Analisi dittico \'la quiete dopo la tempesta \' e \'il sabato del villaggio\' PDF

Title Analisi dittico \'la quiete dopo la tempesta \' e \'il sabato del villaggio\'
Author Mattia Cinchetti
Course Italiano 5anno- Liceo scientifico
Institution Liceo (Italia)
Pages 4
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Summary

Analisi completa del dittico Leopardiano più celebre e parte costituente del ciclo Pisano-Recanatese. Il testo si articola analizzando la lettera del testo, il significato dei canti nel loro singolo e in riferimento alla produzione letteraria del poeta; è presente inoltre una parte riassuntiva che m...


Description

La quiete dopo la tempesta Leopardi compone a Recanati nel 1829 quest’opera che costituisce con “il sabato del villaggio” il famoso dittico del ciclo Pisano-Recanatese. Tra le due opere infatti scorgiamo analogie tematiche, l’interpretazione pessimistica del piacere e una visione della condizione umana a cui seguono considerazioni sulla vita. Sono testi di un dittico tutt’altro che leggero, apparentemente nelle prime strofe ci viene descritto un piccolo ma accurato bozzetto naturalistico, ma ciò costituisce in realtà il preludio di una velenosa parte finale: una conclusione gnomica, che non permette obiezioni. L’idea principale in “la quiete dopo la tempesta” riguarda la concezione del piacere che secondo Leopardi costituisce solamente quella situazione di serenità per la cessazione di un dolore precedente, ciò dimostra la ferocia della natura e celebra la morte, atto ultimo della nostra vita in cui potremo allontanarci dalla sofferenza umana (in questa parte di ideologia scoviamo una forte impronta classica di Lucrezio, per utilizzare un lessico appropriato: “Lucrezio Docet!”). Il testo presenta un conflitto a livello lessicale, coesistono infatti sia termini quotidiani, quindi di impronta colloquiale, che uno stile aulico. La prima parte del testo è sicuramente per lo più descrittiva, ci viene presentato un bozzetto naturalistico, desunto dalla vita di tutti i giorni; una forte tempesta è appena cessata e ogni abitante riprende il proprio lavoro quotidiano. Dal verso 32, dopo alcune domande pleonastiche, arriva una stoccata da parte dell’autore: il piacere è figlio di un dolore preesistente, una gioia quindi illusoria prodotto di sofferenze passate. In questo testo pare infatti che dopo le avversità e la conseguente paura degli abitanti al cospetto di una natura sontuosa e malvagia, ogni abitante pare ora sentirsi fortunato e felice di esser sopravvissuto; Leopardi ci suggerisce quindi che il piacere è solamente la felicità provata dall’uomo allo smettere della sofferenza. La forte critica allo spiritualismo e all’antropocentrismo è quindi evidente, l’autore non si risparmia accarezzando addirittura l’ideologia del vittimismo secondo Leopardi infatti la morte è l’unico modo per risanare ogni dolore umano.

Questo canto si apre con la figura della tempesta cessata, essa rappresenta l’avversità che la natura presenta contro il mondo, contro l’umanità. Il forte temporale ha causato disordini e preoccupazione in tutti gli abitanti del villaggio che ora, al cessare di questa avversità provano una certa sensazione di sollievo e tranquillità. La tempesta rappresenta quindi la feroce prepotenza della natura nei confronti dell’uomo che nulla può al cospetto di essa se non sperar di poter sopravvivere e godersi di quella sensazione di piacere illusorio derivato da sofferenze precedenti. “La quiete dopo la tempesta” ha la particolarità di racchiudere diversi vocaboli ‘d’azione’ che evocano un forte senso di movimento e dinamicità al testo. Verbi come passata, far festa, risorge, mirar, cantando, ritorna, apre e rinnova sono solo alcuni dei numerosi riferimenti a cui potremmo attingere per esemplificare l’idea di movimento, frenesia e di apparente rinascita che questo testo suscita nel lettore. Leopardi utilizza termini sarcastici nell’ultima parte del testo per metter ancor più in risalto la sua critica alla bontà della natura. “diletti uomini”, ”natura cortese” e altre locuzioni descrivono in modo fortemente ironico il rapporto tra l’uomo e la natura avversa definita più volte dal poeta come matrigna che non risparmia i dolori ai propri figli. La conclusione gnomica infatti, attraverso anche queste espressioni antifrastiche, non lascia spazio alla speranza umana di poter provare felicità o serenità se non dopo la cessazione di tutti i dolori della vita ossia solamente in punto di morte.

