Appunti completi corso Topografie dello Spazio Sociale 2018/2019 PDF

Title Appunti completi corso Topografie dello Spazio Sociale 2018/2019
Author Nicola Chiacchio
Course Topografie dello spazio sociale
Institution Università degli Studi Suor Orsola Benincasa
Pages 6
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Summary

Topografie dello Spazio Sociale - Appunti 1. Perché Simmel rivoluziona l'idea di spazio? Simmel porta ad un’idea nuova di spazio agli inizi del Novecento. Egli smette di guardare lo spazio come relazioni sociali, ma si focalizza sul processo inverso: bisogna guardare le relazioni sociali come spazio...


Description

Topografie dello Spazio Sociale - Appunti 1. Perché Simmel rivoluziona l'idea di spazio? Simmel porta ad un’idea nuova di spazio agli inizi del Novecento. Egli smette di guardare lo spazio come relazioni sociali, ma si focalizza sul processo inverso: bisogna guardare le relazioni sociali come spazio. 2. Cosa ne pensa invece Weber? Max Weber evidenzia come all'interno di determinati contesti storici si andavano a ridefinire anche gli spazi e le pratiche sociali (es. la Rivoluzione Industriale dell'Ottocento). Gli elementi politici, religiosi, economici e burocratici influiscono, secondo Weber, sulla definizione di spazio. 3. Cosa ne pensa invece Goffman? A sua volta Goffman, partendo da Simmel, ridefinisce uno spazio come qualcosa che non esiste di per sé ma si sviluppa in funzione di qualcos'altro (es. un'aula dove si fa lezione è tale perché nasce per avere quello scopo). All'interno di uno spazio si sviluppano anche differenti rapporti sociali fra le persone. Secondo Goffman le relazioni all'interno di uno spazio sono talvolta influenzate o limitate anche da vincoli che sono predeterminati. Vincoli di tipo fisico o politico (es. Insegnante che tenta di creare un rapporto paritario con i propri studenti ma ha dei limiti professionali). 4. Cosa si intende per periferia? Si tratta di uno spazio che storicamente nasce in un secondo momento. Essa non è definibile in maniera chiara ed omogenea. Per abitudine pensiamo alla periferia come ad un qualcosa che geograficamente è lontano dal “centro”, ma a sua volta il centro è uno spazio definito in maniera del tutto soggettiva e relativa sulla base di imposizioni socio-politiche. Esistono varie forme di rappresentazione tutte diverse fra di loro, in quanto ognuna è basata su differenti idee di fondo. 5. Esiste il confine naturale? Siamo abituati a pensare che sia così, ma in realtà non esiste. La natura non ha dei confini definiti, ma questi sono sempre politicamente naturalizzati per determinati scopi. Mari e montagne, secondo una nostra percezione, dividono due spazi, ma in realtà non corrispondono mai ad un confine. 6. Cos’è quindi un confine? Il confine è qualcosa che determina o governa lo spostamento all'interno di uno spazio. Il confine, insieme al tempo, sono due elementi fondamentali per la definizione di spazio. Il confine quindi è sempre creato artificialmente ed ha la funzione di delimitare gli Stati l’uno dall’altro. Esso è imprescindibile e si riversa nella nostra quotidianità.

