Appunti, lezione 10 - storia della letteratura del \'500, \'600 e \'700 - a.a. 2014/2015 PDF

Title Appunti, lezione 10 - storia della letteratura del \'500, \'600 e \'700 - a.a. 2014/2015
Course Letteratura e cultura inglese ii
Institution Università degli Studi di Genova
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Il Cinquecento Dopo le lunghe guerre che avevano caratterizzato i secoli precedenti (prima quella dei trent’anni e poi quella delle due rose) divenne re Enrico Tudor, detto poi Enrico VIII sotto cui la crisi con il parlamento e quella religiosa erano ancora piuttosto forti. Infatti gli anni del suo regno sono caratterizzati da un forte fermento religioso se si pensa alla riforma anglicana, con cui Enrico VIII ruppe i rapporti con la Chiesa di Roma, a Martin Lutero e alla nascita di sette religiose i cui obiettivi erano quelli di riportare la Chiesa alla sua semplicità. Vanno così ad affermarsi in questo periodo tre fazioni :  Monarchica a sostegno della corona e delle tradizioni del potere assoluto della monarchia;  Anglicana a sostegno invece della religione ma non dalla parte più estremista;  Puritana a sostegno invece della religione dal punto di vista più estremista. Ne l563 sale al trono Elisabetta I, figlia di Enrico VIII e Anna Bolena. Sotto la sua guida il regno si sviluppa nel migliore dei modi : vi è un grande consolidamento della monarchia, la fine delle lotte interne e un periodo di piena tolleranza religiosa. L’Inghilterra conosce così sotto la sua guida un periodo di pieno sviluppo sia dal punto di vista economico, sociale ma anche e soprattutto culturale; infatti questo è il periodo del teatro Shakespeariano e delle belle arti. Umanesimo e riforma Le strutture politiche e concettuali della cultura europea subirono una profonda scossa nel periodo a cavallo fra Quattrocento e Cinquecento. All'uniformità religiosa e culturale imposta fino ad allora dal Sacro Romano Impero (per cui, per esempio, i letterati e gli scienziati si dovevano muovere esclusivamente all'interno dell'auctoritas e della latinitas) subentrò la pluralità di confessioni cristiane, il modello delle raffinate culture dell'antichità classica. L'umanesimo si presentò come il tentativo di risalire agli ideali più puri del pensiero classico senza la mediazione della cristianità medievale. Lo studio delle humanae litterae e in particolare delle civiltà classiche greca e romana iniziò in Inghilterra verso la fine del XV secolo, grazie ad alcuni letterati che avevano studiato in Italia. Il desiderio di conoscere direttamente le opere di quelle culture favorì l'affermazione di nuovi ideali di stile letterario e di civiltà. Si diffuse la sensazione che il Medioevo fosse stato una parentesi oscura nel cammino verso il progresso delle arti e delle scienze. Profondo fu anche il riflesso della Riforma sulla letteratura, perché con lo scisma anglicano le energie vitali e culturali della nazione vennero indirizzate alla difesa della causa religiosa e nazionale del protestantesimo. Gli umanisti In ritardo rispetto agli altri paesi europei, l'umanesimo si diffuse in Inghilterra nei primi anni di regno di Enrico VIII Tudor (salito al trono nel 1509): la corte divenne il centro della cultura, ma il grande fermento e le grandi aspettative si esaurirono già verso la fine del regno (1547). Nel gruppo di studiosi dediti alla letteratura, alla scienza e alla filosofia classiche con l'intento di migliorare la qualità della vita del loro paese vanno segnalati John Colet (circa 1466-1519), che impegnò le sue disponibilità economiche per fondare una scuola in cui i ragazzi potessero ricevere una libera istruzione; Roger Ascham (1515-1568) autore di The schoolmaster (Il maestro di scuola, 1570), un trattato sull'insegnamento del greco e del latino; sir Thomas Hoby (15301566), traduttore nel 1561 del Cortegiano di Baldesar Castiglione, trattato che introdusse in Inghilterra i modelli di vita cortigiana diffusi in Italia. Il risultato principale di tutti questi umanisti fu quello di aver messo la lingua inglese in grado di competere letterariamente con le altre lingue d'Europa. Loro obiettivo, infatti, non era quello