Appunti prof DE SURY PDF

Title Appunti prof DE SURY
Course Economia degli intermediari finanziari
Institution Università degli Studi di Torino
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appunti completi lezioni professore DE SURY...


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ESAME ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARI LEZIONE 1  Introduzione. Sistema reale e sistema finanziario. Unità in surplus e unità in deficit. Le componenti del sistema finanziario. Analisi del funzionamento del sistema finanziario. Sistema economico distinguibile in due componenti:

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Sistema economico reale dove i diversi agenti economici producono redditi, effettuano consumi ecc..

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Sistema finanziario dove gli agenti economici possono essere distinti in diverse categorie:

1-Quelli che hanno risparmiato più di quanto hanno investito e quindi accumulano un surplus da impiegare: UNITA’ IN AVANZO

2-Quelli che hanno investito più di quanto hanno risparmiato ed hanno quindi un deficit da finanziare: UNITA’ IN DISAVANZO 3- Quando avviene un trasferimento di fondi dalle unità in avanzo alle unità in disavanzo si viene a creare uno strumento finanziario, che viene negoziato sui MERCATI FINANZIARI. 4- Spesso il trasferimento di fondi dalle unità in avanzo a quelle in disavanzo è agevolato da un INTERMEDIARIO 5- REGOLAMENTAZIONE: a prescindere dal sistema politico del paese, in tutti i paesi del mondo i sistemi finanziari sono soggetti a regolamentazione, importante per definire la morfologia del sistema stesso.

LEZIONE 2  Gli operatori del sistema economico. Reddito, consumo e risparmio. Attività reali e attività finanziarie. Unità in surplus e unità in deficit. Strumenti finanziari e aspettative tra le parti. Il prestito e le sue caratteristiche. La partecipazione al rischio di impresa. Gli operatori del sistema economico vengono suddivisi in 4 categorie: - Famiglie: aggregazione di persone fisiche - Imprese: persone giuridiche - Pubblica amministrazione: stato - Resto del mondo

Per ognuna di queste categorie si possono compilare conto economico e stato patrimoniale in maniera molto semplice. Risparmio: Y-C=S (reddito – costi = risparmio) Esso viene destinato all’acquisto di ATTIVITA’ REALI, ovvero quelle che servono a preservare e a potenziare la capacità di generare reddito. Es. io guadagno 100, spendo 80, risparmio quindi 20. Di quei 20, 10 li spendo per un pc (ho acquistato un’attività reale) e i 10 rimanenti si aggiungono a quelli risparmiati gli anni precedenti. Quindi a fine anno ho un risparmio positivo (unità in surplus o avanzo di 10). Caso opposto è di coloro che hanno investito in attività reali più di quanto hanno risparmiato (unità in deficit o disavanzo). Generalmente le famiglie nel mercato finanziario stanno dalla parte dell’offerta, mentre le imprese stanno dalla parte della domanda (di fondi).

LEZIONE 3  Le aspettative delle unità in surplus e delle unità in deficit. Le motivazioni degli investitori: rischio/rendimento/liquidità. Le motivazioni “accessorie”: etica e riservatezza. La funzione fondamentale del sistema finanziario è quella di consentire il trasferimento del surplus dalle unità in avanzo alle unità in disavanzo, ciò avviene tramite la creazione di uno strumento finanziario, che rappresenta l’accordo raggiunto dalle parti sulle condizioni del trasferimento, il quale può essere a titolo di debito o a partecipazione del rischio d’impresa. Es. la famiglia compera azioni dell’azienda X e diventa uno degli azionisti di questa azienda ASPETTATIVE VERSO IL TRASFERIMENTO: aspettative dell’unità in avanzo= tutta la finanza si regge su pilastri che spesso non trovano corrispondenza nella realtà, ovvero la razionalità assoluta del decisore. Si presume che io sceglierò l’alternativa che genera i maggiori ricavi o i minori costi, ma questa razionalità è stata spesso smentita. Ognuno di noi ha stili di consumo differenti: quando diventiamo consumatori di servizi finanziari le cose si fanno complicate perché questi servizi finanziari sono complicati, perché devo sapere bene a cosa vado incontro. Il secondo fattore è che i costi di uno sbaglio nell’acquisto di un servizio finanziario possono essere piuttosto