Il Sabato del villaggio Anche nel secondo componimento redatto a pochi giorni di distanza ritroviamo una prima parte descrittiva in cui ci viene rappresentato un piccolo bozzetto naturalistico seguito poi da una considerazione in merito alla condizione umana e al concetto di piacere. La canzone libera si apre attraverso la descrizione dei preparativi per il giorno di festa seguente da parte di tutti gli abitanti, regna una situazione di generale serenità e tranquillità l’attesa per il giorno seguente ricolma di speranza e felicità tutti gli umili lavoratori; proprio questa attesa è considerata dal poeta l’apice del piacere umano, il sabato risulta quindi esser superiore rispetto alla felicità domenicale poiché ognuno l’indomani si sentirà rammaricato e sconfortato dal prossimo giorno lavorativo seguente.

Nella quarta e ultima strofa, Leopardi si rivolge ad un fanciullo, l’invito consiste nel godersi la sua giovane età, la vita non rispetterà le sue attese per il futuro e il giovane dovrebbe cogliere ogni attimo del fior dei suoi anni. Qui troviamo quella nota di speranza offerta al fanciullo che dovrebbe aver un godimento mirato, senza eccessi altrimenti risulta lesivo alla libertà, una tra le poche concezioni del poeta che lascia spazio alla speranza per il futuro di ogni ragazzo.

In quest’opera scorgiamo un forte legame tra l’attesa di un avvenimento e la realizzazione di esso correlato al tema del piacere, così come il sabato è preludio del dì di festa, allo stesso modo l’età giovanile precede la vita adulta. Leopardi ci invita a goderci l’attesa, a gustarci questa sensazione di felicità in vista del domani, il poeta infatti afferma che è ben più piacevole il sabato rispetto alla domenica poiché in quest’ultima scorgiamo già, un senso di rammarico e preoccupazione rispetto alla settimana che incombe, risulta quindi essere i momenti d’attesa quelli in cui la nostra mente si rilassa e i nostri timori cedono per lasciare spazio ad una certa euforia di piacere. Allo stesso modo l’autore ci invita a non “bruciare le tappe”, ossia non esser frettolosi nel voler crescere poiché è la gioventù il momento più gioioso della nostra vita e sarebbe un errore desiderare di raggiungere l’età adulta che al contrario è caratterizzata da eccessive preoccupazioni e difficoltà che non lasciano spazio alcuno alla serenità. In questo canto ritroviamo la tematica del piacere e del divertimento nei seguenti termini: festa, buon tempo, danzar, lieto, fischiando, gradito, speme, fiorito, allegrezza, sereno, soave.. vocaboli dunque che rappresentano situazioni felici, “il sabato del villaggio” costituisce quindi uno dei pochi testi di questo autore in cui riscontriamo questo campo semantico.

In conclusione: un confronto “La quiete dopo la tempesta” e “il sabato del villaggio” costituiscono un dittico fondamentale nella produzione letteraria di Leopardi. Le due opere sono parte fondante del ciclo Pisano-Recanatese e presentano diverse analogie essendo state redatte a pochi giorni di distanza. Entrambi i componimenti presentano due sezioni fortemente distinte, in particolare nelle prime strofe ritroviamo uno scorcio di natura, la descrizione di un piccolo bozzetto che rappresenta la quotidianità in un piccolo villaggio. In “la quiete dopo la tempesta” vengono in oltre analizzate puntigliosamente le azioni di alcuni umili abitanti che si prestano a ricominciare i loro lavori dopo la sosta forzata dovuta all’avversità della natura tempestosa. Allo stesso modo nell’altro canto sono riportati i preparativi di una fanciulla, e di altri paesani per il giorno seguente. In entrambi i componimenti riscontriamo una seconda parte profondamente gnomica in particolare in “la quiete dopo la tempesta” ritroviamo una descrizione della condizione umana molto pessimistica, infatti, secondo Leopardi, l’unico modo per raggiungere la felicità è indipendente dalle azioni umane e costituisce invece la cessazione temporanea di un male (in questo caso della tempesta) che reca un attimo di sosta alla sofferenza umana. La conclusione risulta quindi esser scioccante, la morte rappresenta secondo il poeta l’unico modo per far cessare le difficoltà e la sofferenza della condizione umana, una concezione che potremmo definire addirittura vicina alla corrente del vittimismo. A discapito di ciò nel “sabato del villaggio” la conclusione offre un barlume di speranza, in particolare l’attesa è definita un piacere reale e per questo motivo il poeta invita un fanciullo a godersi i suoi anni migliori, senza indugiare nel voler crescere in fretta poiché al contrario la sofferenza dell’età adulta non lascia spazio alla felicità....


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