di far rivivere il passato, bensì quello di utilizzare la cultura classica per migliorare il presente. Thomas More L'interprete più rappresentativo dell'umanesimo inglese fu il letterato e uomo di stato londinese Thomas More (14781535; conosciuto anche con il nome italianizzato di Tommaso Moro), membro della Camera dei Comuni e cancelliere di Enrico VIII. Fu amico di Erasmo da Rotterdam e impegnato nella riforma della Chiesa in senso più evangelico. Per aver rifiutato di approvare il divorzio del re e di ratificare lo scisma della Chiesa di Inghilterra da Roma, fu imprigionato e giustiziato. Fu poi proclamato santo. La sua opera più famosa, Utopia, scritta in latino nel 1516 e tradotta in inglese (1551), dipinge un'ideale repubblica di stampo comunistico, i cui abitanti per correttezza, integrità morale e civile, disinteresse per le ricchezze e per il denaro, ostilità alla guerra (salvo in caso di estrema necessità) si contrappongono agli abitanti dell'Europa cristiana, e in particolare dell'Inghilterra del tempo. L'opera, con l'ironia, l'ingegno e la satira, tende a mostrare all'uomo ciò che è buono e vero e soprattutto la tolleranza religiosa, l'uguaglianza sociale e il diritto all'istruzione. Le sue straordinarie intuizioni innovative avvicinano More ai riformatori illuministi e ai socialisti utopisti del primo Ottocento. I riformatori Le insistenze di Enrico VIII nell'ottenere dal papa il divorzio dalla prima moglie Caterina d'Aragona portarono alla rottura con la Chiesa di Roma e all'atto di Supremazia del 1534: Enrico VIII si fece proclamare dal Parlamento capo supremo della Chiesa d'Inghilterra. Seguirono la chiusura dei monasteri e la distruzione dei tesori d'arte inglesi, atti che alienarono al monarca le simpatie e l'appoggio degli umanisti moderati. Ma la rottura con Roma avveniva quando l'opera dei riformatori (Lutero, Calvino) era già iniziata in Europa e vari movimenti puntavano a sostituire l'autorità della Chiesa cattolica con forme di cristianità e civiltà differenti. Nel 1558 il riformatore John Knox, al ritorno da Ginevra, definì il carattere calvinista della Chiesa scozzese. La Chiesa inglese continuò tuttavia ad avere un'impostazione di tipo cattolico e l'opera di cambiamento fu portata avanti da gruppi di

riformatori generalmente definiti puritani, convinti che l'unica autorità religiosa fossero le Sacre Scritture (e quindi favorevoli a sbarazzarsi di ogni gerarchia e cerimoniale religiosi) o contrari a una nuova alleanza con Roma, perché vista come un procedere verso la decadenza. Questo fermento di rinnovamento religioso coincise con una serie di traduzioni della Bibbia. Nel 1525 William Tyndale (1494-1536) pubblicò in Germania una traduzione del Nuovo Testamento, vicino alla sensibilità luterana, che venne condannata cinque anni dopo da un proclama di Enrico VIII, che condannò al rogo l'autore. Nel 1535 Miles Coverdale (1488-1568), guidato dagli stessi ideali di Tyndale, pubblicò la traduzione dell'Antico Testamento. Le traduzioni di Tyndale e di Coverdale costituirono la base della famosa Authorized version (Versione autorizzata) del 1611, che ebbe una grandissima influenza sulla letteratura inglese successiva come modello e quasi fondamento stilistico dell'inglese moderno. Nel 1549, durante il breve regno di Edoardo IV, venne pubblicato sotto la direzione dell'arcivescovo Thomas Cranmer (1489-1556) il Book of common prayer (Libro della preghiera comune, 1549), riconosciuto come il libro ufficiale di preghiere della Chiesa anglicana già durante il regno di Elisabetta. Quattro anni dopo, gli Articles of Faith (Articoli di Fede) fissarono le regole della nuova Chiesa inglese, con un'intonazione più vicina ai protestanti La poesia e la prosa Il Cinquecento, e l'età elisabettiana in particolare, vedono una fioritura di poesia i cui maggiori esponenti sono Sidney e Spenser. Rispetto alla poesia rinascimentale italiana, che interpreta la vita dell'uomo in forme letterarie e artistiche di classica compostezza, la poesia rinascimentale inglese opta per eleganti variazioni su tematiche più convenzionali, generalmente legate all'espressione del sentimento, e rimane legata