30 - Approccio AL Progetto DI Alcuni Grandi Maestri DEL Design Italiano JOE COL PDF

Title 30 - Approccio AL Progetto DI Alcuni Grandi Maestri DEL Design Italiano JOE COL
Author Stella Critelli
Course Metodologia del Design
Institution Università telematica Universitas Mercatorum di Roma
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Appunti d'esame ...


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30 - APPROCCIO AL PROGETTO DI ALCUNI GRANDI MAESTRI DEL DESIGN ITALIANO: JOE COL... La lezione ha l’obiettivo di descrivere l’approccio progettuale e il personale percorso di ricerca del maestro del design italiano Joe Colombo. Il designer credeva fortemente in un futuro in cui la tecnologia intelligente avrebbe aiutato l’uomo in tutte le sue attività, ponendo così le basi per scoprire e adottare nuovi modi di abitare e di vivere gli spazi. Nell’immaginario del designer il futuro era composto da oggetti flessibili che, disposti liberamente nello spazio, erano in grado di caratterizzarlo. Colombo era in grado di disegnare oggetti scultorei e allo stesso tempo estremamente funzionali, sempre nella logica in cui essi avrebbero dovuto essere capaci, da soli, di ‘vivere e resistere’ in qualsiasi ambiente, non solo in quello domestico. I suoi progetti erano solitamente ‘compatti’ costituiti prevalentemente da una scocca unica, sulla scia della produzione di elettrodomestici che caratterizzava quel periodo, ma soprattutto erano oggetti in grado di assolvere a diverse funzioni con sapiente utilizzo della tecnologia. Il suo stile ‘futuribile’ è dunque caratterizzato da forme insolite e originali, abbinate a sistemi d'arredo dinamici e flessibili, spesso contraddistinti dalla predominanza di elementi modulari, materiali metallici e colori accesi. In tal senso vengono mostrati tre oggetti particolarmente significativi in grado di esprimere l’approccio sperimentale al progetto di design come la sedia universale, la lampada Spider e la poltrona Elda. 1. Approccio al progetto Joe Colombo si è avvicinato al design per la sua personale visione della città del futuro che, nel 1952, ha tentato di rappresentare attraverso alcuni schizzi concettuali molto singolari in cui compariva una città non fatta di architetture, bensì di oggetti. Colombo, vivendo in un periodo in cui produzione industriale e avanzamento tecnologico stavano prendendo piede velocemente, ha assorbito tutto il carattere innovativo e visionario che caratterizzava quegli anni, riversandolo in tutti i suoi progetti. Colombo progettava ponendo particolare attenzione alle tecniche e ai materiali innovativi, come emerge chiaramente dalle sue parole: “È sempre chiaro che l’avvento di nuovi materiali offra sempre nuove possibilità di soluzione ai problemi ed è altrettanto chiaro che il design non possa rimanere estraneo. (…) Il fatto poi che i nuovi materiali oggi impiegati vengano usati con pretesti progettuali e non con vero impegno risolutivo, significa solamente che non sono stati aperti nuovi obiettivi sulle possibilità di soluzione dei problemi.” I suoi progetti erano solitamente ‘compatti’ costituiti prevalentemente da una scocca unica, sulla scia della produzione di elettrodomestici che caratterizzava quel periodo, ma soprattutto erano oggetti in grado di assolvere a diverse funzioni con sapiente utilizzo della tecnologia. Joe Colombo credeva fortemente in un futuro in cui la tecnologia intelligente avrebbe aiutato l’uomo in tutte le sue attività, ponendo così le basi per scoprire e adottare nuovi modi di abitare e di vivere gli spazi. Nell’immaginario del designer il futuro era composto da oggetti flessibili che, disposti liberamente nello spazio, erano in grado di caratterizzarlo. Lo stesso Colombo ha coniato il termine Anti-Design, un design cioè in cui gli oggetti non seguivano necessariamente le logiche razionali degli spazi divisi per funzione o tipologia, ma piuttosto vantavano la possibilità di inserirsi in qualsiasi contesto. Quando Colombo parlava del design e dell’arredamento cercava di spiegare così la sua concezione personale: “La terminologia ‘arredamento’, ‘decorazione’, ‘mobile’, ecc., è oggi superata dai suoi stessi contenuti, in quanto è superato il rapporto tra la realtà in cui viviamo e i vecchi oggetti di arredamento. Tutti gli oggetti che servono in una casa devono essere integrativi degli spazi fruibili; pertanto non si dovrebbero più chiamare arredi, ma piuttosto attrezzature.” Dalle parole di Colombo è possibile cogliere la sua capacità visionaria: rispetto agli altri designer è stato l’unico a comprendere sin da subito che il design non era destinato a concentrarsi solo nell’ambiente domestico ma, piuttosto, doveva imparare a dialogare

