3. Sofisti - appunti PDF

Title 3. Sofisti - appunti
Course Storia della filosofia
Institution Università degli Studi di Bergamo
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SOFISTI Sviluppa intorno al 5sec a.C. in Grecia. Include intellettuali che fanno della filosofia una professione, insegnando ai loro allievi sotto compenso. Atto scandaloso ai greci poiché mentalità aristocratica: si insegnava per pure gusto, per amore del sapere. Questo atto era inteso come una prostituzione (prostituti della cultura: Senofonte). Ancora oggi sofista (sofisticato) connotazione negativa: nelle argomentazione utilizza elementi falsi per avere ragione a prescindere dalla verità. La critica filosofica attuale ha invece cambiato opinione, riabilitando l’importanza storia di questo movimento: vera e propria rivoluzione filosofica nella quale vi è il passaggio dell’interesse rivolto ai temi della Natura, del cosmo, ai temi relativi all’uomo preso come individuo e inserito nella sua vita sociale. I temi saranno etica, politica, retorica, religione, educazione. Pone una nuova concezione umanista nella cultura concentrata invece su temi naturalisti. Perché?  

La filosofia della natura si era ormai estinta poiché non c’era più nulla da dire a riguardo della nascita del cosmo. Affronta i mutamenti sociali, economici e culturali della Grecia, in particolare in seguito alla nascita di istituzioni più democratiche non solo nelle colonie ma anche in patria. Avanza quindi un nuovo ceto sociale anche in patria -> la crisi dell’aristocrazia comporta crisi di virtù e valori antichi e vi è la nascita della concezione per cui sapere e virtù non sono più innati e trasmessi per eredità di padre in figlio, bensì le virtù sono solamente insegnate ed accessibili quindi a tut, apprendendo l’arte attraverso i maestri, i quali vengono pagati per insegnare l’arte della virtù. L’avvento della democrazia (partecipazione assemblee pubbliche dove ognuno poteva esprimere la propria opinione) fa nascere l’esigenza di imparare l’arte dell’eloquenza e della retorica. In tale modo l’educazione è rivalutata e diventa il perno fondamentale della formazione culturale dei cittadini. Il contatto con culture diverse crea una mentalità più aperta e cosmopolita: nasce una forma di relativismo culturale, ovvero la credenza nella quale non esiste una cultura superiore, bensì tutte le culture sono diverse tra loro e il loro sviluppo ha lo stesso valore. Si intacca così il principio di verità: per i sofisti non esiste una verità assoluta, ma dipende dal soggetto. Ha senso quindi studiare l’ opinione.

Il sofismo è come l’umanesimo, illuminismo greco (contro miti superstizioni e relogione. Molto positivo all’inizio il significato delle cose non risiede nelle cose stesse, ma dipende dall’uomo e dal soggetto che le valuta. È assurdo chiedersi chi abbia ragione perché le opinioni sono soggettive e mutevoli nessuno è dice il falso e nessuno dice il vero. È quindi evidente la polemica che fa contro Parmenide. I valori morali non costituiscono un sistema unico, valido per tuti e per sempre, ma sono solo opinioni, giudizi, credenze relative e quindi mutevoli a seconda del posto e del tempo in cui vengono enunciati. Non esistono, quindi, dei valori assoluti per sempre, ma solamente dei dogmi, perché tutto è relativo. Però, a differenza degli altri filosofi della sofistica dopo di lui, non arriva ad avere una visione del mondo scettica. Quindi non si arriva allo scetticismo assoluto con Protagora, perché anche se tutto è relativo esiste qualcosa di più dell’altro, quindi più conveniente ed opportuno. Protagora usa il criterio della maggiore utilità che non vale solo per il singolo, ma per la comunità, quindi è un’opinione orientata verso le opinioni generali. Con questo principio Protagora non vuole cadere nell’egoismo, perché così non potrebbe esistere una comunità -> quindi, questo criterio per la comunità porta ad avere almeno un valore politico e sociale, ed è vero che vale solo in posti e periodi determinati, ma fa da linea guida, ci dice tuto ciò che è utile. Tuttavia, Protagora non dice quale sia la morale da seguire per i singoli individui, infatti questo lo dirà Socrate. È però presente un pericolo davanti all’affermazione “tutto è relativo, ma seguiamo l’utile”, perché così facendo si riduce il sofista a un soggetto sfruttato dal potere. Tuttavia non si indica un’ unica morale per la comunità, ma

semplicemente una guida. Anche in campo politico e morale i principi variano a seconda delle idee degli uomini. L’opinione più utile è orientata verso gli interessi comuni, non del singolo individuo Sono i gruppi posti al potere che stabiliscono, nelle città o nelle assemblee, ciò che è utile per tutti. Quindi il sofista diventerà un servo di chi sa al potere. La democrazia, quindi, degenera in tirannia e soprattutto nelle democrazie dirette c’è questo fortissimo pericolo di degenerazione. Anche in campo religioso, Protagora ha una concezione relativistica degli dei: una visione agnostica in cui rivela che gli dei non si possono conoscere. Quindi, non si può sapere né se sono, né se non sono, né quali sono perché attraverso l’esperienza del fenomeno non si riescono a concepire. Per Protagora valgono solo gli dei della tradizione degli uomini, e valgono per il principio ma cambiano perché sono mutevoli. Valgono solo le opinioni degli uomini che sono mutevoli. Caratteristiche: 1. Umanesimo: il centro di giudizio sulla realtà è l’uomo (antropocentrismo) 2. Fenomenismo: conosciamo le cose per come ci appaiono, se le cose così ci appaiono, così sono 3. Relativismo conoscitivo e morale: no verità assoluta o assoluti valori morali bensì numerosi punti di vista, ognuno del quali è buono a stesso modo. Esiste solo l’opinione non la verità. GORGIA Gorgia è un altro importante sofista, ma più estremista rispetto a Protagora. Con Gorgia abbiamo l’inizio dela decadenza, quindi della corruzione del pensiero sofista. La sua opera principale è “l’Encomio di Elena”, la quale fu la causa della guerra di Troia. Gorgia ritiene che Elena non ne sia la causa, ma solamente una vittima, proprio perché è stata schiava delle due passioni, del volere degli dei e delle circostanze del momento, ma lei non ha colpa, è stata solo vitma del destino. Gorgia giunge a una prima forma di nichilismo, ovvero il niente, il nulla, in cui afferma di non credere a niente, a nessun valore. Gorgia si scaglia contro Parmenide e dice che non solo il non essere non esiste, ma nemmeno l’essere esiste, perché se l’essere è infinito e in nessun luogo, non si può concettualizzare, quindi non esiste. Anche se, però, l’essere fosse conoscibile, non sarebbe comunque comunicabile perché il nostro linguaggio è inadatto a spiegare la complessità della realtà. Gorgia, quindi, confuta tutte e tre le affermazioni: -

L’essere non esiste Se esistesse non sarebbe conoscibile Se fosse conoscibile non sarebbe comunicabile

Gorgia nega la coincidenza di essere, pensiero e linguaggio che Parmenide aveva proclamato. Per Gorgia la realtà è ingannevole ed è impossibile pretendere di comprendere l’essenza profonda dell’essere, quindi è impossibile anche per l’uomo parlare di Dio: o non esiste, o non si piò comprendere, oppure non si riesce ad esprimerlo. Quindi, questa forma di pensiero, più che relativistico, è una sorta di scietcismo assoluto. È una totale sfiducia nelle capacità conoscitive della mente dell’uomo, soprattutto quando pretende di descrivere una realtà che non fa parte del mondo sensibile....


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