare maggiore di San Giovanni Fuorcivitas a PISTOIA (1349-1353) paliotto dipinto nel 1370 da Giovanni di Bartolomeo Cristiani, con San Giovanni in trono e otto storie del santo che integrano quelle già presenti nella predella del polittico Paliotto nel 300 perde importanza. Ma il prestigio dell'altare di Pistoia fa si che nel corso del 300 in una importante Chiesa pistoiese (San Giovanni di Fuorcivitas) venga commissionato a metà del secolo un polittico a Taddeo Gaddi, e vent'anni dopo viene arricchito poi con paliotto figurato da Giovanni di Bartolomeo Cristiani. Polittico di Gaddi è già complesso di pieno 300, polittico con più ordini: struttura narrativa, Madonna col Bambino e Santi figura intera, i Santi a mezzo busto ed un quarto registro di cuspidi. Nelle predelle c'è un ciclo di storie di San Giovanni Evangelista che è il dedicatario della Chiesa. Facendo il paliotto Cristiani realizza: San Giovanni in cattedra e 8 storie minori della sua vita (minori perché le più importanti erano già state realizzate da Gaddi). Eccezionale la funzione di paliotto figurato nel 300. BOLOGNA, Pinacoteca nazionale, da S. Maria Nuova, convento domenicano femminile Pseudo-Jacopino, polittico e antependium, circa 1335-40 Due tavole di un pittore di cui non conosciamo il vero nome. Anni 1330 in cui anche Giotto ha già lavorato per Bologna e tipologicamente interessante perché le tavole vengono entrambe dal convento di Santa Maria Nuova e sono complementari. Il rettangolare è un paliotto e non dossale, che ha cornice orizzontale in alto che accompagnava la mensa eucaristica. Chiesa dedicata alla Madonna, ed il polittico, in alto, ha un soggetto Mariano per eccellenza: la purificazione di Maria. Nel paliotto abbiamo un ciclo mariano, al centro la Morte della Vergine, ma non c'è la purificazione di Maria perché è complementare all'altra opera nell'ordine superiore. Questi sono un po' un'eccezione: nel 300 le fronte dell'altare sono semplici con paliotti tessili ed aniconici, mentre in precedenza i primi dipinti su tavola importanti hanno funzione di rivestimento dell'altare e si prestano ad essere intesi come surrogati dei paliotti. Nel XII secolo il paliotto si farà in oreficeria.

BARCELLONA, Museu de arte de Catalunia (da Seu d’Urgell), antependium dipinto, fine sec.XII I palliotti di solito si fanno in oreficeria, ma in mancanza di soldi si fa con la pittura. Molte tavole sono andate perdute. La composizione più imponente di paliotti che conosciamo è a Barcellona, museo di arte medioevale nel quale il nazionalismo catalano alla fine del 800 ha salvato una serie di arredi delle chiese catalana, per questo abbiamo una collezione unica al mondo. Sono tavole a soggetto cristologico (Maiestas, cristo in gloria, bramosia) tema Eucaristico: le parti inferiori sono molto danneggiate. Si vedono marcature grafiche cromatiche molto accese (pittura cromatica catalana è molto espressiva). Perugia, Galleria (da Giano dell’Umbria), antependium Cristo giudice, Agnus Dei, vegliardi dell’Apocalisse scuola di Spoleto c.1260-1270 Tema Cristologico è dominante anche qui. Ha tema perfetto per un antepedium: Cristo Giudice, con l'agnus dei dell'apocalisse, tetramorfo, apostoli e profeti e scene di martirio legate al santo dedicatario della chiesa. Anche qui paliotto perché sciupato nella parte bassa (forse pedate). Tra 200 e 300 ci sono molte tavole per le quali non sappiamo se erano ancora paliotti o sono le prima pale d'altare (assenza di documentazione). Origine delle tavole agiografiche nel Duecento Giunta Pisano, tavola orizzontale di San Francesco, ASSISI, Museo del Sacro Convento, circa 1230 Prima metà del 200 tavole importante che mettono in scena per la prima volta dei cicli agiografici (si intende tutto il complesso delle testimonianze che costituiscono la memoria della vita di un santo e del culto a lui tributato) dei nuovi Santi. Santi novelli, proliferazione di Santi è esponenziale tra 200 e 300 legata anche alla “religione civica” quindi i santi identità per le comunità per i comuni; ma il patriarca è San Francesco che ha uno statuto eccezionale. → SAN FRANCESCO: muore nel 1226, canonizzato due anni dopo (1228) da Papa Gregorio IX cosa che pone la prima pietra della Basilica Santuario sul colle di Assisi. Nella Basilica di Assisi si conserva questa tavola, tra le