con la città, perché la logica industriale che stava nascendo in quegli anni avrebbe cambiato ben presto la vita nelle case ma soprattutto la vita negli spazi comuni, nelle metropoli, nel modo di fruire gli spazi urbani. Non va comunque dimenticato che Colombo, nella sua ricerca volta a creare oggetti adatti al prossimo futuro industrializzato, è stato precursore dello studio ergonomico nella progettazione, come è evidente nelle sue celebri sedute modulari, come ad esempio la Tube Chair. Colombo era in grado di disegnare oggetti scultorei e allo stesso tempo estremamente funzionali, sempre nella logica in cui essi avrebbero dovuto essere capaci, da soli, di ‘vivere e resistere’ in qualsiasi ambiente, non solo in quello domestico. “Le nostre ricerche sull'habitat del futuro propongono soluzioni totalmente svincolate dalla tradizione, dal gusto, dalla moda non ci interessano progetti dissociati dalla realtà quali gli arredamenti di tipo tradizionale. Il telelavoro, la facilità di comunicazione, anche a grossa distanza, l'affrancamento dalle megalopoli sono gli scenari futuri, abitati da persone con diversi costumi da quelli attuali. e proprio per queste persone va ripensato l'ambiente domestico.” Una concezione dunque, quella di Colombo, insieme visionaria e realistica: “io propongo, anche con eccessivo trasporto per il futuro e per i nuovi materiali, un'attrezzatura flessibile; propongo un "antidesign' nel senso del superamento dell'oggetto per una libertà dell'abitare.” Il suo stile ‘futuribile’ è dunque caratterizzato da forme insolite e originali, abbinate a sistemi d'arredo dinamici e flessibili, spesso contraddistinti dalla predominanza di elementi modulari, materiali metallici e colori accesi. Joe Colombo, pseudonimo di Cesare Colombo, nato nel 1930 a Milano, studia all'Accademia delle Belle Arti e al Politecnico di Milano. Nel 1961 abbandona l'attività di scultore e pittore e apre uno studio di design a Milano. Designer e architetto, noto per il suo stile definito "futuribile", caratterizzato da forme insolite e originali, abbinate a sistemi d'arredo dinamici e flessibili, spesso contraddistinti dalla predominanza di elementi modulari, materiali metallici e colori accesi. 2. Sedia Universale Il carattere innovativo e pop dei progetti di Joe Colombo è ciò che ha definito anche il successo della Sedia Universale, progettata per la Kartell nel 1965. Colombo sapeva ‘giocare’ con i materiali, che utilizzava nei suoi progetti in maniera ‘futuristica’ e quasi ‘visionaria’, come è accaduto con questa seduta, la prima ad essere stampata in un unico materiale. La Sedia Universale, inizialmente progettata per essere in alluminio, è stata realizzata con un unico stampo ad iniezione in termoplastica, un materiale innovativo per quegli anni. Il successo della seduta era dovuto anche ad una serie di accorgimenti progettuali legati alla modularità e alla smontabilità. Colombo aveva progettato le quattro gambe in modo che potessero essere sfilate e sostituite, così da ottenere diversi modelli di seduta adattabili a vari contesti ed esigenze. Le tre diverse altezze trasformavano la seduta: l’altezza minore permetteva ai più piccoli di usare la sedia con facilità; l’altezza normale la trasformava in seduta da pranzo; l’altezza maggiore consentiva di utilizzare la seduta come sgabello. La seduta è caratterizzata da una serie di scanalature, appositamente progettate per permettere all’utente di impilare le sedie una sopra l’altra al fine di ingombrare meno spazio possibile. Inoltre, un foro quadrangolare posto tra la seduta e lo schienale consentiva di trasportarla facilmente e permetteva il deflusso dell’acqua nel caso di un uso esterno. Così come la particolare sezione del fianco rendeva possibile l'accostamento di più sedie tra loro. La seduta, dunque, era a tutti gli effetti un ‘arredo universale’, adattabile, regolabile ed un oggetto in linea con le correnti artistiche degli anni Sessanta - Settanta. La Sedia Universale si rifaceva alla cultura pop ed era disponibile in diverse colorazioni vivaci come il rosso, l’arancione, ma anche più neutre come il bianco o il nero, che la rendevano divertente ma allo stesso tempo in grado di inserirsi in tutti i contesti del quotidiano.