ancora all'allegorismo medievale , mostrando modalità già manieristiche , cioè quelle che ormai erano le forme del tardo Rinascimento europeo. Né va dimenticato che la lingua inglese apparirà in grado di produrre e sostenere forme letterarie più complesse, nell'età elisabettiana, quando ormai il Rinascimento era già terminato nel resto d'Europa. La produzione in prosa rispecchia le diverse correnti e i conflitti intellettuali dell'epoca: trovano così una notevole diffusione le opere polemiche e religiose, i sermoni, le storie, le biografie. La poesia dopo Sidney e Spenser Nell'enorme produzione poetica dell'età elisabettiana Spenser e Sidney trovarono schiere di imitatori e seguaci; quasi tutti i generi poetici trovarono espressione seguendo tre direzioni: il sonetto, la storia mitologica in versi, la canzone. Astrophel and Stella di Sidney inaugurò la moda delle raccolte di sonetti, fra le quali spiccano Delia (1592) di Samuel Daniel (1562-1619), Idea's mirror (Lo specchio dell'idea, 1594) di Michael Drayton (1563-1631), autore anche di un poema, Polyolbion (1612-22), lirica celebrazione dell'Inghilterra: entrambi gli autori si dedicano a quasi tutti i generi letterari. Anche sir Walter Raleigh (1554-1618), navigatore ed esploratore, scrisse un certo numero di sonetti insieme a una lunga elegia in onore della regina Elisabetta, Cynthia, the lady of the sea (Cinzia, la signora del mare) della quale rimane solo un frammento. Gli stessi Sonnets (Sonetti) di William Shakespeare furono probabilmente scritti in questi anni, benché pubblicati solamente nel 1609. La prima storia mitologica in versi alla maniera di Ovidio fu Scylla's metamorphosis (Le metamorfosi di Scilla, 1589) di Thomas Lodge (1558-1625), anche commediografo satirico, a cui seguirono l'incompiuto Hero and Leander (Ero e Leandro, 1593 e pubblicato nel 1598) di Christopher Marlowe, Venus and Adonis (Venere e Adone, 1593) e The rape of Lucrece (Lucrezia violata, 1594) di Shakespeare. La canzone, una breve lirica abbinata alla musica, godette di grande fortuna presso gli elisabettiani: fra tutte le raccolte pubblicate al tempo, le migliori sono i cinque Books of ayres (Libri delle arie, 1601-1617) di Thomas Campion (15671620), che musicò molte delle proprie liriche e sviluppò il masque, dando maggiore ampiezza alla parte spettacolare e musicale. La prosa Nel cammino della prosa del Cinquecento sono ravvisabili due momenti: il primo affermava l'autorità del mondo classico, il secondo sosteneva la potenzialità e la dignità del volgare. Lo stile ciceroniano, elaborato, ben equilibrato e costruito, fu il modello primario per la prosa inglese. Ne offrì una versione personalizzata il più influente prosatore dell'età elisabettiana, John Lyly (1554-1606), autore dei due romances di grande diffusione Euphues, the anatomy of wit (Eufue, l'anatomia dello spirito, 1578) ed Euphues and his England (Eufue e la sua Inghilterra, 1580) che misero in voga uno stile, legato al barocco europeo, denominato "eufuismo", una sorta di marinismo italiano e preziosismo francese, caratterizzato dalla simmetria sintattica, dall'allitterazione, dalla presenza dell'assonanza o della rima e da allusioni alla mitologia, alla storia antica, agli erbari e bestiari medievali. Egli applicò lo stesso stile al teatro, nelle sue varie commedie pastorali che gli procurarono grande successo presso la corte. Romances eufuistici scrisse Robert Greene (circa 1558-1592), anche autore teatrale; il già citato Thomas Lodge, con il romance pastorale Rosalynde (Rosalinda, 1590), fonte della commedia As you like it di Shakespeare, fornì uno degli esempi migliori di stile eufuistico. Oltre all'eufuismo si affermò uno stile più semplice e realistico, come nel romanzo picaresco The unfortunate traveller or the life of Jack Wilton (Il viaggiatore sfortunato, ovvero la vita di Jack Wilton, 1594) di Thomas Nashe (1567-1601), autore tra l'altro di alcuni brillanti libelli satirici che prendevano di mira le manie e le superstizioni dell'epoca. Si ispirò invece a Seneca, di cui fu grande ammiratore, il filosofo Francis Bacon (1561-1626): la prosa dei sermoni, dei trattati, delle traduzioni è caratterizzata da una maggiore vivacità e dalla presenza di frasi brevi con improvvise variazioni di ritmo. Robert Burton (1577-1640) scrisse un'opera curiosa e interessante, a metà fra la medicina e la psicologia, The anatomy