più antiche che lo raffigura: figura ieratica del Santo al centro seduto in cattedra, e ai lati le storie più significative della sua vita. Quindi doppio registro,tipico di questi manufatti. Opera di qualità artistica alta attribuibile a Giunta Pisano, forse del 30. C'è una seconda versione di fonte ignota. Qui vediamo: Paliotti rettangolari. Unione del registro misto iconico narrativo ha precedenti nelle icone bizantine e mai quelle sinaitiche, che sono icone di piccolo formato mentre la novità è la forma monumentale di queste tavole agiografiche. Nella tavola di Assisi c'è l'immagine più antica di Francesco, prima della leggenda di Bonaventura che cambia radicalmente l'immagine di Francesco che diventa come alter Christus, svincolato da Francesco che popone un modello di vita. Primi momenti della diffusione del culto francescano: sarà Santo novellino, santo drammaturgo, famoso. Qui Santo raffigurato su modello di un monaco orientale, smagrito, misticheggiante ed orientale, ma soprattutto le 4 scene sono scene di guarigione accadute post mortem (tra 26 e 28), sulle quali viene poi fatta la santificazione: c'è indemoniata, uno storpio ecc. Questi miracoli avvengo presso la tomba del Santo: in altre due scene c'è già l'altare mentre il corpo era in San Giorgio dove era prima di essere traslato nel 30 a San Francesco. Questa tavola è capostipite della prima figura iconografica di Francesco. PESCIA 1235 Bonaventura Berlinghieri La più antica superstite è questa, firmata e datata. La figura stante con libro, mano aperta e le stimmate in vista: è Bonaventura che dà importanza alle stimmate, per paragonarlo a Cristo stesso. Le storie ai lati sono di nuovo le 4 di Assisi, incrementate con due scene popolari del culto francescano: le stimmate e la predica agli uccelli. Coppo di Marcovaldo San Francesco e venti storie della sua vita FIRENZE, SANTA CROCE circa 1255 Altre tavole più tarde le vediamo a Santa Croce con ciclo degli anni 50 di Coppo di Marcovaldo (forse). Ciclo più vasto dei tempi con 20 storie. Ciclo di interpretazione controversa quello di Santa Croce che parte dall'aspetto collegiale dell'ordine, Francesco è sempre con dei compagni, mai da soli. Viene celebrata anche l'antichità dell'insediamento dei Francescani a Firenze, sottolineando questo tema ecclesiologico del movimento a cui Francesco da origine. Opera importante tipologicamente: Santo stante benedicente e rosario di storie intorno al santo stante. Coppo di Marcovaldo San Francesco PISTOIA Ripropone di nuovo i suoi miracoli da guaritore che invece non ci sono in quello rivoluzionario di Santa Croce. Comunque diverso da quello ispirato a Buonaventura.

Maestro di San Francesco, Museo Porziuncola, Santa Maria Degli Angeli, Assisi, Tavola San Francesco Tavola del Maestro di San Francesco che dà nome al pittore Umbro, dipinta sull'asse di legno dove Francesco poi sarebbe morto. Chiude questa tradizione quella di Giotto del Louvre. Coppo di Marcovaldo, dossale di San Michele, circa 1255-1260 SAN CASCIANO VAL DI PESA, Museo, da Vico l’Abate La popolarità di Francesco innesca lo sviluppo di tavole dedicate ai Santi, sempre su questo modello. Da principio sul modello dei paliotti. Questa poco prima della sua cattura nella battaglia di Montaperti nel 1260. San Michele in cattedra e 6 storie ai lati relative al culto del Gargano. Si snoda il ciclo narrativo in queste 6 storie. FIRENZE, Uffizi Maestro della Santa Cecilia tavola eponima circa 1305 Tipo di schema a doppio registro è fondamentale e getta la sua ombra dentro il 400, specie nella pittura murale si arriva alla fine del '400 con Santo al centro e storiette ai lati. Nel polittico gotico si canonizzerà l'uso della predella come ruolo della narrazione. Questo però coesiste a lungo tra 200 e 300 con la tavola compatta 200esca. Maestro forse identificabile con Gaddo Gaddi (padre di Taddeo). STRUTTURA: Tavola che viene dalla chiesa di Santa Cecilia, ed era l'altare maggiore che ricalca lo schema arcaico dei paliotti con Santa in cattedra e 8 storie della sua vita (storie di Passione e Martirio). In gara con i francescani ci sono i domenicani, ordine più elitario, che non hanno campione popolare come Francesco. San Domenico non è l unico che incarna l'immagine dell'ordine, tanto che sarà San Tommaso D'Aquino nel 300, e poi San Pietro