alti, ma ognuno di noi presenta 3 tipi di motivazioni principali presenti durante l’acquisto: 1- RISCHIO: probabilità che l’esito effettivo di un investimento sia differente da quello atteso. Quindi dipende da come percepisco il rischio in base alla probabilità che si manifesti. 2- RENDIMENTO: quando faccio un investimento mi attendo almeno di rientrare del capitale investito e spero anche che il capitale venga aumentato 3- LIQUIDITA’: attitudine di uno strumento finanziario a trasformarsi in liquidità. Attitudine= tempi e costi. Gli strumenti che si trasformano in liquidità in tempi brevi e a bassi costi sono strumenti molto liquidi e viceversa. Gli strumenti che promettono rendimenti più alti sono i più rischiosi, mentre quelli più liquidi sono quelli che hanno i rischi più bassi. 2 motivazioni accessorie durante l’acquisto: 4- Motivazioni di tipo ETICO: coloro che per determinati motivi non intendono investire in certi settori 5- RISERVATEZZA: alcuni individui che pongono nella riservatezza un valore molto elevato. Es. se io sono ricco e non voglio che in paese si sappia quanto guadagno ho una valida motivazione di riservatezza.

LEZIONE 4  I fattori di imperfezione del sistema finanziario: le asimmetrie informative (selezione avversa e azzardo morale). Quindi ricapitolando: nel sistema finanziario sono presenti operatori economici che presentano un avanzo dovuto al fatto che hanno accumulato un risparmio più alto di quanto non abbiano investito in attività reali (famiglie) e unità in disavanzo (imprese, pubblica amministrazione) che presentano un deficit da finanziare. Il sistema finanziario permette il trasferimento di risorse finanziarie dalle prime alle seconde. Lo strumento finanziario che si crea quando avviene un trasferimento rappresenta un’attività finanziaria per l’unità in avanzo e una passività finanziaria per l’unità in disavanzo. Quando avviene questo trasferimento si crea un DELTA negativo dello stock di attività finanziarie per le unità in avanzo e un DELTA positivo dello stock di attività finanziarie per le unità in disavanzo; quando a scadenza si realizza la controprestazione, lo strumento finanziario viene distrutto e i delta si invertono.

Il meccanismo che abbiamo visto finora porta alla creazione di strumenti che vengono definiti SECURITIES o VALORI MOBILIARI (TITOLI). Quindi questo è un circuito in cui le famiglie acquistano titoli di debiti dallo stato oppure partecipazioni dalle aziende. Questo tipo di trasferimento diretto può scontrarsi contro due FATTORI DI IMPERFEZIONE DEL SISTEMA FINANZIARIO: 1- ASIMMETRIE INFORMATIVE: sbilanciamento nella distribuzione delle informazioni a danno dell’acquirente e a favore del venditore. Essa genera - SELEZIONE AVVERSA: problema che si pone prima di decidere di effettuare il trasferimento. Sentimento che alberga nel cuore dell’unità in avanzo, la quale teme che il rischio maggiore siano i soggetti che sollecitano il trasferimento (es prestito) - AZZARDO MORALE: il trasferimento avviene solo se la controparte alla scadenza abbia la capacità di generare flussi di cassa sufficienti a rimborsare il debito stesso. Questo è quindi il criterio sulla base del quale io valuto il rischio del trasferimento, ovvero quante probabilità ci sono che la controparte riesca a generare il capitale del prestito più gli interessi. Una volta che vengono trasferiti i fondi al richiedente, si perde il controllo su quei fondi. Quindi l’azzardo morale avviene quando, una volta realizzato il trasferimento, l’unità in avanzo perde il controllo sulla destinazione dei fondi.