7. Cosa si intende per agrocittà? L'insediamento urbano di una volta non è come quello che intendiamo oggi: prima la differenza tra città e campagna era netta, oggi invece molto meno evidente, tant'è che spesso parliamo di agrocittá. 8. Cos’è il securitarismo? Con questo termine andiamo ad indicare la garanzia posta dalle autorità per rispondere alle necessità di sicurezza della popolazione. Esso per definizione è “la tendenza collettiva alla ricerca della sicurezza, della stabilità e dell’ordine”. 9. Qual è la funzione degli stereotipi di narrazione o ipernarrazione? Questi servono allo Stato per controllare le masse attraverso la creazione di una “paura collettiva”. La sicurezza infatti è un problema indotto. Oggi tali stereotipi si riferiscono soprattutto alla popolazione nordafricana. Negli anni ’90 ad esempio questi erano riferiti alla popolazione est-europea che giungeva in Italia, soprattutto gli albanesi. Tuttavia quel flusso fu utile al Paese vista la mancanza di lavoratori manuali e la “troppa” scolarizzazione. Proprio in quel periodo nascono le paure degli Italiani nei confronti del popolo albanese, reo di essere rappresentato da rapinatori, spacciatori, portatori di malattie, etc…Degli stessi stereotipi hanno sofferto gli Italiani quando sono stati in America. Questo fenomeno non riguarda solo il problema dell’immigrazione: ad esempio in Italia anche il tema della violenza sulle donne presenta una forte ipernarrazione, cioè lo si “ingrandisce” rispetto alle sue proporzioni reali. 10.Quand’è che lo Stato smette di erogare servizi per diventare un Garante dell’Ordine? Le politiche sociali vengono ridefinite in Italia negli anni ’80, a causa di due fenomeni. Il primo è quello del Volontariato, il secondo invece è rappresentato dai primi flussi migratori delle popolazioni est-europee che portano alla nascita della figura della badante. Trattasi di due tipologie di assistenza che sostituiscono il ruolo che dovrebbe avere lo Stato (di supporto alla cittadinanza). 11. Esistono dei luoghi neutrali? In realtà nessuno spazio è neutro. In particolare, secondo Simmel i fatti sociali si formano nello spazio (es. marginalità, esclusione o simili). Inoltre, la storia dello spazio fisico coincide con quella dello spazio sociale: la decisione ha a che fare con i rapporti di forza. Per questo diciamo che lo spazio della polis coincide con quello della politeia. 12.Che differenza c’è tra esclusione, segregazione, integrazione ed inclusione? Esclusione: un gruppo/etnia viene escluso in maniera disomogenea e sta al di fuori della comunità. Segregazione: un gruppo/etnia è unito, ma al di fuori della comunità (es. ghetto). Integrazione: un gruppo/etnia è unito all’interno dello spazio della comunità, ma comunque escluso dal contatto diretto con

questa. Inclusione: il gruppo/etnia è incluso in maniera omogenea all’interno della comunità. 13.Cos’è il Panopticon di Bentham? Da Wikipedia: “Panopticon o panottico è un carcere ideale progettato nel 1791 dal filosofo e giurista Jeremy Bentham. Il concetto della progettazione è di permettere a un unico sorvegliante di osservare (opticon) tutti (pan) i soggetti di una istituzione carceraria senza permettere a questi di capire se siano in quel momento controllati o no. Il nome si riferisce anche a Argo Panoptes della mitologia Greca: un gigante con un centinaio di occhi considerato perciò un ottimo guardiano. L'idea del panopticon ha avuto una grande risonanza successiva, come metafora di un potere invisibile, ispirando pensatori e filosofi come Michel Foucault, Noam Chomsky, Zygmunt Bauman e lo scrittore britannico George Orwell nel romanzo 1984. L'idea alla base del Panopticon (“che fa vedere tutto”) era quella che - grazie alla forma radiocentrica dell'edificio e ad opportuni accorgimenti architettonici e tecnologici - un unico guardiano potesse osservare (optikon) tutti (pan) i prigionieri in ogni momento, i quali non devono essere in grado di stabilire se sono osservati o meno, portando alla percezione da parte dei detenuti di un'invisibile onniscienza da parte del guardiano, che li avrebbe condotti ad osservare sempre la disciplina come se fossero osservati sempre. Dopo anni di questo trattamento, secondo Bentham, il retto comportamento "imposto" sarebbe entrato nella mente dei prigionieri come unico modo di comportarsi possibile modificando così indelebilmente il loro carattere. Lo stesso filosofo descrisse il panottico come un nuovo modo per ottenere potere mentale sulla mente, in maniera e quantità mai vista prima”. 14.Cos’è una metropoli? Deriva dal greco e significa “città-madre”. Si riferisce al rapporto tra la polis e le sue colonie. I cittadini di una polis che partivano per fondare una colonia erano in “apoikia”, ovvero in “allontanamento da casa”, rispetto cioè alla città centrale che, in relazione alla colonia, veniva quindi definita metropolis, appunto città-madre. Un termine che usiamo ancora per esprimere il rapporto tra il territorio metropolitano, centrale, e quello delle colonie. Il termine ha un’accezione che implica la massima dislocazione territoriale e una sorta di disomogeneità, sia spaziale che politica, tipica proprio del rapporto città-colonie. Si usa anche per definire le città (oggi) con 1 milione o più di abitanti. 15.Cos’è una megalopoli? Da Wikipedia: “La megalopoli è un'area molto vasta a dimensione regionale urbanizzata, dove diverse aree metropolitane si uniscono e si amalgamano in un continuo ambiente costruito di grande dimensione. Il nuovo insieme assume i caratteri di una diversa e più ampia struttura urbana legata ed interconnessa. Il termine megalopoli deriva da un'antica cittadina greca in Arcadia (Peloponneso) e fu ripreso da Jean Gottmann, uno studioso di geografia, nel 1957. Nelle megalopoli i geografi riconoscono qualità urbane più evolute, derivanti dalla grandissima concentrazione di funzioni e azioni sempre più specializzate. Nella definizione

