La quiete dopo la tempesta Giacomo Leopardi PDF

Title La quiete dopo la tempesta Giacomo Leopardi
Course Lettere
Institution Università degli Studi di Salerno
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Riassunto...


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LA QUIETE DOPO LA TEMPESTA La tempesta è passata: sento gli uccelli che fanno festa e la gallina che è tornata in strada ripetere il suo verso. Ecco, il cielo torna sereno da ovest verso la montagna; la campagna si libera dalle nubi e il fiume nella valle appare luminoso. Il cuore di ognuno si rallegra, da ogni parte ripartono i rumori, si ritorna alle attività consuete. L’artigiano, con il lavoro in mano, si affaccia sulla porta per ammirare il cielo ancora umido per la pioggia; la giovane ragazza esce per raccogliere l’acqua della recente pioggia; e il venditore di ortaggi ripete, andando di sentiero in sentiero, il suo grido quotidiano. Ed ecco il sole che torna a risplendere attraverso le colline e le case. I domestici aprono i balconi, le terrazze e i porticati: dalla strada maestra si ode un tintinnio lontano di sonagli; il carro rumoreggia perché il passeggero si è rimesso in cammino. Ogni cuore si rallegra. Quand’è che la vita è tanto piacevole e gradita come in questo momento? Quando l’uomo si dedica a tutte le proprie occupazioni con così tanta passione? O ritorna alle attività consuete? O intraprende qualcosa di nuovo? Quando si ricorda meno delle proprie sofferenze? Il piacere proviene dal dolore; è una gioia solamente illusoria, che nasce dalla paura che è appena passata, a causa della quale coloro che odiavano la vita presero paura e temettero la morte; a causa di questa le persone agghiacciate, mute e bianche per lo spavento, sudarono e furono turbate, vedendo scagliati contro di noi allo scopo di danneggiarci fulmini, nubi e vento. O generosa natura, questi sono i tuoi doni, questi i piaceri che offri agli uomini. Sfuggire alla sofferenza è per noi ragione di piacere. Distribuisci con generosità sofferenze; il dolore ne deriva in modo spontaneo: e quella piccola quantità di piacere che, qualche volta, per prodigio o per miracolo nasce dalla cessazione della sofferenza è un grande vantaggio. Specie umana cara agli dei! Sei assai contenta se hai il permesso di tirare un sospiro di sollievo dopo un dolore: felice, anche, se la morte ti guarisce da ogni male. La poesia è stata scritta a Recanati a settembre del 1829 e appartiene ai Canti. La quiete dopo la tempesta è composta da tre strofe di endecasillabi e settenari disposti senza uno schema fisso. Tripartita dal punto di vista formale, la poesia è bipartita da quello contenutistico: come si è visto, ai primi versi distensivi, che celebrano il ritorno della quiete, segue l’amara riflessione sulla condizione esistenziale umana. La prima strofa della poesia è incentrata sul paesaggio. Il poeta presenta nella prima strofa una scenografia dai toni idillici, metafora di una vita e di un’età gioiose. Egli dipinge la felicità di tutti quelli che, finito il temporale, possono tornare a dedicarsi alle proprie attività, incuranti dell’angoscia dell’esistenza e delle illusioni fuggenti che caratterizzano la natura umana. Il paesaggio rimane una costante della poesia, evolvendosi e articolandosi nella progressione delle tre strofe. Questi primi versi hanno lo scopo di unire tre importantissime

dimensioni del sistema poetico di Giacomo Leopardi: riflessione, sentimento e immaginazione. La piacevolezza e la serenità che questo paesaggio trasmette si traducono anche a livello formale: i periodi sono coordinati prevalentemente per asindeto così da trasmettere vitalità incalzante, sostenuta dalla rete di rime e dal ritmo di settenari ed endecasillabi. Oltre alle rime si possono notare una serie di rimandi sonori e assonanze che contribuiscono ad accentuare questo effetto. Lo scenario dipinto da Leopardi si compone, quindi, sia di sensazioni visive (“sereno”, “rompe da ponente”) che di sensazioni musicali-uditive, evidenti particolarmente in chiusura delle strofe (“tintinnio di sonagli”). La seconda strofa è dedicata a una riflessione, e si apre con una frase che constata l’altrui felicità. Da subito si nota il ritmo più lento, che si adatta alla voce poetica che è in pausa interrogativa. In questa strofa è evidente il passaggio da osservazione a riflessione, che fa emergere il rapporto necessario tra sofferenza e piacere, tipico della quiete. La serie di domande retoriche, scandite dalla figura del parallelismo, culminano in una massima che sintetizza in pieno la visione del mondo di Leopardi. Gli ultimi versi della seconda strofa mostrano un mondo e una natura catastrofici, nettamente all’opposto rispetto a ciò che era in apertura della poesia, pacifico e felice. La terza strofa presenta le conclusioni della poesia, il passaggio dalla riflessione sull’affanno dell’uomo al ragionamento leopardiano, che si snoda lungo tutta la strofa, cupo e sarcastico. Secondo Leopardi la natura non è per niente benigna nei riguardi dell’essere umano. Se l’uomo prova piacere, è solo un dono casuale e assolutamente inaspettato. Due condizioni di felicità può dunque sperimentare l’uomo: la prima, parziale e casuale, è semplicemente dovuta alla temporanea cessazione degli affanni che gli sono stati inferti dalla natura; la seconda, eterna e massima, con la morte....


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