3. Lampada Spider Nella lampada Spider, progettata da Joe Colombo nel 1965 per l’azienda Oluce, si riscontra l’interesse del designer per l’innovazione tecnologica e per l’utilizzo di nuovi materiali. La lampada è composta da un’asta metallica sottile a sezione circolare montata su base circolare e una portalampada superiore ottenuto da una lamina sottile metallica con sezione a “C”. La portalampada è stato pensato per contenere al suo interno una lampadina innovativa uscita in quegli anni e prodotta dalla Philips, la Cornalux, che si distingueva dalle altre presenti sul mercato per la sua singolare forma ovoidale. Colombo ha messo in risalto la silhouette della lampadina Cornalux rendendola completamente visibile attraverso un’apposita asola ricavata nella parte superiore della lampada. La versatilità della portalampada della Spider consisteva nella possibilità di poter essere montato su differenti supporti. Mediante un apposito snodo in melamina si poteva ottenere una lampada da tavolo, da terra, da parete o sospesa a soffitto, includendo così in un unico prodotto un’intera ‘famiglia’ di lampade. La portalampada era inoltre orientabile e regolabile in altezza mediante uno specifico meccanismo presente sull’asta cromata. L’utente, infatti, poteva muoverlo liberamente lungo l’asse verticale dell’asta, a partire dalla base metallica fino alla parte sommitale. La struttura cava dell’asta metallica verticale consentiva di nascondere il cavo al suo interno. Oltre che per la particolare flessibilità funzionale, la Spider si distingueva per l’utilizzo dei materiali: il riflettore era realizzato con una lamina stampata e verniciata; la base era in alluminio verniciato. Il prodotto era commercializzato in diversi colori tra i quali rosso, arancione, bianco e nero. La Spider, così come la Sedia Universale, ha avuto grande successo ed è stata apprezzata per la sua componente innovativa; tutt’ora fa parte delle collezioni permanenti della Triennale di Milano, del Philadelphia Museum of Art, del Kunstmuseum di Düsseldorf e del Neue Sammlung Museum di Monaco di Baviera. Il progetto è stato vincitore del premio Compasso D’Oro nel 1967 e presente, nel 1972, ad “Italy: the new domestic landscape” di New York. 4. Poltrona Elda La Poltrona Elda, il cui nome è ispirato da quello della moglie di Joe Colombo, è stata disegnata nel 1963 per l’azienda italiana Comfort e tutt’oggi prodotta da Longhi. Nella progettazione di questo arredo, come negli altri lavori, è evidente l’attenzione di Colombo verso le tecniche e materiali innovativi del momento. Il designer in questa poltrona ha utilizzato per la prima volta un materiale plastico per moduli di grandi superfici. La struttura e la scocca della poltrona erano infatti realizzate in fibra di vetro da uno stampo in poliuretano; la base era invece montata su un dispositivo con perno di rotazione. Per la scelta dei materiali, la Poltrona Elda si distingueva dalle produzioni dell’epoca poiché per la prima volta è stato utilizzato un materiale plastico rinforzato dalla fibra di vetro. Colombo, infatti, non ha adottato una scocca tradizionale in legno per i classici imbottiti ma, ispirandosi alla tecnologia della costruzione degli scafi delle barche, con il materiale composito ha ottenuto una struttura leggera ma al tempo stesso resistente. La morfologia della seduta era alquanto singolare: la struttura della poltrona era stata disegnata per assumere la forma di una conchiglia, con comodi cuscini in pelle sullo schienale che rivestivano la parte interna della poltrona e divenivano una sorta di isolamento acustico che preservava il fruitore. I cuscini in gommapiuma erano facilmente removibili al fine di consentire differenti condizioni di comfort. La base della poltrona era in grado di ruotare a 360 gradi con l’ausilio di un perno centrale, per garantire agli utenti la mobilità di cui avevano bisogno nelle diverse occasioni d’uso. La scocca era disponibile nelle due versioni di colore nero o bianco a scelta dell’utente. La poltrona Elda, per il suo carattere futurista, ha avuto notevole successo, tanto da comparire in un telefilm cult degli anni Settanta dal titolo ‘Space 1999’....


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