3 2 Regno degli Ostrogoti e Teodorico PDF

Title 3 2 Regno degli Ostrogoti e Teodorico
Author elisa cogo
Course scienze dell'educazione e della formazione
Institution Università degli Studi di Padova
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3.2 Roma, i ‘barbari’, i regni latino-germanici

Parte II. L’Italia alla caduta dell’Impero d’Occidente e il regno di Teodorico Nel pieno e tardo secolo V si assiste duqnue alla disgregazione dell'autorità imperiale in Occidente. Nel 476 Odoacre, capo del popolo degli Eruli un tempo alleato di Attila, in Italia fa deporr e l'imperatore Romolo Augustolo (figlio diGiulio Oreste, un romano della Pannonia che era stato al servizio di Attila): ma si trattava un ragazzino quattodicenne, solo un simulacro di idea imeriale). In segno di rispetto Odoacre mandò a Costantinopoli le insegne del potere imperiale in Occidente. Fu una ‘caduta senza rumore’, alla quale solo posteriormente fu attribuito un significato periodizzante come inizio del Medioevo. Permane dunque una parvenza di unità nell'Impero, ma i regni barbarici in realtà si spartiscono il dominio sull'Occidente. Gli Ostrogoti, o Goti orientali, dalle loro prime sedi si erano gradualmente spostati vero occidente: alla metà del secolo V erano insediati nella Pannonia (più o meno la futura Ungheria) ed erano soggetti agli Unni di Attila. Dopo la sua morte, ottennero dall’Impero bizantino il riconoscimento del patto federativo (461) e la concessione di terre e di tributi; in tale occasione, un principe ostrogoto della stirpe degli Amali, Teodorico o Teoderico, fu inviato come ostaggio a Costantinopoli a garanzia del mantenimento dei patti. La permanenza alla corte imperiale d’Oriente gli diede un’educazione raffinata e la possibilità di conoscere tanto gli splendori della civiltà romana, quanto i suoi lati deboli; divenne re del suo popolo nel 473 ed iniziò una politica di pressione sull’Impero bizantino, spingendosi nella Mesia (lungo il Danubio), nella Macedonia e nell’Epiro. Ottenne quindi i titoli di magister militum e di Flavius e conseguì anche il consolato (una carica allora simbolica, ma segnale di come si volesse proseguire la tradizione romana, quasi a darea legittimità al potere che egli esercitava anche sui Romani). Gli venne consentito di stanziarsi con i suoi guerrieri nelle terre della Dacia e della Mesia inferiore, a sud del Danubio. L’imperatore d’Oriente Zenone lo inviò poi in Italia per sottomettere, a suo nome, la penisola, con la promessa che vi avrebbe regnato se fosse riuscito a sconfiggere Odoacre. Era l ’anno 489; Ravenna, dove quest’ultimo si era arroccato, fu stertta da un lungo assedio durato fino al 493 quando Odoacre si decise a capitolare, dietro la promessa che avrebbe diviso con Teoderico il governo dell ’Italia. La promessa non fu mantenuta e Odoacre fu ucciso dallo stesso Teoderico, mentre i suoi familiari ed i seguaci venivano. Il regno di Teoderico , che si colloca proprio a cavallo tra V e VI secolo, assicurò all’Italia un certo periodo di tranquillità, ma fu condotto sulla base di una rigida separazione tra Romani e Goti, perché il civilissimo «barbaro» era cosciente della superiorità e dell ’indistruttibilità del mondo romano e temeva un rapido assorbimento del suo popolo. Per questo volle che esso si tenesse ben lontano dai Romani; per questo applicò in modo drastico il divieto di matrimoni misti; mantenne gli ordinamenti tradizionali e l’esclusività del servizio militare per i Goio; per questo insediò la sua gente nelle terre della Pentapoli, soprattutto attorno a Ravenna, ma in quartieri ben delimitati, al di fuori delle antiche città. L’amministrazione di tipo romano fu però mantenuta come per il passato e per questo sTeodorico i servì di esponenti del ceto senatorio romano: le personalità più note furono Boezio, Simmaco e Cassiodoro, quest’ultimo collaboratore suo e dei suoi immediati

successori come vero e proprio ministro. Quella di Teodorico fu una linea di coesistenza più che di vera convergenza e tanto meno di fusione. La fedeltà degli Ostrogoti all'arianesimo non gli impedì di dimostrarsi tollerante nei confronti del culto cattolico, come attesta la presenza a Ravenna e altrove sia di edifici di chiese cattoliche sia di chiese ariane (che posteriormente furono devolute al culto cattolico. Il regno ostrogoto finì per occupare buona parte della penisola italiana, ma si espanse ache oltre le Alpi orientali e nella Provenza. A Ravenna, che era già stata capitale dell’occidente ed era la sede del ‘palazzo’ (lasciando a Roma un valore più che ltrosimbolico), Teoderico proseguì la politica edilizia dell'Impero, ridando lustro alla città attraverso iniziative come il restauro dell'acquedotto e la costruzione del suo celebre mausoleo. Egli promosse o sostenna alcune (sempre più rare iniziative) di rinnovamento e recupero edilizio che i membri dei superstiti ceti dirigenti romani delle città ancora esistenti (come Verona, Milano, Ticinum poi chiamata Pavia) cercavano di realizzare. .

