Albo il brutto anatroccolo PDF

Title Albo il brutto anatroccolo
Course Educatore nei servizi per l'infanzia
Institution Università di Bologna
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Summary

approfondimento e analisi...


Description

IL BRUTTO ANATROCCOLO Questo albo illustrato della fiaba di andersen “il brutto anatroccolo” fa parte della collana “i pesci parlanti” della casa editrice uovonero. Questa collana fu ed è tutt’oggi molto apprezzata poiché propone le fiabe tradizionali in una versione adattata, con testi concisi, semplici, chiari e simbolizzati per andare incontro alle esigenze di lettura di bambini con autismo o disturbi di comunicazione. Nonostante fossero nati appunti per bambini con difficoltà nella lettura, si sono rivelati essere un prezioso strumento di apprendimento anche per bambini molto piccoli o per bambini stranieri che si stanno approcciando alla lingua italiana La caratteristica distintiva di questi testi riguarda sicuramente l’utilizzo dei simboli PCS in aggiunta al testo letterale Inoltre giocano un ruolo fondamentale le immagini: questo libro è stato illustrato da arianna papini, una delle migliori illustratrici nel panorama italiano per via del suo tratto elegante ma mai banale, che si distingue sempre per una spiccata originalità. In questo caso arianna papini ha scelto di raccontare la fiaba attraverso immagini raffinatissime, caratterizzate da tratti malinconici, quasi poetici

IL NARRATORE “Il narratore. Considerazioni sull’opera di Nicola Leskov” è un saggio scritto da walter benjiamin nel 1936. 0 In prima battuta si potrebbe pensare che il saggio sia incentrato solo sulla figura dello scriutttore russo, in realtà l’opera di leskov rappresenta solo un pretesto per benjiamin, il quale intende invece/ai fini di trattare dell’arte di racconare storie, di ricostruire la figura del narratore e di riportare alla luce il significato originario del termine narrare. Quest’opera è diventata un punto di riferimento per qualsiasi riflessione riguardo a questo tema ed era addirittura considerato qualche anno fa come la bibbia dalla scuola holden. Walter benjiamin guardava il mondo come se fosse il firmamento e attraverso le parole, le sue opere, accompagnava il lettore alla scoperta, individuazione di nuove figure, nuove visione, mettendo in connessione un certo numero di stelle, ovvero di fenomeni. Di conseguenza leggere benjiamin non è un’esperienza linera, logica ma si tratta piuttosto di un viaggio nel quale bisogna inizialmente perdersi, smarrirsi nelle parole di benjiamin, per poi lascare che gradualmente la distanza fra le stelle si accorci, fino ad arrivare a formare quel disegno, quella figura completa che benjiamin aveva visto per noi lettori Benjiamin parte dalla constatazione del fatto che, come dice lui, l’arte del narrare sta volgendo al tramonto ma in realtà, oggi l’arte di raccontare non è affatto morta, anzi, ci troviamo in un mondo che ne fa larghissimo uso. Benjamin usava il termine narrazione in un’accezione particolare che non è la nostra; lui faceva riferimento al significato autentico e originario del termine narrarare che con il tempo si è disfatto e trasformato. Secondo benjmian, soprattutto dopo la tragedia della

guerra, si era persa la capacità di condividere le esperienze e di conseguenza sfumava il fondamento dell’arte di narrare L’esperienza che passa di bocca in bocca è la fonte a cui hanno attinto tutti i narratori. Fra quelli che hanno messo per iscritto le loro storie, i più grandi sono quelli la cui scrittura si distingue meno dalla voce dei narratori anonimi. Questi ultimi si dividono in due gruppi: l’agricoltore sedentario, che è rimasto nella sua terra e quindi ne conosce le storie e le tradizioni, e il mercante navigatore, che viaggia e quindi ha molto da raccontare. Ciascuno dei due ambiti ha prodotto la sua linea speciale di narratori; ma queste due linee rappresentano solo due grandi linee fondamentali. Esiste una compenetrazione di questi due tipi arcaici, fusione realizzata soprattutto nel Medioevo col sistema delle arti, l’artigianato. Tutto nasce dall’esperienza tramandata oralmente. In un primo momento la scrittura è un’utile formalizzazione del racconto collettivo; L’orientamento pratico è un tratto caratteristico di molti narratori nati; il narratore è persona di consiglio per chi lo ascolta, il consiglio è saggezza. L’arte di narrare volge al termine perché viene meno il lato epico della verità, la saggezza. Non bisogna vedere in esso solo un fenomeno di decadenza, o un fenomeno moderno; si tratta di un fenomeno costituito da forze produttive storiche, secolari che, a poco a poco, hanno espulso la narrazione dall’ambito del discorso vivo. A questo punto la costellazione in cielo ha come stelle chiaramente la narrazione,l’esperienza, il consiglio, la saggezza, e il lato epico della verità È bene sottolineare il fatto che benjiamin era un uomo nostalgico, ma non un pensatore nostalgico e per questo il tramonto della narrazione non un semplice fenomeno di decadenza: nel vuoto che si crea nasce una nuova bellezza, un nuovo fenomeno, in questo caso si sta parlando dell’avvento del romanzo Il primo segno del processo che porta al declino della narrazione è la nascita del romanzo all’inizio dell’età moderna. La nascita del romanzo segna una rottura con il passato, dove abbondava l’oralità. Si disfa una comunità, uno stare socialeche fino ad allora era una condizione e scopo del narrare La seconda spallata alla narrazione riguarda L’informazione che si consuma nell’istante della sua novità, vive solo in quest’attimo e a quest’attimo deve consegnarsi e spiegarsi senza perdere tempo. Non è così per il racconto. Esso non si esaurisce, conserva la propria forza raccolta e sa dispiegarsi anche dopo lungo tempo. Ce da dire però che oggi Infatti a dargli ragione è la tendenza del giornalismo attuale a tornare a fare narrazione, alla ricerca di quell’ampiezza di vibrazioni, per tenere più pubblico possibile. Il racconto anonimo e quasi collettivo del blog e della rete finisce per ripristinare una specie oralità tipica del passato. In questo modo sembra che la narrazione, nel suo significato originale, sia un istinto sociale insopprimibile, come se l’uomo non ne possa fare a meno e tenti sempre di riconquisare quei tratti autentici della narrazione La narrazione è anch’essa una forma in qualche modo artigianale di comunicazione. Il racconto reca il segno del narratore come una tazza quello del vasaio.