LEZIONE 5  I fattori di imperfezione del sistema finanziario: i costi di transazione. Il perché dell’esistenza degli intermediari finanziari. Abbiamo visto che il primo fattore di imperfezione del sistema finanziario riguarda le asimmetrie informative, mentre il secondo riguarda 2- COSTI DI TRANSAZIONE: realizzare una transazione comporta dei costi (non parliamo del tasso di interesse), costi accessori connessi alla conclusione del contratto. Parliamo di costi di acquisizione ed elaborazione delle informazioni precontrattuali, ma anche di costi riguardanti avvocati e notai per la stesura del contratto

Molte famiglie decidono di non acquistare direttamente titoli per i due fattori che abbiamo visto prima, ovvero a causa delle asimmetrie informative e a causa dei costi molto alti. Quindi si affidano a qualcuno che ritengono ne sappia più di loro e che effettui molte operazioni, che abbia quindi di conseguenza delle economie di scala sotto il profilo dei costi di transazione: parliamo degli INTERMEDIARI FINANZIARI. Essi esistono perché ci sono le imperfezioni di mercato. Nei mercati più imperfetti il peso degli intermediari è maggiore.

LEZIONE 6  Le componenti del sistema finanziario. Un po’ di storia. Il baratto. Nascita della moneta e della banca. Ricapitolando: - Funzione sistema finanziario: consentire trasferimento surplus dalle unità in avanzo alle unità in disavanzo - Componenti sistema finanziario: 1- Clienti= unità in avanzo e unità in disavanzo 2- Strumenti finanziari 3- Intermediari finanziari= assistono le unità in avanzo e le unità in disavanzo nella realizzazione dei trasferimenti 4- Mercati finanziari 5- Regolamentazione= presente in tutti i sistemi finanziari del mondo Nella storia antica esisteva il BARATTO come metodologia di scambio, che però è una forma complessa, per questo nasce l’esigenza della MONETA, per regolamentare gli scambi. Successivamente gli individui iniziano a depositare le proprie monete d’oro presso i cambia valute, che gliele custodivano attraverso depositi regolari e rilasciavano una ricevuta chiamata NOTA DI BANCO. A un certo punto si verificano tre fattori che cambiano la situazione: - La chiesa cambia atteggiamento verso il peccato di usura, quindi viene ammesso il prestito - I cambia valute e gli orefici si rendono conto che le monete d’oro sono fungibili - L’esistenza di un vincolo di liquidità: nel corso degli anni i cambia valute si rendono conto che difficilmente tutti coloro che hanno depositato le monete si presentino contemporaneamente a richiedere indietro le monete, quindi si accorgono che alcune monete possono essere prestate ad altri; quindi essi si configurano in BANCHE e viene creata così la funzione di intermediazione

La funzione monetaria nasce in contemporanea alla funzione di intermediazione. Quindi anziché muovere le monete d’oro vengono fatte circolare le note di banco per ovviare al problema del ritorno della moneta d’oro. Il banchiere si trovava quindi nel problema di non sapere cosa fare: se accumulare monete d’oro o se fare prestiti per guadagnare sui tassi d’interesse; quando questo equilibrio si rompeva, gli veniva rotto il banco, da qui il termine BANCAROTTA.

LEZIONE 7  Il perché delle Banche Centrali: la loro nascita. Convertibilità e non convertibilità delle banconote in oro. USA: la crisi degli anni 20 del XX secolo e la banca universale. Il superamento della banca universale. Italia: Legge bancaria del 1936. I diversi tipi di banca nella storia italiana. Alcuni scandali verificatisi nelle prime banche rinascimentali accorsi nel corso degli anni, convinsero alcuni governi a ritenere che la funzione di emissione delle banconote fosse troppo delicata per essere lasciata in mano alle banche private. Nacquero quindi le BANCHE CENTRALI: la prima fu la banca d’Inghilterra, creata nel 15simo secolo; una banca veniva scelta per svolgere la funzione di monopolio, ovvero ricevere oro ed emettere banconote. Questa funzione venne quindi proibita a tutte le altre banche, le quali non poterono più accettare depositi di monete d’oro bensì solo depositi in banconote, emesse dalla banca centrale. Quindi le persone potevano depositare le banconote presso queste banche (banche commerciali), le quali continuavano comunque a svolgere una funzione monetaria. Il presupposto del funzionamento della banca centrale era quello di garantire la convertibilità delle banconote in oro e viceversa; perché questa convertibilità fosse realizzabile, la banca centrale non poteva emettere banconote in misura superiore all’oro che deteneva (il tasso di convertibilità dell’oro era comunque fissato per legge). Questa condizione si realizzò fino all’inizio del 20simo secolo; a un certo punto i governi iniziarono a spendere più di quanto non incassavano e quindi le banche centrali iniziarono ad emettere banconote in misura superiore all’oro che detenevano, di conseguenza le banconote non erano più convertibili in oro. Nella prima metà del secolo scorso, tutti i governi decisero di non rendere più convertibili le banconote in oro e si configurò un sistema in cui la banca centrale emetteva banconote, che venivano acquisite dai singoli agenti economici, ridepositate presso una banca commerciale che acquisivano le risorse necessarie alla loro attività di intermediazione e prestavano questi soldi alla clientela. La funzione monetaria continuava ad essere esercitata attraverso l’emissione di assegni.