originaria di Gottmann, essa ha una struttura polinucleare, specializzata e a "nebulosa", con una popolazione complessiva di almeno 20 milioni di abitanti e non presuppone un continuum edificato, ma comprende al proprio interno anche aree agricole e foreste. Il primo caso di megalopoli fu studiato infatti dal Gottmann lungo la fascia costiera urbanizzata nord-orientale degli Stati Uniti d'America che si estende da Boston a Washington D.C.. Questa è l'area di più antica urbanizzazione degli Stati Uniti, che corrisponde all'incirca al territorio delle originarie colonie fondatrici dello stato americano”. 16.Che qualità deve avere una città per essere definita “globale”? Secondo Saskia Sassen (sociologa ed analista della globalizzazione) sono “luoghi come punti di intersezione tra globale e locale, caratterizzati da snodi per commercio, finanza, flussi di capitale, con connessioni dirette tra loro; connessi globalmente e disconnessi localmente”. 17.Come definisce la città Robert Park? “Il tentativo più coerente e nel complesso più riuscito da parte dell’uomo di plasmare il mondo in cui vive in funzione dei propri desideri. E tuttavia, se da una parte la città è il mondo che l’uomo ha creato, dall’altra è anche il mondo in cui, da quel momento in poi, è stato condannato a vivere. Così, indirettamente e senza rendersi pienamente conto della natura del suo intervento, l’uomo costruendo la città ha costruito se stesso”. 18.Cos’è il “diritto alla città” per Harvey? Si tratta del diritto a cambiare o reinventare la città in base alle proprie esigenze. Esso non è individuale ma collettivo: ricostruire una città dipende da un esercizio di un potere comune sui processi di urbanizzazione. 19.Cosa intende Engels per distruzione creatrice dei quartieri operai? Che questi vengono distrutti per fare via via spazio a: nuove strade, nuove costruzioni per i ricchi, nuovi spazi commerciali. Essi però, quando distrutti, vengono semplicemente spostati più lontano dal centro in quanto la loro forza produttrice è comunque fondamentale, quindi non scompare mai del tutto ma semplicemente cambia posto. 20.Cos’è la gentrificazione? Il termine deriva da “gentry”, la classe nobile inglese aristocratica e poi borghese. Essa sostituisce gli abitanti di classi più basse con un processo di trasformazione urbano complesso. In genere questo avviene a causa dei prezzi degli immobili che aumentano in maniera esponenziale e costringono i poveri a spostarsi. Questo fenomeno si è verificato anche a Napoli negli anni ’60. “Secondo i dati di Russo, a Napoli il piano di Risanamento prevedeva lo spostamento di 87.447 abitanti, dei quali in modo definitivo: 4.693 della classe agiata; 25.151 della classe media; 39.354 della classe povera. Nei primi tre anni di lavori, nei quartieri bassi ci furono circa 20.000 espulsi e più di 10.000 arretrarono