Benjamin riesce a identificare la specificità dell’artigianato con una certa percezione del tempo: nel gesto artigiano c’è una disponibilità alla pazienza, alla lunghezza, al perfezionismo, all’indifferenza per il tempo che passa, cose che l’industria ha spolverizzato e che la società sembra aver abbandonato. A questo punto la figura del narratore si forma intorno alle stelle di: capacità di fare esperienza, la volontà di portare consiglio, il lato epico della verità. Quindi la costellazione del narratore originario è composta da: ESPERIENZA, CONSIGLIO, VERITà, ETERNITà, MISTERO, BENE Intorno alla figura del narratore compaiono anche i 3 fenomeni che invece stanno danneggiando quella figura: il romanzo, l’informazione e la fine del mondo dell’artigianato. Questi 4 fenomeni si legano alle stelle della figura del narratore: --il romanzo uccide la comunità che stava intorno al gesto di narrare e la capacità di condividere una rete di storie, più esperienze -l’informazione annulla il potere comunicativo ed espressivo eterno delle storie narrate -la fine del mondo dell’artigianato ( secondo benjiamin) comporta la dimenticanza dell’arte della pazienta, della noia, dell’attesa, della ripetizione -La rimozione della morte. La borghesia ottocentesca è riuscita a fare uscire la morte dalle case e a collocarla dove potesse ridurre al minimo il suo impatto sui viventi. Per Benjamin nell’epica antica si trovano due tipi di memoria diversa: una che si è incarnata nel narratore e una nel romanziere. La differenza sta nel fatto che la prima ricorda diversi eventi sparsi, raccogliendo una specie di trama collettiva di racconti, e la seconda invece ricorda una sola storia, isolata da tutte le altre e compiuta. Si può anche fare una distinzione nel piano di definizione. Il narratore usa un livello di definizione abbastanza basso perché quasi mai cerca il dettaglio psicologico; quello che fa è raccontare una rete di storie. Diverso è per il romanziere che applica un livello molto alto di definizione, perché il suo focus è su un solo eroe, una sola lotta, e la distanza a cui si mette dal lettore è ridottissima, qui ogni dettaglio psicologico è importantissimo. La memoria lavora in modo differente nel narratore e nel romanziere. Rende alla perfezione il tipo di sguardo che i romanzi posano sulla vita dei loro personaggi, è uno sguardo che converte tutta un’esistenza alla pronuncia di un unico destino. Genera altissima ammirazione nei lettori, al punto che, anche nel modo che la gente ha di parlare delle vite vere, delle persone reali imitano il modo in cui viene fatto nei romanzi. Il narratore non cerca il senso della vita, ma piuttosto la morale della storia, non cerca il senso di una vita, ma la morale di tutte le vite possibili. Benjiamin propone una triade di aggettivi per riassumere completamente il compito del narratore: SOLIDO: scrivere qualcosa che rimanga nel tempo UTILE: portare consiglio al lettore (tratto originario della figura del narratore), che oggi si traduce in fare qualcosa che la gente possa utilizzare

IRRIPETIBILE: fare qualcosa di irripetibile completa e distingue la figura del vero narratore, poiché per scrivere qualcosa di solido e utile basta un po di impegno e pazienza, ma la vera differenza la fa l’unicità di quello che scrivi.

Concludendo e commentando l’operato di benjiamin, il panorama attuale sembra sfatare la profezia di benjiamin: l’arte del narrare, nella sua accezione originaria, non è morta, anzi vive sotto forma di molteplici forme narrative→ l’arte del narrare sembra essere un bisogno collettivo che sopravvive nei secoli...


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