of melancholy (L'anatomia della malinconia, 1621), lavoro ormai lontano dallo spirito medievale ma anche dal successivo metodo scientifico: vi si fondono religione e scienza e vi si alternano stile pedante e colloquiale. Il titolo di Anatomia ebbe largo favore tra gli scrittori inglesi, divenendo metafora per indicare l'analisi di un problema d'attualità; del resto lo stesso Bacon dichiarava che era sua intenzione fare "una diligentissima dissezione e anatomia del mondo". Il teatro La vera gloria letteraria dell'età elisabettiana fu il teatro: gli sforzi degli umanisti di introdurre nelle università il teatro e la cultura classica ebbero come risultato quello di produrre un teatro d'imitazione classica, rivolto a riscuotere i favori di un'élite ristretta. Ma in quegli anni nacquero anche i primi teatri pubblici e i drammaturghi erano ben consapevoli dell'esigenza di coniugare il gusto per il teatro classico con quello per uno spettacolo più popolare. L'autore più significativo del periodo prima di Shakespeare fu Christopher Marlowe, le cui opere esercitarono un'enorme influenza. Evoluzione del genere teatrale: classico e profano Fino alla diffusione degli studi umanistici in Inghilterra, quindi fino al Cinquecento, i termini "tragedia" e "commedia" erano usati nella loro accezione medievale. Chaucer aveva definito "tragedia" la caduta inaspettata di un grande, dalla quale è possibile ricavare un insegnamento morale, e "commedia" una storia a lieto fine il cui protagonista va in Paradiso grazie all'aiuto divino. Ma i due termini non erano stati riferiti al teatro; quando i nuovi classicisti li impiegarono nel loro significato originale, applicandoli ai testi drammatici, si creò una certa indecisione. I classicisti insistevano per mantenere la distinzione fra comico e tragico, mentre gli uomini di teatro li affiancavano senza alcun problema, come già si era fatto nei miracles medievali, partendo dal presupposto che tale mescolanza rifletteva la varietà della vita reale. Le prime commedie Ralph Roister Doister di Nicholas Udall (1505-1556) e Gammer Gurton's needle (L'ago della comare Gurton), attribuita da alcuni a un William Stevenson vennero scritte verso il 1553. La prima tragedia, Gorboduc di Thomas Norton e Thomas Sackville (1536-1608), fu composta nel 1562 in blank verse, il decasillabo non rimato utilizzato precedentemente da Surrey per la sua traduzione dell'Eneide e destinata a diventare con Marlowe e Shakespeare il verso drammatico inglese per eccellenza. Il modello era Seneca, l'autore classico che esercitò l'influenza maggiore sul teatro elisabettiano e con il quale i commediografi e il pubblico dell'epoca condividevano un certo gusto per i crimini e le atrocità. Rappresentativa di un gruppo di testi fra l'imitazione del teatro classico e la continuazione della tradizione popolare (testi che circolavano nelle università ma anche in ambienti popolari e nei quali maggiore era l'attenzione alle esigenze dello spettacolo, tanto che contenevano anche molte didascalie con le istruzioni per gli attori e la scenografia) fu la tragedia Cambyses (Cambise, circa 1570) di Thomas Preston, una truce vicenda di assassini e vendette, la cui fonte era Erodoto e che presentava sia i tratti del teatro popolare, sia elementi legati alla tradizione degli interludi. Ma fu verso il 1580, con un gruppo di giovani intellettuali e scrittori laureati a Oxford e a Cambridge, gli "University wits" (talenti universitari), che lo sviluppo del dramma ebbe un impulso decisivo, fondendo felicemente testi latini e drammi popolari carichi di tensione e azione realistica. Vanno segnalati fra questi il fondatore dell'"eufuismo" John Lyly, autore di raffinate commedie spesso con elementi mitologici e pastorali, Robert Greene, considerato l'iniziatore della "romantic comedy" (commedia romanzesca) e George Peele (circa 1556-1596), autore di commedie che mescolano fantasia e gusto parodistico. Risultati