Il periodo di relativa pace - nel senso che non vi furono imprese belliche fino alla guerra gotobizantina (vedi Giustiniano) - consentito dal governo ostrogoto in Italia permise anche di attuare un certo orientamento economico, largamente basato sull ’agricoltura, come era nelle tradizioni dell’impero romano (le città infatti hanno bisogno del territorio agricolo come prima sede di produzione dei beni di prima necessità), fondata sull’insediamento sparso nelle campagne, mentre città e villaggi venivano spopolandosi. Importanti e sollecitate con esenzioni e agevolazioni furono le opere di bonifica dei terreni paludosi: coloro che vi si impegnavano ricevevano poi la proprietà del suolo. Una delle maggiori preoccupazioni fu quella di garantire l ’approvvigionamento alimentare urbano (politica annonaria). durante le ricorrenti carestie, e ciò anche per motivi di ordine pubblico, ricorrendo se necessario a importazioni di grano per via marittima. Vennero pertanto costituiti depositi di granaglie a Roma, a Pavia ed in altri centri dell ’Italia del Nord, in cui affluivano i cereali dalla Spagna, dalle nostre isole maggiori, dalla Calabria e dalla Puglia. Nel settore della produzioni che oggi si direbbe industriale e manifatturiera, furono incrementate l’estrazione mineraria, la tessitura delle stoffe e la produzione della porpora, assieme alle fornaci da calce, alle ceramiche ed alle armi. Nello stesso tempo, si procedette ad ampie ricostruzioni nei centri urbani danneggiati dalle guerre: esempi illustri furono il palazzo di Teoderico a Ravenna e le chiese ariane erette a fianco di quelle cattoliche, ma furono presi provvedimenti anche per gli acquedotti, le terme, i mercati.

La monetazione aurea fu posta sotto il controllo dello stato, che tendeva a fare incetta del metallo prezioso ovunque si trovasse; furono coniate monete d’oro, d’argento e di bronzo con l’immagine di Teoderico, di titolo e peso garantiti.

Regola fondamentale del suo governo teodoriciano fu dunque quella del rispetto reciproco delle due etnie e della loro pacifica convivenza: le condizioni perché queste fossero mantenute vennero però meno quando la situazione degli altri regni romano-barbarici occidentali dimostrò in maniera inequivocabile che erano irrealizzabili tanto la solidarietà tra i popoli germanici, ai quali Teodorico si proponeva come una specie di grande coordinatore, quanto la loro supremazia, che Teodorico stesso aveva cercato di attuare attraverso una politica di alleanze matrimoniali con le altre dinastie barbariche dell ’Occidente. Sua moglie apparteneva alla stirpe di Clodoveo re dei Franchi; una delle sue figlie sposò il re dei Burgundi Sigismondo e un’altra il re dei Visigoti Alarico II; una sue sorelle andò in moglie al vandalo Trasamondo. Tale politica sottintendeva la volontà di porsi quale arbitro e moderatore della comunità barbarica, impedendo le reciproche sopraffazioni e tenedeva tanto alla solidarietà germanica tra i lignaggi, quanto al concetto romano dell’unità politica tra i paesi occidentali, Questa iniziativa era però destinata al fallimento perché non comprendeva i problemi di fondo derivanti dai grandi mutamenti che erano in corso nell’Europa del secolo VI. Il problema religioso, impostato da Teoderico sulla netta divisione tra ariani (i Goti) e cattolici (i Romani) era forte, la controversia con l’imperatore d’Oriente Giustino, che tendeva a perseguitare la confessione ariana, spinse pose il sovrano ostrogoto a difendere i suoi correligionari, sono altrettanti sintomi di tale incapacità e furono alla base del repentino rovesciamento della linea politica propugnata e delle persecuzioni contro il ceto senatorio filobizantino, di cui furono vittime illustri il filosofo Manlio Anicio Severino Boezio e Simmaco suo suocero, che presiedeva il senato. Il re fece poi imprigionare il papa Giovanni I, che morì in carcere, e prestese di dargli un successore. Il sogno di Teoderico era stato quello di costruire una grande Gòthia attraverso la rinascita della Romània: colui che cercò di portare avanti questo disegno fu il romano Cassiodoro, autore di una Historia Gothica poi perduta, ma la cui narrazione è confluita nella storia dei Goti di Giordane (che giunge fino al 551). Cassiodoro dopo essersi ritirato dalla vita pubblica, fondò, attorno alla metà del VI secolo, il monastero di Vivarium, in Calabria, in cui poi visse scrivendo molte delle sue opere, fondamentali per la cultura latina medioevale. Dopo la morte di Teodorico (526) due tendenze contrapposte segnano il regno ostrogoto: una filoromana (incarnata dalla figlia Amalasunta) ed una più marcatamente di autonomia e di forte identità gota. Il successore, che tolse di mezzo Amalasuntam Teodato (534-536), accentuò l’arianesimo del suo popolo suscitando la reazione di Giustiniano e quindi la guerra goto bizantina detta anche greco-gotica (terminata nel 553). Nel 540 il generale Belisario riconquista Ravenna a nome dell'imperatore Giustiniano. Nelle alterne vicende tra Roma e i Barbari è una brillante ma effimera rivincita della romanità, ma nella sua versione ellenizzata tipica dell’Impero d’Oriente...


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