Martire nel 200. Francesco Traini, pala di San Domenico, 1345 (ora PISA, Museo nazionale di San Matteo, da Santa Caterina) No altare maggiore, ma secondario dedicato a San Domenico. È uno degli esempi delle storie di San Domenico. Pinnacoli ma include all'interno lo schema 200esco iconico con storie del Santo con forme mistilinee. Il ciclo di Domenico ricalca quello di Francesco come Chiesa che crolla. SINAI tavola con Santa Caterina d’Alessandria e storie della sua vita, sec. XIII & cfr tavola Santa Margherita, BARI, Museo provinciale, terzo quarto del sec.XIII In questo doppio registro c'è modello della Terra Santa, del mondo crociato. Esempi più antichi sono al Sinai. Formato relativamente piccolo. Presenta Santa Caterina (corpo venerato al Sinai) in piedi e srotolato intorno il ciclo narrativo della sua vita; nelle storie Sinaitiche la funzione non è monumentale come si codifica in Occidente dove per gradi si arriva al polittico, viceversa qui le storie girano intorno, si snocciolano in maniera misurata e bidimensionale. BARI, Museo provinciale: pale di San Nicola e di Santa Margherita (pittore pugliese fine sec.XIII) Questo schema è ripreso in maniera più letterale in Puglia e alla fine del 200 lì abbiamo tavole che ricalcano questo schema della tavola sinaitica ma con dimensioni maggiori. Scambio costante con l'oriente mediterraneo. Le spoglie di San Nicola da Bari le avevano prelevate dall'Asia minore e portate a Bari sin dal XI secolo: Santo benedicente ieratico e solenne, Cristo e la Vergine appaiono in Cielo in segno di investitura e intorno si snocciola il ciclo della vita e il martiriale del santo. Pale agiografiche verticali con storie ai fianchi: Questo schema verticale è ripreso via via poi da forme diverse, anche modernizzato alla fine del 200 a Siena. -Guido di Graziano, pala di San Francesco, Siena, Pinacoteca nazionale (c. 1290) In questa tavola che è una tavola cuspidata verticale come le più antiche Maestà del 200 ma tripartita da arcate ogivali gotiche per includere le 8 storie della vita di Francesco. Pittore è Guido di Graziano, della scuola di Guido da Siena, che risente però qua di Duccio giovane e Cimabue. Negli anni 80 quando Duccio lavora con Cimabue si diffondono anche a Siena quegli ideali Cimabueschi. -Maestro di San Torpé, Livorno, Santa Giulia, pala di Santa Giulia (c.1320) Pittore che viene da un contesto più periferico. Pittore anonimo che lavora a cavallo tra 1200 e 1300. Questa è la Santa di Livorno: Santa Giulia. Palma del martirio, angeli che la venerano in alto ed 8 storie ai lati ma c'è differenza tra figura e cornici che vedevamo nelle pitture murarie del 200 (pre-giottesca),mentre qui il

Maestro di San Torpé riprendere un po' Duccio e Simone Martini (mani della Santa) ma che ha ancora delle nostalgie 200esche (arcaismo della tipologia del dipinto). Tabernacoli narrativi per le monache Questo sviluppo delle tavole iconico-narrative del 200: incluse anche le tavole del monachesimo femminile che si sviluppano con i nuovi ordini mendicanti, con le Clarisse soprattutto, e si complica con sviluppo dei terziali cioè ordini laicali, a cui si legano gli ospedali. C'è lo statuto particolare delle immagini destinate a questi ambiti monastici femminili, dove è importante l'insistenza sui temi patetici, per suggerire nella preghiera stessa la compassione e l'insistenza sulla narrazione. I cicli narrativi che dovevano essere percepiti da vicino. E quindi le immagini dovevano essere destinate al coro delle monache, perché queste aveva una chiesa interna (contrapposta alla chiesa esterna) che non ha un altare vero e proprio. Bonifacio VII farà una bolla (alla fine del 200) per disciplinare fortemente la chiusura dei cori delle monache dove neanche il prete può entrare per ufficiale. Quindi si crea diaframma aperto, contatto con ecclesiae è una finestrella (grata delle monache) che serve alle monache per esaltare la Chiesa e ricevere la comunione. Pacino di Bonaguida, circa 1320, tabernacolo ad ante mobili con la Crocefissione, Storie di Cristo, donatrice clarissa in ginocchio (University Art Gallery, University of Arizona, Tucson) Preso questa grata vengono realizzati tavole come questa: tavole più narrative che iconiche. Questa è fiorentina, fatta per le cl...


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