più interessanti ottennero però gli autori di tragedie; fra questi il più dotato fu senza dubbio Christopher Marlowe e si distinse anche Thomas Kyd, benché non appartenesse all'ambito universitario. Thomas Kyd Thomas Kyd (1558-1594), londinese, non frequentò né Oxford né Cambridge e per questo motivo gli "University wits" non gli mostrarono solidarietà; anzi, egli divenne l'obiettivo degli attacchi di Nashe contro "quegli scrivani che abbandonano il loro mestiere per avventurarsi nella letteratura". Nel 1585-86 pubblicò The spanish tragedy (La tragedia spagnola), opera che ottenne subito un tale successo da avere undici ristampe nell'arco di quarant'anni. Considerato l'iniziatore della "romantic tragedy" (tragedia romanzesca), nella sua opera, scritta in blank verse, Kyd inserì elementi tipici della tragedia senechiana, combinando temi quali amore, assassinio, vendetta, pazzia reale e simulata, intrighi e complotti, che costituirono una fonte per molti autori elisabettiani. Nel periodo elisabettiano dilagarono mode e filoni: intorno al 1590 erano di moda la commedia garbata e il dramma storico; nel 1599, con la costruzione di nuove playhouses ("The Globe", "Fortune") e l'avvento di professionisti, riprese vigore la tragedia e si impose la tragicommedia avventurosa. L'ascesa al trono di Giacomo I (1603) apportò nuovi e maggiori riconoscimenti agli uomini di teatro, che vennero incoraggiati a operare in ambienti vicini alla corte. Questo determinò una certa aristocratizzazione del teatro, accentuatasi sotto Carlo I: i testi tesero a una maggiore disciplina formale e la divisione in atti e scene divenne regola anche per il teatro pubblico. Sotto il regno di Elisabetta e di Giacomo I proliferarono l'attività teatrale e i drammaturghi: scrivere per il teatro era il mezzo più facile per conquistare fama e successo economico, e il pubblico richiedeva continuamente nuovi drammi e nuove versioni dei vecchi. Nella folla di drammaturghi alcuni emersero, pur non avvicinandosi al genio poetico di Shakespeare Il teatro elisabettiano Un Editto di Enrico VIII del 1531, che nacque come provvedimento generico contro il vagabondaggio, colpiva le compagnie teatrali che erano costituite tutte di attori girovaghi. Il primo provvedimento di Elisabetta a favore del teatro fu quello di limitare l'effetto dell'editto del padre. La Regina, che amava le lettere e gli spettacoli, preparò la strada al professionismo dell'attore e alla diffusione del teatro, stabilendo che fosse sufficiente, per un attore, per sottrarsi alle persecuzioni puritane, porsi sotto la protezione di un nobile di cui doveva indossare la livrea; poteva in questo modo

garantirsi la libertà di esercitare la sua professione. Elisabetta incoraggiò anche il formarsi di compagnie stabili e protesse ogni genere di spettacolo ospitando a Corte, insieme ai divertimenti raffinati, gli spettacoli popolari. Con tali premesse sorsero presto molti teatri pubblici: il primo fu costruito sotto la protezione del Conte di Leicester, nel 1576 dall'impresario James Burbage a Shoreditch, e lo chiamo' 'The Theatre'. Le rappresentazioni venivano solitamente messe in scena in arene a cielo aperto, simili in piccolo alle plazas de toros spagnole,con una platea dove gli spettatori stavano in piedi. Contro una parete, senza interrompere la continuità dei palchi, era rizzata una piattaforma molto ampia (mezzo campo da tennis), alla quale gli attori accedevano solo dal fondo, proprio come quando recitavano nei saloni, con le spalle contro lo screen; anche in questo caso avevano in alto, dietro la testa,una galleria praticabile,che di regola ospitava i musici (la musica, simbolo di armonia celestiale, doveva provenire dall'etere), ma dalla quale si potevano affacciare anche personaggi. Rispetto ai saloni, dove i comici continuarono a esibirsi occasionalmente, portandovi lo stesso repertorio delle playhouses, la principale differenza era data dalla presenza di un tetto che protendendosi sulla piattaforma, la copriva per una parte, e che era sorretto da due colonne. Il sotto di questo tetto era dipinto di a...


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