nei quartieri poveri, alle spalle del Rettifilo, nei fondaci, nei bassi, peggiorando, inoltre, le condizioni igieniche”. 21.Cos’è un CIE? Centro di identificazione ed espulsione. Prima erano chiamati Centri di Permanenza Temporanea (CPT). Sono stati istituiti con la legge Turco-Napolitano del 1998. 22.Cosa dice la legge Turco-Napolitano (6 marzo 1998, n°40)? L'impostazione della legge rivela l'intento di regolamentare l'immigrazione, favorendo da un lato l'immigrazione regolare e scoraggiando l'immigrazione clandestina. L'immigrato regolare può così affrontare il percorso di acquisizione della cittadinanza configurato dalla legge. Tale percorso è caratterizzato da una serie di tappe verso l'acquisto dei diritti propri del cittadino pleno iure, inclusivo del diritto al ricongiungimento familiare, del diritto al trattamento sanitario e alla salute, e del diritto all'istruzione. Per contro, il clandestino diventa destinatario di un provvedimento di espulsione dallo Stato. 23.Cos’è uno SPRAR? Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) è il servizio del Ministero dell'interno che in Italia gestisce i progetti di accoglienza, di assistenza e di integrazione dei richiedenti asilo a livello locale. Il servizio è stato istituito dalla legge 30 luglio 2002, n. 189, meglio nota come legge Bossi-Fini. 24.Cosa dice la legge Bossi-Fini? La legge in materia di immigrazione, entrata in vigore il 10 settembre 2002, oltre ad avviare le procedure restrittive segna anche l'inizio delle procedure per la regolarizzazione delle colf, delle badanti e dei lavoratori non in regola. In sintesi, le principali novità della legge furono le seguenti:  Espulsioni con accompagnamento alla frontiera;  Permesso di soggiorno legato ad un lavoro effettivo;  Inasprimento delle pene per i trafficanti di esseri umani;  Sanatoria per colf, assistenti ad anziani, malati e diversamente abili, lavoratori con contratto di lavoro di almeno 1 anno;  Uso delle navi della Marina Militare per contrastare il traffico di clandestini. 25.C’è legame tra sport e politica? Sì, gli eventi sportivi come le Olimpiadi sono stato sempre un’occasione per particolari rivendicazioni di tipo politico. 26.Cosa accadde nelle Olimpiadi del ’68 e del ’72? Molti momenti memorabili delle Olimpiadi hanno avuto singoli atleti come protagonisti. Per esempio nel 1968 venne scattata una delle foto più famose del Novecento: quella in cui gli atleti afroamericani Tommie Smith e John Carlos alzavano un braccio sul podio dei 200 metri, con i guanti neri simbolo del black power, i piedi scalzi in segno di povertà, la testa bassa e una collanina di piccole pietre al collo (“ogni pietra è un nero che si batteva per i diritti ed è stato linciato”).

Smith e Carlos facevano parte dell’Olympic Project for Human Rights e decisero di correre alle Olimpiadi nonostante il 4 aprile Martin Luther King fosse stato ucciso e molti altri atleti avessero deciso di non partecipare. Anche il terzo atleta, l’australiano Norman, partecipò alla protesta indossando un distintivo. La vita dei tre da lì cambiò: furono espulsi dalle rispettive squadre d’atletica e non poterono più gareggiare. Quattro anni dopo, alle Olimpiadi di Monaco, otto membri di Settembre nero, un movimento affiliato all’Organizzazione per la Liberazione della Palestina di Yasser Arafat, entrarono nel villaggio olimpico e fecero irruzione nella palazzina degli atleti israeliani: ne uccisero subito due e ne sequestrarono altri nove. Nel tentativo di liberazione avvenuto alla base aerea di Furstenfeldbruck, morirono tutti gli atleti sequestrati, cinque terroristi e un poliziotto tedesco. Gli altri tre terroristi furono arrestati, ma rilasciati il 29 ottobre dello stesso anno nella trattativa per il dirottamento sopra Zagabria di un aereo della Lufthansa. Dopo il massacro, il primo ministro israeliano Golda Meir ordinò al Mossad – i servizi segreti esterni israeliani – di trovare e uccidere gli esecutori della strage: l’operazione, conosciuta con il nome di “Collera di Dio”, durò più di vent’anni e provocò la morte di più di una decina di persone ritenute collegate ai fatti di Monaco....


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