Tra la fine degli anni ’20 e la fine della Seconda guerra mondiale, il mondo visse uno stato di depressione economica importante. La crisi nacque nel sistema industriale, l’economia andò in recessione, i consumatori iniziarono a comprare meno beni e servizi, le aziende ad avere meno ricavi, aumentarono le insolvenze bancarie. In quegli anni vigeva il sistema della BANCA UNIVERSALE, cioè le banche erano autorizzate ad offrire qualsiasi servizio finanziario senza limitazioni. Di conseguenza le banche si impegnavano nell’attività di entrare nel capitale sociale delle aziende finanziate: quindi facevano prestiti alle aziende, ma trasferivano loro fondi anche comprandone quote azionarie e viceversa (le imprese erano azioniste delle banche), quindi c’era un forte intreccio tra sistema industriale e sistema bancario. Lo stato di recessione in queste condizioni colpiva le banche due volte: l’impresa aveva difficoltà a rimborsare i prestiti ottenuti dalla banca ed essendo la banca azionista delle imprese veniva colpita anche in questo modo; quindi la crisi di quegli anni contagiò anche il sistema bancario. Nella maggior parte dei paesi venne deciso di limitare l’ampiezza della gamma dei servizi offerti dalle banche e di separare il sistema industriale da quello bancario. Il paese in cui questa separazione avvenne in modo più vigoroso furono gli Stati Uniti: nel 1933 passò un provvedimento di legge che imponeva una forte specializzazione alle banche: “voi banche potete fare esclusivamente l’attività di raccolta del risparmio tramite depositi a vista o a breve termine e potete impiegare questi depositi solo per fare prestiti a breve termine”. Quindi questa legge mise fine alla banca universale e impose alle banche di fare solo due attività: intermediazione a breve termine e la gestione del circuito di pagamenti. Anche in Europa vennero presi provvedimenti simili: gli unici due paesi in cui non vennero presi furono la Germania e il Giappone, i quali governanti ritenevano che il sistema della banca universale non fosse pericoloso. In tutto il resto d’Europa le banche furono costrette a specializzarsi. In Italia: la Legge Bancaria del ’36 (equivalente a quella americana) stabilì 2 principi importanti: - Separatezza: le banche non dovevano più detenere azioni di imprese industriali - Specializzazione per scadenze: le banche furono costrette a specializzarsi nel breve termine 18 mesi (credito ordinario) o nel m/l termine (credito speciale).

I diversi tipi di banche nella storia italiana: le banche in quegli anni erano distinte in diverse categorie giuridiche e la legge stabilì queste categorie creando un sistema complicato; le diverse categorie giuridiche erano: - Istituti di credito speciale: enti pubblici (san paolo di Torino, monte dei paschi di Siena, banco di Napoli, ecc..) - 3 banche private di interesse nazionale: banca commerciale italiana, credito italiano e banco di Roma - Casse di risparmio: erano enti benefici che offrivano anche servizi bancari - Banche popolari: cooperative di credito che inizialmente offrivano servizi bancari esclusivamente ai loro soci ma successivamente iniziarono ad offrire servizi bancari a tutti - Casse rurali artigiane (attuali banche di credito cooperativo): banche mono sportello che operavano in aree di vocazione artigianale o agricola e rappresentavano la banca di riferimento. - Aziende ordinarie di credito: s.p.a. banche private con degli azionisti e degli amministratori scelti dagli azionisti

LEZIONE 8  Gli istituti di credito speciale e il credito speciale. Il sistema bancario italiano: pubblico, inefficiente e frammentato. Privatizzazione e concentrazione del sistema bancario italiano. La legge bancaria del 1936 (che ha governato fino al 1993) divise il sistema bancario italiano in due grandi categorie: - Istituti di credito ordinario, cioè breve termine, tutto ciò che aveva scadenza nei 18 mesi - Istituti di credito speciale, tutto ciò che aveva scadenza superiore ai 18 mesi Gli istituti di credito speciale erano divisi per specializzazione di ramo di attività finanziata e si finanziavano emettendo obbligazioni, ovvero debiti con scadenza superiore ai 18 mesi e concedevano mutui a m/l termine. L’esperimento degli istituti di credito speciale fu un fallimento perché i vari governi che si sono succeduti in Italia nel corso del tempo hanno sempre approvato leggi di

agevolazione e gli istituti di credito speciale si limitavano a verificare la presenza dei requisiti imposti dalla legge ed in presenza di quelli erogavano il prestito; quindi erano quasi degli organi burocratici.

Per quanto riguarda gli istituti di credito ordinario, la suddivisione in diverse categorie giuridiche è stata in parte una concausa responsabile di un sistema bancario che nell’arco degli anni evidenziò 3 difetti fondamentali: 1. Era un sistema bancario sostanzialmente di proprietà pubblica 2. Era un sistema bancario estremamente frammentato 3. Era un sistema bancario inefficiente

1. Avevano vertici nominati da enti pubblici o dal governo 2. La divisione in categorie giuridiche frena le fusioni tra i diversi istituti di credito 3. Una banca che deve rispondere a degli azionisti privati (il cda, il top management devono giustificare dei risultati reddituali agli azionisti) si differenzia dalla banca che deve rispondere ad un solo azionista, al quale basta che la banca copra i costi e non interessa la redditività di quest’ultima, di conseguenza essa perde la motivazione e diventa inefficiente Per risolvere questi problemi, agli inizi degli anni ’80 si fanno strada 2 direttive: - Le banche devono essere privatizzate - Si devono fondere tra loro La privatizzazione, nonostante alcuni problemi, è un obiettivo che viene raggiunto abbastanza rapidamente, mentre è molto più complicato perseguire l’obiettivo della fusione. Per quanto riguarda le banche di interesse nazionale il processo di privatizzazione è stato relativamente semplice: erano società quotate in borsa, l’IRI deteneva la maggioranza delle azioni e con una serie di aste vendette ai privati le proprie quote fino a sparire come azionista. Le altre due categorie da privatizzare erano gli istituti di credito pubblico e le casse di risparmio: nel caso delle casse di risparmio il processo fu molto complicato specialmente sotto il profilo giuridico, perché essendo quasi tutte fondazioni, queste istituzioni non avevano azionisti; in sostanza adottarono questo sistema: le fondazioni scorporarono un ramo d’azienda da dedicare esclusivamente alla funzione bancaria (lasciando intatti tutti gli altri rami) e conferirono l’impresa bancaria in una s.p.a. con l’idea che poi la fondazione avrebbe rivenduto le azioni sul mercato ai privati. Processo che si è realizzato solo in parte in alcuni casi.

Restava il problema delle fusioni: all’inizio vennero offerti degli incentivi fiscali significativi, ma la volontà di aggregazione tra banche era scarsa. Però: perché propendere in maniera così forte per un processo di aggregazione e quindi avere dei colossi bancari anziché tante piccole banche frammentate?

LEZIONE 9  Aggregazioni e diversificazioni. Economie di scala e di raggio d’azione. L’acquisizione di nuova clientela. I modelli bancari istituzionali. *ECONOMIE DI SCALA: la curva ...


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